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Autore: nanbax94    05/04/2020    0 recensioni
E se Lord Voldemort avesse avuto un figlio con Bellatrix?
Non per amore, ne per piacere.
Lui non conosce queste cose, nella sua mente esiste solo il potere.
E quale modo migliore di mantenerlo una volta ottenuto se non quello di addestrare un erede a propria immagine e somiglianza?
Un erede da allevare con i propri ideali.
Qualcuno in cui instillare un fanatismo assoluto, e un timore tale che non possa mai ribellarsi al proprio creatore.
Ma accade sovente che le cose non vadano secondo i propri piani.
Esistono il 50% di possibilità che un figlio voluto maschio nasca in realtà femmina.
Ed esiste la possibilità che dando troppo peso a delle profezie, esse condizionino la nostra esistenza.
E questo Tom Riddle l'ha imparato a proprie spese, perché nel momento in cui interviene il destino non esiste niente che tu possa fare....
Questa è la storia di un erede maledetto, che non sarebbe mai dovuto venire al mondo.
Questa è la vita di Adhara.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Contrariamente all'esterno, l'interno della sala comune di Serpeverde non era così male come aveva pensato: erano sbucati su un'ampia stanza circolare in mattoni, alla cui estremità opposta era presente un enorme camino, il più grande che avesse mai visto; qua e là disseminati per la stanza c'erano divani e poltroncine di ogni tipo, tutti decorati con i colori verde-argento delle serpi. Almeno una cosa buona c'era, il verde era sempre stato il suo colore preferito. Persino il maglioncino che portava in quel momento era verde, confezionatole su misura dalla mamma il natale precedente.
Ad ogni angolo disponibile c'erano le fiaccole dalla fiamma verde brillante, come quelle che avevano visto prima nelle gallerie di scarico – pardon, nel corridoio – ne erano così tante che l'intera sala risplendeva di una luce verdolina, quasi come se qualcuno le avesse messo agli occhi delle lenti colorate di verde.
Con un grugnito Flitt indusse gli studenti del primo anno ad arrestare l'avanzata al centro della stanza, mentre i Serpeverde degli anni superiori li superavano caoticamente, regalando loro occhiate sprezzanti per rimarcarne lo status di appartenenza, matricole.
«Le ragazze da questa parte» fece segno la Fusson di seguirla; Ada e Daphne salutarono velocemente Theo, affrettandosi per raggiungere le altre tre studentesse del primo anno. Tra loro c'erano ovviamente la Parkinson, quella dal nome originale e un'altra ragazza che però non conosceva; era una piccola figura esile, persino più bassa di lei, dall'aria consunta, quasi malaticcia.
«Davvero dovremmo dividere la stanza con loro?», chiese lievemente preoccupata Adha a Daphne dopo aver svoltato all'ennesimo corridoio. «E qualcuno dovrà darmi una mappa di questo posto se devo vivere qui, il mio senso dell'orientamento è scappato di casa quando ero piccola!»
«Non preoccuparti, hai sempre mio cugino disposto a farti da guida in cambio di occhiatine dolci», scherzò la bionda. «Purtroppo sì, saremo in camera con la principessa della purezza e le sue ancelle», commentò Daphne, senza preoccuparsi minimamente di abbassare la voce, incurante dell'eco strabiliante di quel posto. La Parkinson, sentendosi chiamata in causa, si girò e fulminò le due con un'occhiata assassina.
«Andiamo Pansy, lascia stare...», disse una delle sue amiche, quella pienotta, impedendo alla ragazza di fermarsi, trascinandola quasi per il braccio; data la palese differenza di stazza tra le due Pansy non poté far altro se non assecondarla, probabilmente a malincuore.
«Eccoci arrivate!», esclamò il prefetto di Serpeverde poco dopo, bloccandosi di colpo davanti ad un piccolo portoncino. «Vedete di non fare casini e farci perdere punti preziosi», le avvertì puntando contro tutte loro l'indice a turno.
Detto questo sparì nel corridoio, senza aggiungere altro, lasciando le cinque ragazze attonite.
La Parkinson si riprese velocemente sbuffando e si affrettò ad entrare nella stanza, probabilmente per accaparrarsi il letto migliore.
«Se permettete, i puri di sangue entrano prima della feccia», commentò senza riferirsi a nessuno in particolare, ma Ada sapeva che quella frase dispregiativa era rivolta a lei. Non che le importasse chissà cosa di quello che la Parkinson pensasse di lei, avrebbe potuto comporre sul suo nome centinaia di giochi di parole diversi, che la ragazza carlino neanche avrebbe capito; tuttavia, decise di ignorarla, rimandando successivamente la vendetta - perché vendetta era il suo secondo nome – e seguì Daphne all'interno della stanza.
 
