Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Crudelia 2_0    05/04/2020    8 recensioni
«Ginny» iniziò tormentandosi le mani e senza avere il coraggio di guardare l’amica «non metterò quell’abito, è troppo piccolo».
«Ma che dici, Hermione? Abbiamo la stessa taglia» Ginny la guardava con le sopracciglia corrugate, uno strano presentimento aveva iniziato a farsi strada nella sua mente.
«C’è un motivo se ho scelto di non frequentare Hogwarts il prossimo anno e dare soltanto gli esami».
«Lo so. Non mi hai ancora voluto dire di cosa si tratta, ma so che c’è un motivo» sussurrò Ginny. All’improvviso sostenere quella conversazione ad alta voce era diventato troppo difficile.
«A villa Malfoy, dopo che Bellatrix aveva finito con me, mi ha dato in mano a Greyback » disse Hermione con tono incolore.
«Sì» rispose Ginny con la bocca asciutta. Incrociò lo sguardo dell’amica e sentì gli occhi riempirsi di lacrime: non aveva finito, ma già aveva capito.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: buona domenica a tutti! Come sempre, come prima cosa vi ringrazio: siete sempre di più e le vostre recensioni mi rendono felicissima. Oggi capitolo lungo e, anche se non era ancora mia intenzione, più cupo del solito. Inoltre, è abbastanza importante per i prossimi capitoli.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Un abbraccio,
Crudelia
 
 
 
 
 
Sorprese
 
 
 
 
 
 
Vivere tra i babbani costituiva una serie di sacrifici che Severus si era trovato ad accettare senza pensarci. In fondo, per lui, nato e cresciuto senza poter usare la magia, non era stato particolarmente difficile.
Il suo mantello, ad esempio, era uno di questi sacrifici e forse, pensandoci, l'unico che gli mancava.
Non rimpiangeva la sua vita: la tecnologia sopperiva alla mancanza della magia in modi comodi e puliti. Ad ogni invenzione non si sorprendeva come Arthur Weasley, con stupefatta ammirazione, e questo era forse l'unico motivo per cui poteva ringraziare suo padre.
In ogni caso, quando il telefono iniziò a squillare impiegò un paio di secondi a capire cosa fare. Riceveva telefonate così di rado che si dimenticava dell'apparecchio fino alla volta successiva in cui avesse iniziato a suonare.
«Pronto?» rispose perplesso, le sopracciglia aggrottate.
«Professore?»
«Granger?»
«Oh, ha funzionato, non ci speravo davvero!» la risata al telefono gli fece capire che sì, era lei, non uno scherzo.
«Posso chiederti come fai a sapere che ho un telefono?»
«Non lo sapevo, ma lo immaginavo. Siamo uguali, noi due, cerchiamo di vivere tra i babbani al massimo delle nostre possibilità»
Sebbene la logica fosse impeccabile, Severus impiegò un po' a rispondere. Siamo uguali, quelle parole continuarono a rimbombargli nella mente distaccate dal contesto.
«E come fai ad avere questo numero?»
Lei tossicchiò, probabilmente imbarazzata. «Guida telefonica» disse infine.
Severus rimase in silenzio, quasi per abitudine. Alla fine, si costrinse a dire «Ah», ricordandosi che lei non poteva vedere la smorfia di disapprovazione che gli storceva la bocca.
«Ho chiamato perché vorrei chiederti un favore» disse lei dopo alcuni di silenzio in cui la linea ronzò vuota tra loro.
«Lo aggiungerò alla lista» rispose Severus, senza traccia di reale rabbia nella voce. Ma lei questo lo sapeva, anche senza vederlo, e rise.
«Si tratta di Kathleen»
Certo che si trattava di Kathleen, tutto riguardava Kathleen. Per quale altro motivo l'avrebbe chiamato, per fare due chiacchiere?
Suvvia. Severus stava invecchiando, ma non stava diventando stupido. Se non fosse stato per la bambina lei non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, avvicinandosi in modo tanto compromettente.
Era per questo che doveva tenerla lontana, sebbene ogni volta che la vedesse non riusciva a frenare le mani dal toccarla.
«Vorrei... Ecco, oggi è venerdì e... Kathleen...»
«Avanti, Hermione. Non puoi scagliare la pietra e nascondere la mano»
Lei sospirò rumorosamente prima di ricominciare a parlare, in tono lento. «Oggi è venerdì, e io starò al Ministero fino alle sette»
«E allora?» domandò, scontroso, quando lei non proseguì.
«Mi chiedevo...»
«Se potessi andare a prendere la bambina?»
Hermione non rispose subito, e Severus capì di aver indovinato. Non avrebbe ammesso che, in fondo in fondo, ci aveva sperato. Che apprezzava la presenza della bambina, ma, soprattutto, il suo modo di porsi, così spigliato e affettuoso.
«Non è un obbligo. So che sei impegnato e»
«Hermione...»
«A Kathleen farebbe piacere» concluse lei in fretta, interrompendolo.
«Va bene»
«Davvero?»
«Non farmi rimangiare ciò che ho detto» disse alzando gli occhi al cielo, ma poteva permettersi di sorridere, senza che lei lo vedesse.
«Grazie! Davvero, grazie. Non so come ringraziarti»
«Non ce n'è bisogno» sospirò lui. Ed era vero.
Avrebbe preso la bambina, le avrebbe viste ancora per qualche settimana, il tempo di accertarsi che la pozione funzionasse davvero, e poi le avrebbe lasciate andare. Fino alla luna piena, si diceva.
Avrebbe fatto ciò che era giusto, come sempre. Non solo per la bambina, che si meritava un padre degno di portare quel nome, ma soprattutto per Hermione. Non importava quanto lui ne avrebbe sofferto, quanto le sue labbra continuassero ad invitarlo, quanto i suoi sorrisi illuminassero le sue giornate.
Avrebbe conservato quei ricordi per un po', chiusi in un cassetto della sua mente. Li avrebbe accarezzati durante le notti silenziose e malinconiche che neanche la presenza di una donna riusciva a lenire, quando il morso dell'alcool diventava troppo profondo da sfociare nelle lacrime.
Le avrebbe conservate come una fotografia troppo bella da sciupare con sguardi continui, pensando a cosa sarebbe potuto essere se lui fosse stato un uomo diverso.
 
