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Autore: EleAB98    05/04/2020    3 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Cercando di te, ho consumato la mia vita... Tra storie in salita e provvisorie verità...
Pooh

Era ormai giunto il tempo dell’ennesima prova scritta e il nervosismo di Addison non accennava a diminuire. La settimana appena trascorsa le aveva arrecato grande emozione per le nuove nozioni che aveva appreso ma, allo stesso tempo, insolita trepidazione per ciò che ben presto avrebbe dovuto affrontare: una prova concernente la realizzazione di un outfit personalizzato da presentare nella pseudo-sfilata organizzata dalla Singh. In effetti, nonostante non si trattasse di una vera e propria sfilata, la studentessa non riusciva proprio a nascondere la sua agitazione. Finora non aveva mai partecipato direttamente a un evento di quel genere. Ma a quanto pare, era ormai giunto il momento di dimostrare il suo reale valore. Ci sarebbe riuscita anche stavolta?
 
“Hey Addi, va tutto bene?” domandò Jane, rientrando improvvisamente nel suo dormitorio, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

“Certamente.” si affrettò a rispondere Addison, con lo sguardo completamente perso nel vuoto.

“Non sembrerebbe.” insisté l’amica, sedendosi accanto a lei.

La ragazza accennò un sorriso.

“Non preoccuparti per me... Sto bene, davvero. Tu piuttosto, come stai? Tutto bene in famiglia?”

“Ecco, sembra proprio che mio fratello si stia progressivamente riprendendo... Ci ha fatto prendere un bello spavento, ma sembra che il pericolo maggiore sia passato.”

“Ne sono felice. Ma sei sicura che non ci sia dell’altro?”

Jane la guardò con aria interrogativa.

“Certo che no. Perché me lo chiedi?”

“Non lo so... È da circa una settimana che ti vedo strana... Mi sembri assente. E per di più, con la testa tra le nuvole...”

“Addi, ma cosa dici! Stai tranquilla, è tutto sotto controllo. È che sono ancora un po’ scossa per la storia di mio fratello... È successo tutto così in fretta.”

“Ti capisco perfettamente. Ma devi essere forte, amica mia.” disse Addison, mettendole una mano sopra la spalla.

“Hai ragione.” rispose Jane, mostrando un leggero sorriso. “Ma adesso dimmi di te. Cos’è che ti turba?”

“Niente di così importante.” farfugliò l’amica. “Tra due settimane si terrà una pseudo-sfilata qui alla Hollywood U e la classe dovrà presentare dei modelli originali e ovviamente adatti all’occasione.”

“Wow, immagino sarà bellissimo!” esclamò Jane entusiasta.

“Bellissimo e pericoloso, aggiungerei...”

“Sai, non ricordavo fossi così ottimista.” rispose lei, strappandole una risata.

“Fossi in te non ci scherzerei troppo, mia cara...” l’ammonì Addison. “La Singh vuole che sia tutto perfetto, proprio come in una vera e propria sfilata di moda. E non sarà affatto facile soddisfare le sue aspettative.”

“Immagino...”

“D’altronde, in passato è stata la fidanzata di Hunt, da sempre un maniaco della perfezione assoluta...”
A quell’affermazione, il volto di Jane si oscurò.

“Jane... Qualcosa non va?” domandò l'amica, notando immediatamente la sua reazione. “Ho detto forse qualcosa di sbagliato?”

“No, certo che no!” si affrettò a rispondere lei. “In realtà, pensavo ancora a mio fratello... La mia famiglia avrà senz’altro bisogno di me in questo momento così delicato. Ti dispiace se vado a trovarli?”
“Sai che non devi nemmeno chiederlo. Vai pure, e tienimi aggiornata. Nel frattempo, io cercherò un posto tranquillo per cercare di elaborare il mio prossimo progetto.”

“Beh, allora in bocca al lupo. A più tardi!”

Fu così che la ragazza uscì immediatamente dal dormitorio, onde evitare che le lacrime potessero nuovamente invadere il suo volto e che la sua amica potesse accorgersi di quel suo improvviso turbamento.
 

