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Autore: EleAB98    04/04/2020    5 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Non poteva ancora crederci. Quel professore l’aveva baciata. Il professor Hunt l’aveva baciata. Thomas Orson Hunt, uno dei più famosi registi di tutti i tempi, un uomo tremendamente razionale, freddo, distaccato, disarmante, insopportabile, gentiluomo e dannatamente affascinante… L’aveva baciata!

Cavolo Jane, sei forse impazzita?! Devi calmarti, o il tuo cuore scoppierà! si ripeté più volte la ragazza, non riuscendo a smettere di richiamare quel bacio nella sua mente, la morbidezza e la fermezza di quelle calde mani che tiepidamente l’avevano avvolta, come in un abbraccio. Un abbraccio confortante, quasi esitante eppure possente; un abbraccio che da tantissimo tempo non riceveva e a cui aveva ormai smesso di credere. No, per lei il calore e l’affetto di un uomo non erano affatto un pensiero costante, un pensiero bellissimo di cui bramare ogni singola notte con la speranza di poterlo un bel giorno ricevere. Aveva sempre anteposto il proprio futuro professionale a tutto, a qualsiasi sorta di fantasia che avrebbe potuto sviluppare nei confronti di una possibile relazione amorosa; aveva spesso stroncato quei sentimenti sul nascere. 

Ma non sarebbe forse stato bello abbandonarsi all’abbraccio di qualcuno che non fosse suo padre, almeno per una volta? Un qualcuno che potesse confortarla in un momento difficile, sostenerla proprio come aveva fatto il professor Hunt? Certo, Jane aveva già avuto un ragazzo nella sua vita, ma non appena il suo professsore l’aveva baciata, la giovane si era immediatamente resa conto di non aver conosciuto, almeno fino a quel momento, il sapore di un vero bacio. Un bacio sentito, capace di stravolgerti completamente.  

Il suo essere stato così delicato, titubante eppure allo stesso tempo così coinvolto, avevano arrecato in lei una sensazione fin troppo forte. Le sembrava ancora di poter sentire nell'aria il suo profumo, quell’essenza di cocco e lime che il bel viso del professore emanava, proprio come quella volta che aveva ricevuto da lui quel passaggio in macchina, del tutto inebriata dal suo confortante odore che l'aveva trasportata in un'oasi paradisiaca.

Jane scosse ripetutamente la testa e si buttò sul letto.

Bel professore? Ma cosa diamine stava dicendo!? Quel Thomas Hunt era un regista di fama mondiale, un uomo affascinante quanto burbero che poteva avere milioni di donne ai suoi piedi semplicemente schioccando le dita. 

Ma di certo non lei. 

No, Jane non voleva affatto abbandonarsi alla prospettiva di essere una delle tante, una di quelle donne accecate dal suo fascino e dal suo carattere indecifrabile. Lei doveva essere una semplice studentessa, e nient’altro. Peccato che, nel momento di quel 'fatidico' bacio, aveva percepito nei suoi confronti un sentimento. Un sentimento puro, sincero, fresco. Diverso e, a tratti, a dir poco sconosciuto. 

Quel savoir-faire che il professore aveva ostentato poco prima nei suoi confronti, aveva annebbiato completamente la parte razionale del suo cervello, spingendola a ricambiare quel bacio con un’intensità persino più spinta della sua, seppur di poco. Per qualche interminabile secondo, entrambi avevano abbassato le loro difese per concedersi quello scambio proibito, abbandonarsi a quel contatto a dir poco insolito che aveva coinvolto appieno le loro menti e, anzitutto, i loro cuori. 

O meglio, il cuore di Jane.

In effetti, benché la studentessa si sforzasse di non apparire mutevole ai propri occhi riguardo l’idea preliminare che si era fatta del professor Hunt, si ritrovò invece costretta ad ammettere che in realtà era già da qualche tempo che vedeva quell'uomo sotto un’altra luce. E purtroppo per lei – si diceva – quel semplice bacio ne era stata la prova concreta, la goccia che aveva fatto traboccare il suo vaso ormai pieno di mille incertezze e di altrettante paure. Per la prima volta da quando aveva cominciato il suo percorso alla Hollywood U, la bella Jane si crogiolò nel pensare sfacciatamente alla disarmante bellezza esteriore di Thomas, a quel suo modo di vestire un po’ all’antica ma non troppo 'datato', al suo elegante modo di esprimersi, alla sua sicurezza, al suo grande carisma e alle sue sporadiche manie di gentiluomo. 

