Film > Re Leone
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Autore: PaikeApirana    06/04/2020    1 recensioni
Durante Siku Ya Oracle, il Giorno dell'Oracolo, a Rafiki viene concesso dagli antenati di vedere il destino del sovrano e il futuro del regno. Durante la reggenza di Scar, tuttavia, le sue parole non avrebbero potuto essere più terribili per le leonesse: la stirpe del secondogenito di Ahadi è infatti destinata a grandezza e gloria.
"Quando il Re Polvere siederà a fianco della Luna, scesa sotto forma di leonessa, le loro terre non temeranno né nemici, né carestia. La loro discendenza regnerà nei secoli".
Dopo il ritorno di Simba, però, le ambizioni di Scar, che viene esiliato assieme ai suoi seguaci, sembrano infrangersi per sempre. Ovviamente Zira, la sua compagna, non è la luna scesa in terra e Nuka, un erede debole secondo lui, ne è la prova vivente. Eppure è proprio quel figlio che fa di tutto per ottenere un minimo di affetto dai genitori a incontrare, mentre vagabonda da solo nelle terre esterne, una giovane leonessa dal manto candido come la luna.
Scar è davvero il Re Polvere, destinato a regnare per secoli? O la profezia si riferisce a qualcun'altro? E quale sarà la scelta di Nuka quando si troverà diviso tra la fedeltà a suo padre e l'amore?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuka, Scar, Zira
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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I due leoni si scambiavano lampi di rabbia, ancora avviluppati l’uno negli artigli dell’altro, provando quasi piacere nel poter esprimere tutto l’odio e il rancore che avevano maturato insieme in quegli anni. Nuka sentiva un fuoco ardere in lui con la violenza di un incendio, il desiderio di distruggere il leone inchiodato a terra sotto di sé era secondo solo al terrore da cui era trafitto ogni volta che sentiva un guaito di Mwezi.

Mentre Asante e il resto della sua famiglia ringhiavano minacciosamente alle iene dell’anello più esterno, nel mezzo di quel cerchio, la giovane leonessa faceva del suo meglio per difendersi.  Tuttavia, presto Nuka scorse un graffio che le solcava il fianco. Zira era proprio lì con lei, al centro della schiera di iene. Lo fissava, ma più che altro guardava Scar con un’apprensione che suo figlio aveva sempre sperato rivolgesse a lui almeno una volta.

Ringhiò a denti stretti, premendo con forza sulla gola del leone scuro, il quale però non abbandonava la sua espressione tracotante. -Lasciala. Subito- scandì Nuka, facendo sentire gli artigli e ignorando il ruggito di Zira. Il guaito di Mwezi, tuttavia, gli trafisse il cuore come il corno di uno gnu. Non riusciva più a vederla tra la massa di iene! Che le avevano fatto?!

-Non credo proprio che lo farò- disse Scar, con voce gracchiante a causa della mancanza di aria -A costo di farla diventare mia regina nell’aldilà, tu non l’avrai mai. Ora lasciami, oppure guardala morire.

Riluttante, il giovane leone lasciò lentamente la presa, permettendo a Scar di rialzarsi. La sua rabbia pareva riflettersi nel cielo, sempre più fosco e tonante. Si alzò un forte vento che scompigliò le criniere dei due leoni, mentre anche gli altri animali fedeli a Furaha si fermavano, preoccupati e cercando di scorgere il manto della loro principessa in mezzo al nugolo di iene.

-Mwezi! Rispondimi!- chiamava Asante, affiancato da sua zia. Nessuna risposta. Intanto il terrore e la rabbia inondavano i cuori come i fiumi durante la stagione delle piogge.

Il vento alzò la polvere, avvolgendo i due sfidanti in una nube ocra. Il cielo ora ruggiva, brillando di folgori che disegnavano sagome terribili tra le nubi. Sembrava che tutti i grandi re si stessero riunendo sopra le teste dei due leoni.

Scar, tuttavia, non sembrava affatto intimidito da tutto quello spettacolo di potenza. Fissava il figlio trionfante, retrocedendo per raggiungere i suoi, mentre Nuka lo seguiva trascinandosi dietro la tempesta. La polvere vorticava attorno ai due leoni, smuovendo le loro criniere nere, avvolgendoli quasi completamente, al punto che l’uno riusciva solo a scorgere la sagoma sfocata dell’altro.

Tutto il resto sembrava essersi dissolto. Non si udivano i latrati delle iene, né le grida disperate di una madre, solo il fischio del vento sempre più adirato nelle orecchie, appiattite sulla testa.

Solo la voce gracchiante di Imani, a un certo punto, riuscì a sovrastare l’ululato del vento. La nube ocra sembrò aprirsi per rivelare il suo guscio, liscio e levigato, che avanzava lento verso i due leoni.

