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Autore: cyra    04/04/2020    0 recensioni
[BUGHEAD/AU]
"Due rette parallele non si incontrano mai, ma a volte viaggiano talmente vicine da illudersi di poterlo fare; di notte, quando abbandoniamo ciò che siamo e diventiamo ciò che vorremmo essere."
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Riverdale, 29 June.








Elisabeth ormai non aveva più la cognizione del tempo e dello spazio. Da quanto tempo si trovava in quella cappella? Da quanti giorni era prigiorniera di quella signora in rosso?
Lo sguardo della ragazza vagò per le lunghe corde che le legavano saldamente i polsi ed i piedi nudi e sbuffò sonoramente. La donna non le aveva detto nulla di particolare, aveva mugugnato qualche frase sensa senso, e quando la ragazza iniziò a fare domande, quelle poche volte che riceveva la sua visita, lei si era limitata ad un "ogni cosa a suo tempo, Bet" .
Si guardò nuovamente intorno, possibile che quella cappella era una parte della Loggia che non avesse mai visto? Possibile che gli avessero teso una trappola proprio i suoi fratelli, i suoi compagni?
Mentre i pensieri più oscuri si fecero largo in lei, sentì rumori di passi e si ridestò, cercando di mettere a fuoco la figura che stava varcando la soglia di quella che la ragazza, ormai, riteneva una prigione. 
La donna in rosso fece la sua entrata nella cappella con in mano dei panni di un colore acceso "Elisabeth, come ti senti?" mormorò richiudendo il pesante cancello nero dietro di lei. "Starei meglio se qualcuno mi spiegasse cosa succede... di grazia" sputò l'ultima parola con odio e rammarico. La signora ghignò "Degno atteggiamento di una Cooper, ma qui dentro non ti sarà di nessun aiuto. "- si piegò piano verso la ragazza fermandogli il viso con una mano incastondando gli occhi nei suoi - "adesso ti spiego tutto, il momento è giunto."

"Sai Bet, conosco bene il posto da cui provieni, La Loggia. Sono stata io a portarti qui, ad evocarti, poichè necessito dei tuoi servizi. Quello dove ti trovi adesso non ha niente a che fare con il mondo che ricordi, ti trovi in una dimensione parallela. Nella mia dimensione con esattezza..." La donna iniziò piano a tagliare le corde che legavano la ragazza ma il suo sguardo non si spostò mai da quello interrogativo di lei.
"La Loggia ed io, fondatrice di essa, molti anni fa, stringemmo un patto di sangue indissolubile. Io procuro loro fondi e protezione in questo mondo e nel vostro; e loro mi procurano degli assassini. I migliori." Betty era completamente libera e si toccò piano i polsi dove il segno delle corde era rosso intenso. Varie domande si fecero strada nella sua mente.
Chi era questa donna? Di quale patto parlava? Ma sopratutto, in che cavolo di situazione e dimensione era finita?
"Non ti seguo, io non sono più ad Este?" lo sguardo di Betty vagò per la cappella come se la vedesse per la prima volta.
"No mia cara, sei a Riverdale, la mia città." La signora in rosso si aprì in un sorriso furbo, quasi un ghigno "Ed io, sono Penelope Blossom. Tu mi appartieni".




  *


Jughead aprì una porta della Riverdale High Scool con forza entrandovi di scatto. La richiuse alle sue spalle, lanciando la sua fidata borsa sulla cattedra spostando lo sguardo ai ragazzi davanti a lui. Erano una ventina, tutti alti robusti, sguardo fiero e stessa giacca. La giacca di pelle nera con lo stemma di un serpente che si espandeva per tutta la schiena.
"Buongiorno Capo, giornata storta?!" Sweet Pea sogghignò, scrocchiandosi le nocche delle mani. Jugh non sorrise affatto, portandosi davanti a loro a braccia incrociate, con sguardo serio. "Abbiamo un problema" proferì.
"Abbiamo sempre qualche problema!" gridò un ragazzo all' ultima fila. Jughead si tolse il cappello, suo fidato amico in ogni battaglia ed un ciuffo di capelli corvini gli ricadde sul viso stanco. "Sta succedendo qualcosa... A Riverdale. Ieri l' IOracolo era davvero molto agitato. Per di più, sono tre notti di seguito che cercano di entrate nell' abitazione dei Lodge. Dieci uomini sono rimasti uccisi e Veronica sta per arrivare, richiedendo i nostri servizi, per offrirgli protezione."
"Io non offro protezione a quel mafioso di Hiram Lodge" Sweet Pea si era alzato di scatto, sbattendo fortemente un pugno sul banco. "Sai che me ne importa, lo ammazzino pure!"
Jughead lo fulminò "Non stiamo offrendo protezione ad Hiram, Serpents. Ma solo a sua figlia, quindi siediti e fai il bravo..." - si appoggiò alla cattedra osservando Sweet Pea accomodarsi con fare contrariato. Fece scivolare lo sguardo su ogni membro della sua banda, soffermandosi per alcuni secondi su ognuno di essi. "Stanotte, quando attaccheranno i Lodge, noi saremo li. Stanotte staneremo i colpevoli e brinderemo sulle loro teste!" sogghignò il corvino, convinto. Sentì i suoi ragazzi acclamarlo sbattendo i pugni sul banco con fare aggressivo. Jughead avrebbe smascherato i criminali e riportato la pace a Riverdale.