Insomma, quel professore possedeva davvero delle grandi doti e Jane non dubitava affatto che moltissime attrici con cui aveva lavorato non si fossero risparmiate nel fargli la corte. Doveva essere abituato a tutte quelle attenzioni, mentre loro dovevano aver assai goduto di quella brama - forse irraggiungibile - di potersi considerare compagne di vita o di passaggio di quel portentoso regista.

Oh, Jane, come diamine hai potuto cadere nella sua trappola? si era domandata ancora una volta, continuando a perdersi nelle considerazioni precedenti, coniugate però alla meticolosa analisi concernente il suo carattere così poliedrico, così indecifrabile eppure nel contempo così fine, così elegante, così intrigante nella sua complessità.

Non appena si rannicchiò sotto le coperte, la ragazza faticò moltissimo a prendere sonno. Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a dimenticare l’accaduto, quel lieto evento che di lieto non aveva proprio nulla, a pensarci meglio. Perché il professore si era spinto così oltre? Cosa poteva nascondersi dietro quel suo gesto apparentemente immotivato? Insomma, i due non si conoscevano nemmeno, sebbene avessero imparato maggiormente l’uno dell’altra attraverso quegli incontri al club di lettura. 

Ma ciò poteva forse averlo ‘autorizzato’ a compiere un gesto simile?

Per l’ennesima volta, Jane ripercorse quel fatidico momento, tradendo una certa emozione che il suo corpo non si risparmiò di farle notare: il suo cuore continuava a martellarle incessantemente nel petto e un leggero tremore l'accompagnava. Solamente poche ore prima, Hunt le si era avvicinato su quel divano, cercando di consolarla. Poi, quel bellissimo quanto inspiegabile gesto di asciugarle le lacrime aveva, in qualche modo, provocato in lei una forte sensazione. Una sensazione mai sperimentata prima e successivamente confermata da quell’inaspettato bacio. 

Insomma, ormai era a dir poco inutile che Jane si ostinasse a negarlo: a seguito di quel gesto, qualcosa si era ‘smosso’, dentro di lei. In quell’istante, un brivido improvviso aveva attraversato il suo corpo come un flusso di emozioni temporanee ma intense. Un parte di se stessa non sapeva ancora, però, se quella sensazione da lei provata derivava dalla sua sorpresa nell’aver ricevuto quel bacio inaspettato, oppure se in lei, in realtà, vi fosse già instillato da diverso tempo il desiderio di riceverlo. Nelle viscere più profonde del suo cuore, provò un’inaspettata - quanto meravigliosa - paura. Una consapevolezza che la pervase ancora una volta, anima e corpo, più forte di prima. Oramai era più che certo: Jane ammirava moltissimo il professor Hunt, benché faticasse ancora ad ammetterlo totalmente a se stessa.


 
***
 
La mattina seguente, la ragazza entrò in classe e, come di consueto accadeva negli ultimi tempi, il professore non la degnò nemmeno di uno sguardo. Lui continuava a scrutare, seppur con una certa impazienza, la sua agenda. A quanto pare, Thomas avrebbe avuto numerosi impegni cui presenziare la settimana seguente. Jane si sedette, aspettando pazientemente che il docente cominciasse la sua solita lezione, ancora scossa da tutti quei sentimenti maturati durante la notte. Non appena terminò di visionare la sua agenda, l'insegnante cominciò a distribuire in perfetto silenzio le verifiche svolte dai ragazzi la settimana precedente e, senza perdersi in ulteriori commenti riguardo gli elaborati, impartì alla classe gli ennesimi consigli e avvertimenti riguardanti il loro futuro professionale.

“Bene ragazzi,” esordì poi“ognuno di voi è a conoscenza della propria rispettiva valutazione. Ci tengo a precisare quanto io sia stato davvero clemente, in opportune situazioni. Ma vi pregherei di non farci l’abitudine. In fondo, siete all’università e il vostro tassativo ed esclusivo compito è quello di impegnarvi a fondo nello studio per poi affacciarvi, a percorso concluso, al mondo del lavoro. Un mondo che ormai da tempo sapete essere incredibilmente spietato. Come vi ho già decantato più volte, il talento, la bellezza e le abilità comunicative non bastano. Non per la formazione di un futuro regista. Dovete fare estrema attenzione alle tentazioni, alle provocazioni e a tutto ciò che comporta l’essere sulla bocca di tutti se mai vi accadrà di diventare, per così dire, delle celebrità’.”

