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Autore: beavlar    06/04/2020    3 recensioni
Fili e Kili sono morti, hanno sacrificato tutto per il loro re, per la loro gente, ora anche Thorin dovrà rinunciare a tutto, ai suoi pregiudizi, alle sue idee, alle sue alleanze, per il suo "tesoro" e il suo popolo.
Dall'altra parte una mezz'elfa divisa tra due razze, dovrà invece fare i conti con il suo oscuro passato, accettando se stessa e accettando accanto a se il re di Erebor.
Due animi carichi di dolore e rimorsi, in cerca del loro posto al di sotto della Montagna e al di sopra delle stelle.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Prologo









 
Il sole ormai era dietro l'enorme Montagna Solitaria, i suoi raggi illuminavano a malapena la scena che si svolgeva sotto di essa, mentre le urla di guerra e il rumore dei colpi sugli scudi creava una nenia che perfino gli dei avrebbero smesso di ascoltare, come le preghiere dei guerrieri ormai caduti sul campo di battaglia.
Gli orchi erano ammassati gli uni sugli altri mentre sovrastavano le ultime truppe naniche rimaste e le poche decine di elfi rimasti fedeli, non a Thranduil ma a sé stessi e al loro onore. Combattevano sotto gli occhi non curanti del loro signore, la sua battaglia era già finita, mentre quella del Re sotto la Montagna era appena cominciata.
Thorin si tirò dritto sopra la lastra di ghiaccio mentre nella penombra l'orco pallido si avvicinava tenendo nella sua mano un enorme blocco di pietra collegato a una catena che gli risaliva il braccio ancora intero fino alla spalla.
La neve gli batteva sul viso mentre avanzava lentamente verso Azog, quasi come a tenerlo indietro, per evitargli quella battaglia che quasi certamente avrebbe decretato la sua disfatta, ma per gli dei, avrebbe ucciso il fautore della sua collera.
Alzò lo sguardo per un attimo verso i restanti resti della torre, lì i corpi di Fili e Kili giacevano in un misto di pietra, neve e sangue. Il suo battito accelerò e poté sentire chiaramente un ruggito risalire verso la sua gola accompagnato da un intenso dolore al petto.
I suoi nipoti non c'erano piu'.
La sua famiglia spazzata via da un unico essere che ora caricava Thorin trascinando il blocco di pietra. Il re facendo uscire un ruggito carico di dolore, schivò il colpo e poi un altro cercando di affondare la sua lama nella carne dell'avversario. I colpi erano forti e il ghiaccio sotto i due cominciava a spezzarsi, creando delle lastre di ghiaccio che non resero il combattimento piu' facile per Thorin che dovette piu' volte evitare di assestare qualche colpo per non rischiare di cadere nelle acque gelate.
La mano gli tremava mentre l'orco ruggente cercò di assestargli un colpo verso le gambe che lui schivò andando in avanti e ferendo allo stomaco l'orco, che con un giro del braccio, gli ferì il viso dalla fronte all'occhio. Thorin gemette e percepì il sangue scendergli verso la gola e il pettoche gli si alzava e si abbassava sempre piu' velocemente. Sapeva di non poter resistere al lungo e che se non avesse sopraffatto a momenti Il Profanatore, non ci sarebbe piu' riuscito. La stessa situazione accadeva a decine di metri sotto di lui dove gli eserciti continuavano a decimarsi senza avere la meglio sull'altro.
Con l’affanno Thorin guardò l'orco che si teneva lo stomaco ormai lacerato e che con un ghigno guardava giù dalla ormai gelata cascata osservando le sue truppe decimare quelle dei nani e delle razze che combattevano al loro fianco. Alzò lo sguardo e avanzò lentamente Thorin con sguardo trionfante.

"Non verrà distrutta solo la tua stirpe, nano, ma anche tutta la tua razza!" ghignò a spunto del sangue nero dalla sua bocca deforme "Garuga!" urlò iniziando a muoversi velocemente vero Thorin, che digrignò i denti e tenette la spada con entrambe le mani dandosi forza e pronto per la difesa.

Lo sguardo era diritto verso gli occhi della bestia e l'occhio ormai sporco di sangue dalla sua fronte si aprì meglio per guardare il nemico.
L'orco lanciò un urlo che fece tremare anche le viscere di Thorin, ma sopra di esso un altro suono non un urlo, un corno, sovrastò anche la paura del re, che osservo l'orco bloccarsi e guardare dietro di lui mentre con gli occhi spalancati mentre un secondo rombo del corno sconosciuto risuonava nell'aria. Il momento era perfetto, Thorin caricò in avanti e con un unico fendente trapassò il ventre dell'orco da parte a parte gettandolo sul ghiaccio e sovrastandolo con il suo corpo.
"Per la mia gente, per i miei nipoti, per mio nonno, per Erebor" ruggì tra le labbra il nano sovrastando con il suo peso l'orco e guardandolo negli occhi mentre gli occhi di quest'ultimo sbattevano per l'ultima volta.
Tutto il dolore, la rabbia e la sofferenza di Thorin si riversarono in quel fendente mentre urla e rumori di zoccoli facevano da sottofondo al momento e un terzo suono di corno rimbombò nella valle.
Thorin alzò lo sguardo dal cadavere del nemico guardando anche lui giù nella valle e sgranando gli occhi vedendo centinaia di soldati nanici scendere dal pendio per finire gli orchi rimasti. Rimanendo in ginocchio sul freddo ghiaccio e scostandosi dal cadavere di Azog si spostò per guardare meglio la valle aggrappandosi alle rocce accanto a lui.
Seguì con gli occhi la direzione di provenienza delle truppe fin sopra la collina. Da essa i nani correvano verso la battaglia, ma un dettaglio catturò il suo sguardo, un dettaglio che lo lasciò perplesso: un destriero nero si poneva alla guida delle truppe e su di esso, anche se
con la vista sfocata, Thorin riuscì a vedere una donna con in mano un corno bianco nanico nelle mani che guardava la battaglia e urlava incitando i nani a combattere.

"Per Ere..! Per la ...gna! Per il ...ro Re!" riuscì a udire Thorin ma i suoni diventavano lontani e i suoi respiri sempre piu' pesanti e faticosi.

Si gettò di fianco al cadavere dell'orco guardando il cielo per qualche secondo e poi voltando la testa verso i corpi dei suoi nipoti che troppo giovani avevano perso la vita solo per seguirlo.
Il senso di colpa lo trafisse nel petto come una lama e lasciando una singola lacrima fuoriuscirgli dagli occhi, si lasciò andare sentendo le tenebre avvolgerlo.
L'ultima cosa che sentì furono i gridi delle aquile e quelle di Bilbo che urlava il suo nome mentre il buio cadeva su di lui accompagnato dal suono del corno che gli aveva salvato la vita.











Grazie a tutti se siete arrivati fino a qui, e spero che questo breve prologo, anche se babale, abbia stuzzicato la vostra curiosità. Per motivi logici sono dovuta uscire dal canone, prendere piu' tempo e cambiare quindi anche dei dialoghi. Le mie conoscenze sul mondo di Tokien sono relativamente ampie ma anche in questo caso mi concederò delle libertà sia per la storia, sia per i meccanismi del mondo, dovrò infatti spesso descrivere situazioni che non sono state approfondite dallo stesso autore. Grazie e al primo capitolo. :)
   
 
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