 
***

 
Possibile che, alle volte, basti un semplicissimo gesto per modificare le proprie opinioni riguardo qualcuno o qualcosa o, ancora, basti un inaspettato avvenimento al fine di provocare in noi l’accensione di quella scintilla da sempre presente nel cuore di ognuno?
Ecco, Jane si sentiva esattamente così. Dentro se stessa sentiva nuovamente accesa quella fiamma in realtà mai spenta, quel folle scintillio di passione che, da qualche tempo, si trovava in uno stato di perfetta e assoluta quiescenza. Molteplici sentimenti contrastanti pervasero il suo cuore ma, soprattutto, la sua mente, la quale cercava invano di metabolizzare quanto accaduto con il professore, classificandolo come un evento di scarsa importanza.

Un evento fine a se stesso e alquanto insignificante. Ma un bacio – quel bacio - poteva davvero essere considerato in tal modo? Nonostante ci provasse con tutta se stessa, Jane non riusciva proprio a dimenticare quel bacio fugace che Thomas le aveva elargito. Successivamente, però, non poté evitare un duro e feroce scontro con la realtà dei fatti: il professore non aveva provato nulla per lei, al di là di un sentimento puramente compassionevole. Doveva credergli? Ma vi era in lei una consapevolezza persino peggiore, che immediatamente l’aveva riportata alla realtà: come aveva potuto pensare anche solo per un momento che lui, il grande Thomas Hunt, potesse accorgersi di una semplice studentessa come lei?

Sì, il suo cuore aveva sussurrato esattamente queste parole, non appena lei e il professore avevano terminato la discussione nel suo ufficio. Ma forse, aveva ragione Hunt: si era trattato ‘soltanto’ di un semplicissimo errore... Un errore prodottosi a seguito di circostanze alquanto straordinarie e particolari. Ormai, a Jane non restava altro che cercare di dimenticare quanto accaduto, con la viva speranza di concentrarsi esclusivamente sulla propria carriera accademica.

 

 
***

 
Non appena Jane uscì dal suo dormitorio, Addison si preparò per tornare in quel bosco nel quale aveva trascorso quel bellissimo pomeriggio con Ethan. Il ragazzo sembrava si fosse volatilizzato. Per un’intera settimana, la giovane lo aveva inutilmente cercato in tutti gli angoli dell’università, ma la sua ricerca si era risolta in un nulla di fatto. La ragazza sentiva, però, che doveva assolutamente spiegargli la sua situazione e, nel particolare, confessargli la sensazione che lei, da qualche tempo, provava ogni qualvolta aveva modo di incontrarsi con lui.

In effetti, nonostante Addison non riuscisse ancora a ‘decifrare’ del tutto i suoi reali sentimenti per il ragazzo, sentiva un gran bisogno di confidarsi con lui e, innanzitutto, di aggiustare le cose. Non riusciva a sopportare l’idea che Ethan pensasse che lei si vergognasse di lui, perché non era affatto così. E in un modo o nell’altro, avrebbe dovuto dimostrarglielo.
Ancora in sovrappensiero, la studentessa prese l’occorrente e si avviò in tutta calma verso quel magico bosco dai mille colori. Non appena vi arrivò, si accorse di essere completamente sola. Completamente sola in un posto a lei quasi sconosciuto. D’altronde, quasi nessuno poteva sapere dell’esistenza di quel bellissimo posto. Il monopolio della città di Los Angeles non consisteva certo nel patrimonio naturalistico, quanto nei numerosi grattacieli che costellavano il quartiere di Hollywood e dintorni.

Visibilmente colpita da quell’assoluto silenzio, Addison si distese vicino a un albero. Guardandosi poi intorno con maggiore attenzione, si accorse di essersi seduta proprio nel punto esatto in cui lei ed Ethan si erano sistemati la prima volta. Sopra quel bellissimo letto di foglie ormai rinsecchite. La giovane sorrise tra sé, fermamente convinta che l’ispirazione non avrebbe, anche stavolta, tardato ad arrivare.

