Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hoshi_10000    07/04/2020    1 recensioni
Ogni scelta ha un prezzo, questo chiunque lo sa, ma quale può essere il prezzo per vivere nel segreto? Quali saranno le condizioni per continuare a vivere normalmente, quando un imprevisto entra nella tua vita? E Sinbad e Ja’far saranno pronti a pagare il prezzo delle loro decisioni?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'ultima spiaggia





-Sahsa, sei riuscita a parlare con i generali?-
La ragazza annuì, infilandogli la camicia.
-Cos’hanno detto?-
-Hanno accettato, tutti quanti. Perdonate se ci ho messo tanto, non è stato facile trovarli e convincerli.- aveva smesso di chiamarlo sire, ma si ostinava a usare il voi e a prenderlo con le pinze, scusandosi per ogni cosa e parlando solo se le veniva chiesto qualcosa.
-Hai avuto problemi?-
-Non più del previsto, le informazioni che mi avete dato su di loro si sono rivelate molto utili.-
Sinbad annuì, prendendo dalle mani di Sahsa la collana ospite di Valefor e allacciandosela con gesti meccanici.
-Pensi che funzionerà?- chiese allungando le mani per farsi infilare i bracciali, guardando Sahsa stringersi nelle spalle.
-Onestamente non ne posso essere certa, da quanto mi avete raccontato di loro penso che ci sia qualche possibilità, ma non ho mai avuto il piacere d’incontrarli.-
“Il piacere d’incontrarli”… non era certo che a una ragazza buona e semplice come lei sarebbero piaciuti, Ja’far forse, a parte il carattere troppo deciso, ma Judal, per quanto si fosse ammansito, restava un discreto stronzo.
Eppure stava facendo tutto quello per ritornare da loro, sebbene Ja’far, il suo teorico omega, non solo non lo venerasse come molti si sarebbero aspettati, ma gli aveva giurato di ucciderlo se avesse fatto stronzate, e Judal, un magi forte, indipendente e assolutamente deciso a vivere la sua vita nonostante tutto e tutti, un omega che sarebbe stato benissimo capace di abbandonarlo in un secondo momento “perché gli andava”.
-Volete che vi vada a prendere qualcosa da mangiare in cucina?-
-No grazie, ho la nausea.-
-Un farmaco anti-reflusso magari?-
Scosse il capo. -La sola cosa che riuscirà a farmi passare il mal di stomaco immagino sia andare fino in fondo.-
La ragazza annuì, prendendo un foulard e legandoglielo in testa per ripararlo dal sole.
Si passò stancamente la mano sul viso, in cerca di una sicurezza e una risolutezza che non possedeva.
-Ho fatto, potete andare.-
Si alzò dal letto senza una parola, raggiungendo la porta, fermandosi con la maniglia in mano e girandosi a guardare la cameriera.
-Cosa farò se non funziona?-
La ragazza sorrise debolmente -Non vedo perché non dovrebbe.-
-Per un’infinità di motivi. Perché ho esagerato, perché sono un cretino, perché non hanno bisogno di me-
-In queste quattro settimane ho visto spesso il signor Ja’far- lo interruppe Sahsa, cosa che mai aveva fatto prima -non ho il piacere di conoscerlo, ma mi è parso stanco e giù di tono. Non posso garantirle che l’ascolterà, ma deve almeno provarci. Ha compiuto degli errori, ma nessuno nella vita vede subito con chiarezza le cose, sbagliare è normale, ora non si fasci la testa prima di essersela rotta.-
Decisamente adorava quella ragazza.
-Grazie Sasha.- disse sorridendole, e lei annuì, tendendo la mano verso di lui. La stinse -Buona fortuna, Sinbad.-
Uscì dalla camera persuaso dalle sue parole, rendendosi conto solo dopo che se tutto fosse andato a posto non l’avrebbe mai più rivista.