 
 
 
Severus era al limite del ritardo, ma era stata un'azione ponderata e approvata. Non aveva alcuna intenzione di accalcarsi con gruppi di genitori troppo desiderosi di rivedere i loro rampolli da ricordarsi di mantenere la distanza minima richiesta dall'educazione.
Era per questo che, quando finalmente varcò la porta del campo estivo, il sole aveva iniziato ad emanare la sua luce aranciata e le ombre ad allungarsi.
Il cortile, che la volta precedente aveva visto gremito di bambini, era adesso occupato da tre sole persone: un adolescente che ascoltava musica coricato su un muretto e due bambini intenti a giocare con la sabbia. Quando una di questi alzò lo sguardo Severus si accorse che era Kathleen.
La bambina sgranò gli occhi sorpresa, quasi sbigottita di vederlo lì, poi saltò in piedi e gli corse incontro, un sorriso enorme ad illuminarle il viso.
«Severus!» gridò placcandolo ai fianchi come l'ultima volta. «Sei venuto a prendermi?»
«Sì, Kathleen» rispose, senza riuscire a fare a meno di accarezzarle i capelli e ricambiare il sorriso.
Lei trattenne il fiato, gonfiando le guance. «E la mamma lo sa?» chiese trascinando l'ultima parola.
«È stata lei a chiedermelo» le assicurò Severus, il sorriso fermo agli angoli della bocca. Adesso capiva perché Hermione l'aveva stretta in quel modo quando aveva passato la giornata a casa sua: c'era un calore speciale nell'accoglienza di un bambino che è felice di vederti dopo un po' di tempo, nel modo in cui scintillano i suoi occhi e il suo corpo si protende per raggiungerti.
Severus ignorava quella sensazione, e ora nel provarla sentiva una stretta al cuore forte quasi da far male. O forse era sapere che ora che l'aveva scoperta, a più di quarant'anni, avrebbe dovuto lasciarla andare, e mai più provarla in vita sua.
Kathleen lo strinse ancora una volta. «Vado a prendere il mio zaino» disse, tornando ad alzare gli occhi su di lui. Poi, veloce com'era arrivata, si allontanò di corsa.
Severus la seguì con lo sguardo, prima che la sua attenzione fosse catturata da una donna che gli si stava avvicinando. Non era giovane come la ragazza che la prima volta l'aveva accolto, e vedendo una donna così matura capì che non avrebbe potuto cavarsela con un paio di frasi pungenti e uno sguardo truce.
«Salve, lei è...?» chiese quando gli fu di fronte. Sorrideva, ma c'era un lieve sospetto dietro le labbra tinte di rossetto.
«Severus Piton» rispose semplicemente. La donna non gli aveva teso la mano, e lui fece altrettanto.
«Mi chiamo Kate White, sono l'insegnante dei bambini» Severus annuì, non trovando niente da aggiungere. Che era un'insegnante l'aveva già capito, lo era stato per anni, riusciva a riconoscere il modo del tutto peculiare che avevano di muoversi tra gli studenti.
In quel momento arrivò Kathleen, cartella in spalla e sorriso al solito posto. «Possiamo andare?» chiese.
Severus non rispose, riportando lo sguardo sulla donna che aveva davanti che nel frattempo aveva stretto le labbra. Aveva una cartellina tra le mani, e questo era un altro motivo per cui Severus stava in guardia.
La signora White lasciò vagare lo sguardo da Kathleen a Severus, lo scrutò attentamente con gli occhi socchiusi e poi abbassò la testa sui fogli.
«Piton ha detto?» chiese, ma non si aspettava davvero una risposta. «Vediamo... Qui ho un signor Potter, diversi signori Weasley e anche una signora Tonks, ma nessun Piton. Per caso ha lei la delega?» finì, alzando gli occhi.
Severus la guardò un attimo perplesso. «Mi scusi?»
«È evidente di no» concluse lei, in un modo che a Piton ricordò spiacevolmente Dolores Umbridge. «La bambina non può venire con lei» sentenziò.
«Cosa?» gridò Kathleen dalla sua postazione al fianco di Severus. «Ma l'ha detto la mamma!» Continuò a protestare, la fronte aggrottata.
Severus le gettò un'occhiata cogliendo nel cipiglio la somiglianza con la madre. «Ci dev'essere un errore, signora. Hermione mi ha-»
«Hermione? La signora Granger?» lo interruppe.
Severus storse la bocca, ingoiando il disappunto con la voglia di precisare che, tecnicamente, era ancora signorina.
«Sì» disse tra i denti.
«Beh, è evidente che questo cambia le cose» borbottò, tornando con lo sguardo ai suoi documenti. A essere franco, Severus era stufo di ciò che per la donna era evidente: il suo soggiorno in quel campo era già durato troppo.
Sarebbe stato facile prendere la bacchetta, confonderla e andarsene. Avrebbe voluto, davvero.
Ma, ma. C'era sempre quel ma.
«Lei...» iniziò la donna, per poi bloccarsi di colpo. Severus la vide guardare Kathleen e poi lui, in fretta, alternando lo sguardo tra i loro occhi e i loro capelli neri. Vide la comprensione nascere dietro le sue retine e la sorpresa farsi largo sul suo viso. «Lei...?» ripeté, una muta domanda.
Ora, Severus ne aveva abbastanza di essere scambiato per il padre di quella bambina. Oh, si era affezionato, certo, non era così ipocrita da negarlo, ma esserne il padre?
No, era troppo.
Tuttavia, in alcune situazioni, mentire e fingere non poteva che giovare. Del resto, non era amico di un Malfoy per niente.
«Signora White» iniziò, sciogliendo le braccia per assumere una posa più accomodante. «Capisco le sue rimostranze, davvero, sono stato un insegnante anch'io. Ma vede, Hermione- la signorina Granger, mi ha...» indicò Kathleen con lo sguardo, sperando di essere compreso.
«Immagino lei conosca la loro situazione. Ciò che desidero» e si allungò per prenderle la mano, fissandola negli occhi. «È soltanto recuperare il tempo perduto... con Kathleen» e senza lasciarle gli occhi, si portò la mano alle labbra, sfiorandola. «Spero lei possa comprendere i desideri di un uomo pentito»
Quando la vide avvampare seppe di aver vinto, e si fece un appunto mentale di ringraziare Lucius e i suoi metodi.
 
