Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: audry_ enne    08/04/2020    1 recensioni
In questi giorni di clausura forzata è difficile concentrarsi realmente su qualcosa. E’ difficile persino prevedere come sarà, quando sarà, la normalità. Se mai ce ne sarà una. Se questa è una guerra, ci aspetta un lungo e pericoloso dopoguerra, dove il pericolo maggiore è perdere la nostra umanità. Ci servirà una dose di coraggio da veri Grifoni! E le Serpi, come faranno mai? Nessuno si salva da solo. Bisognerà che anche loro imparino a portrarne il peso.
Buona lettura
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo II
Gli ultimi giorni d’inverno sembravano i più freddi: il vento furioso si abbatteva sul castello quasi volesse distruggerlo e, i ragazzi ne erano certi, quello resisteva solo per via della magia. Intorno era solo un muro, bianco di giorno e nero di notte. E l’ululato del vento. Sempre. Certe volte faceva paura, specie ai primini.
Naturalmente, di gite ad Hogsmade nemmeno a parlarne, con buona pace di tutti i musi lunghi degli studenti.
Furono giorni convulsi, confusionari, massacranti. Strani.
Nasi rossi e colanti, tossetta stizzosa, starnuti e vocine irrimediabilmente fastidiose per via dei nasi tappati erano diffusi in ogni angolo di corridoio; la fila per le pozioni davanti all’infermeria era lunga e appestante. Del resto, si sa, che la sala d’attesa di una medicheria è il posto migliore dove recuperare qualche malanno! La cosa peggiore, però, era che sembrava che il vento riuscisse a sconvolgere l’interno delle anime degli abitanti del castello come gli alberi all’esterno. L’aria che si respirava era come artefatta, sembrava che ogni cosa non fosse dove doveva essere, gli studenti male assortiti, annoiati, apatici…come si sentiva la mancanza di quei due pazzi e geniali gemelli Weasley!
La preside, invece, sembrava essersi calmata e aver decretato una sorta di tregua. “La quiete prima della tempesta!” Aveva sentenziato Draco, una sera. Hermione l’aveva guardato di sbieco, fulminandolo, ma aveva dovuto annuire.
Il ragazzo si stava riprendendo: se i Malfoy erano rimaste una delle famiglie col sangue più puro del mondo magico lo dovevano sicuramente alla loro tenacia e testardaggine nel mantenere e centrare i propri obbiettivi! E Draco aveva anche sangue Black nelle vene… un po’ di coraggio doveva pur averlo ereditato da quei due pazzi di Regulus e Sirius!
Certo non era facile. Dopo quanto era accaduto a Draco prima di Natale, l’agguato per il quale lui aveva passato due giorni in infermeria e per cui – nello stupore generale – la Granger aveva dichiarato che chiunque era stato se la sarebbe vista con lei (naturalmente perché era stato un atto indegno, da vigliacchi e assolutamente contro le regole!), le iniziative si erano limitate all’invettiva, magari lontano dalle orecchie dell’interessato. Da quando, però, si era sparsa la notizia della cerimonia in memoria dei due presidi, alcuni studenti avevano lasciato trapelare in maniera abbastanza nitida il loro disappunto sul fatto che i Serpeverde non fossero stati esclusi, soprattutto Malfoy, visti i suoi trascorsi poco rassicuranti e le antiche compagnie per nulla raccomandabili.
 La McGranitt era stata categorica sul fatto che nessuno ad Hogwarts viene escluso e che tutti gli studenti sono uguali, ma l’aria intorno al ragazzo si era fatta pesante. Per questo la preside aveva chiesto ai professori e ad Hermione di essere particolarmente attenti all’evoluzione dei fatti.
La ragazza sapeva bene che lui non avrebbe mai accettato di farsi scortare per il castello. Perciò decise che non era il caso di dirglielo ma si adoperò affinché tutti, ma proprio tutti, tranne l’interessato, sapessero che lei aveva una memoria lunga e non aveva ancora né smesso di cercare né voglia di perdonare quelli che si erano macchiati di tanta viltà. Sperava, nel frattempo, di trovare qualche indizio su chi fossero ma il muro di omertà era veramente spesso e questo era strano, molto strano, visto che ad Hogwarts nessun segreto era mai stato veramente tale.