 



-Da quanto tempo è che non andiamo tutti in spiaggia?-
-Almeno marzo, sembra un secolo!-
Ja’far guardò Pisti saltellare in cima al gruppo accanto a Sharrkan, impaziente di arrivare. Roteò gli occhi sul resto del gruppo. A Pisti e Sharrkan era sempre piaciuto andare in spiaggia, e anche Yamuraiha alla vista di tanta acqua aveva sempre un momento di commozione, mentre Spaltos e Masrur li accompagnavano quasi per dovere, portando  rispettivamente Sofocle e una quantità d’asciugami che sarebbe bastata per asciugare un lago.
Spostò lo sguardo alla sua destra, su un Judal leggermente meno imbronciato del solito, a differenza di Hanako, legata sulla sua pancia con una bizzarra fascia, per nulla convinta da quel nuovo mezzo di trasporto.
-Vuoi che la porti io? C’è abbastanza spazio anche per lei qui- propose accennando al passeggino con il capo, ma Judal declinò l’offerta.
Non ci diede peso, comunque avevano fatto dei grandi passi avanti in quei giorni. Ancora la culla della piccola era intonsa, ma quando dovevano dormire la metteva in mezzo fra loro due, e non più sul bordo in modo che fosse vicina unicamente a lui, e sebbene ancora non permettesse assolutamente che la piccola restasse sola perlomeno la dava in braccio a tutti i generali senza il minimo problema. Quanto avevano riso quando aveva provato a passarla a Dracoon e quello pur di evitarlo si era arrampicato sul divano fino a farlo rovesciare! O Masrur, che la teneva in punta di dita, come fosse un fazzoletto sporco, oppure Sharrkan, che molto stupidamente aveva avvicinato il naso al pannolino da cambiare…
L’unico in effetti che Judal ora non voleva molto vicino alla figlia era Koumei, che dal dormire con loro e essere il “terzo genitore” dei due bimbi aveva attraversato una fase in cui era stato sbattuto sul divano senza una parola, con il divieto di avvicinarsi troppo ad Hanako.
Fortuna che almeno in parte era passata.
-Yamuraiha, stai bene?- a posare lo sguardo su di lei ci si accorgeva che aveva la pelle di un colorito orrendo, tipico di chi non dorme da giorni.
-Lasciala in pace, quando gliel’ho chiesto io c’è mancato poco che mi mordesse.- suggerì Sharrkan girandosi a guardare la maga con sguardo astioso, ricevendo in risposta odio distillato condito con manifesti intenti omicidi.
Si ripromise d’indagare in un momento più tranquillo, sbucando finalmente sulla terrazza di Sindria, inspirando a pieni polmoni l’aria limpida e pulita dei primi di luglio, così diversa da quella chiusa e un po’ pesante di casa loro.
-Ja’far.-
Si bloccò, senza nemmeno espirare, girando lentamente il capo verso destra.
-Judal.-
Rimase pietrificato per un istante, guardando Sinbad venire verso di loro. Per un secondo fu preso in contropiede, rimase come congelato a fissare la spada di Sinbad battergli sulla coscia, poi quando fu a circa cinque metri di distanza si riscosse. Se fosse dipeso da lui probabilmente sarebbe rimasto fermo ad ammirare come incantato la figura di Sinbad avvicinarsi a loro perché, inutile negarlo, gli era mancato, ma un forte soffio lo costrinse a voltarsi verso Judal. Pareva a dir poco incazzato, soffiava esattamente come un gatto e se avesse avuto il pelo o anche solo i capelli sciolti probabilmente sarebbero stati ritti come se un fulmine lo avesse colpito. Aveva un braccio avvolto attorno alla vita di Hanako, mentre l’altro era teso a reggere la bacchetta verso il volto di Sinbad.
Da quella gola che ormai spesso vibrava in flebili fusa atte a consolare Hanako quando aveva le coliche o mal di pancia, o qualsiasi altro problema in quel momento non uscivano che chiari ringhi d’avvertimento.