-Hai disprezzato le leggi del Cerchio per troppo tempo, Scar- disse lo sciamano, continuando ad avvicinarsi ai due sfidanti. -Libera Mwezi. Non senti suo padre, re Kimba?- indicò il cielo- Fa del male a lei o a Nuka e per te non ci sarà più ritorno! I tuoi crimini…-

-Il mio unico crimine…!- la interruppe Scar con un ruggito, mentre il vento spirava ancora più forte -Il mio unico crimine è stato permettere che il mio destino, la madre della mia stirpe, fosse tenuta lontana da me per così tanto tempo. Avrei dovuto agire molto, molto prima!
Nuka scoprì le zanne, avvicinandosi ancora a lui con gli artigli sguainati. Non aveva mai provato tanto odio per qualcuno. Tuttavia, sapeva di non poterlo attaccare, non finché Mwezi era tra le grinfie delle sue iene.

-Non ti permetterò di toccarla di nuovo!- ruggì il giovane leone, così forte che l’espressione arrogante di suo padre si incrinò per qualche istante, lasciando trasparire la sua paura. -Io non la lascerò- disse ancora Nuka, come in un giuramento, arrivando sempre più vicino a Scar.
Imani attendeva alle sue spalle con gli occhi nascosti nella ragnatela delle sue stesse rughe, osservando i due leoni con uno sguardo indecifrabile.

L’usurpatore sembrò vacillare per qualche istante, sotto gli occhi infuocati di quel leone così simile a lui eppure tanto diverso. La cicatrice che gli deturpava il muso era molto più grossa di quella che solcava il suo occhio. Per quel fugace attimo di debolezza, Nuka scorse nel padre una traccia di ciò che gli aveva mendicato ogni giorno della sua vita: l’ammirazione.

Fu tutt’altro che orgoglioso, però: in quel momento non trovava niente di peggio che essere ammirato da un simile mostro. Anche Scar spazzò via quel barlume di stima, gonfiando leggermente il pelo della criniera e tentando di guardare il figlio dall’alto, incutergli ancora una volta un senso di inferiorità.

-Non reclamare Mwezi quando ne ho avuto l’occasione è stato un errore- sentenziò con gli occhi sgranati dalla follia -Ma sarò certo di rimediare non appena sarò fuori da questo regno dannato. Sarà la mia regina, ma se proverai a seguirci la ucciderò!

Prima che Nuka potesse farlo, oltre quel muro di polvere e sabbia, si levò un ruggito talmente possente che pareva essere ovunque nello stesso istante. I due leoni si guardarono attorno, entrambi sorpresi, senza capire chi altro ci fosse lì con loro.

-Il tuo spirito allora scomparirà nel vento- sentenziò Imani, prima che un nuovo coro di tuoni e ruggiti si levasse attorno a loro. Una battaglia sembrò scatenarsi attorno ai due sfidanti, i quali però non riuscivano a vedere niente, se non sagome sfocate e distanti come in un sogno. Tutta la sabbia dell’arena era in movimento, vorticando furiosa, mentre il cielo sembrava impazzire per la rabbia.
Possibile che fosse davvero re Kimba, che veniva a proteggere sua figlia? Nuka stentava a crederci, ma come spiegare altrimenti…

Tuttavia non poteva deconcentrarsi. Doveva continuare a tenere d’occhio Scar, per impedirgli di sparire nella tempesta con Mwezi.  Il suo avversario, d’altro canto, si guardava intorno spaventato e con il respiro ansante, come se non capisse. O forse…come se comprendesse quel presagio persino meglio del figlio.

Chiamò Zira e le sue iene, ordinando loro di avvicinarsi e portargli la principessa, ma non ricevette alcuna risposta. Solo altri tuoni, latrati e ruggiti, che pian piano però scemarono, quietandosi mentre i due leoni ancora si fronteggiavano.
Nuka era sul punto di cogliere l’occasione, saltare alla gola di Scar, ma d’improvviso lo vide guardare alle sue spalle con gli occhi sgranati dalla paura. -Mufasa…padre…?- disse in un soffio, mentre il suo respiro si mozzava.

Temendo un inganno, il giovane leone tentò di resistere, ma alla fine si voltò. Anche il vento sembrava placarsi, ma le correnti d’aria facevano ancora danzare la polvere nell’aria, delineando le sagome di un concilio di leoni riunito a mezzaluna alle loro spalle. I granelli modellavano le fattezze dei loro musi evanescenti, tanto da far pensare al giovane leone di avere delle allucinazioni. Eppure…non sapeva come spiegarlo ma in qualche modo li sentiva familiari, come se li conoscesse...