Alle volte, però, è davvero molto semplice cadere nella ‘trappola’ concernente l’assoluta convinzione di poter fare un qualcosa senza l’ausilio degli strumenti giusti. Eppure, lei aveva tutto ciò di cui aveva bisogno: una matita, una gomma e un foglio bianco che aspettava solamente di essere riempito da un bellissimo e stupefacente outfit all’ultima moda. Ma forse, le mancava ancora qualcosa. O meglio, qualcuno.

Cercando invano di non pensarci, provò comunque a disegnare uno schizzo ma, d’improvviso, colta da una profonda rabbia, lo strappò violentemente, gettandolo a terra. Senza aspettare un minuto di più, la ragazza raccolse le sue cose e si recò in tutta fretta verso la Hollywood U, correndo pazzamente per il bosco come se fosse una fuggitiva.
 

 
***

 
“Thomas, tu cosa ne pensi? Thomas?”

L’uomo guardò la donna con aria decisamente assente e si limitò a domandarle:
“Di cosa?”

“Di quello di cui stavamo parlando...” precisò lei, alquanto sbigottita dalla sua disattenzione. “Va tutto bene? È la prima volta che ti vedo così distratto durante i nostri soliti discorsi. C'è forse qualcosa che ti turba?”

“Sono solamente un po’ stanco Priya, non agitarti.” la rassicurò lui. “In fondo, sono tornato a Los Angeles soltanto una settimana fa... E adesso eccomi di nuovo qui ad affrontare altre scomode situazioni.”

La donna si sedette di fronte a lui, quasi nutrisse il presagio che il professore volesse sostenere con lei una lunga conversazione.

“Ti capisco, partire con così poco preavviso sarà stato indubbiamente stressante. A ogni modo, non credo sia quello il motivo per il quale tu sia così assente stamane.”

“Stai forse insinuando che ci sia dell’altro? Perché se è così, ti assicuro che faresti meglio a dirmelo subito. Non amo giocare agli indovinelli.”

“D’accordo Thomas, adesso calmati.” rispose Priya, guardandolo con aria rassicurante. “La tua supposizione, comunque, è esatta. Insomma, deve esserti sicuramente accaduto qualcosa perché, dalla tua faccia, non mi sembra il caso che tu oggi debba trovarti all’università. Il tuo stato non mi sembra dei migliori...”

“Quale stato?” ribatté lui. “Ti ricordo che qui ho del lavoro da sbrigare.”

“E io ti ricordo che anche tu, ‘Mr. Factotum’, hai una vita privata della quale non ti importa minimamente!”

“Lo hai detto.” rispose lui, leggermente irritato. “Non mi importa un fico secco della mia vita privata. Tutto ciò di cui ho bisogno è rimanere qui, in questo ufficio, ad amministrare i miei affari professionali. Non ho tempo da dedicare a me stesso.”

“È proprio qui che ti sbagli, mio caro. Senti, puoi dirmi cosa ti è successo? Sono forse insorti dei problemi familiari di grave entità? O è successo qualcosa a San Francisco?”

“No, no... Nulla di tutto questo.” sospirò Hunt. “Non è accaduto nulla di importante. In questo preciso momento ho solamente bisogno di stare da solo. Potresti concedermi questo favore?”

A quelle parole, Priya si alzò. Conosceva benissimo Hunt: tentare di farlo parlare quando non voleva sarebbe stato totalmente inutile. Inutile ma, soprattutto, controproducente.

“Come desideri, Thomas. Ma non dimenticare una cosa importante: sarò sempre pronta ad ascoltarti, qualora tu voglia confidarti con me.”

Non appena la donna chiuse la porta, Hunt tornò finalmente a respirare. Sopportava a malapena tutta quella smisurata preoccupazione nei suoi confronti. E Priya lo sapeva fin troppo bene. Eppure, la donna continuava a commettere l’errore di immischiarsi eccessivamente nei suoi affari personali. Quegli affari che egli doveva risolvere da solo, senza l’aiuto di nessuno.

Visibilmente stanco, aprì il cassetto della sua scrivania. Doveva guardare quella foto almeno un’ultima volta, prima di mettersi seriamente a lavorare. È vero, quei ricordi legati a quella fotografia appartenevano ormai al passato ma, in qualche modo, continuavano a perseguitarlo. E Thomas si limitava ad assecondare ancora quell’assurda condizione. Non era infatti ancora riuscito a gettarsi tutto alle spalle, nonostante qualcosa fosse cambiato negli ultimi tempi... Nonostante qualcuno gli stesse mostrando una visione della vita completamente differente di cui era stato testimone soltanto in gioventù.

