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Autore: Sion26    08/04/2020    4 recensioni
Victor Nikiforov non avrebbe mai immaginato che la sua vita sarebbe potuta cambiare così drasticamente da un giorno all'altro. Quando pensa che niente abbia più senso se non può più pattinare, prende la decisione forse più importante della sua vita: un viaggio di sola andata per il Giappone per allenare il giovane Katsuki Yuuri, senza un motivo apparente. Yuuri rappresenta la sua ultima speranza di tornare a sentirsi di nuovo vivo sul ghiaccio, ma il ragazzo, dopo una brutta sconfitta, decide di gettare la spugna e rinunciare a pattinare. La vita di entrambi prende una svolta inaspettata quando si incontrano e, assieme, decidono di lottare per tornare a sognare di nuovo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2

 
San Pietroburgo, un giorno prima
 
“Non credo che sia la cosa migliore per la tua carriera ora come ora!”

Victor aveva passato le ultime due ore ad ascoltare la voce del suo ex coach che continuava a ripetergli le stesse parole. Pensava che fosse un gesto sconsiderato partire per il Giappone così su due piedi per allenare una persona che neanche conosceva per tutta la prossima stagione.

“Per non parlare del fatto che il Giappone non è a due passi, se dovessi aver bisogno di qualcosa, sarebbe davvero faticoso raggiungerti lì. In più hai pensato a cosa dirà la stampa? Non hai immaginato che questa notizia girerà sul web nell’esatto istante in cui salirai su quell’aereo?”

Victor era seduto su una delle sedie dell’aeroporto e lo guardava con una mano a sorreggersi la testa, e l’altra ad accarezzare il suo cane mentre aspettava di fare i controlli di sicurezza. Yakov aveva insistito ad accompagnarlo all’aeroporto e non gli permetteva di partire, non prima, per dirle con le sue parole, di fargli entrare un po’ di sale in zucca.

“Che cosa c’è di male? Almeno avranno qualcosa di cui parlare!” gli rispose Victor con un sorriso innocente sul volto, come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Non prendermi per il culo, Victor. Stai sbagliando di grosso e questo lo sai. Non è così che risolverai le cose, non sei nelle condizioni giuste per pensare lucidamente al tuo futuro in questo momento.”

Victor si alzò e si mise le mani nelle tasche del giubbotto, fronteggiando il suo coach. “Quale sarebbe la cosa giusta da fare secondo te? Continuare a starmene sul divano aspettando che qualcosa succeda? Beh è successo, mi sono deciso e non mi fermerai!” esclamò mentre prendeva il guinzaglio di Makkachin e la sua valigia e si avviava verso l’entrata per i controlli, dove avrebbe dovuto accedere con la sua carta d’imbarco e dove Yakov non sarebbe stato ammesso oltre. Il suo cane sbadigliò e lo seguì chiaramente infastidito per il modo in cui era stato destato dal suo pisolino.

“Sai benissimo che non puoi fare da coach a nessuno in questo momento!” esclamò Yakov. Stava riservando le sue carte migliori per il gran finale, gliene doveva dare atto.

“Ci vediamo presto, Yakov. Stammi bene! Ti manderò una cartolina dal Giappone!” esclamò Victor con il suo solito sorriso sul volto, prima di dargli le spalle.
“Non riuscirai a tornare a pattinare, Victor.”

Victor si bloccò sui suoi passi stringendo il guinzaglio nella mano sinistra. Makacchin gli leccò la mano e quel gesto lo aiutò a rimanere calmo e lucido.

“Se prenderai quell’aereo non potrai più tirarti indietro. Stai facendo un grosso errore.”

Victor rimase un attimo in silenzio, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo prima di voltarsi e andare ad abbracciare il suo allenatore, con cui aveva condiviso momenti meravigliosi e orribili… “Spasibo, Yakov…” esclamò piano al suo orecchio “senza di te forse non mi sarei mai rimesso in piedi. Ma adesso è il momento di camminare da solo… stavolta non posso proprio fare come mi dici!” esclamò sciogliendo l’abbraccio “do svidaniya!” esclamò sorridendo e si avviò di nuovo verso i controlli di sicurezza, lasciandosi alle spalle la voce del suo coach che gli ripeteva che non sarebbe mai riuscito a farcela da solo.