 
«E poi sai cos'è successo oggi?» chiese Kathleen.
Stavano tornando all'appartamento di Severus, camminando tendendosi per mano sul marciapiede nella calda luce del tardo pomeriggio. Kathleen non saltava più, probabilmente troppo stanca dal pomeriggio passato a giocare: la mano che stringeva quella dell'uomo aveva il palmo sporco e le unghie cerchiate di nero.
«Mh?» rispose Severus.
La stava ascoltando davvero solo con mezzo orecchio. Non che non fosse interessato a quel che la bambina diceva, sebbene l'avesse stordito di chiacchiere appena lasciato il campo estivo, ma aveva la certezza che quel momento, la morbidezza della sua mano contro la sua, la sua voce infantile e acuta, sarebbero rimasti impressi in lui per più tempo di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere.
Si trovava in uno di quegli stati d'animo in cui tutto appare con nitidezza dolorosa, mantenendo comunque una calma piatta e apparente. Percepiva il mondo dietro un muro di vetro e lui, dall'altra parte, aspettava il momento in cui ciò che gli ruggiva nello stomaco sarebbe esploso.
Calma prima della tempesta, la chiamavano.
«Un bambino stava ridendo perché non ho un papà. Michael, si chiama» lo distrasse la bambina. «Ma sai cosa gli ho detto?»
Severus fece l'errore di immaginare che la bambina volesse davvero sentire una risposta, e ci pensò. Prima che formulasse una qualsiasi ipotesi (Kathleen rimaneva ancora un'incognita), lei ricominciò a raccontare.
«Gli ho detto: "L'hai visto chi mi ha accompagnato l'altro giorno? Guarda che è stato in prigione e se non mi lasci in pace te la vedrai con lui!" e se n'è andato di corsa. Che sciocco! Ma almeno non mi disturberà più. E comunque avevo deciso che-»
«Ferma, ferma!» la interruppe Severus. «Cosa gli hai detto?» Non si accorse di essersi fermato davvero, ma ora la guardava in faccia.
Lei alzò i grandi occhi su di lui con innocenza assoluta. «Che se non mi lascia in pace se la vedrà con te. Perché mi aiuti, no?»
«No, prima» la sollecitò, senza rispondere.
«Che ho disegnato gli alberi con le mani e la maestra mi ha detto che il mio era il più bello» rispose stringendosi nelle spalle.
Severus soppresse un sospiro spazientito. «Come sai che sono stato in prigione?»
«Aaah, quello. Me l'ha detto la mamma, prima di venire da te la prima volta»
Severus sbattè le palpebre, trovandosi senza parole da dire.
Lo sapeva, allora. L'aveva sempre saputo.
Perché non l'aveva mai guardato con paura, non si era mai sottratta alle sue mani?
Qualsiasi bambina sarebbe stata intimorita da lui, per Merlino, il figlio di Lupin lo era stato. Ma lei no, lo guardava sempre con quella fiducia incondizionata che adesso gli faceva venire voglia di abbracciarla, un istinto che non provava da anni.
E non hai paura? avrebbe voluto chiederle.
Ma sapeva la risposta: gli avrebbe detto no, con naturalezza. Perché per lei non era un delinquente, era il professore buono che l'aveva aiutata, perché così le era stato detto.
Ed eccolo, il fulcro della questione. Cosa le era stato detto.
Severus sapeva benissimo che nell'età in cui si trovava Kathleen le bambine ripetono pedissequamente comportamenti e parole dei genitori. Del suo caso, Hermione. Cosa doveva dedurne, che Hermione lo considerava assolto prima ancora di presentargli la bambina?
Impossibile, non dopo il suo comportamento vergognoso.
Eppure, lei era tornata. Ed era stata la sua perseveranza a segnare per la prima volta un punto a suo favore. Prima ancora della sua disperazione, dell'amore assoluto verso la figlia, della sua paura e della sua gratitudine.
Era stata la sua testardaggine a sbattergli in faccia che si era fatta donna.
«Che facciamo, andiamo?» chiese Kathleen, che aveva continuato a guardarlo, in attesa.
Severus annuì, troppo sopraffatto per parlare, e consapevole che ad ogni passo la scelta giusta diventava un macigno sempre più pesante. Ma, si ripeté, fino alla luna piena.  
 
 
 
