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Autore: Miharu_phos    06/04/2020    1 recensioni
“Vedi Riccardo? Adesso non fa più male come prima. Basta solo abituarsi al dolore e prima o poi riuscirai a non sentire più niente. Te lo prometto”
Dove Riccardo cerca di aiutare il povero Gabriel ma finirà per essere trascinato a fondo insieme a lui.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Continuarono a camminare per la stradina di campagna finché non giunsero sotto una pensilina; c'era lì una fermata dell'autobus. Riccardo non sapeva assolutamente dove li avrebbe portati, né tanto meno aveva in mente una meta precisa, dato l'improvviso cambio forzato dei piani.

A giudicare dal posto inoltre, qualunque bus fosse passato di lì non li avrebbe portati chissà quanto lontano; almeno però avrebbe convito Gabi di essere riusciti a fuggire; ormai era diventato come un bambino, Riccardo lo sentiva. Avrebbe soltanto dovuto assecondarlo e riuscire a convincerlo volta per volta.

Sapeva bene quanto tutto ciò non avesse senso; dove avrebbe mai potuto fuggire insieme ad uno squilibrato come lui? Eppure i suoi occhi erano così pieni di speranza, così fiduciosi nei confronti di Riccardo che continuava a guidarlo tenendolo per mano, senza smettere gli sorridergli in modo rassicurante neanche per un secondo.

"Io non ti abbandonerò mai" si ripromise il castano, stringendo maggiormente le sue dita sottili nelle proprie.

Decise di raggiungere a piedi la fermata successiva; più si allontanavano dalla città, meno possibilità di essere beccati avrebbero avuto.

Solo pochi minuti ed il bus comparve all'orizzonte.

Gabriel guardò Riccardo estremamente felice.

-Ce l'abbiamo fatta Ricky! Ci siamo quasi!- mormorò Gabriel, quasi saltando per l'eccitazione.

Il castano lo assecondò con un sorriso e quando l'autobus fu fermo davanti a loro vi salirono.

Riccardo si sentiva in colpa, infondo era come se stesse mentendo a Gabi, come se lo stesse prendendo in giro; il rosa dal canto suo era talmente emozionato che non avrebbe mai notato l'espressione colpevole sul volto del suo fidanzatino.

-Ci siamo riusciti- sussurrò il rosa sotto voce, una volta che ebbero raggiunto gli ultimi posti del bus.

Si accomodarono uno accanto all'altro, Gabi stringeva il borsone sulle gambe e guardava emozionato il castano con la felicità dipinta negli occhi.

Riccardo gli accarezzò il viso intenerito, senza però riuscire a mettere a tacere quella consapevolezza che lo tormentava; stavano letteralmente andando verso l'ignoto.

Il luogo verso il quale erano diretti, così come la mente di Gabi, era un luogo sconosciuto, dal quale letteralmente non potevi sapere cosa aspettarti.

L'autista del bus avrebbe benissimo potuto riconoscerli, così come gli altri passeggeri; non appena avrebbero attraversato la città senza ombra di dubbio ogni fermata del bus sarebbe stata tenuta sotto controllo, o peggio ancora avrebbero potuto perquisire l'intero mezzo.

Al tempo stesso non c'era da fidarsi di Gabi. Cosa stava avvenendo nella sua mente in quel preciso momento? Avrebbe continuato a seguire uno schema? Anche adesso che stavano procedendo praticamente ad occhi chiusi, senza il minimo abbozzo di un piano?

E se avesse ripreso a dare di matto da un momento all'altro? Come avrebbe dovuto comportarsi Riccardo, cosa avrebbe mai potuto fare per aiutarlo, per farlo calmare, per far sì che credesse alle sue parole?

"Non è giusto" realizzò ad un certo punto.

Stringeva forte a sé Gabriel, aspirando il dolce profumo dei suoi capelli.

Lui aveva bisogno d'aiuto, non c'era alcun dubbio; e trascinarlo con se con l'inganno non era di certo stata una dimostrazione d'amore da parte sua.

Gabriel aveva dei problemi, ormai era innegabile. Aveva ucciso una persona, aveva fatto del male a molte altre, di proposito. Lui non era cattivo, Riccardo lo sapeva. Era solo disturbato.

E non era colpa sua, questo era ovvio, ma questo non bastava, non sarebbe mai bastato; Gabriel avrebbe sempre continuato ad avere dei problemi.