Jane cercò di ascoltare attentamente le sue parole. Sembrava più un discorso rivolto a se stesso, piuttosto che ai suoi studenti. Ma guardando alla valutazione da lei conseguita, un forte senso di delusione colmò repentinamente la sua anima conducendola in uno stato di profondo sconforto, accompagnato da un’altrettanta dose di delusione. Su quel foglio, la penna rossa di Hunt faceva capolino ovunque, e la misera valutazione che aveva conseguito era stata marcata per ben due volte sulla destra dello stesso foglio, in alto: un C-. Un’insufficienza che, per quanto leggera, le sarebbe di sicuro costata la presenza al Festival del Cinema.

Hunt riprese a parlare, facendo estrema attenzione a non incrociare mai, nemmeno per un istante, lo sguardo della signorina McMiller che, al contrario, cercava di captare nel suo volto un qualcosa che quantomeno la rassicurasse sulla scarsità del risultato da lei ottenuto nella verifica. 


“Coloro i quali – senza fare nomi – hanno conseguito una pessima valutazione o anche solo una lieve insufficienza, sono tenuti a partecipare ai corsi di recupero organizzati dal professor Jonas. Vi assicuro che verificherò personalmente la vostra presenza al corso. Non sono ammesse negligenze di alcun genere.”

Perfetto, ci mancava anche questo pensò Jane, ormai in preda alla più cupa disperazione. Adesso come avrebbe fatto ad accudire suo fratello quando i suoi genitori erano fuori per lavoro? Inoltre, come avrebbe potuto esprimere al suo professore ciò che lei aveva provato quella ‘maledetta’ sera in cui lei si era presentata a casa sua per consegnarli quella ‘stupida’ relazione?

 
***

 
Quando la lezione terminò, Jane si accorse di essere rimasta completamente sola in classe. Con fare propositivo, cercò di mettere ordine alle sue idee e cercò di riflettere sui prossimi passi da compiere. In quello stato di perfetta solitudine, la ragazza maturò la forte consapevolezza di voler discutere con il professore su quanto accaduto tra loro la sera precedente. Doveva conoscere i suoi sentimenti al riguardo, aveva il diritto di sapere. Decise, dunque, di presentarsi spontaneamente nel suo ufficio. Con coraggio, bussò alla porta. Aveva assolutamente bisogno di una spiegazione.

 
***
 

“Mi scusi professore, posso entrare?”

“Signorina McMiller... Prego, entri pure.” esordì lui, mantenendo il capo chino sui suoi appunti. “In cosa posso aiutarla?”

Jane rimase a dir poco allibita dal suo atteggiamento così professionale, ma una parte di sé non aveva fatto altro che prospettargli quella realtà che in quel momento si trovava dinanzi.

“Prego, si sieda...” disse lui, dandole una rapida occhiata. “Ma faccia in fretta. Come vede, ho molto lavoro da sbrigare.”

Con grande maturità, Jane andò dritta al punto. Quell'assurda situazione la stava logorando.

“Ecco... Vorrei discutere con lei a proposito di quanto accaduto ieri sera.”

“Di cosa, precisamente?” rispose lui, mantenendo un’aria profondamente distaccata.

“Del nostro bacio.” disse Jane con risolutezza esprimendo ancora una volta la sua sorpresa per quel suo atteggiamento, completamente diverso da quello che le aveva dimostrato la sera prima.

“Quale bacio?” ribatté Thomas, continuando a fissare i suoi appunti.

“Lo sa benissimo.” ribatté Jane, alzando la voce. “Non faccia finta di averlo dimenticato.”

A quelle parole, Thomas alzò finalmente lo sguardo.

“Mi creda, non l’ho fatto, anzi. Lo ricordo sin troppo chiaramente.”

Nel pronunciare quelle parole, Jane ebbe per un attimo l’impressione che il tono di voce del suo professore avesse assunto un tratto insolitamente dolce. Poco dopo, però, l'uomo tornò a essere il Thomas Hunt ‘di sempre’: un uomo estremamente freddo, distaccato e restio nel manifestare i propri sentimenti, di qualsiasi natura fossero questi.

“Senta, signorina, lei deve dimenticare quello che è successo tra noi perché, in realtà, non è successo proprio niente.”

“Un bacio lei lo definisce ‘niente’?” domandò Jane, cercando di leggere nei suoi occhi un'emozione o un qualcosa che potesse contrastare con quanto le aveva appena detto.

“Ho commesso un errore...” ribadì Thomas.
“E le ho già fatto le mie scuse per quel mio gesto così riprovevole e sconsiderato, perciò...”

“Perché lo avrebbe fatto? Può dirmi la verità?”

Per un momento che sembrò interminabile, la stanza venne avvolta in un silenzio che, paradossalmente, appariva assordante; un silenzio la cui essenza si sarebbe potuta tagliare con un coltello. Il professore la guardò di sfuggita negli occhi, dopodiché si alzò dalla scrivania, cercando di fornire una valida risposta a quella domanda.

