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Autore: Dreamer47    06/04/2020    0 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 21.
Wait for me to come home.

 


Il suono sgradevole della sveglia posta sul comodino le fece aprire gli occhi ancora assonnati e stanchi dalle due settimane precedenti, segnalando che le otto di mattina fossero già arrivate e che fosse ora di alzarsi: Haiely si trovava rannicchiata sul petto del suo uomo, fra il tepore dei loro corpi e delle coperte, decidendo di colpire con una mano la sveglia per farla tacere, cercando di iniziare la nuova giornata con un sorriso fra le labbra. 
Carezzò il viso appena barbuto del minore dei Winchester e lo vide muovere le palpebre chiuse con un'espressione stanca, sapendo perfettamente che fosse dovuta a qualche incubo che da qualche notte a questa parte non lo lasciavano in pace. 
Hailey si sentí sempre più preoccupata della decisione presa da Sam di intraprendere il cammino delle tre prove, poichè sapeva che non sarebbe stata una passeggiata e sapeva anche che rappresentasse l'unico modo per tagliare fuori dalla sua mente sua sorella e l'appena resuscitato padre che aveva aspettato fin da quando era piccola.
Il pensiero che  Katherine e Phil le avessero mentito per quell'anno e mezzo le dava il voltastomaco, così come succedeva ogni qualvolta incrociasse sua sorella nei corridoi del bunker o si trovassero a combattere fianco a fianco per risolvere il caso.
"Buongiorno.." sussurrò Sam sorridendo appena, insinuando il suo viso nell'incavo del collo della ragazza, baciandolo con delicatezza.
Hailey sorride a quel gesto e si lasciò scivolare fino all'altezza del suo viso, baciandolo non proprio castamente e decidendo che, almeno per le prossime due ore, avrebbero chiuso fuori dalle loro teste i problemi che si fossero venuti a creare nell'ultimo periodo.
Dopo tutto se lo meritavano.
 
La porta del bunker cigolò per la seconda volta nell'arco di una decina di minuti e Dean si sporse dalla porta della cucina, chiedendosi se Judith avesse scordato qualcosa prima di andare a scuola; si avvicinò con passi assonnati verso la sala lettura e sentì il suono di una camminata veloce farsi sempre più vicino.
Con sua gran sorpresa, non si trovò davanti l'uragano della ragazzina che correva per il bunker in cerca di qualcosa, ma della madre che si tolse il cappotto e abbandonò la sua borsa sulla sedia più vicina.
"E' caffè quello che hai in mano?" chiese Katherine sorridendogli appena, afferrando la tazza dalle sue mani e bevendone un grande sorso nel tentativo di scaldarsi, mentre si appoggiava con le anche al primo grande tavolo. "Fuori fa davvero freddo!".
"Buongiorno anche a te.." rispose ironicamente l'uomo sorridendo appena, guardandola con le sopracciglia aggrottate. "Che ci fai qui? Non dovresti avere una lezione tipo mmh.. 20 minuti fa?".
"Di nuovo con la vestaglia del tizio morto, Dean?" chiese Katherine ignorandolo e ridendo di gusto per la prima volta quella mattina, mentre poggiava la tazza sul tavolo e lo osservava sgranare gli occhi ed allargare le braccia, portando lo sguardo sulla propria vestaglia grigio topo che aveva trovato nell'armadio della sua stanza quando si erano trasferiti al bunker.
"E' proprio  il mio stile!" esclamò Dean fingendo un'offesa ed avvicinandosi per avvolgerla in un abbraccio, sentendo le sue mani così fredde a contatto con la sua schiena, per poi avvicinare i loro volti e baciarla lentamente in maniera estremamente dolce e romantica, afferrandole il viso fra le mani e sentendo le braccia della ragazza salire a cingergli il collo. 
Si staccò per riprendere fiato e appoggiò la fronte contro la sua, guardandola riaprire gli occhi e sorridendole.
"Wow, sono impressionata da questo bacio.." sussurrò Katherine sorridendo, affondando il viso sul suo petto, ma sentendo le sue mani muoversi alla cieca dietro la sua schiena. "Era solo un diversivo per riprendere il tuo caffè?".
"Può darsi.." rispose Dean sorridendo e afferrando la sua tazza, sedendosi sulla sedia accanto alla ragazza e tornando a sorseggiare il suo caffè. "Allora, che ci fai qui?".
Katherine si morse il labbro inferiore e sospirò, sedendosi sul tavolo ed abbassando lo sguardo per qualche secondo.  "Stamattina ho firmato le dimissioni che avevo presentato tre settimane fa".
"Cosa? Perché?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e divenendo immediatamente serio.
"Perché? Perché non voglio vedervi partire senza di me come avete fatto nelle ultime due settimane e non mi sento bene a sapervi lontani ed in pericolo senza di me!" esclamò Katherine tutto d'un fiato, guardandolo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Ok, ma tu ami farlo, ami avere questo lato normale della tua vita senza mostri e profezie.." sussurò Dean allargando le braccia e guardandola con perplessità. "Perchè non me l'hai detto prima?".
"Perchè non volevo altre opinioni ed era una mia decisione, tu non avresti potuto fare nulla per farmi cambiare idea" disse Katherine scendendo dal tavolo e facendo spallucce, avvicinandosi e sedendosi sulle sue gambe. "E poi mi mancano l'azione e l'adrenalina".
"E i motel scadenti".
"E le vite salvate".
"Il sangue ed i mostri da uccidere".
"Il sesso post caccia!".
Dean rise sentendo la sua affermazione e posò la sua tazza vuota sul tavolo, appoggiando la schiena contro la sedia e tirando la ragazza più vicina a sè continuando a guardarla negli occhi.
"E Judith? Hai pensato anche a lei?".
La donna sospirò e fece spallucce, accennando un breve sorriso amaro. "Ha quasi 16 anni, userà la mia auto per andare a scuola".
Dean annuisce e le sfiorò il viso sorridendo. "Se questa è la tua decisione, la rispetto".
Katherine aggrottò le sopracciglia e lo guardò leggermente sbalordita, sentendo un sorriso nascere sul suo viso. "E con questa siamo a due volte che mi sorprendi oggi: cosa stai architettando?".
Il cacciatore rise di gusto e scese con la mano fino a cingerle il fianco, guardandola negli occhi e leggendovi tutto il suo stupore. "Beh, ti sei aperta con me e mi hai detto tutta la verità sul patto con Crowley e su tuo padre, adesso lo sanno anche Sam ed Haiely ed ho pensato che il minimo che potessi fare è di essere più disponibile all'ascolto e alla compressione, come in una vera coppia in cui non ci sono segreti!".
Il sorriso sul volto della donna divenne sempre più grande e gli toccò la fronte per capire se fosse un'improvviso stato febbrile a spingerlo a comportarsi in quel modo e a dire quelle cose, che suonavano strane dette da uno come lui, e l'uomo la  bloccò di scatto con un braccio, sollevandola di peso ed adagiandola sul tavolo, tornando a baciarla e facendola ridere di gusto.
"Usare mia figlia come scusa per il tuo ritardo non ti farà meritare la mia stima!" esclamò la voce fin troppo familiare di Phil, che fece interrompere quel nuovo gioco e li fece voltare nella sua direzione.  "Avevo detto 10 minuti".
"Papà!" esclamo Katherine scendendo dal tavolo e spostando appena il ragazzo, alternando lo sguardo fra i due con sopracciglia aggrottate. "Che succede?"
"Io, Sam e paparino andiamo fuori per una caccia" rispose Dean sorridendo e chiudendo la sua vestaglia con vanto, sollevando lo sguardo verso l'uomo e sorridendo audacemente, dirigendosi verso il corridoio per raggiungere la sua stanza. "Dammi un minuto".
La donna guardò il padre con aria interrogativa, inclinando la testa di lato, ed osservandolo poggiare i suoi borsoni sul grande tavolo e voltarsi nella direzione in cui era scomparso Dean qualche secondo prima con sgurado perplesso. "E' ridicolo con quella vestaglia".
La figlia rise di cuore e si avvicinò, prendendo posto accanto al padre che, nel frattempo, si era già seduto vicino ad i suoi borsoni. 
"Quindi? Dove andiamo?".
"Oh no no, tesoro! Questa è una caccia riservata ai soli uomini!" esclamò l'uomo sorridendo fiero alla donna, con uno sguardo che lei conosceva bene.
"Papà.." sussurrò Katherine assottigliando gli occhi e studiando il suo viso. ".. perchè sei qui?".
"Per una caccia".
"Perchè vuoi che i ragazzi vengano con te?".
Phil sospirò e sorrise audacemente, sollevando un sopracciglio, conscio che sua figlia avesse davvero capito le sue vere intenzioni.
"Perché ho voglia di passare del tempo con i fidanzati delle mie figlie, voglio conoscerli!".
"Ed Hailey?" chiese Katherine sollevando un sopracciglio, cambiando espressione.
"Tua sorella è difficile, in queste due settimane ho provato a farmi ascoltare, ma.."
"Ma lei non ascolta. Lo so" disse Katherine sbuffando sonoramente ed appoggiando i piedi sul tavolo, guadagnandosi un'occhiataccia dal padre che non amava che le sue poche regole venissero trasgredite, ma che lei ignorò. "Ci ho provato anche io e tutto quello che ho ottenuto è stato il silenzio".
Phil scosse appena la testa e le carezzò la gamba con delicatezza, sorridendole teneramente e sentendo dentro di sè quel legame che li univa battere dentro il suo petto, sentendo tutto il suo amore verso quella figlia che non gli apparteneva biologicamente, ma che mai nessuno avrebbe potuto strapparla dal suo cuore. 
"Tua sorella è fatta così: quando sarà pronta, lei verrà da te!".
Katherine gli strinse la mano fra le sue e gli sorrise, perchè se c'era qualcuno sulla terra che la capisse davvero, quello era sua padre.  
Non vi era mai stato bisogno di parole fra loro due, uno sguardo era sempre stato più che sufficiente per capirsi o confortarsi; in fondo avevano lo stesso carattere, lo stesso orgoglio e la stessa incapacità di esprimere a parole quanto contassero l'uno per l'altra.
Dei passi provenienti dal corridoio distolsero la loro attenzione, vedendo sbucare i due fratelli Winchester ed Hailey, che non appena li vide insieme sollevò un sopracciglio in segno di disappunto e li guardò quasi con disgusto.
"Eccovi qui, finalmente! Stavo diventando vecchio ad aspettarvi!" esclamò Phil alzandosi immediatamente alla loro vista ed afferrando i suoi due borsoni pieni di armi. "Vogliamo andare o devo aspettare ancora voi due principesse?".
Katherine rise di cuore ancora una volta, scendendo le gambe dal tavolo ed alzandosi, dando un bacio sulla guancia di suo padre, che prima di voltarsi sorrise ad Hailey, ma lei distolse lo sguardo e guardò Sam. 
"Sei sicuro di volere andare con loro? Non sei obbligato".
"No va bene, sarei più che felice di passare un pò di tempo con tuo padre" rispose Sam sorridendo, baciandola castamente ed afferrando il suo borsone con una mano.
Hailey divenne più serio e guardò per qualche secondo Phil, scuotendo la testa e pronunciando una frase con tutto il disprezzo che potesse avere nel corpo: "Lui non è mio padre".
Phil abbassò lo sguardo per nascondere il suo dolore nell'udire quella frase ed uscì immediatamente dalla stanza dirigendosi verso il garage, così come fece Hailey, che si voltò verso la cucina ed andò a fare colazione senza aggiungere nulla, persa per com'era dietro i suoi pensieri carichi di odio.
"Wow, la giornata inizia meravigliosamente!" esclamò Katherine ironicamente, mentre Sam le schioccava un bacio sulla guancia per salutarla prima di raggiungere a grandi passi Phil,  che prese a brontolare nel corridoio qualcosa relativo alla perdita di tempo e alla scarsa efficienza dei cacciatori. 
La donna rivolse lo sguardo verso il cacciatore che le stava davanti con in spalla uno zainetto ed uno sguardo quasi preoccupato sul viso. 
"Andrà tutto bene, non preoccuparti. Sam ed io proteggeremo tuo padre durante la caccia ad ogni costo" disse Dean sorridendo appena e sfiorando la guancia della ragazza, che rise nuovamente e gli cinse il collo con le braccia. 
"E' chiaro che non hai completamente idea di con chi hai a che fare!" esclamò Katherine ricambiando il sorriso ed avvicinandosi per dargli un veloce bacio, ma che il ragazzo approfondì per qualche momento in più, lasciando scivolare le mani sui fianchi della ragazza ed attirandola di più a sè.
"Ricordi cosa dicevi prima sul sesso post caccia? Aspetta che torni a casa!".
Katherine sorrise immediatamente udendo quella frase e lo strinse in un abbraccio, prima di lasciarlo andare e vederlo percorrere il corridoio che lo avrebbe portato in garage, sentendogli dire che l'avrebbe tenuta informata per tutta la caccia e di stare tranquilla.
La donna si appoggiò nuovamente contro il tavolo e, per la prima volta, si trovò completamente sola con la sorella in quel bunker; sapeva di dover fare qualcosa per riparare al torto che le avesse fatto e se qualcuno era adatto a non ascoltare i consigli di Phil era proprio Katherine. 
Voleva parlarle e scusarsi, e così avrebbe fatto. Quella giornata le avrebbe portato qualcosa di buono, dopotutto!
 