Due di loro, quelli più al centro, avanzarono con compostezza. Con ossequio, lentamente la polvere si posava a terra e le raffiche di vento si trasformavano gradualmente in una brezza leggera. Tutto il concilio dei leoni scomparve eccetto quei due, che anzi acquistarono sembianze sempre più definite. Erano molto simili per corporatura, anche se uno sembrava leggermente più alto. A ogni passo, Nuka ebbe la conferma dei propri sospetti e dopo poco, seppe dire con certezza chi fossero quei leoni. La pelliccia dorata e le folte criniere erano inconfondibili.  

-Scusa il ritardo- disse Kopa, abbozzando un sorriso a Nuka. Non credeva che sarebbe mai stato tanto felice di rivedere quel principino.

Gli ultimi granelli di polvere finalmente scivolarono al suolo, mostrando per intero l’arena. Le uniche iene rimaste erano il branco di Kamaria più Shenzi, Ed e Banzai. C’erano leonesse che non appartenevano al branco di Furaha, tutte con gli artigli sguainati e qualche ferita sul corpo. Zira non si vedeva da nessuna parte, ma neanche Furaha e Mwezi...

Il sollievo ebbe breve vita nel cuore di Nuka non riuscendo a scorgere da nessuna parte queste ultime, si accorse però che tutti erano radunati in un gruppo compatto che scopriva i denti verso Scar. Da quel gruppo emerse la voce di Asante: -Nuka! È qui sta bene!- gridò come se lo avesse letto nel pensiero.

Quando però vide suo padre mettersi a correre verso di loro, verso Mwezi, il cuore gli sprofondò nel petto. Aveva già mosso un’ampia falcata verso il nutrito gruppo di leonesse e iene, un ultimo slancio disperato di compiere le sue parole tremende.

Nuka si mosse subito dietro di lui, con la forza della disperazione per recuperare il vantaggio iniziale. La paura lo bloccò, fu lento, ma peggio di tutto, il branco di iene e leoni fece una cosa che mai si sarebbe aspettato: sembrò aprire la strada a Scar. Tutti si fecero da parte senza arrestare la sua corsa.

Il giovane leone fu percorso da un brivido di terrore quando scorse il manto candido dell’amata. Ma Scar non arrivò mai vicino a lei. Furaha balzò in avanti, dritta verso la sua gola prima che lui avesse il tempo di fermarla. Morse. Morse con tutte le sue forze, piegando a terra il corpo del leone. Di colpo la corsa di Scar si arrestò e così la sua vita.
 

Nuka non chiese mai di Zira. Il cadavere del padre aveva suscitato in lui emozioni contrastanti, a cui non era mai riuscito a dare un senso. Eccetto alla gratitudine forse. Era infatti grato che fosse finalmente fuori dalla sua vita per sempre, e pregava che le cose sarebbero rimaste così sia per lui che per sua madre. Che fosse viva o meno, aveva poca rilevanza.
Tuttavia, aveva una mezza idea che Asante e la sua famiglia l’avessero ripagata dell’uccisione di Kamaria. Mai però gli passò per la testa di biasimare l’amico.

Desiderava con tutto il cuore andare avanti e così fece, dedicandosi interamente alla sua compagna. Si scusò per essere stato incapace di proteggerla, di averla lasciata sola. “Zitto e abbracciami, sciocco” fu la sua unica risposta quando finalmente fu al sicuro nella tana dell’albero.

Il rito della loro unione si tenne in una radura poco lontana dalla roccia degli amanti, alla presenza persino dei sovrani della Rupe dei Re. Simba aveva fatto le sue scuse a Nuka, riconoscendo quanto si fosse sbagliato tempo addietro nel giudicarlo. Il suo regno e quello di Furaha non potevano contare su un’unione duratura come quella di un matrimonio, ma almeno su una solida amicizia già nata tra i futuri sovrani. L’unica cosa che ancora mal digeriva era la presenza delle tre iene che avevano cacciato lui e la sua regina da cuccioli.

Visto il loro comportamento durante lo scontro con Scar e il suo branco di iene, di nuovo esiliato oltre i confini, Furaha aveva infatti concesso loro di restare nel suo regno, ma non senza imporre numerose condizioni.

Asante scortò la giovane regina fino alla radura in cui l’attendeva il compagno. Era più raggiante di tutte le stelle del firmamento. Fin da quel momento Nuka sentì il cuore iniziare a scalpitargli nel petto e tutto il suo corpo scaldarsi piacevolmente. Era arrivato, il momento che aveva atteso per tanto tempo. La sera dell’equinozio.
Prima di lasciarli, l’amico gli sussurrò: -Considera “Asante” come nome per un futuro principe.
-Era la mia prima scelta- rispose il leone, ridacchiando sotto i baffi assieme a lui -Non saremmo qui senza di te.