Finalmente si ragiona!
 
Letti. Grandi, enormi, letti. Cinque bellissimi baldacchini circondati da tende di velluto verde scuro.
Sicuramente le stanze del castello erano state stregate per ampliarsi magicamente e contenere praticamente un appartamento intero per ogni stanza dei dormitori. Dora una volta aveva provato a fare un incantesimo del genere su una borsa. Tuttavia qualcosa doveva essere andato irrimediabilmente storto, perché gli oggetti che vi aveva riposto – o perlomeno pensava di avervi riposto – erano tutti spariti, volatilizzati nel nulla. Invece di un ripostiglio aveva creato una specie di buco nero fagocita tutto. Soltanto un enorme ghiacciolo al limone aveva potuto consolarla da quella tragica circostanza.
I loro bauli erano già stati portati al fianco di ogni letto corrispondente ed Adha si beò dell'espressione di delusione comparsa sul volto della Parkinson, che doveva aver capito che in quella stanza persino i letti erano assegnati.
Con sollievo vide la sua nuova nemica sedersi sul letto dal lato opposto al suo, che era invece vicino a quello di Daphne.
Troppo stanca per parlare ancora – in fondo aveva solo 11 anni e doveva essere molto tardi – recuperò il pigiama sotto strati e strati di vestiti accuratamente piegati e si spogliò velocemente, infilandosi poi sotto le coperte.
«Buona notte, Ada», bisbigliò Daphne da dietro i tendaggi. «Spero di riuscire a svegliarmi domani!»
 
Buona notte!
 
Pensò, ma non riuscì a dirlo. Forse aveva mangiato un po' troppo, perché era come paralizzata, ancorata al letto; come se un peso le schiacciasse sempre più sullo sterno, mentre gli occhi si chiudevano da soli, incapaci di rimanere aperti un minuto di più.
Fece un sogno molto strano: c'era qualcuno nella stanza ed era lì, vicino al suo letto. Si sentiva sussurrare nell'orecchio.  Quella voce le stava dicendo che aveva fatto un'ottima scelta ad andare a Serpeverde – avrebbe voluto rispondere come in realtà non avesse scelto affatto, neanche aveva avuto tempo di pensare che il cappello le era stato sfilato – che era sempre stata destinata a quel dormitorio. La voce diceva che era potente, che la forza in lei era grande... diceva che poteva fidarsi di Raptor, che lui l'avrebbe aiutata - ma a far cosa? – diceva che presto l'avrebbe raggiunta e che niente e nessuno avrebbe potuto più separarli... e che sarebbero stati una cosa sola per l'eternità...
Tutta la tensione accumulata abbandonò di colpo il suo corpo e Ada si destò di soprassalto, madida di sudore e scossa dai brividi.
Si girò dall'altra parte tremante e riprese sonno mentre frammenti di sogno – perché doveva essere per forza un sogno causato dall'abbuffata della sera prima – cominciava a scivolare via dalla sua memoria.
Il mattino dopo non ricordava più nulla.
 