Sinbad si fermò, mostrando i palmi in segno di resa e slacciando la spada dalla cintola, provocando un nuovo violento soffio. Il grande re di Sindria depositò la spada a terra, slacciando poi anche le collane, i bracciali e tutti gli altri ornamenti. Disarmato riprese a camminare nella loro direzione, e Ja’far gli si tuffò contro, puntandogli un coltello alla gola per bloccarlo.
Saggiamente Sinbad si fermò, guardando dapprima Ja’far e poi Judal, notando la gran quantità di rukh radunatisi attorno a lui: erano così tanti che probabilmente l’intera Sindria riusciva a vederli.
-Cosa vuoi?-
Se si fosse trattato di un incontro casuale non avrebbe cercato di attirare la loro attenzione, né si sarebbe liberato di tutti i djin, quindi la domanda non era se quanto piuttosto cosa.
-Solo parlare.-
Nemmeno questo era credibile, se avesse solo voluto parlare non avrebbe chiesto ai generali di bloccargli la via di fuga, come invece Dracoon e Hinahoho stavano facendo, tuttavia c’era pur da dire che se tutti avevano accettato di attirarli fin lì un valido motivo doveva pur esserci.
-Di cosa?-
Non spostò di un millimetro il coltello dalla gola di Sinbad, pur sapendo che difficilmente sarebbe davvero riuscito a fargli del male e che con buona probabilità se avesse voluto Sin lo avrebbe già sorpassato.
-So di aver sbagliato- come a confermare le sue parole Judal soffiò per l’ennesima volta: era come Ja’far in calore, solo che Judal non era in calore ed era incazzato non con altri ma con lui -ma vorrei rimediare.-
Come introduzione faceva pena, sembrava preso da uno scadente romanzetto rosa e copiata paro paro.
-Perché?-
Non era tanto con lui che Sinbad desiderava parlare in quel momento, questo era evidente, ma siccome Judal non pareva aver voglia di ascoltare né tantomeno ragionare non gli restava che fare da portavoce della sua causa.
-Perché il sangue non è la sola cosa che conta, l’importante è l’affetto.-
Judal ringhiò, avvicinando la mano libera ad una delle tasche dei pantaloni, ma preoccupato Masrur lo bloccò, schiacciandogli le braccia ai lati del corpo semplicemente bloccandogli i gomiti. Quella stretta parve fare magie, siccome lentamente Judal smise di ringhiare, abbassando il capo su Hanako.
Si sarebbe quasi perfino potuto credere che fosse disposto a partecipare al dialogo se non fosse stato per l’immensa nube di rukh oscuri che si agitava sopra le loro teste, talmente densa da filtrare la luce del sole.
Alzò la testa torcendo il collo in modo da riuscire a guardare Masrur negli occhi, e il suo sguardo fu talmente carico di rabbia ma soprattutto di determinazione che il generale lentamente lo mollò.
Torcendo un braccio dietro la schiena Judal sciolse il fiocco che teneva Hanako assicurata alla sua pancia, passando la bambina a Masrur con tale convinzione che al Fanalis non restò che prenderla, accantonando il timore di farle del male.
-Non sparare stronzate. L’importante è l’affetto? Ma ti senti?- chiese avvicinandosi a lui come avrebbe potuto fare un toro, più incazzato di una vipera -La gente chiama stronzo me, ma io sono rimasto, per quanto mi abbiate maltrattato, giocando al tira e molla, io sono rimasto qui. Robin non è mio, eppure mi pare di essermene sempre preso cura, cazzo, io c’ero quando lui è nato, possiamo anche dire che l’ho tirato fuori io, mentre tu eri a dare di matto perché le cose non stavano andando come avevi previsto tu. Be, spiacente, il mondo non è fatto come vorremmo, non puoi pretendere che tutto si muova attorno a te.-
Sinbad scostò il coltello di Ja’far con una mano, prendendolo di modo da non tagliarsi, raggiungendo Judal in poche falcate.
