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Autore: FreddyOllow    04/04/2020    0 recensioni
Tyrell ha conosciuto una ragazza di nome Jasmine su un sito d'incontri. Le cose sembrano andare bene fra loro, finché un brutto incubo fin troppo reale sconvolgerà tutto...
Genere: Dark, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tyrell fu colpito alla tempia con il calcio della pistola, ma non perse i sensi. Vide due uomini incappucciati che lo afferrarono e lo gettarono nel portabagagli di un SUV. Alzò una mano, ma un uomo gli sferrò un pugno in faccia.


Si svegliò legato a una sedia con la vista appannata. La testa gli doleva per il colpo subito.
Si trovava in una specie di buia cantina. Attorno a sé solo botti di vino, tre tavoli, una lampada accesa al centro della stanza e altri oggetti ombrati che non riusciva a vedere.
Quando mise a fuoco la vista, notò Victor a pochi passi da lui. Era legato, incosciente e con la faccia tumefatta.
Un uomo tozzo, che profumava di dopobarba, si avvicinò a Tyrell. Lo fissò per un istante.
Tyrell mantenne lo sguardo.
D'un tratto l'uomo fece per colpirlo, quando qualcuno disse. "Fermo!"
L'uomo tozzo si voltò e senza dire una parola, si mise alle spalle di chi aveva parlato.
Tyrell lo riconobbe subito. 
Ero lo zio di Jasmine; Trenton Hollyday. Un uomo magro, sulla quarantina, dal viso malaticcio e dall'andatura zoppicante. Indossava una camicia nera con le maniche rimboccate fino ai gomiti e un pantalone grigio. Aveva sempre l'espressione cupa, quasi sofferente, accentuata perlopiù dalle sue sopracciglia curvate all'insù.
Tyrell pensò subito se tutta questa storia fosse legata al litigio con Jasmine. Poi pensò che era impossibile. Troppi morti. Troppa scena. Jasmine non parlava mai con i suoi famigliari, anche se suo zio l'aveva sempre viziata da piccola.
"Tyrell." Trenton prese una sedia e si sedette davanti a lui. "Mi devi un favore."
Tyrell serrò gli occhi.
Trenton lo fissò per un attimo. Poi si girò verso Victor. "Il tuo capo mi voleva morto, lo sai?" Si alzò dalla sedia e cominciò a fare avanti e indietro. "Io e te abbiamo una cosa in comune."
Jasmine pensò Tyrell.
"Jasmine." Disse Trenton, confermando il suo pensiero. "Sei vivo solo grazie a lei. Non voglio far piangere mia nipote. E poi sei un ragazzo in gamba. Ti sei fatto cinque anni senza fiatare. Victor è uno stronzo ingrato, lo sai anche tu." Si fermò e gli fece un finto sorriso meccanico. "Victor non ti ha protetto quando eri dentro, ma l'ho fatto io." Ritornò a muoversi nella cantina. "Avevo visto che eri in gamba. Osservavi e parlavi poco. Una qualità che può portarti lontano nella vita." Si fermò a guardarlo. "E alla fine, il destino ti ha fatto incontrare mia nipote. Sembra che noi due siamo destinati a lavorare insieme. Capisci cosa intendo? C'è una sorta di affinità tra noi due." Lo fissò con i suoi pallidissimi occhi.
Tyrell vagò con lo sguardo. 
"Allora?" Insistette Trenton.
"C-certo..." Farfugliò Tyrell.
"L'unico problema è questo figlio di puttana del tuo capo. Pensava di poter fregare me." Scoppiò a ridere. "Ci credi, Tyrell? Fregare Trenton Hollyday." Si girò verso l'uomo tozzo. "Diglielo tu. Che fine ha fatto l'ultimo che ha cercato di fregarmi?"
L'uomo tozzo fece il gesto di recidersi la gola con un dito.