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Il quinto membro femminile del primo anno Serpeverde si chiamava Rosy Roisier.
 
Beh, perlomeno i maghi sanno fare le assonanze
 
Era una ragazza di corporatura molto esile – quasi precaria – che in quel momento sedeva accanto ad Adha, in ultima fila nella classe di trasfigurazione. Teneva la testa bassa e aveva proferito sì e no due parole da quando Adha si era presentata. Conosceva già il suo nome – Daphne aveva provveduto egregiamente al riguardo - ma le era sembrato carino presentarsi lo stesso, anche se una settimana dopo l'inizio della scuola... fortuna che Bernadette era lontana dalle sue cattive maniere.
 
Ad ogni modo di certo la Roisier non poteva essere peggio della Parkinson.
 
Niente era peggio della Parkinson.
 
Quella mattina, come tutte le altre mattine, Rosy in classe aveva evitato tutto e tutti e si era seduta in silenzio nell'angolo più solitario dell'aula. Nessuno aveva badato a lei, come se fosse invisibile.
Lo stesso non si poteva dire per Ada: era inseguita da una miriade di bisbigli ogni volta che passava vicino ad un gruppetto dei suoi compagni di casa. Come aveva "temuto" suo cugino non le stava facendo proprio una buona pubblicità, aiutato anche dalla sua ombra – ehm, fidanzata – mettendo in giro voci circa le poco agiate condizioni economiche dei suoi genitori. Quindi oltre che mezzosangue voleva anche farla passare per povera.                                          Tuttavia, lei non dava importanza alle voci, forse suo padre non era ricco come Lucius Malfoy, ma almeno lui i soldi li guadagnava onestamente.
Fortunatamente, Daphne e Theodore erano molto discreti con lei, non le avevano posto domande inopportune al riguardo in quella prima settimana di scuola. Stava stringendo un buon rapporto di amicizia con loro ed era orgogliosa di sé stessa.                                                         Non aveva ancora detto ai suoi in che dormitorio era finita, nonostante le scrivessero lettere ogni giorno.  Probabilmente da un momento all'altro avrebbe ritrovato l'intera famiglia a scuola a vedere con i propri occhi la sua casa di appartenenza. 
 
«La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete ad Hogwarts», disse in quel momento la McGranitt passeggiando tra i banchi per ottenere l'attenzione di tutti gli alunni. «Per questo motivo esigo il massimo impegno da ciascuno di voi» aggiunse scrutandoli a turno. Si soffermò in particolare su Harry e Ron, probabilmente perché quella mattina erano stati gli unici ad aver osato arrivare in ritardo: Ron aveva appena esclamato il suo sollievo per essere riuscito a farla franca che la professoressa si era trasfigurata, dal bellissimo gatto soriano appollaiato sulla scrivania, all'arcigna donna che in quel momento passeggiava tra i banchi dettando istruzioni complicatissime che tutti si affrettarono a scrivere, persino Malfoy.
 
Al termine della lezione, solo Ada ed Hermione erano riuscite a portare a termine il compito del giorno: trasformare un fiammifero in un ago; quello di Hermione era argentato ma il corpo principale ancora di legno; Ada era riuscita a trasfigurare il suo legnetto in un ago funzionale, acuminato, argentato, con tanto di buco per passare il filo. Era un ago in tutto e per tutto, come quelli che usava sua madre per cucire. La professoressa sembrava essere rimasta stupita e dopo averla guardata con attenzione le aveva assegnato cinque punti, mentre ad un Hermione sbuffante aveva rivolto un piccolo sorriso di incoraggiamento.
Malfoy come al solito aveva blaterato sulla fortuna sfacciata dei mezzosangue, ma lei lo aveva ascoltato solo marginalmente, troppo euforica per il risultato ottenuto. Quasi le venne da congratularsi con il piccolo bastoncino di legno che stringeva tra le mani – la sua bacchetta – per l'ottimo lavoro svolto. La possedeva solo da poche settimane, eppure la sentiva già come un prolungamento del suo braccio, addirittura di sé stessa.                                                                            Non era stato facile trovarla. Tra tutte le bacchette di Olivander non ce n'era nessuna che andasse bene per lei: alcune sprizzavano scintille, altre sembravano inerti e con una aveva addirittura appiccato fuoco al negozio. Alla fine sua madre aveva suggerito all'uomo di fabbricarne una ''personalizzata". Un po' scocciato aveva iniziato a prenderle ogni tipo di misura, lunghezza del braccio, circonferenza della testa, persino la distanza degli occhi e dopo circa un'ora le aveva cacciate di malo modo dal negozio.
 