Che tipo di vita avrebbero mai potuto avere? Dove sarebbero mai potuti andare, dove avrebbero mai potuto nascondersi così tanto a lungo? E per quanto tempo i soldi sarebbero bastati, quando tempo sarebbe passato prima che qualcuno li notasse, prima che Gabriel commettesse una leggerezza qualsiasi e venisse scoperto, mettendo nei guai tutti e due?

Il vero viaggio verso l'ignoto non era quello in bus; era quello che lui aveva intrapreso con Gabi.

E per quanto lui lo amasse, per quanto tenesse a lui con tutte le sue forze, Riccardo non poteva negare di esserne spaventato.

Si era ripromesso di non abbandonarlo; ma portandolo lontano, chissà dove, impedendogli di avere l'aiuto di cui aveva bisogno, non avrebbe forse significato abbandonarlo a se stesso e alle sue turbe?

Proprio perché lo amava avrebbe dovuto aiutarlo; e non avrebbe mai potuto farlo se continuava a prenderlo in giro in quella maniera, convincendolo di una realtà falsa, costruita sulla debolezza della sua mente fragile e instabile.

Se davvero lo amava avrebbe dovuto fermare quella fuga insensata.

Era solo un bambino dopotutto, cosa avrebbe mai potuto sperare di fare? Il mondo apparteneva agli adulti, ed era giusto così.

Era giusto seguire le regole, era giusto accettare la disciplina, era giusto controllarsi, mettere avanti a tutto i propri doveri, era giusto impegnarsi, sacrificarsi per crescere e diventare una persona migliore, per diventare la persona che si sogna di essere.

E Riccardo decisamente non sognava di essere un fuggitivo.

Aveva bisogno di certezze, ma più di chiunque altro era proprio Gabriel ad averne bisogno.

Era cresciuto nell'instabilità, nella disaffezione, nell'odio. Perché continuare a dargli una vita incerta, difficile, condannata all'ansia e alla paura? Perché era così che avrebbero vissuto se fossero realmente riusciti a scappare: nella paura.

Guardò il suo ragazzo mentre giocherellava con la cintola del borsone, canticchiando con le labbra chiuse  un motivetto a lui sconosciuto.

Sembrava proprio un bambino; ingenuo, speranzoso, ignaro.

Illuso.

-Amore?- lo chiamò Riccardo quando le prime volanti della polizia cominciarono a colorare l'ambiente cittadino.

Il rosa alzò delicatamente la testa, sorridendo al proprio ragazzo.

Riccardo gli accarezzò il viso dolcemente, guardandolo con occhi innamorati e al tempo stesso dispiaciuti.

-Scendiamo alla prossima, okay?-

-Siamo arrivati?-

-Si- mentì il castano con un sorriso rassicurante.

-Che bello! Sono così felice!- mormorò il rosa stringendosi maggiormente all'altro.

Riccardo chiuse gli occhi lasciandosi scappare una lacrima mente il cuore gli andava in pezzi.

-Mi dispiace tantissimo- sussurrò.

Il bus si fermò; come aveva previsto Riccardo la fermata era controllata dalla polizia.

Gabriel però sembrava non notare tutto ciò; era ancora immerso nel suo mondo fatato, quello in cui lui e Riccardo stavano scappando lontano da tutto.

-Gabi ascoltami- sussurrò tirando su col naso mentre mano nella mano percorrevano il corridoio del bus.

I due poliziotti che pattugliavano la fermata fecero cenno all'autista del bus, il quale annuì complice.

Riccardo non si lasciò sfuggire tutto ciò; deglutì preparandosi al peggio, poi tornò a concentrarsi sul rosa che pendeva dalle sue labbra in attesa della sua guida.

-Ti ricordi quando eravamo in chiesa?-

Il rosa lo guardò confuso per qualche secondo; poi aprì la propria mano e fissò la bruciatura ormai guarita al centro del palmo.

-Ti ricordi? Avevo paura di farmi male con il fuoco. Non volevo farlo, ma era importante, dovevamo farlo insieme. Ti ricordi?-

Il rosa annuì, ancora confuso.

-Si Ricky, mi ricordo. Ti ho detto che non faceva niente, che non avresti sentito dolore. Ti ho detto una bugia. Faceva male in realtà. Ma tu ti sei fidato- mormorò arrossendo appena.