Hermione aveva lo stomaco stretto.
Non che fosse una novità, ultimamente, ma quella sera le sembrava più un presentimento.
Era cominciato quella mattina, prima della telefonata a Severus, e aveva creduto fosse solo l'emozione di sentirlo dopo ciò che aveva fatto. Riflettendoci, più le ore passavano, più si sentiva peggio.
La telefonata era stata la causa. Si aspettava che lui l'avrebbe messa in imbarazzo o schernita per la sua audacia, forse si sarebbe addirittura scusato. Invece, nulla.
L'aveva sentito distante, quasi arreso. Non era la formalità che caratterizzava le loro conversazioni i primi tempi e neanche la freddezza che le aveva imposto quando avevano preparato la pozione per Kathleen insieme. Era come se si stesse allontanando, naufragando.
Si chiedeva se potesse essere una reazione al suo comportamento, ma, sebbene Severus avesse molti pregi, il tatto non era fra questi. Se avesse voluto allontanarla gliel'avrebbe detto, senza curarsi dei suoi sentimenti.
Giusto?
Forse. Ma era un pensiero che cozzava contro l'immagine delle sue dita che la accarezzavano lentamente.
In ogni caso, l'amarezza che aveva provato dopo aver riattaccato non aveva che confermato i suoi sentimenti. Se prima poteva ancora serbare dei dubbi,  ora le era impossibile.
Inoltre, la remota speranza che lui avrebbe ricambiato il favore invitandole a fermarsi a cena le fece premere il campanello in uno stato di agitazione evidente.
Ferma ad aspettare sull'anonimo zerbino restò ad ascoltare le voci che provenivano dall'interno. Le sembrava strano che Severus e Kathleen potessero fare tutto quel rumore, ma non ebbe il tempo di interrogarsi oltre che la porta si aprì.
«Ciao mamma!» disse Kathleen.
Hermione si abbassò prontamente ad abbracciarla, corrugando però la fronte. «Ciao, amore» rispose. «Come stai?»
«Bene» rispose Kathleen staccandosi. «Lo sai chi c'è? Lo zio Harry» disse rientrando, lasciandola sulla porta più perplessa di prima.
Harry?
Entrò in fretta sentendo al fondo della pancia l'ansia che si trasformava in apprensione.
«Harry!» disse arrivata in salotto. I due uomini stavano di fronte, Severus a braccia incrociate e palesemente contrariato. Non si voltò nella sua direzione, né diede segno di averla sentita.
«Ciao, Hermione» la salutò Harry, sforzandosi di stirare le labbra in un sorriso non riuscito. Era teso.
«Che ci fai qui?» chiese lei avvicinandosi. Inconsciamente, si spostò al fianco di Severus, fronteggiando l'amico. Quel gesto non passò inosservato a nessuno dei due uomini, sorprendendo Harry e peggiorando il cipiglio di Severus.
Harry si grattò la testa, in imbarazzo. «Dovevo controllare che Kathleen fosse qui» spiegò, criptico.
«Cosa intendi? Certo che era qui, ho chiesto io a Severus di prenderla» chiarì Hermione, cercando di capire cosa non andava. Nella casa c'era una tensione che non le piaceva, anche Kathleen aspettava silenziosa al suo fianco, facendo rimbalzare lo sguardo tra gli adulti.
«Mancava la delega» intervenne Severus per la prima volta. La voce, seppur tranquilla, tradiva una vena di rabbia che Hermione registrò con preoccupazione. Inoltre, continuava a non guardarla, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
«Oh» sospirò, colpendosi la fronte. «Mi dispiace, io- l'ho dimenticata. Spero che questo non abbia portato problemi» la sua affermazione fu accolta dal silenzio assoluto.
Harry la guardava attentamente, e rispose solo quando Hermione lo sollecitò alzando le sopracciglia.