Asante si limitò ad annuire, senza perdersi troppo in elogi, prima di andare a sedersi accanto a sua zia, che gli riserbava uno sguardo commosso e insieme orgoglioso. Intanto i due amanti si perdevano l’uno negli occhi dell’altra, sognanti, e Imani mormorava preghiere agli spiriti e ai grandi re del passato. Nuka non ne fu sicuro, ma avrebbe giurato di scorgere una piccolissima lacrima solcare la guancia di Furaha, la regina di pietra.

Ricevuta la benedizione dello sciamano, i due leoni furono finalmente lasciati soli nel loro talamo segreto. Sopra di loro la volta degli alberi si apriva in un oculo che inondava di luce il letto di erba. La luna, protettrice delle madri, lo spirito che rendeva fecondi i loro grembi osservava i due amanti scambiarsi le prime effusioni.

Posando il muso sulla fronte dell’amata, Nuka si accorse del suo leggero tremito. Scorrendo sul suo manto morbido, arrivò fino all’orecchio per chiederle: -Vuoi…vuoi che mi fermi? Capisco se non sei ancora pronta, Mwezi, soprattutto dopo che…-
Un tocco del naso, leggero come quello di una farfalla, lo zittì. Mwezi parlò a fior del suo muso, guardandolo negli occhi:- Non ho paura, Nuka, o almeno…non di te. Voglio dimenticarlo. Voglio scordarmi la sua voce, il suo tocco, il suo odore… Ti amo e stanotte voglio diventare una cosa sola con te. Solo…ti prego cerca di…-

-Non temere- la rassicurò, offrendole come riparo la sua criniera e poi stringendola a sé. Sapeva che gli spettava un compito delicato: chiudere una ferita aperta nella sua compagna, rendere quel momento perfetto per entrambi. Non lo avrebbe disatteso. No, avrebbe seguito i tempi e i desideri di Mwezi, colmandola del suo amore come lei faceva con lui. Delicatamente si stesero sull’erba, gli occhi persi l’uno nello sguardo dell’alto.

-Te lo giuro, mia regina- disse ancora Nuka -da qui fino al giorno in cui il mio corpo tornerà alla polvere io ti amerò con tutto il mio cuore, ti proteggerò con ogni mia forza e ti sarò fedele. Stanotte, te ne darò prova. Sarò il re che hai sempre sognato. Aspettati solo gentilezza e conforto da me-

Furono le ultime parole che si scambiarono, ma si parlarono per tutta la notte, fino e oltre il sorgere del sole. Parlarono una lingua arcana come il mondo stesso, la più pura che esistesse. Parlarono col corpo, attraverso odori, coccole e suoni soffusi come se temessero di svelare qualche segreto. Ogni fibra del loro corpo sembrava animarsi e pulsare di nuova vita, come se quella vicinanza, l’armonia che si creava tra i due leoni, le avesse destate da un lungo torpore.

Non ci fu posto per la brutalità o per l’irruenza, in mezzo alle loro dolci carezze, in mezzo a uno dei pochi frangenti di magia che ancora si poteva ammirare nel mondo. L’amore fu l’unico padrone dei due amanti, le cui vite sembrarono complete solo in quel momento. Tutto il resto fu spazzato via. Il passato scomparve alle loro spalle come foglie morte disperse dal vento. Contava solo il presente, quel momento unico tra loro due.

All’alba, il sole salutò i due nuovi sovrani del regno, ancora rannicchiati l’uno accanto all’altra. Nuka aprì gli occhi qualche minuto solo per ruggire a tutte le Terre Alluvionali e segnalare a eventuali intrusi la sua presenza. Il basso rombo che scaturì dalla sua gola viaggiò lontano, attraverso le praterie e i fiumi, venendo udito dai suoi nuovi sudditi che prontamente alzavano la testa. Presto sarebbe dovuto andare a salutarli, presentandosi assieme alla sua regina.

Tuttavia, era ancora presto. Coprì l’amata con i ciuffi della propria criniera, proteggendola dalla luce abbagliante del sole per permetterle di dormire ancora un po’. Il nuovo giorno portava con sé nuove speranze, nuovi inizi e persino nuove vite.

Spazio Autrice: e voilà! Siamo arrivati alla fine del viaggio. Fatemi un commentone finale e ditemi come sono andata! Tirate un po' le somme della storia e non abbiate paura di essere critici. Alla fine i nostri amati leoncini ce l'hanno fatta, nonostante tutto <3.
Se non l'aveste notato, il titolo di questo capitolo è un rimando alla mia seconda storia già in cantiere. Passate a leggerla e fatevi sentire! 
   
 
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