La minore delle Collins se ne stava beatamente appollaita sulla sedia di uno di quei motel che non le era per nulla mancato in quei quasi due anni di assenza, con le gambe appoggiate sul tavolo e dei fascicoli appoggiati sulle cosce che non smetteva di osservare, sentendo che mancasse qualcosa.
Erano passate già quasi cinque ore da quando aveva  lasciato il bunker completamente desolato per raggiungere sua sorella, che se n'era andata in tutta fretta senza dire una parola: Hailey aveva trovato il modo di ingannare il tempo mentre i ragazzi erano impregnati in una caccia con Phil, ma non aveva coinvolto Katherine, che era riusciuta a rintracciarla grazie al gps nel suo telefono.
La minore sfogliò e rilesse le informazioni presenti in quel fascicolo, non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto qualcosa non quadrasse: un bambino era scomparso due giorni prima ad Athlantic, Iowa, e subito dopo uno strano uragano si era abbattuto sulla città per qualche secondo. Altri casi parecchio simili erano collezionati all'interno del fascicolo e Katherine non fece altro che chiedersi con che cosa avessero a che fare quella volta.
La porta si aprì di colpo ed Hailey cambiò espressione quando entrò nella sua stanza e trovò davanti a sè sua sorella, intenta ad informarsi sul suo caso e a mangiare ali di pollo fritte.
"Sorellina, dovresti imparare a chiudere a chiave la porta.." sussurrò Katherine sorridendo di gusto, osservando il viso tirato e spazientito della maggiore. "..non si sa mai chi possa entare".
"L'avevo chiusa!" esclamò Hailey sbuffando, entrando in stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
"Lo so, l'ho scassinata!"rispose Katherine sorridendo e scendendo i piedi giù dal tavolo mentre osservava la sorella posare delle bevande e del cibo surgelato dentro il frigo della stanza. 
Hailey sospirò e si prese una birra, sedendosi su uno dei due letti presenti nella stanza e volse lo sguardo verso sua sorella: "Che ci fai qui?!".
"Trovo che il tuo caso sia singolare: si tratta di eventi enormi, gente che scompare e fiumi pieni di rane! Perchè non me l'hai detto prima di andartene senza neanche salutare?" chiese la minore facendo la finta tonta e sorridendo, oscillando il fascicolo fra le mani.
"Non volevo che mi seguissi.. ".
"Beh, già che sono qui: ce ne occupiamo?".
Hailey sgranò gli occhi e sollevò le sopracciglia, come se avesse sentito la cosa più ridicola di sempre, e scosse con forza la testa.
"Insieme? Assolutamente no!".
"Potremo cominciare interrogando i genitori dell'ultima vittima.." sussurrò Katherine ignorando la sorella e leggendo l'indirizzo appuntato a penna da Hailey, relativamente alla parte in cui si menzionava la notizia del rampimeno di un bambino di soli 11 anni. 
"Ok Katherine, il caso è tutto tuo!" esclamò Hailey alzandosi di scatto ed iniziando a mettere tutti i suoi vestiti dentro il suo borsone senza un ordine ben preciso, accecata da quella rabbia che tornava ogni volta che la guardasse in viso.
"Andiamo, sappiamo che non mi lasceresti mai da sola!" esclamò la minore sorridendo, alzandosi e mettendosi davanti alla sorella con aria di sfida ed incrociando le braccia al petto.
Hailey non poteva ricordarlo per via della mancanza dei ricordi d'infanzia dovuta al trauma dell'allontanamento dalla sua famiglia, ma Katherine aveva ricordato quanto litigassero da piccole e quello era sempre stato il suo modo per farsi perdonare dalla sorella maggiore, ogni qualvolta lei le facesse un torto: le stava addosso, faceva la prepotente e alla fine la piccola Haiely cedeva nel vedere quanto potere avesse quella creaturina di 3 anni e mezzo su di lei, che amava più di ogni altra cosa al mondo.
"E perchè mai? " chiese la maggiore sollevando lo sguardo arrabbiato verso la sorella. "Sei adulta, puoi gestire un caso da  sola".
"Si, ma sembra un caso serio e penso che da sola potrei morire!" rispose Katherine facendo spallucce e sorridendo beffardamente. "E per quanto tu mi possa odiare in questo momento, non mi lasceresti mai andare incontro al pericolo da sola".
Hailey sostenne lo sguardo di sfida, ma poi lo abbassò sbuffando, rimettendo i suoi vestiti a posto e tornando a bere un goccio di birra, prima di lasciarsi cadere sul letto e chiudere gli occhi, cercando di scordarsi della presenza della sua sorellina minore che gongolava rumorosamente per averle fatto cambiare idea.
 