-Lo so, sono uno stato uno stronzo, mi dispiace, ma dammi la possibilità di rimediare.-
Judal scoppiò a ridere, gli occhi rossi venati di pura follia, molto simili a quelli di Kouha, capaci di provocare incubi per giorni -Non tutto si può riparare.-
-Allora possiamo provare a ricominciare.-
-Per cosa, perché tu rifaccia tutto da capo? Ho già dato, grazie. Voi alpha siete convinti di avere il mondo ai piedi, di poter calpestare gli altri come se fossero formiche. Beh mi dispiace, mi sono rotto i coglioni di essere una fottuta formica, da oggi sarò un cazzo di scorpione: schiacciatemi pure, prego, ma io vi pungerò, e se voi farete del male a me io ne farò a voi.-
Sinbad lo guardò, ferito ma non sorpreso: illudersi che Judal avrebbe mandato giù tutto lo schifo che gli aveva fatto mangiare con due parole di scuse non era possibile, era preparato a quello, almeno in teoria.
-Cosa ti fa credere che io abbia bisogno di te, o di chiunque altro? Sarò pure un omega, su questo hai ragione, ma non significa che io abbia bisogno di un alpha per essere appagato. Non ho bisogno di te, né della tua carità. Non mi occorre che tu scriva a tutti i tuoi alleati per trovarmi un posto, non sono un fottuto soprammobile, posso decidere da solo dove stare e fidati che non avrò grosse difficoltà a trovarmi un posto in cui vivere. Troverò un regno che meriti me e mia figlia e lo rafforzerò come ha fatto Sheerazard, o viaggerò come quel senzatetto di Yunan.-
Lo sguardo di Sinbad era velato di tristezza, ma gli occhi parlavano di una persona che ancora non vuole arrendersi.
-Posso almeno rivedere la bambina?-
Credeva che Judal non potesse sembrare più incazzato di così, ma scoprì a sue spese di sbagliarsi quand’osò porgli quella domanda.
-Cosa vuoi da mia figlia?-
-Solo guardarla, e sapere come si chiama.- per quanto Judal fosse dieci centimetri più basso di lui si scoprì ad averne un ceco terrore quando se lo ritrovò di fronte, una mano stretta attorno alla maglietta, l’altra in tasca serrata sulla bacchetta.
Il magi lo scrutò, leggendogli probabilmente dentro l’anima con quegli occhi di brace, poi di punto in bianco lo mollò, caricando i generali e riprendendo la figlia dalle mani di Masrur.
Era terrorizzata, ma per quanto i grossi occhi viola fossero colmi di lacrime non fece un verso, mentre Robin e Sofocle piangevano guardando verso il cielo terrorizzati.
-Lei è Hanako, principessa di Kou mancata e onta vivente al tuo orgoglio di alpha, ti basta come presentazione o vuoi anche una stretta di mano e il certificato di nascita?-
Fissò quello scricciolo, tanto piccolo quanto tenace, deciso a non cedere alle lacrime, e sorrise, nonostante la situazione a dir poco di merda, sorrise, allungando un dito verso la bambina, che lo afferrò, stringendolo.
La cosa non parve piacere a Judal, che riprese a ringhiare, guardandolo truce.
-Lasciala andare immediatamente.-
-Non sono io che l’ho presa, e lei che ha catturato me.-
Judal amava fare ironia, ma subirla lo faceva spesso incazzare.
-Non ti chiedo di perdonarmi così a gratis,- proseguì accarezzando il dorso della mano della piccola -ti prego solo di darmi una chance di dimostrarti che so essere meglio di così.-
-Perché tu possa ferirmi di nuovo? Te l’ho già detto, no-
-Un’ultima volta, ti prego.- implorare non piaceva a nessuno, ma esistono casi in cui ne vale la pena.
-Perché dovrei fidarmi, che prova ho io che non farei esattamente ciò che hai sempre fatto?-
Era arrabbiato, ma vacillava. In fondo a quello sguardo carico di collera si scorgevano fiumi di speranza e paura, paura che fosse tutto ancora solo un altro scherzo.
Sospirò.