«Vedi...» si leccò le labbra, cercando le parole giuste. Hermione notò solo allora che indossava la divisa rossa da Auror. «La maestra mi ha chiamato dopo che Kathleen era andata via. Diceva che era andata a prenderla un uomo... sospetto» concluse.
Hermione fece vagare lo sguardo da Harry a Severus iniziando a comprendere.
«Mi dispiace» ripeté. «Spero che tu non abbia dovuto confonderla per-»
«È questo il problema, Hermione» la interruppe Harry, la voce adesso più dura. «Non può confondere la maestra. Per la verità, non può confondere nessuno»
Hermione tornò a guardare Severus. Notò quanto era teso, quanto le spalle e la mascella fossero contratti, e provò la voglia di accarezzargli un braccio e sciogliere un po' di quella tensione. Ma lui continuava a non guardarla.
«Non capisco» sussurrò.
Ma fu Harry, ancora una volta, a rispondere. «Fa parte delle clausole per la sua libertà. Non può confondere, né lanciare un qualsiasi incantesimo offensivo, specialmente quelli senza perdono, su chicchessia. La pena sarebbe Azkaban»
Hermione si sentì impallidire, la gola secca.
Ora capiva la frase di Harry prima della visita di Teddy: È ben poca cosa cosa rispetto al resto... e lo era, davvero, ora capiva.
Ma c'era di più, sotto quella limitazione. Era la mancanza di protezione.
Ora comprendeva perché la sua casa non aveva protezioni, pur essendo un soggetto potenzialmente a rischio. E tutti i suoi viaggi? Come li aveva affrontati sapendo che in caso di pericolo non avrebbe neppure potuto schiantare la fonte dell'offesa?
Lo guardò con gli occhi sgranati, sapendo che lui sapeva tutto quello, tutti i rischi che aveva corso e continuava a correre.
«Per questo sono qui» continuò Harry. «Devo controllare la sua bacchetta»
Severus non si mosse, continuando a fissare caparbio il camino che gli stava di fronte. Una statua di sale, impassibile, impossibile carpire i suoi sentimenti, sul viso la solita maschera.
«Per favore, professore, sa bene cosa succederà se dovesse rifiutarsi» lo pregò Harry.
Per un momento Hermione temette che Severus avrebbe ignorato le conseguenze, facendosi arrestare pur di non chinare la testa al suo orgoglio. Ma poi, lentamente, lo vide sciogliere le braccia. Con calma sfilò la bacchetta dalla manica, con gesti misurati, come se si dovesse ricordare come muoversi dopo la lunga immobilità.
«Prego, Auror Potter» disse sarcastico sottolineando il ruolo di Harry e consegnandogli la bacchetta.
Harry accettò senza dire nulla, le labbra contratte e lanciando un'occhiata di sottecchi ad Hermione. Prese la bacchetta delicatamente ed eseguì un Prior Incantatio più complesso, iniziando ad esaminare tutti gli incantesimi che aveva compiuto.
Hermione guardò il processo con il cuore in gola, Severus tornò ad osservare ossessivo il camino.
L'incantesimo finì in silenzio e senza lasciare tracce. Harry restituì la bacchetta al legittimo proprietario con un sorriso mesto, quasi di scusa. «Ecco, professore. È tutto a posto»
Severus accettò con un cenno secco della testa, prese la bacchetta e la ritirò con gli stessi gesti meccanici di prima.
Harry cambiò il peso da un piede all'altro, ad un tratto a disagio. «Bene, io andrei allora» tentennò ancora un attimo prima di dirigersi verso il camino. «Hermione, ci pensi tu all'invito?»
Hermione lo guardò con la fronte corrugata, intenta com'era ad osservare Severus impiegò un po' a capire di cosa l'amico stesse parlando.
«Oh» si illuminò infine. «Sì, certo, ci penso io»
Harry annuì con un sorriso vero, poi in lampo di luce verde sparì nel camino.
 