Pochi giorni prima dell'inizio della scuola era arrivata, incartata in una bellissima scatola di velluto. Impaziente l'aveva presa tra le mani, mentre sua madre la guardava emozionata.
Era di un legno bianco - che scoprì poi essere tasso – finemente intagliato, con ghirigori che partivano dalla base e si diramavano fino all'estremità. Al tatto era calda, come se a contatto con la sua pelle sprigionasse la propria energia. Era lunga 13 pollici e mezzo e rigida. Sembrava la cosa più resistente che avesse mai preso tra le mani, nonostante l'aspetto apparentemente fragile.
Nel bigliettino allegato aveva appreso che l'interno era costituito dal cuore di coccatrice. Una bacchetta alquanto strana, come aveva scritto lo stesso Olivander.
Adesso quella fantastica bacchetta le aveva regalato un piccolo traguardo di cui andare fiera. Sorridendo sovrappensiero, seguì Daphne e Theodore fuori dall'aula. 
 
 
Si recarono in sala grande per il pranzo, discutendo su quello che avrebbero mangiato.
«Cosa abbiamo dopo?», chiese Theo alla cugina.
«Pozioni doppie, ancora con i Grifondoro», disse la bionda entusiasta. «Da quello che ho sentito dire dalla Fusson, Piton favorisce sempre gli studenti della sua casa»
Adha volse lo sguardo all'interno della sala alla ricerca del professore in questione. «Potrebbe favorirci ancor di più se qualcuno di noi gli regalasse una bottiglia di shampoo», ribatté la mora ammirando con orrore la capigliatura lucida dell'uomo.
«Sono abbastanza sicuro che sia contro le regole della scuola parlare male dei professori», commentò Theo con un sorriso, mentre la bionda scuoteva la testa esasperata. «E non ho idea di cosa sia uno sciallo»
«Non credo che fare un'ovvia constatazione sia parlar male di qualcuno», rispose la mora tranquillamente, infilzando il suo pezzo di torta Black Forest. «E uno shampoo è una specie di pozione che usano i babbani per lavarsi i capelli»
 
«Però, ingegnosi questi babbani!», disse Theo affascinato, quasi avesse scoperto l'acqua calda o l'America. «Mi sono sempre chiesto come facessero a lavarsi»
 
«A volte mi domando come tu abbia fatto a finire a Serpeverde Theodore, è risaputo che quelli della nostra casa siano intelligenti», disse la bionda, guardando il cugino come se fosse una non meglio specificata forma aliena da studiare accuratamente.
 
«Io non ne sarei così sicura», ribatté Adha. «Insomma... guardate Tiger e Goyle», suggerì la ragazza, indicando con lo sguardo i due bestioni al centro del tavolo Serpeverde, impiegati a fare a gara a chi riuscisse ad infilarsi in bocca più bignè. «Sono certa che il nobile Salazar Serpeverde non stesse pensando a loro quando creò gli ideali della nostra casata. Probabilmente in questo momento si starà rivoltando nella tomba, senza offesa Theodore»
 
«Ma prego, offendetemi pure come volete, tanto io non ho sentimenti, no?!», berciò il moro indispettito, aggredendo una tartelletta alla frutta famelicamente, la cui unica colpa in quel momento era quella di essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato - o giusto, a seconda dei punti di vista.
 