 
La musica rock anni 80 giunse alle loro orecchie insieme a quel forte odore di cibo spazzatura che Sam detestava e che avrebbe barattato per qualcosa di più salutare, ma non quella sera; dopo aver guidato per quasi undici ore dal bunker, i tre uomini erano arrivati in Minnesota nel tardo pomeriggio, sfruttando il poco tempo  di quel giorno per interrogare l'unico testimone di quel caso: un bambino di otto anni affermava di aver visto dalla finestra un uomo venire colpito e venire mangiato da un mostro in grado di emettere dei suoni molto strani, quasi metallici.
I Winchester si guardarono fra di loro, chiedendosi mentalmente se Phil li avesse costretti a fare un viaggio di più di dieci ore e mezza per l'America solamente per ascoltare le fantasie di un bambino che aveva guardato troppo televisione, e quando il cacciatore più anziano vide i loro sguardi sorrise di gusto, pensando a quanto si sarebbe divertito a vederli all'opera.
Dopo aver mangiato la loro cena ed aver condiviso alcuni aneddoti di caccia, Dean si pulì la bocca distrattamente, chiamando la cameriera ed ordinando un'altra birra, salendo a tre e guadagnandosi un'occhiataccia dal fratello e una divertita da Phil, del quale pareva essersi completamente scordato dato il suo comportamento.
"Santo Cielo, Dean mangi come un animale e bevi come una spugna"disse il più anziano lasciandosi sfuggire una risatina e porgendogli la sua birra, mai toccata durante il pasto.
"Tu non bevi?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, cercando di salvare suo fratello dall'imbarazzo ed osservadolo bere qualche sorso .
"No" tagliò corto Phil sorridendo appena. 
"Vogliamo parlare del caso adesso?" chiese Dean posando la birra e sorridendo imbarazzato. "Beh, in realtà volevo parlare di voi!" esclamò Phil scrutandoli con uno sguardo indagatore. "Vi conosco solamente per i casini che avete combinato, quindi mi piacerebbe saperne qualcosa in più di voi. Da dove venite, per esempio".
"Lawrance, Kansas, come te e tua figlia" rispose Sam sostenendo il suo sguardo e divenendo più serio, cercando di capire cosa volesse sapere da loro veramente.  "Ma questo lo sapevi, come il fatto che nostro padre è diventato un cacciatore dopo la morte di nostra madre, giusto?".
Phil lo guardò con aria quasi interrogativa ed annuì. "Li conoscevo i vostri genitori. Mary e John erano speciali"
I fratelli si scambiarono una breve occhiata e Dean si ricordò finalmente di quando Castiel lo avesse rispedito nel 1977  insieme a Katherine e avesse visto i loro genitori insieme a quelli delle Collins.
"John era davvero un brav'uomo, stavamo spesso insieme prima che Mary.." iniziò Phil e poi sospirò. "Poi ci siamo persi di vista quando gli ho detto che era un pazzo a portare due bambini in viaggio per il paese, nel vano tentativo di sconfiggere il demone che aveva ucciso sua moglie".
"Che è il vero padre di Kathrine, comunque.." aggiunse Sam sollevando un sopracciglio e guardandolo in viso per studiare la sua reazione.
Phil lo guardò in cagnesco per qualche secondo, forse aveva davvero esagerato quella volta, così contrasse la mandibola e vide l'uomo rilassarsi dopo qualche momento.
"E' meglio andare in stanza adesso, domani sarà una giornata pesante" sussurrò alzandosi lentamente e guardandoli con sopracciglia sollevate, prendendo delle banconote e posandole sul tavolo. "Stasera siete mie ospiti".
Quando lo videro andare via ed uscire definitivamente dal locale, Dean colpì con non troppa gentilezza il fratello minore sul braccio, allargando le braccia e guardandolo con aria interrogativa. 
"Era necessario tirare in ballo la parentela di Katherine con Azazel?".
"Sta facendo domande sui nostri genitori, perchè? Perchè ci ha portati qui, lontani più di 10 ore dal bunker e dalle ragazze, senza uno straccio di caso?" chiese Sam allargando le braccia e non riuscendo a smettere di insospettirsi. "Essere il padre di Kath ed Haiely non lo fa rientrare magicamente nella cerchia delle persone di cui mi fido!".
"Nella cerchia delle persone di cui mi fido?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandolo con aria sbalordita, stentando a riconoscere il suo stesso fratello ed alzandosi in piedi mentre indossava il suo giubbotto. "Wow, sembri proprio papà..".
"Dean, sono sospettoso, tutto qui!" esclamò Sam imitando i suoi gesti ed alzandosi,  non facendo troppo caso alle persone attorno a sè.
"Lascia perdere" disse il maggiore sospirando e scuotendo la testa, sistemando il colletto della sua giacca in maniera distratta. "Vado al bagno, ci vediamo fuori!".
Il ragazzo lo guardò sparire fra la folla e si chiese se non avesse ragione, se davvero si stesse insospettendo per nulla, ma Sam doveva sapere cosa ci fosse dietro alla loro caccia; avrebbe tanto voluto comportarsi come suo fratello, ma proprio non riusciva a smettere di pensare che non avesse lottato abbastanza per Hailey quando avrebbe potuto, e magari questo pensiero influiva molto su ciò che pensasse di lui.
Scrollò la testa come per scacciare quei pensieri ed uscì dal locale senza più voltarsi indietro; sentì l'aria fredda della sera colpire le sue guance e sfregò le mani nel tentativo di scaldarsi, prima di estrarre il telefono e cercare fra i suoi contatti il numero di Hailey. Non avrebbe voluto lasciarla sola con Katherine in un momento così delicato, eppure lo fece per seguire suo fratello e Phil.
Nel momento in cui stesse per premere la cornetta verde per chiamarla e sentire come se la stesse passando, sentì un forte dolore alla nuca e sentì il suo stesso sangue sgorgare lungo il collo, poi i suoi occhi si chiusero e tutto ciò che vide fu solamente il buio.
 
La notte era passata in fretta, così come quella mattina in cui le due regazze avessero interrogato la madre  del bambino scomparso qualche giorno prima: Katherine ed Hailey capirono immeditamante che si trattasse di un rapimento da parte dei demoni, quello che non capirono fu il perchè.
Quel giorno avrebbero dovuto faticare molto per scoprire la verità e mettere un pò di ordine in quel caos di informazioni, e la vita nella loro stanza del motel non aiutava per nulla il corso delle immagini: Hailey non era solita mascherare il suo fastidio, infatti non perdeva occasione per canzonare la sorella  intimandole di rivolgerle la parola solamente per qualcosa inerente al loro caso. 
Dopo aver fatto l'ennesimo giro fra i parenti delle vittime, le ragazze tornarono presto nella loro stanza, riesaminando ogni indizio ed ogni prova, fin quando la minore provò a parlare di quanto fosse accaduto fra loro e sulle proprie bugie, facendo alzare di scatto la sorella dal tavolo della camera ed agitandosi con il suo caffè bollente fra le mani.
"La convivenza è molto difficile,  vero sorellina?" chiese Katherine sorridendo appena ed appoggiando il piede destro contro la sua sedia, avvolgendo il ginocchio con un braccio. "E' un peccato che tu non possa andartene!".
Hailey colse la sfida nello sguardo di sua sorella minore e se c'era qualcosa da cui non si tirava mai indietro, erano proprio le sfide; sorrise di rimando e lasciò scivolare l'intero contenuto del suo bicchiere all'interno del borsone che Katherine aveva lasciato distrattamente ai piedi del suo letto, osservando il suo sguardo cambiare. 
"Hailey!" urlò la minore alzandosi di scatto ed allargando le braccia, avvicinandosi al suo borsone per trovare tutti i suoi vestiti ricoperti di caffè.
"Che sbadata, adesso dovrai tornare al bunker!" esclamò Hailey afferrando il borsone della sorella e porgendoglielo senza alcuna delicatezza, superandola ed avviandosi verso il tavolo per tornare a studiare quel caso. "Ti aggiorno sulle novità, ciao!".
Katherine sospirò e si sedette sul letto, sbuffando rumorosamente e guardando la sorella con aria dispiaciuta, perchè dentro di sè sapeva di averla ferita gravemente mantenendo quel segreto. "Non puoi odiarmi per sempre". 
"Si che posso" rispose Haiely voltandosi nella sua direzione e guardandola con una strana luce negli occhi, lasciando che lei vedesse il suo dolore. "Quello che hai fatto non ha scuse e non ti posso perdonare Kath, almeno non adesso".
La sorella minore raccolse le sue cose, cercando di preservare quei pochi indumenti puliti, sentendo lo sguardo indagatore della cacciatrice su di sè, che non riuscì a credere che finalmente Katherine se ne stesse andando.
La sorpassò, dirigendosi verso la porta e la guardò un'ultima volta con aria triste.
"Comunque navigando ho scoperto che queste sparizioni non si limitano solamente all'America, è scomparso un ragazzo in Italia e ha preso a grandinare in maniera strana.." sussurrò la minore sospirando appena e facendo spallucce, mettendo in spalla il suo borsone. "Pensavo che lo volessi sapere".
Fu quello il momento in cui Hailey ringraziò ironicamente la sua buona stella, perchè nonostante odiasse fare i conti con il suo orgoglio, si sentiva sul punto di chiederle di restare: non era di certo la prima volta che litigassero o si ferissero a vicenda; poteva perdonarla, ma non voleva.
Nonostante ciò, l'avrebbe fermata, se non avesse sentito una voce profonda farlo al posto suo. 
"Katherine, Haiely.. ciao".
Katherine si voltò di scatto e scambiò una veloce occhiata con la sorella, che si alzò ed aggrottò le sopracciglia, osservando quell'uomo appena apparso al centro della loro camera, facendo si che entrambe le donne pronunciassero un'unica parola.
"Castiel?".
 