Hunt tastò con foga ogni angolo del cassetto, alla disperata ricerca di quella foto. Ma quella foto era scomparsa... Eppure, il professore avrebbe giurato che si trovasse lì dentro. Aprendo un altro scomparto, l’uomo si accorse nell’immediato del disordine che vi regnava, e un vago sospetto gli si insinuò nella mente.
 
Chi diavolo poteva aver frugato tra le sue cose?
 

 
***

 
“Allora, amico mio? Trovato qualcosa?”

“Niente... Non ho trovato assolutamente niente!” esclamò Wilson, cercando invano di trattenere la rabbia. “Quello sciocco di Hunt non conserva assolutamente nulla di importante nel suo ufficio. Soltanto questa insulsa fotografia.”

Wilson la tirò fuori dalla tasca della sua giacca e la mostrò a Malcom.

“Wow... È davvero una bellissima donna... Chissà chi sarà... Tu non ne sai niente amico mio, non è vero?”

“Non fare il sarcastico e dammi quella foto, per favore. Questi sono affari che non ti riguardano. È successo molto tempo fa. E non riesco proprio a capire perché Hunt si ostini a tenere questa foto dentro il suo cassetto come se quella donna ivi raffigurata rappresentasse il suo angelo custode.”

“Cerca di capirlo...” rispose Malcom, fingendosi compassionevole. “Hunt dovrà sentirsi completamente solo e alquanto affranto per ciò che è successo molti anni fa. Non è affatto semplice dimenticare il passato.”

“Concordo. E vorrei poter trovare il modo di utilizzare a mio vantaggio questa sua personale ‘disgrazia’. Ma non so davvero come fare.”

“Beh, per lo meno sappiamo che, a livello familiare, il rapporto tra lui e i genitori è ormai totalmente inesistente.”

“E questo non può che farmi un immenso piacere.” rispose lui, sorridendo compiaciutamente. “Sai, ho parlato con suo padre, qualche giorno fa.”

“Ma non mi dire... Hai parlato con il celeberrimo Mark Hunt?”

“Esatto. Proprio lui. E come da lui espressamente confermato, il diverbio tra lui e Thomas non si è mai appianato da quando suo figlio ha deciso di seguire la sua strada andando contro il volere della sua famiglia.”

“Immagino. Ma non mi sorprende affatto il comportamento di suo padre. È sempre stato un uomo dall’assoluto – e a mio parer eccessivo – rigore. Persino nei suoi film è possibile riscontrare questo suo rigido lato caratteriale.”

“Non hai tutti i torti, in effetti. Non si può certo non dire che Hunt non abbia ripreso da lui.”

“Tornando all’ufficio di Hunt... Sei veramente sicuro di non aver trovato nessun altro elemento degno di nota?”

“Chissà, magari se fossi venuto con me nel suo ufficio anziché bighellonare qui nel tuo studio, avrei giovato del tuo acutissimo senso di osservazione...” rispose Jack, alquanto irritato.

“Hey amico, non ti permetto di parlarmi così.” sentenziò Stone, mettendosi sulla difensiva. “Sai benissimo che non potevo... Ero oberato di lavoro. L’organizzazione di questo maledetto Festival del Cinema mi sta facendo letteralmente impazzire.”

“D’accordo, d’accordo, lascia stare...” disse Wilson facendo un cenno con la mano al fine di spegnere la discussione. “Non devi spiegarmi niente... È che sono solo un po’ nervoso perché non sono riuscito a cavare un ragno dal buco, ecco tutto.”

“Ne sei davvero sicuro?”

“Beh, un’altra cosa ho trovato, in verità.”

“Cosa?”

Con estrema lentezza e con una punta di vago sospetto, Wilson tirò fuori qualcosa e lo poggiò delicatamente sul tavolo del collega, alquanto stupito da ciò che i suoi occhi avevano appena visto.

“Questo.”
   
 
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