Trenton sorrise freddamente. "Io ho avvertito, Victor. Dico davvero. Si ero messo in testa cattivi pensieri. Stava pensando in grande." Si voltò verso di lui. "Voleva far fuori me e tutti gli altri. Lo capisci tu stesso che è impossibile. In città ci sono molte famiglie. Nessuno di noi pensa a saltare alla gola dell'altro, perché pensiamo al profitto. Al Dio denaro. Possiamo arricchirci tutti insieme, capisci? Questa città è troppo grande per una sola famiglia. La retata che ho subito al porto è colpa sua. E' diventato uno spione. Un fottuto informatore della polizia! Pensava di poter fare il doppio gioco. Forse i Federali gli avevano promesso qualcosa o forse credeva di poter usare loro per indebolirmi, così da farmi fuori."
Tyrell non capiva. Victor informatore della polizia? Era impossibile. Victor ci teneva troppo ai suoi affari e ai suoi ragazzi per diventare un informatore o un cane sciolto.
"Sveglia lo stronzo!" Ordinò Trenton all'uomo tozzo.
Quello lo prese a schiaffi e Victor si svegliò di colpo.
Trenton si avvicinò a cinque centimetri dalla faccia di Victor. Inclinò la testa come fosse incuriosito.
"Tu..." Disse fra i denti Victor. "Bastardo ingrato!"
Trenton alzò un sopracciglio. "Io? Dici a me?" Scoppiò a ridere.
"Sei stato tu ad assaltare il mio magazzino. Tu hai preso la mia roba! Mi hai incastrato con le altre famiglie!" Victor sputò in faccia a Trenton.
Tyrell non ci stava capendo niente.
"Loro lo sanno!" Continuò Victor. "Lo sanno! Non si faranno ingannare. Il tuo piano non funzionerà, fottuto stronzo!"
Trenton sorriso falsamente e si pulì il viso con la manica arrotolata della camicia. Poi senza dire nulla, andò nella penombra.
Ritornò con un ascia.
Victor sgranò gli occhi. L'ascia si abbatté sul suo ginocchio, lacerandogli carne e osso. Il sangue schizzò sul viso appagato di Trenton.
Victor urlò dal dolore.
Tyrell si paralizzò.
"Imbavaglio lo stronzo." Disse Trenton all'uomo tozzo. "Grida più di una donna in procinto di partorire. Non ne hai dignità, Vic? Eh? Non ne hai?" Rise a crepapelle.
L'uomo tozzo si mise alle spalle di Victor e con forza gli infilò un panno in bocca.
"Oh, ma guarda un po'." Disse Trenton, indicando il ginocchio mezzo mozzato con la punta dell'ascia. "Sembra che io non abbia fatto un buon lavoro. Nessun problema. Rimedio subito."
L'ascia roteò in aria e recise del tutto il ginocchio. Il sangue sgorgò dalla ferita, riversandosi sul pavimento. 
Victor continuò a urlare, mentre Trenton sorrise felice con gli occhi sbarrati.
Tyrell vomitò bile.
"E che cazzo, Tyrell." Aggiunse Trenton infastidito. "Non ti facevo così debole di stomaco. Sei un cazzo di sicario, dopotutto. Che figuraccia fai, così?"
Tyrell fissò il suo vomito schiumoso.
Il sangue si andava addensandosi sul pavimento.
"Slegalo." Disse Trenton all'uomo tozzo.
Tyrell vide la corda attorno a sé crollare sul pavimento.
Trenton si avvicinò e gli allungò l'ascia. "Avanti. Dagli il colpo di grazia."
Tyrell guardò dapprima la testa insanguinata dell'ascia, poi Trenton che aveva un aria apatica.
"Dai, non fare il timido." Scherzò Trenton. "E' l'unico modo per capire se sei con me." Gli fece cenno con lo sguardo di prendere l'ascia.
Tyrell non riusciva a prenderla.
Trenton sospirò. "Che delusione, pensavo che..."
Tyrell fu avvolto dalle tenebre.

Si svegliò di colpo davanti a una verde porta di ferro. Era in un vicolo. Notò che non indossava più la tuta, ma una giacca nera, un camicia dello stesso colore e un pantalone nero. 