Il risveglio fu traumatico, sentì una sensazione di gelo pervadergli le ossa ed un forte dolore alla testa prese a pulsare non appena provò a mettersi seduto e a guardarsi in torno; tutto ciò che ricordava era di essere in quel pub con Dean e Phil e adesso si trovava chiuso all'interno di una gabbia di metallo, senza giubbotto e senza telefono, impossibilitato a chiamare aiuto.
Guardandosi attorno vide una serie di gabbie del tutto simili alla sua, con un sistema d'apertura collegato a dei cavi elettrici e cominciò a chiedersi cosa sarebbe successo se li avesse tirati via.
Sam era solo in quello che sembrava essere un magazzino di una fattoria e provò a spingere con i piedi, a claciare quelle grate con forza , ma nulla sembrava aprirle.
Dei rumori attirarono la sua attenzione e si preparò all'arrivo dei demoni o di qualsiasi creatura lo avesse rapito, trovandosi senza alcuna arma a disposizione; ciò non lo scoraggiò, aveva affrontato molto di più senza utensili, lo avrebbe potuto fare ancora.
Quando la porta si spalancò, fece fatica a credere a quella visione: Phil entrò con passo leggero, guardandosi attorno, fino ad arrivare alla gabbia in cui fosse tenuto Sam.
"Wow, questo non me lo aspettavo.." sussurrò il cacciatore grattandosi la nuca ed inclinando la testa con un sorrisino sul volto. 
"Phil? Fammi uscire da qui!" esclamò Sam mettendosi in piedi e agganciando le mani a quelle grate. 
"Perchè? Sono stato io a metterti qui dentro".
"Cosa?!" esclamò Sam aggrottando le sopracciglia. "Perchè l'hai fatto?".
"Perchè volevo ucciderti, non era questo che sospettavi?" chiese Phil avvicinandosi con un sorriso divertito sul viso.
"Ma che razza di psicopatico sei?" chiese Sam allontanandosi di qualche passo dalla porta della cella, iniziando a notare il fucile che l'uomo imbracciasse. "Pensi che tu possa venire qui e spaventarmi con una minaccia di morte? Mettiti in fila!".
Lo sguardo del ragazzo che non accennava a spaventarsi fu troppo per Phil, che rise di gusto e dovette tenersi alle sue ginocchia per non cedere, facendo si che Sam entrasse in confusione e cominciasse a pensare che ci fosse qualcosa che non adasse in lui.
"Rilassati, stavo solo scherzando!" esclamò Phil estraendo delle chiavi dal suo giaccone e liberandolo, osservando lo sguardo sconvolto del ragazzo. "Non sono io che ti ha messo in gabbia, io e tuo fratello siamo venuti a salvarti, ma accidentalmente lo hanno presso".
"In che cosa ci hai trascinati, Phil?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e guardandolo con confusione, prima di cambiare espressione e diventare più duro. "Chi ha preso mio fratello?". 
"La razza peggiore di tutti, Sammy: umani!".
 
 
"Come hai fatto ad uscire? Dean ci ha raccontato che posto fosse il Purgatorio e quanto sia stato difficile per lui uscirne, quindi tu.." disse  Hailey con lo sguardo un po confuso e la voce pacata e tranquilla, indice che la sua mente stesse girando per chissà quali meandri. "..come hai fatto?".
Castiel, che si era presentato come mai ricordavano di averlo mai visto, ovvero con una lunga barba e con il viso ed i vastiti sporchi di chissà quale sostanza scura, sospirò appena e prese posto accanto alle ragazze, seduto attorno a quel tavolo con tutte le informazioni del caso che stessero seguendo. Le guardo con aria dispiaciuta e confusa, e poi disse: "Non lo so, ricordo solamente di star correndo per sfuggire all'ennesimo attacco dei Leviatani e poi mi sono ritrovato in una strada l'Illinois. Completamente solo ed accerchiato dal nulla, in aperta campagna".
Le sorelle si scambiarono una rapida occhiata e si chiesero mentalmente cosa avrebbero dovuto fare in una circostanza come quella; pensarono di chiamare i ragazzi e Phil, ma deciso che avrebbero passato il caso ad un altro cacciatore e che avrebbero portato Castiel immediatamente al bunker. Dovevano sapere se qualunque essere, o cosa, avesse portato l'angelo fuori dal Purgatorio fosse dalla loro parte o meno.
"Ho provato a contattarvi prima, ma non avevo abbastanza energia e poi vi siete separati.." sussurrò Castiel alzandosi e dando un'occhiata ai fogli sparsi sul tavolo con disattenzione, per poi voltarsi verso il resto della stanza e notando che non vi fossero letti o valigie a sufficienza per tutti e quattro i cacciatori, così si voltò ancora una volta verso le cacciatrici con sguardo confuso. "..perchè non siete insieme?"
"I ragazzi cercano di fare colpo sul suo paparino, chiedi a lei!" esclamò Hailey acidamente, alzandosi dalla sua sedia e mettendo su il suo giubbotto di pelle nero in una mossa, sorridendo falsamante alla sorella. "Dato che non mi va di ascoltare l'allegra storiella della famiglia ricongiunta, vado a comprarti qualcosa per cambiarti Cas, ci vediamo dopo".
Senza neanche dare il tempo di rispondere, la maggiore uscì dalla stanza in fretta e diede un colpo alla porta facendola chiudere rumorosamente, lasciando la sorella e l'angelo da soli con un leggero imbarazzo.
"Dal suo tono di voce, sembra che Hailey sia parecchio arrabbiata con te" disse Castiel aggrottando le sopracciglia e guardando la ragazza seduta accanto a sè con curiosità. 
"Si beh, è un pò arrabbiata perchè ho riportato in vita nostro padre e gliel'ho tenuto nascosto, mentre lei e Sam vivevano la loro vita felici e contenti in una vera casa, con un vero giardino e avevano persino un gatto.." rispose la donna alzandosi dalla sua sedia e dirigendosi verso il mini frigo della camera, estraendo una birra e bevendone qualche sorso, prima di assumere l'espressione più ironica che avesse mai avuto. "Ti sarebbe piaciuta! Si chiamava Sissy! Chi chiama un gatto così?".
"Hai riportato indietro tuo padre?" chiese Castiel sgranando gli occhi e guardandola con stupore, non riuscendo a capire del tutto a cosa stesse alludendo veramente.
Katherine abbassò lo sguardo sul pavimento e contrasse la mandibola, perchè davvero non era pronta ad affrontare quella conversazione con l'angelo che aveva tradito. "E' stato Crowley. Lavoravo con lui per aprire il Purgatorio e venire a prendere te e Dean".
"Qual è stato il prezzo?".
La donna sollevò occhi nella sua direzione, occhi colpevoli e pieni di sensi di colpa, e all'angelo bastò quell'immagine per capire cosa avesse promesso a Crowley e cosa sarebbe successo non appena il demone fosse venuto a conoscenza del suo ritorno sulla terra.
"Crowley vuole me".
"Mi dispiace così tanto.." sussurrò la donna con gli occhi lucidi e pieni di colpa, lasciò la birra sul piccolo ripiano della minicucina  e si avvicinò all'angelo lentamente. 
Per la mente dell'angelo passarono tanti pensieri e tante emozioni, che in Purgatorio aveva avuto il tempo di assimilare e di comprendere davvero, e prese la mano della ragazza accennando un debole sorriso, nonostante proprio lei lo avesse messo in quella brutta situazione.
La strinse delicatamente e Katherine rispose alla presa, avvicinandosi e stringendolo in un abbraccio fraterno, mentre due calde lacrime solitarie le rigarono il viso ed i sensi di colpa le stringevano il petto in una morsa d'acciaio.
"Ti terrò al sicuro, lui non saprà mai che sei tornato".
Castiel sciolse l'abbraccio e le sorrise teneramente, osservandola asciugarsi in fretta il viso bagnato e voltarsi verso il piano cottura a cui fosse appoggiata prima, prendendo nuovamente la bottiglia di birra e bevendono qualche sorso abbondante.
"Ti perdono Katherine..".
La ragazza si voltò e rispose al suo sorriso, e l'angelo rivide la ragazza che aveva conosciuto molti anni prima e che non vedeva ormai da troppo tempo, sommersa dai mille dispiaceri e dolori che la vita le avesse offerto, ma i suoi occhi gli suggerivano che qualcosa non quadrasse in quella situazione.
"Tu sembri diversa, hai fatto qualcosa?" chiese Castiel tornando a guardarlo con aria preoccupata mista a confusione.
"No". 
"Hai usato i tuoi poteri?" chiese l'angelo alzandosi in piedi di scatto ed avvicinandosi di qualche passo.
"No".
"Tu menti".
Due falcate gli bastarono per avvicinarsi quanto bastasse per mettere le sue dita sulle tempie della ragazza e leggere i suoi pensieri ed i suoi ricordi: la vide esercitare i suoi poteri con Crowley, la vide uccidere con la mente con fatica e poi farlo qualche mese dopo con uno schiocco di dita,  e infine vide qualcosa che lo spaventò.
Questa volta era da sola, udì delle parole in una lingua a lui sconosciuta, degli ingredienti bruciare e la vide lanciare il contenuto della sua ampolla contro il muro dello scantinato in cui lui e Crowley avevano cercato di aprire il Purgatorio qualche anno prima: una grande luce si irradiò nella stanza e uno strano portale che si apriva, differente da quello conosciuto dall'angelo.
Con un colpo abbastanza forte, Katherine spostò le mani di Castiel senza preoccuparsi di fargli male e sfuggì dalla sua presa, impedendogli di vedere oltre; si allontanò di qualche passo e lo guardò in cagnesco, massaggiandosi le tempie e sentendo una forte emicrania scoppiarle in testa.
"Sei un ficcanaso, lo sai questo?" chiese retoricamente Katherine indietreggiando ancora. 
"Non devi usarli mai piu!" esclamò Castiel guardandola in cagnesco, allargando le braccia in segno di dissenso, chiedendosi perchè nessuno l'avesse fermata dal stringere quall'alleanza.
"Lo so, non c'è bisogno che tu legga la mia mente però!".
"C'è altro che dovrei sapere?!" chiese l'angelo adirandosi ed assumendo un'aria più dura e meno amichevole. "È pericoloso!".
La porta si aprì ed Haiely fece il suo ingresso con un sorriso sul volto, brandendo due buste e porgendole al loro nuovo ospite. "Ho preso tutto l'occorrente per rimettere in sesto un uomo, tieni tigre, torna al tuo splendore".
Katherine prese la sua giacca senza guardarli ed uscì di corsa dalla stanza senza dire una parola, così come Castiel che afferrò le buste dalle mani della donna senza neanche ringraziare e si diresse in bagno; in neanche trenta secondi, Hailey si ritrovò da sola nella stanza senza avere la più pallida idea di cosa fosse successo, nè del perchè.
"Wow, vedo che vi state già divertendo senza di me! Sarà fantastico!".
 
