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Autore: Mrs Montgomery    08/04/2020    1 recensioni
Esistono legami impossibili da sciogliere; sono come corde annodate e resistenti.
Legami vincolati dal sangue, da una forte volontà o semplicemente dal destino. Incontri non casuali, discendenze potenti e il proibito. Il legame proibito sarà quello più forte.
L’incontro tra Victoria Malfoy e Harry Potter è destinato a spianare la strada del futuro. Un’amicizia utopica che si svilupperà tra i muri di Hogwarts e sfiderà più di una convenzione.
Eppure tra i libri di scuola e una strana magia nell’aria si forgerà un altro legame. Un legame tormentato che ravviverà i cuori dei suoi protagonisti o li lascerà sprofondare nell’oscurità.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo IX 
"Vacanze di Pasqua"


 

Liberi.                                                                                    
Liberi sfrecciarono contro il vento, superando l’ampia vallata rigogliosa e infiltrandosi nella folta selva, dove scorreva un fiume che l’attraversava. D’inverno si trasformava in un letto di ghiaccio e conduceva ad un piccolo laghetto, che venne utilizzato molte volte dalla piccola Victoria come pista di pattinaggio. Quando tornava da Hogwarts, durante le vacanze natalizie, era il suo luogo preferito in cui giocare. Amante del freddo, si sentiva la regina dei ghiacciai. Ogni inverno tentava di trascinarci anche i suoi genitori, voleva unirli al suo divertimento e le poche volte in cui ci riuscì provò una gran soddisfazione. Narcissa non si lasciò mai andare sulla pista di pattinaggio, preferiva badare a Draco che si lamentava continuamente del freddo. Lucius tenne un comportamento diverso. Per tutti gli anni in cui Victoria visse in quella famiglia, il signor Malfoy l’assecondò in ogni castroneria che le saltò in mente. Strano, viene da pensare, soprattutto conoscendo il carattere rigido dell’uomo, eppure fin dal primo momento che prese quella bambina tra le sue braccia, qualcosa in lui cambiò. Uno spiraglio, una fioca luce fece breccia nella sua oscurità. Non che fosse diventato un mollaccione. Nossignore! Lucius crebbe anche Victoria con severità, pur notando varie sottili differenze con il figlio biologico. Fin da bambini fu palese una diversità comportamentale e caratteriale tra i fratelli Malfoy e il meraviglioso legame che li univa. Un legame che sarebbe andato oltre, ed oltre, ed oltre...
«Secondo te papà si sta ammalando?»
Erano appena arrivati al fiume. Victoria appoggiò la sua scopa contro un albero, accanto alla Nimbus 2001 del fratello, e fece per raggiungere Draco, che se ne stava seduto beatamente sull’erba.
«Dubito sia lo stesso male del nonno, forse è il classico raffreddore di primavera. Sono alquanto certa che non stia bene».
«Nah! Papà sta benone» rispose Draco senza alcun cenno di inquietudine. «È solo preoccupato per il lavoro, io credo. Onestamente a me pare il solito di sempre e poi finchè nostra madre non comincia a diventar troppo ansiosa, possiamo star tranquilli».
Era vero. Narcissa era una donna impeccabilmente austera, ma quando si trattava del marito o dei figlioletti lasciava fuoriuscire tutta la sua umanità e diventava parecchio irrequieta in vista di un ipotetico problema, che poteva creare squilibri all’interno della famiglia.
«Dici che ha scoperto che mi sono avvicinata ad Harry?»
Udir quel nome, fece assottigliare lo sguardo di Draco. Lo detestava a morte e detestava ancor di più che fosse sempre di più a stretto contatto con la sorella. Ogni notte s’addormentava sperando che il giorno seguente, Victoria andasse a dirgli che non voleva più avere niente a che fare con lo Sfregiato.
«Draco, mi stai ascoltando?»
Il ragazzo parve tornare alla realtà. Inclinò leggermente il capo, sentendola arrivare alle sue spalle.
«Non credo che nostro padre lo sappia. In tal caso ti avrebbe fatto una sonora ramanzina fin dal primo giorno di vacanza» le fece notare e ancora una volta Victoria dovette dargli ragione.
«Grazie per non avergli spifferato nulla».
«Riguardo?»
«Me e Harry».