 
***

Aprì gli occhi di colpo e si mise seduto, indossava un kimono che gli aveva offerto la madre di Yuuri dopo essere uscito dalla vasca, Makkachin sbadigliò accanto a lui, destato dal suo padrone. Victor si stropicciò gli occhi e guardò dietro di lui. La voce femminile che aveva sentito mentre dormiva apparteneva a una ragazza di bell’aspetto, probabilmente sui 40 anni. Le sorrise e guardò Yuuri, che sedeva dalla parte opposta del tavolo. “Ho fame…” borbottò con gli occhi da cucciolo. Yuuri iniziò a dare di matto e Victor sorrise, gli piacque come con solo due parole fosse riuscito a farlo reagire così.

“Hai… hai ancora fame??” esclamò Yuuri sorpreso.

“Non lo hai nutrito???” esclamò la donna, che rispondeva al nome di Minako. Da quel che aveva capito era l’insegnante di danza di Yuuri.

“Certo che gli ho dato da mangiare, ma sembra che non ne abbia avuto abbastanza!!”

“Beh non stare lì con le mani in mano! Vuoi forse far morire il campione del mondo di pattinaggio di fame?”

Yuuri la guardò sgranando gli occhi e la donna si rese conto di aver appena detto qualcosa di inappropriato.

Victor sorrise e li guardò. “Non sono il campione del mondo, quindi non dovete essere così disperati.” Ridacchiò e guardò di nuovo Yuuri, tirandosi su la manica del kimono che gli aveva lasciato scoperta la spalla.

“Non avevi di meglio da dargli che il kimono della locanda??” sbottò la donna verso Yuuri, stavolta in giapponese.

“Dice che non ha portato molti vestiti con sé!” allo sguardo interrogativo di Victor, Yuuri gli tradusse quello che la sua insegnante gli aveva detto e il russo si affrettò a spiegare la situazione.

“E’ stata una decisione molto affrettata, quindi non ho avuto molto tempo di preparami la valigia. Spero di non essere di troppo peso.”

“Affatto!!!” esclamò Yuuri “che cosa vorresti mangiare?” esclamò tornando all’argomento iniziale. Victor gliene fu grato. “Beh… come tuo coach… vorrei sapere qual è il tuo piatto preferito!”

“Il mio…?” Yuuri indicò se stesso e lo guardò un po’ confuso prima di rispondere “il katsudon…”

“Katsu…don?” ripeté Victor cercando di replicare la corretta pronuncia che aveva appena sentito da Yuuri.

“Sì!” esclamò Yuuri eccitato mentre spariva in cucina per chiedere al padre di preparargliene uno. Victor guardò la donna un po’ a disagio, era come se lei lo stesse studiando con attenzione. Fu grato del ritorno di Yuuri con una tazza fumante tra le mani.

“E’ riso con sopra maiale fritto, uovo verdure e altri condimenti. Provalo, sono sicuro che ti piacerà!”

Victor non se lo fece ripetere due volte e iniziò a mangiare.

“khorosho!” esclamò estasiato. Era forse il piatto più buono che avesse mai mangiato in tutta la sua vita.

Minako scoppiò a ridere e guardò Yuuri. “Il nostro Yuuri prende peso come niente, quindi gli è permesso mangiarlo solo quando vince una competizione!” esclamò ridacchiando. Victor guardò Yuuri incuriosito. “Lo stai mangiando spesso da quando sei tornato a casa?”

“Sì sì, certo! È il mio piatto preferito dopo tutto!”

Victor lo guardò perplesso. “Perché? Non mi sembra che tu abbia vinto nulla ultimamente! Ti sei ritirato dico bene?”

Yuuri lo fissò intensamente, forse colpito dalle sue parole. “Non mi sono ritirato. Mi sono preso solamente un anno sabbatico…”

“Un anno sabbatico? Una volta che si sta lontano dalle competizioni è difficile ritornare. In più hai preso troppi chili, segno evidente che non stai facendo nulla in questo periodo. Come tuo coach non posso permettertelo, quindi da oggi non potrai più mangiare Katsudon!”

Minako scoppiò a ridere, mentre Yuuri guardò Victor con un’espressione a metà tra il confuso e il disperato. “C-Che cosa…? Ma…? Ti sei fatto un’idea sbagliata… ascolta…”

Non fece in tempo a finire la frase che un’altra donna si presentò alla porta. Aveva una sigaretta in bocca e l’espressione un po’ seccata, tipica di una donna della sua età che vive ancora con i genitori. “La valigia all’entrata ostruisce il passaggio!” esclamò impettita. Victor si grattò la testa. “Oh.. gomen gomen!” esclamò, una delle poche parole giapponesi che aveva imparato a dire, in previsione che gli sarebbe servita abbastanza spesso durante il suo soggiorno in Giappone. “Potresti portarla nella camera dove alloggerò?”