Evidentemente intorno a Draco c’era perfino più disprezzo di quanto si notasse.
Fu così che un pomeriggio l’intero corpo studentesco dovette prendersi a pizzicotti per capire se ciò a cui stavano assistendo forse realtà o un sogno.
Durante l’ora più affollata, le porte della biblioteca si aprirono e il rapido ticchettio dei passi che seguirono il loro cigolio lasciava pochi dubbi su chi fosse entrato ma molti sulla scelta dell’orario dal momento che, era risaputo, la caposcuola Granger passava sì molto tempo in quelle sale ma, di solito, preferiva orari in cui difficilmente il movimento degli studenti potesse disturbarla. Perciò furono in tanti a girare lo sguardo verso di lei che avanzava altera e sicura con lo sguardo severo e i libri stretti al petto come un’armatura.
La ragazza, all’apparenza indifferente a quanto le accadeva intorno, andò dritta verso l’ultimo tavolo in fondo alla sala, quello sotto un grande finestrone con i vetri fittamente e scuramente colorati, dove la luce del sole arrivava male ma quel tanto che bastava per rendere inutile il lume delle candele: il posto ideale dove andare se non si voleva studiare con nessuno, non essere disturbati e diventare ciechi! Il posto di Draco.
La caposcuola gli si fermo proprio di fronte, spostò la sedia e poggiò i libri, facendo forse un po’ troppo rumore. Mentre si sedeva, senza peraltro chiedere il permesso, il ragazzo alzò gli occhi dal suo manuale di pozioni e la fissò: sorpresa, rabbia e paura scorsero rapidamente attraverso le sue iridi.
“Che cosa stai facendo, Granger?” sibilò, stringendo gli occhi e storcendo il labbro.
“Hermione, Draco. Her-mi-o-ne. Ti ricordi?” Noncurante, la ragazza trasfigurò la vecchia candela in una lampada da studio pseudo-babbana che migliorò considerevolmente le condizioni di vista.
“Studio, come vedi. La cosa ti disturba?”
“E, dimmi, Her-mi-o-ne, come mai proprio qui? Non c’era un altro cavolo di posto in tutta questa polverosissima biblioteca?” Stavolta il veleno fuoriusciva fiotti dalle sue parole.
“ Certo, ma tu studi pozioni e sei l’unico, e sottolineo l’Unico, a prendere un voto più alto del mio in qualcosa! – pausa e sospiro - Ho una proposta da farti, Draco…” e così dicendo sventolò, con fare ammiccante, sotto il suo naso il volume di Aritmanzia, croce e disastro del ragazzo di fronte a lei.
“Uhmm, potrebbe essere conveniente…”, fece il ragazzo, improvvisamente interessato.
Il siparietto si era consumato all’insaputa del malcapitato Serpeverde ed a uso e consumo degli altri studenti, alcuni dei quali sull’orlo del soffocamento nel vedere i due ragazzi seduti a parlare senza maledirsi. Anzi. La cosa si ripeté anche nei giorni a seguire, tanto che tutti dovettero farci l’abitudine e convenire sul fatto che se con quella Serpe poteva conviverci la Granger potevano farlo tutti!
Naturalmente, quella “convivenza” che tanto lo faceva sentire un “sorvegliato speciale” non piaceva a Draco e non mancò di renderlo chiaro ad Hermione alla prima occasione.
Una sera, durante la ronda, il ragazzo, furente, ricordò alla sua compagna di sventure di non essere un lattante, di non aver bisogno di una tata e di sapersi difendere da solo, all’occorrenza.
“Non ne dubito, Draco, ma vedi - rispose lei mentre controllava aule vuote e retri di statue – ciò non toglie che io voglio arrivare tranquilla ai miei M.A.G.O e sapere che qualcuno potrebbe nuovamente pestarti a sangue nuoce terribilmente alla qualità del mio sonno e del mio riposo. Oltre che a quello della preside, naturalmente.”