-Posso promettertelo, ma nemmeno io mi fiderei delle mie parole giunto a questo punto, quindi farò dell’altro, ma ho bisogno che tu mi dia Hanako per un minuto.-
Judal ringhiò, ritirando la bambina a sé e Sinbad ripeté la propria richiesta -Non le farò del male. Voglio solo dimostrarti come posso che ci sarò, non solo per te, ma anche con lei.-
Sfilò il dito dalla presa della bambina.
-Non sono infallibile, anzi. Negli ultimi tempi voi due- disse riportando lo sguardo anche su Ja’far, fermo ad un paio di metri di distanza, intento a calmare Robin come meglio riusciva -avete messo al mondo due creature, due bambini eccezionali, mentre io non ho fatto altro che essere un egoista e un bastardo. E mi è venuto dannatamente bene, ma ho fondato un regno basandomi solo sui miei sogni, ora vorrei creare un futuro basandomi sulle persone che ho davanti.-
Sia Ja’far che Judal fecero due identiche smorfie schifate mentre il diabete gli schizzò alle stalle.
Il magi fissò Sinbad in silenzio per un minuto buono, studiandolo sospettoso, poi gli allungò la bambina -Se proverai a fare scherzi morirai prima di riuscire a farle del male.-
Sinbad annuì, prendendo la bambina sotto le ascelle, come Judal gliel’aveva passata, e si incamminò verso il palco al bordo del terrazzo.
-Che cosa cazzo credi di fare?- ringhiò Judal, guardandolo salire i gradini, avvicinandosi come un fulmine per riprendere la figlia, seguito da Ja’far, determinato quanto lui ad allontanare la bambina da lì.
Ma quando arrivarono sul palco accanto a Sinbad rimasero di sale. Con lentezza e solennità, Sinbad sollevò Hanako sopra la testa, mostrandola a tutta la folle sottostante, prendendo un profondo respiro e poi annunciando deciso.
-Vi presento Hanako, figlia di Judal e prima principessa di Sindria.-
Il magi rimase attonito, guardando Sinbad stralunato, mentre il boato della folla scoppiò incontrollato. Aveva davvero osato presentare sua figlia a tutta l’isola come principessa di Sindria? Non sapeva se essere incazzato o cos’altro, un miliardo di pensieri gli vorticavano per la mente.
Dare un titolo del genere indicava ovviamente che non avrebbe più potuto fare il bello e il cattivo tempo, non avrebbe più potuto cacciarli con facilità, ma al tempo stesso anche per loro era più complesso andarsene.
Non l’aveva presentata al popolo come sua figlia, aveva solo detto che lui era la madre, e ciò nonostante le aveva conferito il titolo di principessa. E il più importante di tutti. Sinbad aveva usato quella cosa per cercare di convincerlo, aveva fatto una grossa dichiarazione, ma nulla gli impediva di prendere Hanako e andarsene, e se l’avesse fatto la sua credibilità come re sarebbe andata completamente in frantumi.
-Ti sei bevuto completamente il cervello?- chiese afferrandolo per un gomito costringendolo a girarsi verso di lui, e Sinbad sorrise, ripassandogli la bambina che mugugnò stanca di essere trattata come una palla.
-Non posso fare più di così, potrei prometterti che non tradirò di nuovo la tua fiducia o potrei anche proporti di marchiarti  per dimostrarti che intendo tenerti con me, ma non ti piacerebbe sentirtelo chiedere, l’unica cosa che posso fare è vincolarmi di fronte a tutto il popolo.-
-Sei completamente scemo, ti rendi conto di ciò che hai fatto?-
Sinbad girò il capo verso Ja’far, intento a fissarlo stralunato un paio di gradini più in basso rispetto al podio, e allungò una mano, giocando con il bordo del velo.
-Vieni qui su.-
-Come?-
-Vieni- ripeté incoraggiante, allungando una mano, e Ja’far la prese, ancora deciso a continuare ad insultarlo.
-Non ho fatto danni solo con Judal, anche con te, per cui vorrei scusarmi.-
-Non è questo il problema ora, da dove ti è venuta quella maledetta idea?-
Sinbad si grattò il capo, vagamente imbarazzato, guardando Ja’far mantenersi ad una distanza tale da lui da non comparire agli occhi della folla.