“Jane, io...”

L'uomo sospirò. Sembrava quasi non sapesse cosa dirle, ma dopo qualche secondo riprese a parlare.

“Ieri sera, quando è venuta a casa mia, l’ho vista così vulnerabile e disperata, e così...”

“E così ha pensato di baciarmi? Dunque, il frutto del nostro bacio deriva semplicemente dal fatto che le ho suscitato compassione?”

Non so perché, ma avevo cominciato a credere che lei fosse diverso dagli altri...
avrebbe voluto aggiungere, ma il suo orgoglio non glielo permise.

“Si aspettava forse qualche altro motivo?” ribatté Hunt, guardandola per un istante.

“O forse,” esclamò Jane, cercando di testare la sua reazione “lei desiderava baciarmi fin dal primo momento in cui ci siamo conosciuti?”

A quelle parole, il professore cercò di mantenere la calma, nonché quello sguardo glaciale che le aveva riservato sin dall'inizio di quella conversazione.

“Non pensi minimamente a delle ipotesi che non hanno alcun fondamento.”  le disse poi. “È stato solo un momento... Un momento di profonda vulnerabilità condiviso da entrambi. Nient’altro.” concluse Hunt, guardandola dritto negli occhi.

E se io ‘da questo momento di vulnerabilità’ avessi provato per lei dei reali sentimenti? 

Anche stavolta, la ragazza non ebbe il coraggio di proferire parola, forse conscia del fatto che la risposta del suo professore l'avrebbe ferita non poco. Ma dopo qualche secondo, ecco che il suo istinto - o meglio, il suo cuore - ebbe la meglio sulla ragione.

“Professore... so che non vorrebbe sentirselo dire ma, ieri sera, quel bacio ha significato qualcosa per me. Ho provato qualcosa per...”


“Ha provato dei sentimenti per me?” la interruppe lui, alquanto scettico dalla sua dichiarazione. “Ma non dica stupidaggini... Le ribadisco che si è trattato di un semplice errore. Non avrei mai voluto che accadesse. E se lei si è fatta un’idea sbagliata, sarà meglio che non ci pensi più. Le ho chiesto già perdono e ne abbiamo ormai discusso. Credo che non ci sia più nulla da dire.”

“Ne è proprio sicuro? Le ricordo che lei mi ha baciato!”

“E io le ricordo che quel bacio, così come lei lo definisce, è nato a seguito di circostanze particolari che conosce benissimo. Ovviamente mi dispiaccio dei suoi problemi personali perché tengo a lei.”

“Davvero? Lei terrebbe a me?” domandò Jane con incredulità.

In effetti, dal tono di voce di Hunt non traspariva certo quanto aveva appena detto.

“Certamente. Come a qualsiasi altro studente. È mio dovere spingere gli studenti a migliorarsi e a credere maggiormente nelle loro capacità. Lei è senza dubbio sulla strada giusta. E adesso, se non le dispiace, avrei del lavoro da sbrigare... Dunque, se non c’è altro...”

“Stia tranquillo professore, ho recepito il messaggio. Un uomo come lei non può certo lasciarsi andare ai propri sentimenti, non è così?” disse lei, mantenendo la stessa lucida freddezza del suo professore. “In tal caso, mi scusi tanto se le ho fatto perdere del tempo prezioso... E mi scusi tanto per quanto le ho detto ieri sera... Le giuro che non era mia intenzione suscitare compassione in lei. Non sono e non sarò mai un'approfittatrice, e voglio sperare che lei non lo abbia pensato. Arrivederci.”


 
***

 
Non appena Jane chiuse la porta del suo ufficio, il professor Hunt si abbandonò a un lungo sospiro, accasciandosi sulla sedia della scrivania. Non era stato facile reagire in quel modo, facendo appello a quella freddezza che per la prima volta in vita sua gli era stato alquanto difficile dimostrare. Quella ragazza aveva provocato in lui delle forti emozioni, sebbene non sempre quelle stesse emozioni erano apparse piacevoli ai suoi occhi. Ripensando al loro primo incontro, in effetti, egli aveva notato immediatamente in lei quel carattere forte e determinato che tanto ammirava ma che, dall'altro lato,  detestava con tutte le sue forze. Soltanto qualche anno addietro, l'uomo soleva comportarsi esattamente come lei, con fare impulsivo e a tratti illogico, dando immenso ascolto al proprio cuore, ancor prima che alla sua mente.

Ma gli era valso davvero a qualcosa? Assolutamente no.