“Ah sì? E secondo te e secondo quella mummia della tua mentore, se qualcuno volesse farmi qualcosa lo farebbe in biblioteca o in aula o in sala grande o in qualunque altro posto possa essere visto? O vuoi seguirmi anche in bagno, eh?”
Chiunque li avesse visti non avrebbe capito che i due stavano litigando, al più che si stavano scambiando qualche battuta al vetriolo, come erano soliti, e comunque stavano portando avanti una ronda più che puntigliosa. Questo almeno fin quando l’improvviso rumore di un pugno sul muro fece saltare la caposcuola grifondoro che, voltandosi, si trovò davanti il ritratto dell’ira e della frustrazione.
“Lo so, Draco. Non piace neppure a me”.
Finito il giro, i due si diressero verso le cucine, per poi ritornare ai rispettivi alloggi. Prima di separarsi, la ragazza infilò una mano nella tasca della sua divisa e, facendo forza su sé stessa, prese una cosa e l’allungò al ragazzo.
“Bada bene: non è un regalo. Quando questa storia sarà finita, me lo restituirai.”
“Sei impazzita, Granger! Non ho certo bisogno di un tuo misero galeone!”
Hermione iniziò a battere nervosamente il piede e a sbuffare.
“Non essere sciocco, Draco! Guardalo bene.”
L’avvicinò al viso. La moneta scottava, sulla sua superficie le lettere erano cangianti e sembravano scrivere qualcosa … sciocca serpe!
Alzò gli occhi sulla ragazza che, di fronte a lui, stringeva una moneta identica e vi muoveva un dito sopra, come a scrivere qualcosa. Galeoni stregati!
“Ne avevo preparato qualcuno all’epoca dell’ES, perciò non ci scoprivate mai.  Questi, in particolare, ci hanno salvato diverse volte! L’ho in parte modificato, potrai scrivermi brevi messaggi, qualora volessi dirmi qualcosa. Ma potrai anche semplicemente stringerlo e io saprò che hai bisogno di me. Quando lo sentirai bruciare, invece, vorrà dire che sono io che ti cerco. Tienilo sempre in tasca con te, usalo e non mi avrai intorno sempre…”
Gli occhi di Draco andavano avanti e indietro, dalla moneta al viso serio della ragazza, sinceramente meravigliato. Si riprese e ghignò.
“ Non è che questa moneta era quella dello Sfregiato, no?”
“Tu pensa solo a restituirmela integra!”
Poi, sdegnata, gli voltò le spalle e si incamminò verso la torre, mentre lui la guardava sparire alla fine del corridoio. In fondo gli sarebbe mancato un po’ l’averla sempre intorno, ma non l’avrebbe ammesso neppure sotto tortura!
Davanti alla signora grassa, Hermione sentì bruciare la moneta nella tasca. Preoccupata, la prese e lesse : Grazie.
 
Da quella sera la ragazza allentò la presa ma rimase sempre vigile e, soprattutto, chiese agli elfi, ai fantasmi e ai quadri di esserlo, dal momento che erano gli unici che potevano sentire se qualcosa si andava preparando ai suoi danni o accompagnarlo nel buio dei sotterranei e nella solitudine della sua casa, dietro il muro. Del resto se lui avesse stretto la moneta in caso di bisogno, lei avrebbe saputo che era nei guai ma non dove era. E questo non era un particolare da sottovalutare!
 
Quando Merlino volle, l’inverno finì.
L’arrivo della primavera li trovò quasi impreparati, il tempo era trascorso senza che se ne accorgessero. Una brezza leggera aveva preso il posto del vento furioso, un verde chiaro e luminoso aveva ricoperto i prati intorno al castello, dalla foresta arrivavano i suoni di una natura che ricominciava il suo ciclo, inarrestabile. Solo le spesse mura del castello che avevano strenuamente combattuto contro il gelo e il vento sembravano non essere state contagiate dal primo pallido sole che richiamava alla vita ogni essere vivente al di fuori di esse. Ma tutti sapevano che si sarebbero preso arrese alle edere e ai fiorellini che inarrestabili si sarebbero ripresentati ad assalirne l’inutile severità.