 
"Serve una mano, fratello?".
Udendo la voce di suo fratello sano e salvo, Dean ci mise poco a rilassarsi su quella sedia e a respirare finalemente a pieni polmoni: nonostante avesse mani e piedi legati con delle grosse corde che gli rendevano impossibile ogni movimento, il maggiore si rilassò finalemente ed accennò un sorriso nella sua direzione.
Dean si era sentito con un grosso buco nel petto per tutta quella giornata e la sera precedente, quando uscendo dal pub in cui avevano appena passato la sera non trovò alcuna raccia del suo fratellino, se non il suo telefono con il display rotto.
Era corso nella camera di Phil ed insieme avviarono le ricerche per ritrovare Sam, che a quanto pare era stato rapito da qualcuno e non da qualcosa; Phil raccontò al ragazzo di aver lasciato dei casi in sospeso prima di morire quasi ventanni prima e che da quando era tornato aveva cominciato a ricostruirli ed a portare a termine il lavoro.
Quello in cui aveva coinvolto i ragazzi era proprio uno di quei casi.
"Dannazione fratellino, ci hai messo tanto!" esclamò Dean con un tono fintamente arrabbiato, ma quando lo vide avvicinarsi insieme a Phil gli sorrise appena.
Entrambi i cacciatori lo slegarono tagliando le corde e quando finalmente il maggiore dei Winchester si mise in piedi, si avvicinò al bancone in cui i suoi carcerieri avevano deposto tutte le sue armi; anche lo sguardo di Phil cadde su quel tavolo, sorridendo appena.
"Hai avuto paura, principessa?" chiese indugiando su di lui ed indicato le ferite che il ragazzo portasse sul viso sanguinante e sul petto.
"Oh, ci vuole molto di più per spaventare uno come me" rispose Dean intercettando lo sguardo fiero del cacciatore più anziano e sorridendo con orgoglio, iniziando a sistemare i suoi coltelli e la sua pistola all'interno della sua giacca. "Chi sono queste persone?".
"E' solamente gente che ha perso la testa".
"E macellano le altre persone?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e guardandosi intorno, notando molti barattoli pieni di denti, occhi, dita, ossa, oltre che una grande sporcizia e sangue sparsi per l'intera superficie della casa.
"Sono solamente in tre, più una bambina psicopatica che gira per la casa" disse Dean voltandosi verso di loro ed impugnando il suo macete. 
"A questo punto sapranno che siete liberi e che ci sono anche io: occupatevi dei figli, io penso al padre" sussurrò Phil scarrellando il suo fucile e divenendo improvvisamente serio, avanzando in quella sottospecie di salotto e dirigendosi verso l'esterno della proprietà.
 
 
"Dean, sto cominciando a preoccuparmi. Perchè nessuno di voi tre risponde al telefono?" chiese Katherine tenendo il telefono vicino all'orecchio, lanciando la cicca della sua sigaretta all'interno del posacenere e tornando verso la propria stanza dopo un'abbondante mezz'ora di assenza. "Chiamami".
Aprì la porta e vide Castiel, che finalmente sembrava tornato quello di sempre, con il suo tranch impeccabile, i vestiti e la pelle  pulita e senza quell'orrenda barba che non gli donava, intendo a fissare un punto non preciso, come se stesse pensando a qualcosa di molto importante, e sua sorella intenta a fare i bagagli e a prendere le armi come se fossero sotto attacco . 
"Che succede?".
"Non abbiamo tempo, dobbiamo muoverci!" esclamò la maggiore sfrecciando da una punta all'altra della stanza per prendere le loro cose, facendo preoccupare di molto la ragazza, che instintivamente l'afferrò dal braccio e la bloccò al centro della stanza.
"Dimmi che succede!".
"Castiel ha capito di cosa ci stiamo occupando: tutte quelle persone rapite sono profeti".
Katherine sospirò e lasciò la presa sulla sorella, scuotendo la testa e sentendo le lampadine accendersi nella sua testa. "Crowley. E' disperato!".
"Vuole decifrare la tavoletta" sussurrò Castiel sollevando lo sguardo verso di lei per la prima volta da quando fosse tornata. 
"Dobbiamo salvare quelle persone.." sussurrò Katherine portandosi le mani al viso. "Come scopriamo dove sono?".
"Ci ha già pensato la mamma di Kevin".
"Li hai trovati? Finalemente!" esclamò la minore osservando sua sorella chiudere i borsoni e voltarsi con un'espressione dispiaciuta sul viso.
"No, la signora Tran ha chiamato me.." rispose Hailey sospirando rumorosamente e scuotendo la testa. "Aveva ingaggiato una strega per fabbricare delle bombe antidemone, ma lei li ha traditi vendendoli a Crowley. Ha preso Kevin".
 