"Hey Jug, allora?" Veronica Lodge si accomodò alla panca di legno, di fronte al ragazzo col cappello. Di fianco a lei c' era Archie, compagno di mille avventure e non solo. Veronica si scostò una ciocca di capelli corvini dal volto truccato e la pelle olivastra incanalò i raggi del sole nei suoi occhi scuri che incatenò a quelli cerulei del ragazzo di fronte a lei.
"Tranquilla Ronnie, tutto sistemato. Questa sera i South Side Serpents faranno la guardia alla tua reggia, come dei bravi cagnolini ammaestrati" Jugh sorrise porgendo ad Archie, suo migliore amico da quando ne avesse memoria, il pacco di patatine che stava mangiucchiando, fiero. Il rosso di tutta risposta ne addentò una sporgendosi verso la propria ragazza, Veronica, carezzandole dolcemente una parte scoperta del viso. "Tranquilla Ronnie, con Jug e i Serpents non hai niente da temere... E neanche tuo padre".
Veronica lo guardò dolcemente, coprendo la mano del ragazzo con la sua, poco fredda. "Lo spero Archie...  Chi sta commettendo queste atrocità deve esssere fermato. Ha ucciso dieci delle mie migliori guardie, "- si voltò verso Jughead che la guardava stoico - "sta attento Jug, devono essere in molti" sussurrò. Il capo dei Serpents fece spallucce.
"Anche noi".





*







Riverdale, Thistlehouse











Betty addentò con forza un pezzo di pane, guardando la tavola imbandita davanti a lei. Il lungo tavolo era apparecchiato a dovere con pietanze e bevande di ogni tipo su esso. Era ormai qualche giorno che Penelope la lasciava libera per la casa da quando lei svolgeva dei lavoretti notturni per ricambiare il favore. Piano piano la situazione sembrava esserle più chiara; la donna in rosso l' aveva evocata e trascinata in questa strana cittadina per qualche oscuro scopo e lei non avrebbe fatto troppe domande visto che una delle ultime frasi della sua carceriera riecheggiava ancora nella sua testa. "Tu fai quello che ti dico io e ti darò indizi su come trovare tua madre". La bionda era scattata a quelle parole ed aveva creato non poco trambusto ma non era servito a nulla, se non a ritrovarsi stesa a terra e legata nuovamente da quattro uomini che lei avrebbe definito enormi. Quindi tanto valeva non fare domande e stare al gioco. In quei giorni aveva conosciuto anche la figlia di Penelope, Cheryl, a cui era stata presentata come una lontana cugina appena rimasta orfana di madre che avrebbe passato un pò di tempo con loro. Cheryl era una ragazza alquanto strana, molto lamentosa, con lunghi capelli ramati curati e vaporosi, sempre acconciata a festa, ma non invadeva lo spazio della bionda. Betty aveva capito che anche la figlia di Penelope nascondeva qualcosa e che di certo, la storia dell' amata cugina, non se l' era bevuta neanche un pò.

Finì di mangiare in silenzio per poi recarsi piano nelle sua camera da letto. Era grande, troppo grande. Aveva un enorme letto a baldacchino con delle tendine rosse ai lati di esso, mobili antichi ed un grande specchio con ornamenti dorati. La parte che alla bionda piaceva di più sicuramente era il suo balconcino privato dove di mattina si soffermava ad osservare da lontano quella strana cittadina completamente nuova per lei.
Sospirò e si avvicinò alla grande scrivania, guardando la sua immagine riflessa. I lunghi capelli biondi ricadevano sulle spalle, i grandi occhi verdi scrutavano la propria figura. Il suo corpo esile, coperto di cicatrici, lo abbracciò a se. Il suo sguardò si soffermò su una piccola tutina di pelle nera, sintetica, posata sulla sedia.
Ghignò, afferrandola. "Si va in scena!"





"Quella notte due mondi si sarebbero incontrati, mescolando senza via d' uscita due vite destinate."










Angolo autrice:
Eccoci qui come promesso il secondo capitolo per catturare di più la vostra attenzione. Portate pazienza ogni tassello andrà al suo posto.
Mi auguro tanto che vi sia piacuta e vorrei tanto sapere cosa ne pensate, il terzo capitolo è già in produzione!
Baci!
   
 
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