La McGranitt e gli altri professori non rendevano affatto facile godersi questa rinascita a nessuno degli studenti: G.U.F.O. e M.A.G.O. erano spettri che venivano agitati davanti ai loro occhi sempre più frequentemente, in maniera direttamente proporzionale al migliorare delle giornate e del buonumore nel corpo studentesco. Per gli studenti del quinto e del settimo anno era veramente difficile conciliare il dover studiare col volersi lasciare andare e vivere un po’ quel ritrovato spirito di libertà.
Naturalmente, Hermione studiava. Seguiva la sua rigida tabella di marcia: alzarsi presto e ripetere; fare colazione e seguire le ultime lezioni; ripassare nelle ore buca; studiare ed approfondire in biblioteca nel pomeriggio; ripassare e ripetere fino a tarda sera.
La “qualità del sonno e del riposo” di Hermione non era stata intaccata dai brutti incontri che avevano paventato per la Serpe e le ripetizioni incrociate di Pozioni e Artimanzia davano ottimi frutti.
Harry e Ron sarebbero arrivati per la commemorazione, insieme a molti altri tra studenti e membri dell’ordine e del Ministero, ma non prima degli inizi di giugno, dopo la fine degli esami. E bisognava studiare.
Ritagliarsi del tempo era difficile. Spesso si vedevano solo la notte, davanti alla cioccolata, e parlavano della difficoltà di essere quello che erano, dei simboli indipendentemente dalla loro volontà di esserlo … Ma certe volte sfuggire a Gazza era difficile, anche perché la sua gatta si era resa conto dei strani movimenti notturni intorno alle cucine. Una volta, per non farsi sorprendere, furono costretti a riparare nella vecchia aula di Divinazione: Hermione non ricordava di aver riso tanto da molto tempo ormai e, quasi, pensava non l’avrebbe più fatto; Draco era sicuro di non essere mai stato tanto in pace col mondo come quando si accomodarono su un mucchio di vecchi cuscini e, spalla a spalla, erano rimasti a guardare le stelle in silenzio e ad ascoltare il fruscio del vento tra i rami della foresta proibita.
Agli occhi di Hermione, la situazione rasentava la perfezione.
Ma, evidentemente, solo a quelli di Hermione.
Il rapporto ormai più che amichevole che si era stabilito tra lei e Draco, complice anche il fatto che le temperature primaverili avevano solo in parte sciolto il gelo dei rapporti tra i reduci di guerra e il resto degli studenti, non era passato inosservato. Non che i due ragazzi facessero chissà cosa, specie in pubblico: ripassavano insieme un paio di volte la settimana in biblioteca (secondo i patti stabiliti in pubblico accordo, come voluto dalla McGranitt), si salutavano con un cenno della testa se si incontravano nei corridoi, evitavano maledizioni e litigi; eppure il clima sereno e quella certa “familiarità” che si scorgeva nei loro sguardi era risultata evidente a qualcuno.
Evidente e per nulla gradita.
Cormac McLaggen era Grifondoro. Veniva da una illustre e blasonata famiglia. Vantava amicizie e parentele illustri, sia per sangue che per meriti magici. Aveva combattuto la guerra al fianco di Harry, facendo la sua parte con coraggio e valore.
Ma tutto questo, evidentemente, non era abbastanza.
O almeno non lo era per ottenere l’attenzione di Hermione Granger, eroina di guerra, strega modello, sua personale ossessione fin dai tempi del Lumaclub. Lei, che aveva accettato un suo invito solo per abbandonarlo in mezzo alla festa, facendolo sentire ridicolo; lei, che lo trattava alla stessa stregua degli altri compagni di casa; lei, che gli aveva sempre preferito Weasley. Lei.
E fino a Weasley, Cormac se l’era fatto andar bene, poteva capire che lei avesse un debole per quel ragazzone forse un po’ rozzo, ma buono, leale, coraggioso, proveniente da una famiglia certamente non ricca di denari ma sicuramente di onore. Poteva capire e, amaramente, accettare.