Quando la fiammata fu spenta il silenzio iniziò ad occupare ogni spazio disponibile, come aria densa. Hermione abbassò lo sguardo incontrando i grandi occhi di Kathleen, che ricambiò spiazzata e stringendosi nelle spalle.
«Arrivo subito, perché non raccogli le tue cose?» le sussurrò chinandosi verso la figlia. Kathleen annuì e sparì verso la cucina ed Hermione si avvicinò in fretta a Severus, che continuava a rimanere immobile.
«Mi dispiace» bisbigliò quando fu al suo fianco. «Non ne avevo idea»
Editando, gli posò una mano sul braccio, sentendolo contratto sotto i polpastrelli. A quel tocco lui sospirò, lasciando andare tutta l'aria come se non respirasse da un po'.
«Non è colpa tua» disse infine, la voce bassa e roca che si sforzava di tenere sotto controllo.
«Non pensavo ci sarebbero stati problemi. Certo, avrei dovuto pensarc-»
«Ho dovuto fingere di essere suo padre» la interruppe. Hermione sentì i suoi occhi colpirla come uno schiaffo.
«Mi dispiace» bisbigliò in fretta. Ma non erano scuse sentite, l'aveva detto più per dovere e per coprire il suono della capriola che il suo cuore aveva fatto scendendo nello stomaco e saltando verso la gola. «Avrà notato i capelli e avrà tratto le sue conclusioni e-»
«Ma io non sono suo padre, Hermione» ringhiò.
Lei lo guardò esterrefatta. Era questo, il problema?
«Lo so. Mi dispiace» ripeté. «Ma ti ringrazio»
E anche se probabilmente era il momento peggiore, se ogni parte di lui gridava che voleva solo che lei se ne andasse, se non aveva nulla da guadagnarci e tutto da perdere, Hermione posò la testa sulla sua spalla e lo abbracciò ai fianchi.
Lo strinse forte, premendo il suo corpo caldo contro quello solido dell'uomo. Poi, sapendo che aveva poco tempo prima di essere allontanata, gli pose la domanda che l’amico le aveva ricordato. «Molly ti invita alla Tana per il compleanno di Harry»
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Crudelia 2_0