 «Smettila di fare la femminuccia Theo, fortunatamente tu non sei rivoltante come quei due», disse la bionda; il suo era un dono, riusciva ad insultare e a fare un complimento nello stesso tempo. «E poi condividiamo lo stesso sangue, quindi sarebbe stato impossibile»
 
«Grazie Daphne, tu sai sempre come sollevarmi il morale», rispose il moro, lanciandole un'occhiataccia.
 
«In ogni caso dovremo aver a che fare spesso con Piton, quindi meglio non contrariarlo», suggerì la bionda. Continuarono il resto del pranzo in silenzio, troppo stanchi da quella settimana che sembrava essere interminabile.
 
 
Le lezioni di pozioni si svolgevano in una delle celle delle fogne – pardon, sotterranei – una stanza fredda e senza finestre. Quasi le venne da congratularsi col professore appena vide l'arredamento della stanza: lungo le pareti c'erano barattoli di vetro con all'interno animali galleggianti. Daphne a quella vista si esibì in un'espressione schifata, mentre Adha sorrise come una bambina alla vista delle bancarelle di dolciumi.
Ormai si stava abituando al clima di quel posto, lo stesso non si poteva dire dei suoi colleghi Grifondoro che rabbrividivano ogni cinque minuti, alcuni perfino battendo i denti per il freddo. Non aveva avuto modo di scambiare molte chiacchiere con il nemico in quei giorni, troppo indaffarata a dividersi tra una lezione e l'altra, ma al termine di pozioni fu sicura di una cosa: Piton odiava Harry.
 
Come gli altri insegnanti, anche Piton iniziò la lezione prendendo il registro e iniziando l'appello e sempre come gli altri, giunto al nome di Potter si fermò.
«Ah, vedo», esordì con voce melliflua. «Harry Potter. La nostra nuova... celebrità»
Malfoy e altri Serpeverde nascosero un ghigno dietro la mano, mentre Ada si accigliò.
Malfoy stesso si comportava come se fosse una star, come se fosse un Dio sceso in terra, perché Piton non diceva nulla al riguardo e, anzi, sfotteva Potter come se la sua fama fosse voluta? La cosa non le quadrava e si ripromise di investigare.
Con un ghigno di disprezzo ben dipinto sul volto Piton finì l'appello, alzando poi lo sguardo sulla classe.
«Siete qui per imparare la delicata scienza e l'arte esatta delle pozioni» cominciò. Le sue parole erano poco più di un sussurro, ma dette con una tale autorità che ai ragazzi non ne sfuggiva neanche una: in pratica Piton era la versione Serpeverde della McGranitt, persino l'abbigliamento austero era lo stesso; si domandò se frequentassero lo stesso emporio, magari andavano persino insieme a fare shopping; consigliandosi a vicenda su quale cupo colore sarebbe stato più opportuno per eliminare qualsiasi residua voglia di vivere dai propri studenti. «Poiché qui non si tratta di agitare una bacchetta, molti di voi stenteranno a credere che si tratti di magia. Tuttavia...  io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte...  sempre che non siate una manica di teste di legno»
Anche in seguito a questo discorso ci fu solo un lungo silenzio intimorito. La mora, vide parecchi studenti scambiarsi occhiate dubbiose, forse indecisi se ritenersi offesi o meno dall'insulto neanche troppo velato che Piton aveva rivolto loro.
Hermione era seduta sul bordo della sedia e sembrava non vedesse l'ora di dimostrare che lei non era una "testa di legno". Ada l'aveva subito inquadrata, era la classica cocca dei professori, niente di più lontano di lei in pratica. Bernadette avrebbe pagato borse di monete d’oro sonanti per avere un’allieva disciplinata come Hermione.
«Potter», disse d'un tratto Piton. «Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia?»
 