Ma Malfoy, no.
Non lo capiva e non lo accettava. Non il mangiamorte, il traditore.
Più ci pensava, più la rabbia montava. Ed era una rabbia cieca e furiosa, alimentata dal fatto che sembrava che questa sorta di “tregua amichevole” tra i due era “benedetta” dalla McGranitt. Evidentemente anche la professoressa si era bevuta il cervello.
Più passava il tempo, più McLaggen assimilava Hermione ad una traditrice. E la furia lo acceccava, alimentava fantasie inesistenti, costruiva legami che non c’erano: A volte gli capitava di girarsi di scatto mentre camminava credendo di averla vista amoreggiare con Malfoy dietro una colonna o in un anfratto del castello!
Hermione, presa da mille cose e ancor più pensieri, non aveva dato peso ai malumori del compagno di casata, assimilandoli a quelli che troppo spesso sentiva in giro per i corridoi e a cui aveva deciso di non reagire ma di far finta di nulla. A lungo andare, per dirla tutta, non li sentiva proprio più, divenuta cieca e sorda di fronte a tanta vigliaccheria.
Forse fu per questo o perché aveva troppa fiducia nel buon cuore dei Grifoni o, più semplicemente, perché aveva abbassato le difese che non si rese conto di nulla quando una dolce sera di metà Aprile uscì dalle serre per tornare al castello. Aveva appena finito un interessante ripasso “pratico” ( i libri la fanno tanto semplice…sporcarsi le mani nella terra e “convincere” delle piantine recalcitranti a starsene nel vaso che hai deciso per loro non è esattamente la stessa cosa che leggerlo sui libri) con Neville su come far crescere sane alcune erbe mediche e, con la divisa sporca e spiegazzata, i libri nello zaino, l’espressione da bimba beata che aveva giocato con la terra tutto il pomeriggio, stava attraversando il prato che divideva le serre dal castello con aria sognante e passo lieve. Vide McLaggen lungo il sentiero ma non se ne impensierì, anzi lo salutò con fare distratto, assorbita da pensieri leggeri. Fu un attimo e se lo ritrovò addosso. Le aveva sfilato, gettandola via, la bacchetta e, tenendole la mano premuta sulla bocca la stava trascinando al limite della foresta proibita, sussurrandole deliranti accuse di tradimento e minacciando di cruciarla se solo si fosse permessa di fiatare. Voleva vendetta e voleva soddisfazione.
“Guardala l’eroina di guerra, la regina dei grifondoro! Guardala: che aria beata! Cos’è? Ti sei divertita con quel mangiamorte, eh?”. Le sue parole erano un distillato di rabbia e veleno, mentre la sbatteva a terra e le impediva di parlare con un incantesimo.
“Non ti bastava Weasley, eh? Troppo gentile, troppo carino… E io? E no! Cosa non ti andava bene, eh? Troppo di sani principi, non siamo eccitanti? Invece quel bastardo va bene, eh? Mi fai schifo!”
E le sputò addosso.
Hermione inizialmente faticò a capire cosa stesse succedendo, con chi aveva a che fare, cosa le volesse fare. Possibile che fosse proprio il suo compagno? Quando finalmente il suo cervello riuscì a rimettere insieme i pezzi e a capire cosa stesse realmente succedendo, lui la stava schiaffeggiando, insultandola in ogni maniera… Non si rese nemmeno conto della sua mano stava stringendo il galeone nella tasca quasi fino a stritolarlo.
 
Nella sala comune di Serpeverde regnava il solito caos ordinato: tra Serpi, infatti, era nel silenzio che si progettavano e perpetravano le migliori attività, nel bene e nel male. Perciò l’urlo di dolore, acuto ed impensato, proveniente dalla camera sigillata di Malfoy si rivelò un’insolita novità. Quando, poi, lo videro schizzare fuori come se stesse inseguendo il boccino nella finale della coppa delle Case contro Grifondoro, il brusio che si levò era quasi obbligato.