Il castano sorrise di rimando ed intrecciò le proprie dita con quelle di Gabi, facendo così congiungere le due bruciature.

-Poi però è passato. All'inizio è stato doloroso, è vero, stavo piangendo per il dolore. Ma l'ho sopportato finché non ha smesso. Adesso non sento più niente e sono felice di averlo fatto. Alla fine è stata una cosa buona, non credi?-

Gabriel annuì orgoglioso e guardò intensamente il castano, felice di quella constatazione.

-Adesso però devi fidarti di me. Stiamo per fare una cosa che potrà essere dolorosa. Ti farà male al cuore, potresti odiarmi-

-Io non potrò mai odiarti Ricky- lo bloccò Gabi determinato.

L'altro annuì, sforzandosi di trattenere le lacrime.

-Lo so. È lo stesso per me Gabi, ti amerò per sempre. Voglio il meglio per te, mi credi vero?-

-Certo- mormorò senza obbiettare.

-Allora devi promettermi che sopporterai il dolore che sto per infliggerti. Ti giuro che passerà. E quando sarà tutto finito, quando il cuore smetterà di farti male e sarai guarito capirai anche tu che era una cosa buona, che era la cosa giusta da fare-

Il rosa prese a fissare in basso, un po' spaventato.

-Farà molto male?- domandò rassegnato.

-All'inizio si, tanto. Ma non devi mai dimenticare che ti amo Gabi e che non ti abbandonerò mai. Devi giurarmi che non dubiterai neanche per un secondo del mio amore. Me lo prometti?-

-Certo Ricky te lo giuro, te lo giuro su di noi-

-Bene. Adesso vieni, usciamo. Stringimi la mano. Non spaventarti okay?-

La luce rossa e blu ormai illuminava i due volti, fermi davanti all'uscita del bus.

Gabriel guardò di fronte a se, deglutì.

Riccardo gli strinse forte la sua mano, poi lasciò andare il borsone per terra non appena ebbe messo piede sull'asfalto.

Gabriel gli chiese aiuto con lo sguardo, confuso ed al tempo stesso spaventato mentre i poliziotti davanti a loro li fissavano parlando contro le proprie radioline.

-Ti giuro che passerà presto Gabi. Staremo meglio.- gli disse infine, sotto gli sguardi dei due poliziotti che si avvicinavano cautamente a loro.

-Venite con noi- mormorò dolcemente uno di loro con tono paterno.

Appoggiò delicatamente una mano sulla schiena del rosa guidandolo verso l'auto; il suo collega invece si occupò di Riccardo, il quale si dimostrò molto collaborativo.

Si ritrovarono nei sedili posteriori della macchina della polizia; niente sirene, niente luci colorate. Ma estrema freddezza.

Anche se Gabi era proprio accanto a lui non lo guardava, non gli parlava, a malapena respirava.

Riccardo allungò piano una mano nella sua direzione, il rosa si scansò.

Si portò le mani sul grembo e prese a fissare fuori dal finestrino mentre delle lacrime silenziose gli rigavano il viso sconvolto e ferito.

Riccardo appoggiò la propria mano sulla sua gamba e la aprì, rivelando il loro marchio, lo stesso di cui avevano parlato poco prima sul bus;

Gabi abbassò piano il capo e fissò quella mano tremante con aria delusa.

-Sarà molto doloroso?-

Lo chiese voltandosi lentamente verso Riccardo.

Il suo cuore era a pezzi, aveva appena ricevuto l'ennesima delusione della sua vita ed il suo traditore era proprio affianco a lui.

-Solo all'inizio. Sta già diminuendo, non lo sentì? Non fa già meno male?-

Gabi strizzò gli occhi deglutendo, provando un gran dolore per il groppo in gola.

Riaprì gli occhi mentre si sforzava di non lasciar scappare neanche un singhiozzo.

La sua mano insicura si avvicinò a quella del castano e vi si sovrappose, fino a combaciare con essa.

-Lo faremo insieme?-

-Non ti lascerò neanche per un secondo- mormorò Riccardo sorridendo speranzoso fra le lacrime.

-Mi fido di te, Ricky- biascicò Gabriel.

Poi appoggiò la testa sulla spalla del castano, lasciandosi stringere dalle sue braccia protettive.

-Staremo bene- sussurrò lui ancora, per poi baciargli dolcemente la testa.




 

   
 
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