Nella vita, lasciarsi andare poteva rappresentare un pericolo, soprattutto per un uomo come lui. Il suo ruolo di educatore e di regista non gli imponevano certamente il diritto di sfruttare il proprio prestigio, contrariamente a quanto credevano molti dei suoi colleghi. Il suo lavoro prevedeva responsabilità, onestà, intelletto e cuore. Un cuore nel quale, però, non v'era alcuno spazio per i sentimenti amorosi, specie se contemplati all'interno del proprio contesto lavorativo.

Lui era un insegnante, il suo insegnante, diamine! 

 
Come diavolo gli era saltato in mente di avvicinarsi in quel modo alla sua studentessa? Aveva forse perso il lume della ragione? 

Visibilmente confuso, cercò di analizzare ancora una volta la situazione: la ragazza piangeva a dirotto e in lui aveva, ovviamente, suscitato tenerezza e comprensione. Non era infatti la prima volta che si era trovato a fronteggiare situazioni di quel genere... Eppure, in quei casi era rimasto perfettamente distaccato... Non perché non avesse sentimenti, ma semplicemente perché aveva piena coscienza del suo ruolo, del fatto che, molto spesso, persino i professori dovessero agire da ‘perfetti psicologi’, cercando di andare incontro alle esigenze dei ragazzi. Questa volta, invece, era accaduto l’impensabile: si era avvicinato sin troppo a quella studentessa dal temperamento forte e ribelle per la quale provava una vaga antipatia.

Ma era davvero così?

Per la prima volta dopo tanto tempo, Thomas mise nuovamente in discussione i propri sentimenti. Aveva davvero agito d’impulso, oppure, inconsciamente, nel suo cuore desiderava ardentemente baciarla? Quelle impellenti domande lo avevano tartassato per tutta la notte e continuavano a martellargli incessamente nel petto, nelle orecchie e in quella mente confusa che continuava a richiamare a sé il momento esatto in cui le sue labbra si erano scontrate con quelle della dolce studentessa, che non aveva fatto altro che ricambiare il suo bacio con un'intensità così delicata eppure allo stesso tempo così decisa, tanto da destare in lui un'indescrivibile sensazione di benessere.

Già, quella ragazza aveva corrisposto il suo bacio, quando l'unica cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata quella di regalargli un bello schiaffo in piena faccia. Sì, era proprio uno schiaffo ciò che meritava. Uno schiaffo per aver agito in quel modo così irresponsabile... così irrazionale. Chissà, magari la ragazza era rimasta talmente sorpresa dal suo gesto, tanto da non aver avuto il tempo né di reagire prontamente, né di rendersi conto del fatto che lui la stesse per baciare - sebbene non le si fosse avvicinato con impeto -. Baciare... Da moltissimo tempo non baciava una donna e si era sentito davvero uno stupido, nel momento in cui lo aveva fatto. Il temperamento di Jane lo aveva indotto a compiere quell'azione sconsiderata e, in larga parte, faticava ancora ad accettarlo.

Dove caspita era finito il suo autocontrollo? si domandò per l'ennesima volta, mentre frugò nella tasca dei suoi pantaloni cercando un bel sigaro da potersi fumare all'istante. Non appena lo accese, ne aspirò avidamente una lunga boccata, ma quel pensiero insistente non accennava ad andarsene via. 


Entrambi, avevano commesso un grande sbaglio. Ed entrambi lo sapevano.

Ma lui aveva commesso l’errore più grande, un errore di cui si pentiva ogni minuto che passava. Ma in quel momento - come aveva detto poco prima - vedendo Jane così afflitta, non aveva resistito dal volerla consolare in qualche modo. Ma da lì a volerla baciare... Perché diavolo lo aveva fatto? Non riusciva a spiegarselo, o meglio non voleva, forse perché temeva di analizzare il tutto, di analizzarsi, con perfetta onestà. Tentava di appellarsi con tutte le sue forze alla sua mente razionale - cercando di evitare una spiegazione illogica che potesse invece venirgli dal cuore - rapportando quel maledetto bacio al contesto difficile in cui la giovane riversava dal punto di vista professionale e, soprattutto, privato. Eppure, a seguito di un’ulteriore riflessione, il professore ammise nuovamente a se stesso che, in quel preciso istante, aveva provato una strana affinità con quella ragazza, dunque questo lo aveva spinto a ‘farsi avanti’.

Ma quella ragazza non era affatto una qualsiasi: era la sua studentessa e lui aveva oltrepassato ogni limite. Una soglia proibita che non avrebbe dovuto varcare mai più.
   
 
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