Uno sparo squarciò l'aria all'esterno della proprietà e in un attimo tutti e quattro si scambiarono una rapida occhita, sapendo con certezza che uno di loro avesse perso la vita; ripresero a lottare e bastò poco ai due Winchester per mettere KO e legare i due ragazzi che avessero picchiato e torturato Dean e rapito Sam la sera prima.
Uscirono dalla casa il più velocemente possibile, trovandosi nel buio e nel fresco della sera, notando un'ombra venire con passo svelto verso la loro direzione: il minore sollevo la sua arma affilata, pronto ad usarla contro quell'uomo che si avvicinava, ma il fratello gli intimò di metterla via con un sorriso sulle labbra.
"Andiamo ragazzo, pensavi che uno come lui potesse battere uno come me?" chiese Phil ridendo di gusto dopo aver visto l'intera scena, continuando a brandire il suo fucile. "I figli e la ragazza?".
"I figli legati per bene e la piccola Carrie chiusa dentro l'armadio.." sussurrò Sam sorridendo appena, sentendosi contento di aver visto Phil uscire dal casolare.
"Il paparino?" chiese Dean osservando il cacciatore con i vestiti schizzati dal sangue non suo.
"L'ho ucciso" rispose Phil facendo spallucce ed estraendo il suo telefono. "Chiamo la polizia e ce ne andiamo".
Pochi minuti dopo, i tre si trovarono dentro l'auto del cacciatore più anziano, che aveva lasciato a Dean l'onore di guidarla, mentre Phil cercava di togliere via più sangue possibile dai suoi vestiti, ripulendosi al meglio. 
Si fermarono nello stesso pub della sera precedente e cenarono insieme, mentre l'uomo spiegava loro chi fossero davvero quelle persone consegnate alla giustizia poco prima: si trattava di Franck Bender e dei suoi figli. Nati e cresciuti come cacciatori del soprannaturale e degenerati fino a dare la caccia agli umani.
Phil e Franck erano amici e compagni di caccia, o almeno lo erano fino a che la malattia non si era portata via Phil; Franck aveva perso la moglie e la figlia durante un'invasione di demoni a casa loro e ciò lo aveva traumatizzato a tal punto da diventare un assassino ed un cannibale.
Rivelò loro di aver conosciuto profondamente loro padre John e di essere stato amico anche di Bobby Singer prima di morire; le domande che gli aveva posto la sera prima erano mirate al solo scopo di sapere come fosse stata la vita dei suoi due amici, non aveva alcuna intenzione di insospettirli.
"Svegliarsi dopo quasi ventanni dalla propria morte e ritrovare tutti i propri amici morti ti spinge a fare qualche domanda" aveva detto Phil sorridendo amaramente, fissando il suo bicchiere di scotch che stringeva fra le mani.  
Dopo quel racconto Dean e Sam si rilassarono, capendo che Phil non fosse una minaccia per loro, nè per Hailey: lo avevano visto combattere e salvare la vita ad entrambi durante quella caccia, sistemando un vecchio conto lasciato in sospeso, e questo gli bastava per credere in lui e nella sua onestà.
"Non bevi?" chiese Dean allentando la tensione e guardandolo con sopracciglia aggrottate, mentre lui ordinava il suo secondo giro di Whisky seduto al bancone del pub, e come risposta ebbe solamente un no accennato con il capo.
"Perchè ordini da bere se poi non bevi?" chiese Sam guardandolo con curiosità, bevendo qualche sorso della sua birra.
Phil alternò lo sguardo fra i due ragazzi posti ai suoi lati ed estrasse un gettone dalla sua tasca, poggiandola sul bancone con tranquillità. 
"L'ho avuto per i miei 10 anni da sobrio" rispose l'uomo sorridendo fiero, guardando il suo bicchiere e facendo oscillare il contenuto. "Poi sono morto per undici anni, sono tornato da due, quindi tecnicamente saliamo a 23".
Dean sgranò gli occhi ed annullò l'ordine del suo secondo drink alla barista facendo cenno con il capo e scambiò un'occhiata sbalordita ed imbarazzata con il fratello, tornando a guardare il cacciatore davanti a loro.
 "Tutte le sere ordino un Whisky e quando la mia serata è finita, pago e vado via senza consumare".
"Perchè lo fai ?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e cercando di capire il punto di vista del padre della sua ragazza, che in quel momento pareva aver perso quell'aria da uomo sicuro di sè che amava gonfiare il petto e comandare. "Perchè siamo dentro un pub ?". 
"Perchè, ragazzo, finché io non lo bevo, significa che ho vinto io e che questa schifezza non ha più potere su di me" rispose Phil con un tono un pò più duro, guardandolo ed annuendo come a convincersene.
Dean osservò il modo in cui il cacciatore stringesse il bicchiere e pensò che se avesse dosato male la sua forza lo avrebbe potuto frantumare sul palmo della sua mano, ma poi capì che si stesse solamente cercando di controllare.
"Perché hai cominciato a bere?" chiese il maggiore osservandolo voltarsi verso di sè. "Dopo la morte di mio padre ammetto di aver parecchio esagerato con l'alcool, ma non sono mai arrivato a questo punto".
Phil sospirò rumorosamente e fece spallucce, tornando a guardare il bicchiere prima di lasciarlo andare sul bancone ed alzarsi; si sistemò la giacca e poi guardò il maggiore negli occhi con un sorriso amaro. "Ho cominciato quando mi hanno portato via mia figlia.. Perderla così è stato.. logorante".
L'uomo si voltò senza aggiungere altro ed uscì dal locale, recandosi alla sua macchina ed aspettando che i due ragazzi lo raggiungessero, forse troppo scossi dalla sua confessione, che però era indice di fiducia. 
Aver rivisto Hailey e non aver avuto modo di riaverla davvero gli faceva male, più di quanto si aspettasse, ma non poteva fargliene una colpa se i suoi ricordi fossero stati alterati; si passò una mano sul viso, respingendo la voglia struggente di tornare dentro e finire quel drink con un unico colpo, quando sentì il suo cellulare vibrare nella tasca.
Un sorriso gli nacque sul viso e tutte le sue paure ed i suoi momenti di debolezza relativi all'alcool cessarono all'istante, lasciando spazio solo all'amore.
Katherine.
 
Le urla e gli insulti della signora Tran divennero sempre più coloriti e sgradevoli con il passare dei minuti, ma per loro fortuna erano sempre più lontani dal parcheggio in cui l'avevano lasciata, dato che ormai erano quasi entrati all'interno del magazzino abbandonato dentro cui Crowley nascondeva i profeti e probabilmente anche Kevin; quel posto pululava di demoni e le due cacciatrici furono felici di aver rubato alla madre del profeta le bombe antidemone prima di ammanettarla al volante del Suv di Katherine per impedirle di farsi ammazzare nel tentativo di salvare suo figlio.
Le due cacciatrici si divisero e la minore decise che avrebbe proseguito da sola, intimando a Castiel di andare con sua sorella; estrasse la sua arma angelica e camminò per qualche corridoio buio e vuoto dell'edificio, chiedendosi se la stesse portando nella giusta direzione.
Da lì a poco sarebbero arrivati anche i rinforzi, dato che prima di avventurarsi in quell'edificio abbandonato aveva chiamato suo padre per informarlo di ciò che stessero per fare, omettendo il piccolo particolare del ritorno di Castiel, provando almeno a rispettare la sua volotà di comunicarlo lui stesso ai due ragazzi.
Delle risate moleste giunsero alle sue orecchie e interruppero il flusso dei suoi pensieri, facendole notare la presenza di cinque demoni molto possenti e grossi per poterli affrontare tutti insieme da sola; estrasse la sua bomba antidemone e continuò a camminare senza preoccuparse di non fare rumore, arrivando molto vicino a loro e sorridendo.
"Katherine Collins, hai un bel coraggio a presentarti qui.." disse uno dei demoni avanzando di qualche passo, mostrandole i suoi occhi neri.
La cacciatrice per tutta risposta gli lanciò contro la sua bomba, osservando come una grossa luce bianca ed intensa li portò via con sè, facendo rimanere di loro solamente l'ombra.
La donna continuò il suo cammino fino ad arrivare ad una porta molto grande, dall'aspetto vecchio e arrugginito ed inclinò la testa di lato, sentendo dei rumori provenienti dall'interno ed una voce che avrebbe riconosciuto fra mille: Crowley.
Si voltò puntando la lama angelica contro chiunque si stesse avvicinando con passo svelto dietro di sè, ma la mise via quando vide sua sorella e Castiel raggiungerla fino alla porta; Hailey tentò di scassinare la serratura della porta, ma doveva essere protetta da qualche incantesimo, tanto che una forza invisibile la scaraventò indietro contro il muro, facendola appena gemere e facendo sobbalzare la minore. 
"Sorellina, hai deciso di morire?" chiese Katherine sorridendo ed aiutandola ad alzarsi, mentre la maggiore rispose per la prima volta al suo sorriso e non distolse lo sguardo.
"Entro io.." sussurrò Castiel annuendo, voltandosi verso di loro con un viso molto serio.
"No, aspetta!" esclamò la minore cercando di bloccarlo, ma l'angelo si era già smaterializzato, lasciandole completamente sole dietro a quella porta. "Dannazione, dobbiamo entrare!".
"Perchè sei così agitata? Cas sa cavarsela" sussurrò Hailey aggrottando le sopracciglia, notando come la sorella avesse chiuso gli occhi e si stesse concentrando, sollevando una mano a mezz'aria verso la serratura. "Ah già, lo hai venduto a Crowley con il vostro patto!".
"Hailey, non è il momento di farmi venire i sensi di colpa, sto cercando di concentrarmi!" rispose Katherine senza neanche aprire gli occhi, mentre un rivolo di sangue le colò dal naso.
A quella vista la sorella si spaventò, osservando come la porta prese a tremare fino a spalancarsi del tutto, vincendo sulla forza dell'incatesimo che qualcuno aveva lanciato per proteggere l'interno.
Katherine riaprì gli occhi e si pulì dal sangue con la manica della sua giacca, entrando insieme alla sorella all'interno della stanza, e  trovando l'angelo esausto a terra con in mano metà della tavoletta, mentre Kevin le raggiunse tremante ed insanguinato, mostrando loro la mano alla quale mancava un dito e nell'altra stringeva forte un piccolo quaderno con tutti i suoi appunti in cui aveva decifrato ogni singola parola della tavoletta, che aveva però tenuta nascosta a Crowley.
"Oh tesoro, mi dispiace così tanto.." sussurrò Haiely avvicinandosi ed avvolgendolo in un abbraccio, mentre la minore si diresse vero Castiel, aiutandolo a risollevarsi e notando quanto non stesse bene. "Andiamo, ti portiamo da tua madre..".
 