Un attimo prima, Draco stava studiando Pozioni. Un  calore come un fuoco intenso e terribile lo punse improvvisamente sulla gamba: il galeone incantato della Granger! Non riuscì ad impedirsi di urlare, ma il suo cervello si mise immediatamente al lavoro: dove poteva essere? Il doblone diceva solo “Aiuto!” e bruciava tanto: quale disastro poteva spaventare così la Granger? Perché non gli diceva dove andare? Grifondoro… sempre le cose a metà! Chissà come avevano fatto a non farsi ammazzare da Voldemort quei tre…
Mentre saliva le scale, ricordò di averle sentito dire di avere appuntamento con Neville alle serre quel pomeriggio. Vi si diresse correndo, nei corridoi videro passare solo un fulmine biondo. Draco correva, volava, aveva una paura terribile, un presentimento indicibile: doveva far presto!
 I suoi sensi allertati e allenati da anni di guerra erano diventati sensibilissimi a cogliere ogni indizio, ogni segno o rumore. I suoi occhi colsero un baluginio nell’erba: la sua spilla da prefetto. Poco più in là, verso la foresta, stava la sua bacchetta: non si poteva difendere! Draco la raccolse e si guardò attorno: alcuni fili di erba spezzata e orme nel fango lo fecero volgere verso la foresta proibita, da cui sembravano provenire anche alcuni rumori, come colpi. Vi si gettò a capofitto. Quando, col fiato rotto, arrivò alla fine della radura, l’ira lo prese e lo fece agire d’istinto, colpendo in maniera fulminea, come nella sua natura.
“Stupeficium!”
Il corpo di McLaggen atterrò ai piedi di una quercia, dopo averci sbattuto la schiena e perso i sensi: stava schiaffeggiando la Granger, svenuta, standole a cavalcioni e ingiuriandola, minacciandola di farle ben altro.
“Petrificus totalus!”
Così non si sarebbe mosso da lì, quel verme, mentre lui portava di corsa la ragazza in infermeria e avvisava chi di dovere.
 
Di quello che seguì all’arrivo di Draco con Hermione tra le braccia in infermeria, il ragazzo non seguì quasi nulla. Spinto via a forza dall’infermeria, si lasciò scivolare a terra e con la testa tra le mani, le ginocchia al petto e gli occhi sbarrati, non faceva che rivedere la scena che si era trovato di fronte, ogni volta scoprendo un nuovo tragico particolare, ogni volta rinnovando il dolore e il senso di stupore: com’era mai stato possibile?
Draco non vide l’andirivieni di professori, non sentì l’urlo strozzato della preside, non si rese conto delle parole, delle lacrime, delle corse dei compagni … i suoi sensi erano tutti volti a cogliere qualunque cosa provenisse da oltre quella porta, qualunque segno potesse dirgli come stava, se si era svegliata, cosa le aveva fatto quel bastardo… bastardo la cui vita non sarebbe stata ancora lunga, fosse dipeso da lui.
 Non si accorse nemmeno degli sguardi straniti e colpevoli che si posavano su di lui da parte di quei ragazzi, tutti, che non si erano accorti di quando e da quanto tempo le cose fossero cambiate, da quando aguzzini e salvatori si fossero scambiati i ruoli: erano stati tutti così ciechi? Così chiusi? Così presi a rivangare e rinfacciare il passato da non vedere, anzi da sorvolare sulle presenti ingiustizie… avevano visto e sentito tutti il delirio di McLaggen ma non lo avevano preso sul serio, anzi a volte in alcuni aspetti lo avevano addirittura condiviso … Com’era mai stato possibile?
L’unica cosa che sentì fu l’arrivo di Blaise al suo fianco, confuso ma presente, e poi la mano di Madama Chips che si poggiava sulla sua spalla prima di dirgli che la ragazza si era svegliata e aveva chiesto di lui.
L’infermiera lo condusse oltre la porta che separava il trambusto del corridoio dal silenzio della sala di cura. Un intenso odore di dittamo gli punse le narici, il riflesso di tutto quel bianco lo abbagliò; anche l’improvviso silenzio gli sembrò strano, quasi lo schiaffeggiasse per farlo svegliare.