Sentì una pacca alle spalle. Si voltò. Trenton gli sorrideva freddamente. Indossava un largo completo azzurro, come se fosse appena uscito dagli anni '80. Poi lo spinse dentro il Club.
Fu inondato da una musica Dance assordante. Luci viola lampeggiavano di continuo. Uomini di ogni età attorniavano le ballerine, che si esibivano con il seno di fuori, compiendo varie mosse attorno al palo. Era un grande locale affollato di uomini urlanti e mezzi ubriachi. Alcune cameriere o ballerine sedevano sulle gambe dei clienti. Quest'ultimi erano vestiti con eleganti completi che valevano una fortuna. Tyrell capì che era gente molto ricca e potente.
Al passaggio di Trenton, tutti si scostavano, salutandolo.
"Ehi, Trenton."
"Buonasera, Trenton."
"Come va, Trenton?"
Trenton sorrideva freddamente, mentre Tyrell lo seguiva alle spalle e dietro di lui l'uomo tozzo. Si fecero strada lungo il locale, finché salirono una scalinata a chiocciola che portava all'ufficio di Trenton.
Quando furono dentro, Tyrell cessò quasi di sentire la musica. Era una piccola stanza dalle pareti verde acqua e una lunga vetrata coperta da tende veneziane che dava sul locale. Una serie di quadri paesaggistici tappezzavano i muri.
L'uomo tozzo si piazzò davanti alla porta con le braccia conserte.
Trenton si avvicinò a un tavolino, prese la bottiglietta di Scotch da un frigobar e si versò un bicchierino. "Vuoi?" Disse a Tyrell.
"Sto bene così."
Trenton lo bevve tutto d'un sorso  e se ne versò dell'altro. Poi andò a sedersi dietro la sua scrivania con in mano la bottiglietta di vetro. "Dai, siediti. Odio la gente che rimane in piedi. Mi snerva."
Tyrell gettò uno sguardo all'uomo tozzo dietro alle sue spalle, poi si sedette sulla poltroncina.
Trenton tracannò lo scotch e sbatté il bicchierino sulla scrivania, spalancando la bocca per il bruciore alla gola. Poi gli puntò il dito. "Cazzo se sei un sadico." Rise.
Tyrell non comprese cosa voleva dire. 
"Io mi reputo tale, ma rimango modesto. Ma tu cazzo..." Sospirò, annuendo. "Tu lo hai praticamente smembrato quel figlio di puttana, mentre ancora gridava. Cazzo, se è stato uno spettacolo." Poi guardò oltre le spalle di Tyrell. "Diglielo, Petrov. Non è stato fenomenale?"
L'uomo tozzo grugnì.
"Io non..." Disse Tyrell che non finì la frase.
"Sì, ok, ok." Trenton alzò una mano per farlo tacere. "Non c'è bisogno che parli. Dopotutto, mi hai detto tu stesso di arrivare al sodo quando hai staccato la testa di Victor. Che non sarebbe stato un problema per te fare quello che devi fare." Si versò da bere. "Ho grandi progetti per te." Bevve lo scotch e scosse la testa perché gli bruciava il palato. "Adesso parliamo di come ricambierai il favore che ti ho fatto in galera. Come ti ho già accennato, devi sistemare un mio amico. Anzi, un mio ex amico. L'amicizia non esiste per gente come noi. Comunque si chiama Fernando Haze." Prese una foto da un cassetto della scrivania e lo mise sul tavolo. "Abita in un appartamento di lusso a Downtown. Crede di essere un uomo di affari che ha raggiunto la vetta." Scoppiò in una risata isterica. "La vetta?" Continuò ridere. Poi versandosi da bere, ingurgitò lo scotch. Si alzò di scatto dalla sedia e andò alla finestra, spiando tra le fessure della tenda veneziana. "Ok, ora sono calmo." Si girò e fece un profondo respiro. "Non devi sapere perché lo voglio morto." Guardò Petrov. "Portalo al suo appartamento e dagli un arma pulita."
Petrov grugnì e aprì la porta.
Tyrell fu travolto nuovamente dalla musica Dance.