 
"Mmh, che odorino!" esclamò Katherine entrando all'interno della cucina nel bunker con un sorriso, trovando Sam ed Hailey ai fornelli con un grosso sorriso, gli unici che riuscivano a non bruciare la cena, e Dean seduto accanto a Judith, intento a capire qualsiasi cosa gli stesse raccontando la ragazza.
"Beh, penso che ce la siamo meritata una serata in famiglia, non credete?" chiese Sam sorridendo, avvicinandosi abbastanza alla sua ragazza per baciarla fra i capelli, prima di dirigersi verso il frigo per prendere ciò che gli occorresse per ultimare la cena.
"Dov'è tuo padre?" chiese Hailey voltandosi per un breve momento verso la sorella, prima di tornare a mescolare il contenuto della padella sul fuoco, facendo voltare tutti i presenti nella sua direzione.
"Nella sala con Clay.." rispose Katherine aggrottando le sopracciglia ed appoggiandosi con i palmi delle mani all'isola di metallo. 
"Si fermano a cena?".
"Mmh, no?" chiese retoricamente la minore, voltandosi verso Sam per cercare di capire perchè Hailey stesse facendo quelle domande, che rispose facendo spallucce.
"Sbagliato! Li ho invitati io".
"E perchè lo avresti fatto?".
Hailey scambiò una breve occhiata con il suo ragazzo e la sorella capì che Sam fosse riuscito dove lei aveva fallito, facendo ragionare la maggiore e facendole cambiare punto di vista, poi si voltò verso Katherine sorridendole ed alternò lo sguardo con i Winchester e la nipote.
"Dovreste preparare la tavola di là, non mangeremo stretti qui dentro!".
A quelle parole le due Collins videro i presenti afferrare tutto l'occorrente ed uscire dalla cucina sotto suggerimento di Judith, che non ne poteva più di sentire la madre e la zia litigare da settimane, lasciandole sole.
"Mi dispiace di averti dato l'impressione che ti odiassi, Kath.." sussurrò Hailey spegnendo la fiamma e voltandosi con il busto verso di lei. "Ce l'ho con me stessa". 
"Perché dovresti?" chiese la minore aggrottando le sopracciglia ed allargando le braccia.
"Perché ti ho lasciata da sola quando vedevo i segni delle cacce sul tuo corpo; mi ripetevo che eri adulta e potevi farcela da sola, ma sapevo quanto stessi soffrendo per Dean. Non sono stata una brava sorella maggiore" rispose Haiely avanzando lentamente verso di lei e sospirando. "Ero così presa dall'avere quello che non ho mai avuto: una casa, un lavoro".
"Non devi sentirti in colpa per aver desiderato un pò di felicità con Sam.." sussurrò Katherine sorridendo amaramente ed abbassando lo sguardo per qualche secondo.
"E tu non devi farlo per aver voluto tuo padre al tuo fianco quando io non c'ero" disse Haiely cercando di non dare a vederei suoi occhi lucidi guardando tutto fuorchè lei. "Avrei dovuto prendermi cura di te quando soffrivi".
"L'hai fatto, Hailey.." sussurrò Katherine avvicinandosi ed abbracciando di slancio la cacciatrice troppo orgogliosa per farlo, che però ricambiò la stretta con forza. "Tutto quello che ho sempre voluto era avere le mie sorelle al mio fianco: ho fallito con Bela, non voglio farlo anche con te".
Hailey si staccò improvvisamente quando vide un'ombra sulla soglia della porta, indeciso se entrare o andarsene facendo finta di non aver visto e sentito nulla, ma entrambe le ragazze lo videro ed osservarono attentamente i suoi occhi lucidi puntati su di loro.
"Scusate, Jud mi ha mandato di qua a prendere il sale e.." sussurrò Phil con voce quasi spezzata dai sentimenti che stesse provando e uno strato lucido ormai troppo spesso sugli occhi. "Torno di là".
"No Phil, ti prego resta.." sussurrò Hailey asciugandosi il viso e sorridendo appena, sentendo il suo cuore battere molto velocemente, specialmente quando Katherine le lasciò la mano e le sorrise, uscendo dalla cucina dopo aver dato un bacio sulla guancia del padre.
Hailey fece qualche passo verso di lei e così fece lui, entrando all'interno della stanza; la donna non lo aveva osservato bene quella sera di due settimane prima, ne quando lo aveva trovato nel bunker intento a portare Sam e Dean in giro per il paese per cacciare.
Ma adesso che lo guardava bene e che aveva abbattuto tutti i suoi muri interni, si vide così simile a lui: i lineamenti, il colore degli occhi, le espressioni facciali. A giudicare dalle lacrime che gli rigarono il viso, probabilmente condividevano più del semplice aspetto.
"Ci ho pensato e.." sussurrò Haiely con la voce spezzata e tirando su con il naso, sentendo lo stomaco rigirarsi per quel tipo di sensazione mai provata.
Aveva sempre pensato che non avrebbe incontrato quel tipo di amore e c'era andata così vicino quando aveva conosciuto Bobby e si era davvero molto legata a lui, ma vedere suo padre piangere per lei e raccontarle tutta la verità le fece pensare che, forse, anche lei era destinata ad avere un padre e a conoscerne l'amore.
".. magari potremmo provare a conoscerci".
"Si ok, qualsiasi cosa.." sussurrò l'uomo annuendo e sentendo gli occhi pungere e bruciare.
Hailey fece per voltarsi per tornare ai fornelli, ma poi ci ripensò e si avvicinò con una falcata, stringendolo in forte abbraccio inaspettato anche per lei. Ispirò il suo profumo, che tutto d'un tratto le sembrò così familiare, e fra le braccia di quell'uomo  per la prima volta nella sua vita si sentì al posto giusto. Si sentì a casa.
 