“Cosa????” Yuuri lo guardò a bocca aperta.

“Mi farò spedire altra roba dalla Russia, ma per il momento ho solo la mia valigia e Makkachin!” aggiunse Victor, accarezzando il cane che gli leccò la faccia felice, ma evidentemente non era quello che Yuuri si era aspettato di sentire.

“Ci deve sicuramente essere un errore. Sei sicuro di stare cercando proprio me?”

“Certo… Yuuri Katsuki! Sei l’autore del video dove balli la mia coreografia, ‘Stammi Vicino’, riconosco una faccia quando la vedo.”

“Mi…Mi dispiace!! Quello è stato tutto un malinteso! Non doveva finire su Youtube, non dovevi venire fin qui solo per questo!!”

“Invece sì, credimi!” Victor si alzò e seguì la donna nella stanza dove stava portando la sua valigia, sentì i passi di Yuuri dietro di lui, ergo, lo stava seguendo. Forse avrebbero finalmente avuto modo di parlare in privato. Quando arrivarono nella stanza, Yuuri chiese a sua sorella, lo aveva capito dall’appellativo con cui si era rivolta a lei in giapponese, di lasciarli da soli.

“Non… Non mi sono ritirato,” riprese il ragazzo “tornerò a competere presto, ma non ho ancora deciso quando. Non ti ho chiesto di essere il mio coach e non… non voglio… insomma…” Victor notò che gli stava fissando il ginocchio, il kimono non era abbastanza lungo da coprire il tutore che indossava. Victor si sedette sul pavimento. “Questa stanza è troppo carina!! Non c’è un sofà?”

“No!” borbottò Yuuri in risposta “senti, non credo davvero che sia una buona idea-“

“Tutti pensano di sapere che cosa sia giusto o sbagliato per me, ma lasciami dire questo!” sbottò Victor all’improvviso, tanto che vide Yuuri saltare letteralmente sul posto, spaventato dalla reazione che aveva appena suscitato nel russo. “Una volta che prendi una pausa, ti renderai conto che il tempo è passato e tu sarai esattamente come prima, solo che avrai molti più anni e sarai troppo vecchio per riprendere a competere. Tu puoi indossare i pattini e tornare in carreggiata, perché non lo stai facendo? Perché passi le tue giornate qui a pensare a cosa fare invece di agire?”

Yuuri rimase in silenzio e si sedette anche lui senza parlare. Aveva colpito nel segno.

“Voglio essere il tuo coach, ti farò vincere il Grand Prix e con me potrai aspirare a quello che hai sempre sognato!” esclamò serio avvicinandosi a lui. “So che è difficile, ma insieme possiamo farlo. Fidati di me!”

Gli occhi di Yuuri si stavano inumidendo di lacrime e Victor immaginò che non fosse la prima volta che piangeva… probabilmente aveva passato l’intero anno a piangere.

“La performance che hai fatto su Youtube… non avrei saputo farla meglio!” esclamò Victor stavolta con un tono più calmo e pacato. “Permettimi di allenarti. C’è ancora molto che posso dare…”

Yuuri sembrò risvegliarsi dal suo stato di trance e guardò di nuovo il suo ginocchio. “Che cosa…?”

“Allora, che cosa decidi?” Victor si alzò in fretta e gli tese la mano. “Accetti o no? Non te lo chiederò un’altra volta, quindi se rifiuti non insisterò e tornerò in Russia. Sì o no?”

Yuuri lo guardò negli occhi per quelli che sembrarono minuti interminabili. Victor non poteva dire che cosa gli stesse passando per la testa. Ma sperava che le sue parole avessero centrato il bersaglio. Aveva bisogno di sapere che la sua vita sarebbe cambiata di lì a poco, aveva bisogno di una svolta, di un cambiamento. Non voleva tornare in Russia, ma se quel ragazzo avesse rifiutato la sua offerta, non poteva fare altro che tornare alla sua vecchia vita. Nonostante ciò, non avrebbe rinunciato a pattinare. Avrebbe trovato un altro modo…

Yuuri gli prese la mano e si alzò, ma non gliela lasciò, al contrario la strinse risoluto, i suoi occhi luccicavano, ma stavolta non per lacrime di tristezza. “Quando iniziamo?”

 
   
 
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