-Me l’ha suggerito un’amica. E per la verità ho preso anche un’altra decisione…- lasciò la frase in sospeso, afferrandogli un polso e tirandolo verso di sé, sotto gli occhi di tutti, incollando le proprie labbra a quelle di Ja’far. L’omega rimase ghiacciato per un momento, pensando a quanto fosse un’azione tipica di libri e romanzi, quasi un cliché, l’uomo che bacia la sua bella sotto gli occhi di tutti per dimostrarle il suo amore dopo aver agito come uno stronzo, lei che rimane impalata dapprima, poi lo schiaffeggia e infine si chiariscono e fanno pace, iniziando a baciarsi come se non ci fosse una fine.
Ma lui, la fine l’aveva davanti agli occhi. Non riusciva a smettere di chiedersi come avesse fatto Sin a nascondergli all’inizio di aver riunito tutto il popolo senza che fiatassero, ma da quando aveva annunciato la nomina di Hanako a prima principessa di Sindria era scoppiato il putiferio: in quel momento, invece, tutto era silenzio. I generali dietro di lui, la folla, Sinbad.
Posò lo sguardo su Judal, fissando quei suoi occhi rossi, che come per magia parvero parlare con lui “vuoi che lo ammazzi?”.
Piegò il busto, allentandosi da Sinbad pronto a girarsi verso il palazzo e scappare. Aveva lavorato tutti quegli anni per tenere il segreto, per non rovinare tutto, ed ecco che Sinbad per un discorso fatto con una qualche anonima spogliarellista in un qualche locale mandava tutto a puttane. Diede le spalle al balcone e alla folla sottostante, desideroso solo di sparire, ma un fischio lo bloccò, ed in un secondo giunsero gli applausi e i cori, come non se ne vedevano da anni. La folla sembrava esplodere di gioia, vedeva le teste muoversi come le onde, le mani sopra la testa della gente che continuava ad applaudire.
-Credo che te la dovrò presentare.- disse Sinbad avvolgendogli la vita con un braccio, parlandogli in un orecchio -L’hai già incontrata, è stata la mia cameriera in questo periodo. Abbiamo discusso spesso, ed è grazie a lei che ho compreso di aver sbagliato, non solo ora, ma in tutti questi anni. Un regno costruito su delle solide basi è un regno forte, e quindi mentire sulla tua identità può essere parsa una buona idea, ma un paese costruito su una menzogna non può essere forte. Abbiamo costruito tutto ciò che volevamo, non c’è motivo di temere. Ce la caveremo, vedrai.- gli strofinò le braccia, sorridendo poi in direzione di Judal, allungando una mano verso di lui.
-Mi darai la chance di riprovare?-
Judal lo guardò, inquisitorio e sospettoso, poi annuì. -Prova a fare altre stronzate e sarai  morto.- lo ammonì soltanto, e Sinbad rise.
-Cos’è, il modo omega di dichiararsi? No perché lo stesso inizio per tutti e due è un po’-
-Taci.-
La sincronia tra Judal e Ja’far fu sorprendente, come i loro sguardi complici e le espressioni sornione dei generali. Non era la pace forse, ma era un armistizio, e in quella sorta di soap opera che era la vita di Sinbad, Ja’far e Judal ce n’era proprio bisogno.










Piccoli scleri di cui (volenti o nolenti) finirete per far parte: non sono fierissima di questo capitolo, contiene ogni frase fatte dei più squallidi romanzetti rosa, lo so, mi dispiace, ma meglio di così proprio non riuscivo a fare, ho cercato di stemprare un pelino ma non mi è venuto molto bene.
Comunque sia portate pazienza, giunti a questo punto maca davvero poco alla fine della storia, penso fra i 4 e i 5 capitoli
Non saltate troppo di gioia, fate almeno finta che vi dispiaccia, giusto per darmi il contentino
Hoshi
   
 
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