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Autore: Annette85    06/04/2020    1 recensioni
«Non se ne parla neanche!» sentenziò Ron in direzione del camino.
«Andiamo, Ron, sei l’unico che possa aiutarmi», lo supplicò la testa di Bill solleticata dalle fiamme. «Mamma e papà sono fuori città per qualche giorno; [...]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Sorpresa | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota: Sorprendentemente sono riuscita a scrivere questo capitolo quasi di seguito all'altro, ieri sera.
Spero vivamente vi piaccia, anche se ci sono alcune cosucce che non mi convincono del tutto, ma so che se ci lavorassi ancora butterei tutto, quindi meglio pubblicarlo e via =D
Buona lettura^^

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Il Ronaldo in difficoltà


Capitolo 3


Hermione si materializzò in salotto pochi istanti dopo aver letto il messaggio di Ron.

«Prima che tu dica qualsiasi cosa, sono qui solo perché sono preoccupata per Victoire», esordì la strega interrompendo sul nascere qualsiasi possibile reazione entusiastica da parte di Ron.

Dal canto suo, il mago si era solo alzato non appena era apparsa la fidanzata e aveva fatto per abbracciarla, ma era stato gelato dalle sue parole.

Hermione si avvicinò alla piccola e le toccò amorevole la fronte: «Dev’essere stata una magia molto al di sopra delle sue capacità», disse alla fine con dolcezza.

«Be’, mi ha schiaffeggiato coi peluches», spiegò Ron. «Ed era la sua prima vera magia».

«Brava piccola!» ghignò Hermione sentendo che il fidanzato era stato preso a peluchate.

Ron sbuffò, mise il broncio e se ne tornò in cucina a finire di pulire il disastro che aveva combinato.

Hermione intanto si sedette accanto a Victoire, fece comparire un paio di libri e iniziò a leggere cos’avrebbe potuto fare perché la piccola riprendesse i sensi in poco. Ma fin tanto che riposava tranquilla era un buon segno.

Ron tra una scalpellata e l’altra al cioccolato incrostato osservava di sottecchi Hermione intenta a leggere tranquilla sul divano. Era bello vederla lì, in pace e rilassata. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vederla sempre così, anche con uno o due bambini al posto di Victoire.

«Aha!» esultò a un tratto Hermione, sapeva che i libri non l’avrebbero abbandonata neanche in quel frangente.

Ron per tutta risposta imprecò perché, per l’esclamazione improvvisa di Hermione, aveva sbattuto la testa contro la cappa del fornello.

«Che hai trovato?» chiese entrando in salotto mentre si massaggiava la nuca. Prima il peluche, adesso la cappa, non è decisamente serata.

«Qui c’è scritto che più il bambino che fa la magia è piccolo, più tempo gli ci vorrà per riprendersi», disse Hermione con un sorriso. «Ma non c’è da preoccuparsi, sta semplicemente dormendo, quindi basta aspettare un po’ e si sveglierà da sola».

Ron tirò un sospiro di sollievo: Victoire stava bene.

Sorrise a Hermione, ma quella cambiò espressione in un attimo e tornò a essere arrabbiata con lui.

«Bene», esordì seria. «Visto che Victoire sta bene, non c’è motivo che rimanga».

Ron boccheggiò e fece qualche passo in avanti: «No, aspetta», cercò di trattenerla.

Hermione fece sparire i libri e incrociò le braccia al petto, in attesa.

«A-avevo preparato la cena», iniziò a dire Ron. «Ma si è bruciata o è spiaccicata tra i fornelli».

«Ron…».

«Mi dispiace, sono stato un vero idiota. Come sempre, d’altra parte, no?» fece una risatina nervosa ben poco da lui.

«Tu non sei un idiota», sospirò lei. Era la milionesima volta che lo sentiva ripetere sempre la stessa storia, e lei gli rispondeva sempre così. A dire il vero era anche un po’ stufa di dirglielo, ma l’amore fa accettare qualsiasi cosa.

«È colpa mia se abbiamo litigato. È colpa mia se te ne sei andata arrabbiata perché ti ho accusata di aver svegliato Victoire, quando non potevi sapere che lei era qui. È colpa mia se per tutto il tempo che ho passato di là a pulire – alla maniera Babbana, perché non sono minimamente bravo e dotato negli incantesimi di pulizia – non ho fatto altro che maledirmi, perché non avrei più potuto vederti come prima, seduta accanto a un bambino, intenta a leggere mentre dorme».

Ron sembrava un fiume in piena ed era anche difficile seguire il filo dei suoi pensieri.

Ma Hermione aveva capito benissimo. Oh, se aveva capito, soprattutto l’ultima affermazione. Ed era diventata tutta rossa.

La strega si sedette di nuovo sul divano e fece sedere Ron sul tavolino davanti a sé.

«Ron», iniziò prendendogli la mano e guardandolo fisso negli occhi. «Tu pensi che non ci abbia mai pensato? Che anch’io voglia… avere-dei-bambini-con-te», disse tutto d’un fiato.

Ron cercò di mantenere il contatto visivo, ma non era facile, sentiva le orecchie andare a fuoco ed era sicuro che anche tutto il resto del corpo fosse diventato dello stesso colore dei capelli.

«Tu… vuoi davvero?» chiese incerto quando riuscì a recuperare la facoltà della parola.

Hermione sorrise imbarazzata e abbassò gli occhi. «È anche normale pensarci ogni tanto, no?» aggiunse come se fosse ovvio. «Voglio dire… non siamo più in pericolo mortale, abbiamo tutta la vita davanti, viviamo praticamente insieme, i tuoi fratelli pensano a sposarsi e ad avere dei figli. Sì, io e te litighiamo sempre, ma ciò non vuol dire che io non ti ami e non voglia avere una famiglia con te».

Ron si alzò, prese in braccio Hermione e le fece fare una giravolta.

La strega, presa alla sprovvista, non poté fare a meno di sorridere della sua intraprendenza.

Ron, dopo averla rimessa a terra, cercò di baciarla, ma lei lo fermò.

«Ah, non funziona proprio così, Ronald», disse appoggiandogli una mano sulle labbra. «Sono ancora arrabbiata, perché prima mi hai fatto quella scenata».

Ron si afflosciò su se stesso. Sapeva che non sarebbe bastato quel discorso che aveva toccato corde non ancora del tutto visibili, ma sperava che si fosse ammorbidita almeno un po’.

«Ok, che punizione mi aspetta, signorina Granger?» chiese sconsolato, pur sapendo che se la meritava per come si era comportato.

«Ci devo pensare, ancora, intanto finisci di pulire di là», disse lei indicando la cucina, che aveva un aspetto davvero orribile. «Io vado a cambiarmi».

Non era un buon segno se lei doveva pensarci. Ma il fatto che non l’avesse affatturato era già qualcosa di positivo.

Continua...


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Ben arrivati in fondo a un altro capitolo, spero che la storia vi piaccia ancora, anche se ha preso una piega un po'... strana.
Ho già in mente cosa succederà alla fine, ma sono indecisa se il prossimo sarà un altro capitolo o l'epilogo. Vediamo come prosegue la stesura.
Lo spazio commenti è tutto vostro, anche per lanciarmi dei pomodori virtuali ;D
Ciao ciao

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