La sola macchia di colore gli parvero essere i suoi capelli sparsi sul cuscino, almeno finché Hermione non aprì gli occhi e lo chiamò a sé. Si avvicinò piano e si sedette sulla sedia accanto al letto. Non osava guardarla, davanti ai suoi occhi aveva ancora l’immagine del suo volto tumefatto e sanguinante.
“Draco, grazie”
“Non ringraziarmi”.
“Guardami. Non è colpa tua!”
Un pugno si abbatté sul suo ginocchio. “ E invece si!”
“ E invece no! Non puoi considerarti colpevole per ogni atto che ogni idiota compirà nei prossimi decenni! E, credimi, Cormac McLaggen è sopra ogni cosa un grandissimo idiota!”
“Un idiota che stava per ucciderti…”
“Nooo! Non c’è riuscita la guerra, voleva riuscirci lui? Ma va …che sciocca,eh? E io che mi preoccupavo per te! Meno male che avevi il galeone!” Un sorriso tirato e dolente si aprì sul volto della ragazza. Draco, allora, s’infuriò.
“Ma la smetti? La smetti di sminuire tutto? Non è stato uno scherzo … poteva finir male! E solo perché ci ha visti studiare insieme… che succederà se dovessimo anche solo salutarci per i corridoi, eh?”
Così dicendo si era alzato e, guardandola in faccia con occhi distrutti, non credette a quello che vedeva…
“Piantala tu! Che pensi,eh? Che non ho sentito quello che diceva? Ma io non mi sono fatta mettere i piedi in faccia da Voldemort, da te e da tuo padre e pensi che mi possa spaventare di quel quaquaraquà? E non azzardarti a dire che te ne vuoi andare da scuola!” Ormai dalle orecchie di Hermione usciva il fumo e del bel silenzio dell’infermeria restava solo il ricordo…
Draco fece un respiro e abbassò il volume ma non il tono delle risposte
“Non azzardarti a dirmi quel che devo o non devo fare, Granger! Io non resterò qua a fare da bersaglio a quelli come McLaggen né a preoccuparmi che lo diventi qualcun altro… La prossima volta potremmo non esser così fortunati!”
“E allora vorrà dire che si abitueranno a vederci andare in giro insieme, che gli piaccia o no!”. Quando voleva, la voce della ragazza sapeva essere un sibilo perfetto!
“Tu sei matta, Granger…”
“Hermione, Her- mi-o ne…”
“Non cambia! Tu sei folle, Hermione! Ma del resto, a stare con quei due qualche danno lo dovevi riportare, no?”
“Vorresti porre rimedio tu?”
Draco stava per sputare un’altra delle sue famose rispostacce al veleno, ma si rese conto che non era il momento, quello. E non solo perché non era il caso che Hermione si alterasse in quelle condizioni ma soprattutto perché era tempo che le cose cambiassero, avevano diritto alla libertà!
Si decise ad alzare la testa e a fissare la ragazza: veva un occhio pesto, il labbro spaccato, le guance tumefatte… ed era bellissima!
“Non dirmi, poi, che non ti avevo avvisato…”
Hermione non rispose, lasciandogli la soddisfazione di aver avuto l’ultima parola, ma era meglio che non ci si abituasse troppo. Sorrisero.
Quando madama Chips rientrò, accompagnata dalla preside, si stava chiedendo se avesse fatto bene a far entrare il ragazzo, quel ragazzo, e a lasciarlo con lei. E lo stesso pensiero era nella mente della McGranitt. Ma quando tolse il velo si trovò davanti solo due ragazzi che ridevano.
“Comunque, quel galeone è come tutte le pensate di voi grifoni: a metà! Mi spieghi come mi avresti trovato se fosse successo a me?”
“Semplice! L’avrei saputo prima che tu potessi stringere la moneta! Ti tengo d’occhio, io… ovunque!”
“ I ritratti … ecco perché ne erano spuntati dappertutto, perfino in … bagno! Oh no…”. Draco si coprì il viso, rosso come un bimbo pescato con le mani nella marmellata.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: audry_ enne