Venti minuti dopo, il SUV di Petrov si fermò accanto al marciapiede. Erano nel quartiere residenziale di Downtown. Molti grattacieli di lusso si stagliavano all'orizzonte, mentre la gente passeggiava sui marciapiedi. Gente importante, ricca e potente. Tyrell fissava i loro vestiti da mille dollari o più. Le loro facce presuntuose e arroganti. La loro andatura fiera, come se fossero padroni della città o del mondo. 
"C'è troppa gente." Disse Tyrell. "Lo farò in casa."
Petrov si voltò. "Sei idiota o fai la parte?"
Tyrell aggrottò la fronte perplesso.
Petrov scosse la testa, snervato. "Nella cantina hai detto che lo avresti fatto in casa. 'Un lavoro pulito.' Così l'hai definito. Ora perché ti preoccupi della gente? E poi perché hai ripetuto nuovamente che lo farai in casa?"
Tyrell non si ricordò di averlo detto. Che fosse un altro vuoto mentale come era successo con Jasmine? Perché non ricordava?
"Mi sembra di essere con un altra persona. Il mio capo adora gli psicopatici. Ecco perché gli piaci. Sei una sorta di psicopatico anche tu?" Domandò Petrov, anche se era più un affermazione.
Tyrell evitò lo sguardo dell'uomo tozzo, gettando un occhiata fuori dal finestrino.
"La pistola è nel portaoggetti." Disse Petrov. "Il resto lo sai. Ora scendi dall'auto."
Tyrell lo fissò per un istante, afferrò la .9mm e scese dal Suv, che ripartì subito.
Nascose la pistola nella giacca e andò verso il portone del palazzo in cui abitava Fernando Haze.
Citofonò a caso.
"Chi è?" Rispose un anziana voce da uomo.
"Mi potete aprire il portone. Ho scordato le chiavi nel mio appartamento."
Il portone vibrò.
Tyrell salì le scale fino al dodicesimo piano. S'incamminò lungo il corridoio e si fermò davanti alla porta numero 48. Bussò alla porta e si mise di lato, in modo da non farsi vedere dallo spioncino.
Poco dopo, Fernando Haze aprì lievemente la porta, bloccata a metà dal chiavistello. Era un bell'uomo sulla quarantina, dalla mascella marcata, occhi grandi e zigomi alti. Indossava una camicia blu e una nera cravatta allentata.
Tyrell sferrò un calcio frontale alla porta, che si spalancò. 
Fernando cadde a terra stordito.
Tyrell gli si lanciò contro e lo colpì in fronte con il calcio della pistola.
L'uomo perse i sensi.
Tyrell richiuse rapidamente la porta, mentre quella di fronte all'appartamento di Fernando si aprì. Una donna sulla sessantina sbirciò nel corridoio, poi la richiuse.
Tyrell andò in camera da letto, prese un cuscino, tornò nel soggiorno e lo mise in faccia a Fernando. Poi affondando la canna della pistola nel cuscino, sparò due colpi, che emisero un sordo rumore. Fibre sintetiche schizzarono in aria dal cuscino, mentre una pozza di sangue si stava formando attorno alla testa dell'uomo.
Quando Tyrell levò il cuscino, vide le due pallottole poco distanti l'una dall'altra sopra il sopracciglio destro. Si abbassò ancor di più, notando che i proiettili non avevano forato il pavimento. Se così fosse stato, questo avrebbe allertato chi abitava di sotto, sempre se c'era qualcuno. 
Poi, tenendo in mano il cuscino, si alzò, raggiunse la cucina e lo gettò nel lavandino. Afferrò il detersivo dei piatti e versò il liquido verde su di esso. Dopodiché, girò la manovella dell'acqua e lasciò che il lavello si riempisse. Poi si mise a sfregare il cuscino, anche se il suo intento non era lavarlo, ma togliere di sopra le sue impronte. 
Ripulì ogni parte del lavello che aveva toccato con un lembo del cuscino. Tornò in soggiorno, prese la pistola e spiò dallo spioncino. Infine, cautamente, uscì dall'appartamento senza toccare la maniglia e lasciò il palazzo.

   
 
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