Il momento in cui riabbracciasse un fratello creduto morto per tanto tempo non fu difficile da immaginare, ma quando Dean si ritrovò faccia a faccia con Castiel, l'angelo, amico e fratello che credeva di aver perso in Purgatorio, non credette di poter provare quelle emozioni tutte insieme.
"Ciao Dean..".
"Cas..".
Fu un attimo e il cacciatore gli balzò addosso, stringendolo in uno dei loro abbracci goffi e silenziosi, stringendolo forte a sè, incurante del fatto che attorno a loro ci fosse tutta la sua famiglia ed un ragazzino senza un dito sostenuto da sua madre.
Gli era bastato un attimo per riconoscerlo, un altro per realizzare che fosse davvero davanti a sè ed un ultimo per capire che non fosse uno di quei sogni che la notte non avevano mai smesso di tormentarlo.
Quando sciolsero l'abbraccio, Dean lo sommerse di domande, cercando di saperne il più possibile e magicamente tutte le belle sensazioni che avesse provato qualche momento prima, lasciarono lo spazio alla perplessità e al sospetto.
Cas non aveva la minima idea di come fosse uscito da lì? Impossibile, Dean ricordava ogni singolo momento intrappolato in Purgatorio: ricordava il dolore, la fame e le lotte quotidiane per sopravvivere. Com'era possibile che lui non lo sappesse?
Il cacciatore cercò di trattenersi, di non diventare troppo guardingo e lasciò perdere per il momento, lasciando che anche suo fratello lo riabbracciasse e parlasse con lui, ma non perse l'occasione quando gli altri accompagnarono la signora Tran e Kevin da Garth, che li avrebbe nascosti e protetti. Rimase da solo con Castiel durante il viaggio verso il bunker e lo fece di proposito perchè aveva proprio voglia di fargli tirare fuori il sacco. O almeno di tirare fuori il suo.
Parcheggiò dentro il garage e vide Cas camminare per i corridoi del bunker con curiosità e, per un attimo, Dean rivide il suo amico com'era prima del Purgatorio.
Quel pensiero lo torturò e, non appena arrivarono nella sala lettura, il cacciatore si parò davanti a lui e lo fissò con aria dura, colpevole, piena di rimpianti e di dolore.
"Che succede Dean?". 
"Che ti è successo in Purgatorio, amico? Ce l'avevamo quasi fatta, stavamo per uscire insieme da quel posto di merda, ma tu ti sei arreso!" esclamò Dean con voce tremante, fissando gli occhi in quelli dell'angelo. "Mi hai mollato mentre io ho fatto di tutto per tirarti fuori! Di tutto, Cas! Io non ti avrei mai lasciato lì da solo".
Lo sguardo dell'angelo, dapprima confuso e spaesato, divenne quasi compassionevole e accennò l'ombra di un sorriso amaro sul volto. Rimase in silenzio per alcuni minuti, mentre la sua mente era invasa da una moltitudine di ricordi, e poi sospirò, capendo finalmente quale fosse davvero il problema del ragazzo. "È questo quello che pensi? Credi che sia stata colpa tua?".
"Certo che lo è, dovevo portarti fuori con me!" esclamò Dean alzando il tono della voce, sentendo sempre più il petto invaso dai sensi di colpa e dal dolore.
"No Dean, stai rifiutando la verità, cercando di modificarla.." sussurrò Castiel avvicinandosi di qualche passo nella grande sala, che non aveva mai visto fino a qualche minuto prima. "Davvero non te lo ricordi?". 
"Ero lì anche io! So cos'è successo!" esclamò Dean aggrottando appena le sopracciglia ed utilizzando un tono appena più duro.
"No, tu non vuoi accettere la realtà".
"Mi sento già uno schifo ogni mattina non appena apro gli occhi per averti lasciato lì e averti deluso, come faccio sempre con ogni altra persona a cui tengo!" esclamò il cacciatore alzando nuovamente il tono della voce, agitandosi e iniziando a gesticolare nervosamente. "Come con Katherine, ok? Ho incasinato tutto per la seconda volta e adesso ci stiamo lavorando e va tutto alla grande, quindi possiamo farlo anche io e te, ma ti prego, non aggiungere altro che possa farmi sentire uno straccio!".
Vederlo in quello stato fu spiacevole per l'angelo, che sapeva di non poterlo comprendere appieno per via della loro diversa natura, ma si avvicinò ulteriormente al suo amico senza aggiungere una parola, poggiando le sue dita contro la fronte del ragazzo, permettendogli di vedere come si fossero svolte le cose.
Come Castiel si fosse arreso e avesse trovato quasi conforto nel Purgatorio, luogo così puro e violento che gli aveva dato un motivo per restare. Dean si ritrasse dopo qualche secondo, avendo appena rivissuto una delle esperienze più traumatiche che avesse mai affrontato, ed aprì gli occhi velati dalle lacrime, guardando quelli colpevoli e dispiaciuti dell'angelo.
"Quando stavamo per attraversare il portale potevo salvarmi, ma non ho voluto.." sussurò Castiel annuendo e sospirando, utilizzando il suo solito tono profondo e pacato.  "Ti ho lasciato la mano. Tu non potevi fare niente, perché io non volevo essere salvato, amico mio. Volevo espiare i miei peccati, non meritavo di uscire da lì dopo il caos e il male che avevo portato sulla terra. Volevo dirti le mie intenzioni, ma non sapevo come".
La presenza di qualcuno accanto a sè lo fece trasalire, impedendogli di annegare ancora di più in quei ricordi dolorosi ed osservando Sam, Katherine, Judith e Castiel seduti attorno al tavolo, in attesa che Hailey e Phil finissero la loro chiaccherata per cenare tutti insieme; Dean sospirò rumorosamente e si voltò guardando accanto a sè, notando Clay intento a servirsi da solo, versando un bicchiere di Whisky, che passò al ragazzo al suo fianco, e uno per sè, che riempì un pò di più; si voltò nella sua direzione e si schiarì la gola, accennando un sorriso abbastanza ironico.
"Hai tutta l'aria di uno che ha bisogno di bere!" esclamò Clay sollevando lo sguardo verso di lui e bevendo un sorso dal proprio bicchiere.
"Mi aspettavo che oggi avresti cacciato con noi" sussurrò Dean distogliendo lo sguardo dalla sua famiglia e guardando l'uomo accanto a sè.
"Ho avuto altro da fare" tagliò corto il Sergente, seguendo lo sguardo del cacciatore e sospirando rumorosamente. 
Dean trattenne una risata e fece per raggiungere gli altri data la scarsa loquacità del militare, e scese uno degli scalini che lo avrebbe condotto alla sala lettura adibita momenaneamente a grande sala da  pranzo, quando la sua voce lo richiamò.
"Io ero lì quando Phil è morto soffrendo terribilmente e le sono stato accanto" disse Clay divenendo improvvisamente serio ed osservando lo sguardo del suo interlocutore cambiare. "Ero lì quando è morta la madre di Kath e quando il vampiro Alpha è venuto al ballo e l'ha dissanguata, l'ho vista morire fra le mie braccia; nonostante Henry, ero lì quando è nata Judith e quando ha fatto i primi passi, quando ha avuto la prima febbre e non smetteva di piangere e lei non aveva proprio la forza di andare avanti; ero lì quando Katherine ha risvegliato suo padre e lei ha chiamato me prima di qualsiasi altra persona. E adesso sono qui, nonostante te".
"Perchè mi stai dicendo questo?" chiese Dean con espressione seria, tenendo il bicchiere a mezz'aria con una mano e l'altra dentro i pantaloni.
Clay bevve di colpo il contenuto del suo bicchiere, posandolo sul piccolo mobile bar e guardando il ragazzo negli occhi. "Pensi che lei vi abbia tenuto nascosto solamente Phil in questi due anni?".
"Lei non prova niente per te, Clay. Niente" rispose Dean allargando di poco le braccia e studiando il suo viso. "Qualcuno doveva pur dirtelo".
"Lo so, ma rifletti su quello che ti ho detto prima.." sussurrò il Sergente avvicinandosi di qualche spanna al suo viso. "Sono sempre stato una costante nella sua vita. Perchè?".
Clay vide un brutto dubbio insinuarsi nella mente del ragazzo che stava difronte a sè, nonostante cercasse di non darlo a vedere, e ne provò quasi gioia; ciò che il Sergente non si aspettò, fu che Dean fece qualche altro passo, arrivando faccia a faccia ed assottigliando gli occhi. 
"Se quello che dici è vero, e non lo è, perchè non ti ha voluto prima nella sua vita? Dove sei stato negli ultimi dodici anni della sua vita?" chiese l'uomo sorridendo audacemente e facendo spallucce. "Lei ti ha lasciato più di un decennio fa amico, dovresti fartene una ragione".
"Perchè credi che lei mi odi così tanto, ma alla fine mi tiene sempre nella sua vita?" chiese Clay sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla. "Non mi ha lasciato lei, l'ho fatto io. Ho scelto l'esercito invece che loro".
Le voci di Katherine e di Hailey li richiamarono tutti, mentre la maggiore portava alcuni piatti stracolmi di cibo, così come Phil e Sam; Clay battè leggermente due volte la mano sulla spalla del ragazzo, superandolo e sorridendo, come se avessero appena discusso di qualcosa di leggero. "Pensaci amico, adesso però gustiamoci la cena!".
Dean si voltò ad osservare tutta la sua famiglia radunata attorno al tavolo rimanendo però fermo sul posto, sentendosi abbastanza stordito e sconvolto da quella conversazione.
"Io sto accanto a Clay!" urlò Judith ridendo ed andandogli incontro, per poi abbracciarlo e lasciarsi trasportare al suo posto. 
"Questa è la mia ragazza!" esclamò Clay sorridendo e scompigliando i capelli della giovane ragazza, prendendo posto accanto a lei e lanciando un ultimo sguardo eloquente al cacciatore, che ancora se ne stava in disparte ad osservare la scena con un sorriso amaro sulle labbra.
  
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