Radice in polvere di cosa? In infuso di cosa?
 
Adha, vide Harry lanciare un'occhiata a Ron, che appariva anche lui alquanto sconcertato; Hermione invece, era già lì con la mano alzata.
«Non lo so, signore» disse Harry.
 
Daphne, nella postazione avanti quella di Adha, si batté una mano sul capo sconsolata. «Ormai è segnato» mormorò sottovoce. Le labbra di Piton si incresparono in un ghigno, «Bene, bene, bene... è chiaro che la fama non è tutto»
 
Ignorò la mano alzata di Hermione e continuò la sua tortura. «Proviamo ancora Potter, dove guarderesti se ti chiedessi di trovarmi una pietra di bezoar?»
 
Hermione, con uno scatto da primato alzò la mano più in alto che poteva senza alzarsi dalla sedia, in volto l'espressione di chi non vede l'ora di liberarsi di una preziosa perla di conoscenza.
 
Malfoy, Tiger e Goyle si sbellicarono dalle risate, apparentemente incuranti di un possibile rimprovero da parte di Piton, che ormai era chiaro, non sarebbe arrivato. Cosa ci fosse da ridere poi, Adhara proprio non lo sapeva; dubitava che qualcuno dei suoi compagni avesse aperto qualche libro prima dell'inizio della scuola. Lei stessa l'unico che aveva degnato di uno sguardo era stato il libro di difesa contro le arti oscure, alla ricerca di informazioni su vampiri e licantropi. Tuttavia, non aveva trovato niente di rilevante, a parte la schizzinosità dei vampiri nei confronti dell'aglio, probabilmente non erano argomento di studio di quell'anno; aveva abbandonato la consultazione, relegando il libro insieme agli altri, sul fondo del baule.
 
Harry, che probabilmente non aveva idea di cosa fosse un bezoar scosse la testa. «Non lo so signore»
 
Piton continuò imperterrito ignorando la mano alzata della capellona Grifondoro, alias Hermione. «E... Potter, qual è la differenza tra l'Aconitum Napellus e l'Aconitum Lycocotonum?»
 
A questo punto, la capellona si alzò in piedi, con la mano protesa verso l'alto, come se volesse toccare il soffitto.
 
«Non lo so», disse Harry tranquillamente. «Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei?»
 
Però! Hai capito Potter!
 
Alcuni risero ma Piton, che probabilmente aveva lasciato nel dimenticatoio l'umorismo insieme al suo shampoo, non lo trovò affatto divertente. «Sta seduta!», ordinò secco alla ragazza, che si afflosciò sulla sedia come un palloncino sgonfio. «Per tua informazione Potter, asfodelo e artemisia fanno parte del distillato della morte vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Per quanto riguarda gli Aconiti citati prima sono la stessa pianta, meglio nota anche come Aconito strozzalupo. Beh, perché non prendete appunti», ruggì sfidando gli studenti con lo sguardo. «E per la tua insolenza Potter, meno dieci punti a Grifondoro!»
 
Eh si, sarebbe stata una lezione molto, molto, lunga.
 
 
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buona sera!
 
Prima ho dimenticato di ringraziare tutti quelli che hanno letto i capitoli precedenti, quindi grazie ragazzi, mi ha fatto davvero molto piacere :D
 
Grazie in anticipo, a coloro che vorranno leggere/recensire, il lettore è fondamentale per lo scrittore, soprattutto per una dilettante come me XD
 
Detto questo, passiamo alle cose interessanti!
 
La bacchetta di Adhara è un mix tra quella di Colui-che-non-deve-essere-disturbato (ehm, nominato) e Bellatrix-sonoschizzata-Lestrange, in più ha qualcosa di Adha, chiunque riuscirà ad indovinare correttamente quali sono questi tre elementi riceverà un piccolo spoiler tramite messaggio privato XD
 
Un saluto gente
 
 
   
 
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