Draco imitò un conato di vomito e si strinse la pancia con entrambe le mani. «Ti prego, non dire più una cosa del genere. Sembra quasi che voi due abbiate una tresca e ciò mi darebbe il voltastomaco».
Victoria non potè che ridere per quella sua buffa performance. Piegando le ginocchia, si accomodò su quel morbido manto d’erba, stando proprio di fronte al fratello. Osservò l’espressioni di Draco cambiare rapidamente e nessuna di esse
fece trasparire qualche sintomo di gioia. Era tutto un “bleah” e un “puah”.
«Dici che rischio di farti venir la dissenteria, se cominciassi una tresca con Potter?»
Draco s’immobilizzò immediatamente. «Perché me lo domandi? Per caso… hai quella intenzione?»
«Affatto!» esclamò Victoria divertita. «Harry non è propriamente il mio genere di ragazzo, ma mi sembrava di avertelo già detto».
«Fidati, una volta in più non guasta mai» e tirò un sospiro di sollievo. «Tornando al discorso, non direi nulla che possa metterti nei guai, specialmente con nostro padre».
«Mi fido di te, Draco».
«Davvero? Perché in quel “grazie” di poco fa, sembrava esserci molta sorpresa» replicò secco.
Victoria bofonchiò una risata e si lasciò cadere all’indietro, sdraiandosi sull’erba. «Il dubbio è lecito. Tu odi Potter».
«Sì, ma… voglio bene a te» disse con voce profonda, come se dovesse esserci dell’altro. Lei non potè vederlo, ma gli occhi di Draco erano fissi sul suo corpo. «E poi spero che tu rinsavisca da questa amicizia, se così possiamo definirla. Non è la persona adatta per starti vicino in qualunque senso. Appartenete a due mondi differenti e mi auguro che lo capirai prima che sia troppo tardi».
La ragazza ascoltò attentamente ogni parola e aggrottò la fronte sul quel finale ambiguo. Si tirò sui gomiti, così da poterlo guardare in faccia. «Cosa intendi dire per “prima che sia troppo tardi”?»
Draco scrollò le spalle guardando in basso. «Era tanto per dire».
«E da quando dici le cose tanto per dire?» domandò cercando il suo sfuggente sguardo. «Draco potrai essere molte cose, ma non uno sprovveduto. C’è qualcosa che io non so?»
Il giovane Malfoy tentennò per più di un momento. Pareva concentrato a giocare con i sottili fili d’erba ed era più che intenzionato a sviare lo sguardo sospettoso della sorella. C’era davvero qualche verità che voleva nasconderle? E perché? Da sempre si confidavano qualsiasi cosa, certi che l’uno non avrebbe tradito l’altra. Perché, allora, Draco fu restio a continuare quel discorso?
La sua reazione non fece altro che aumentare i di Victoria, però non lo incitò. Gli voleva dare tutto il tempo per riflettere e magari convincersi a sputare il rospo. Dubitava che ci sarebbero mai stati segreti tra loro.
«Io penso solo» finalmente Draco si decise a parlare «che un giorno, tu possa trovarti sul fronte opposto a quello di Potter. Conosci anche tu le storie sul possibile ritorno di Tu-sai-chi e se accadrà, come molti sperano, che pensi di fare?»
Adesso la stava fissando dritta negli occhi. Draco era di una serietà disarmante, una lieve preoccupazione solcava quelle sue iridi cinerine.
«Non so proprio dove vuoi andare a parare».
O forse sì, ma sperava di aver capito male.
«Allora lascia che mi spieghi meglio, sorella» il tono del ragazzo si fece grave. «Se un giorno Tu-Sai-Chi dovesse tornare e potrebbe capitare tra cinque anni, come potrebbe essere domani… che cosa hai intenzione di fare? Conosci le idee della nostra famiglia sulla purezza del sangue. Quindi che farai? Starai al fianco della nostra famiglia o ti schiererai con quello Sfregiato?»
Victoria sbuffò col naso e si rialzò in piedi velocemente; quel discorso la stava innervosendo.
«Parli di sciocchezze».
«Non parlo di sciocchezze!» replicò duramente Draco, alzandosi a sua volta per fronteggiarla.
Lo sguardo di Victoria si posò altrove. Con le mani strette sui fianchi rifletté che non si era mai posta quel problema. Principalmente perché dubitava del ritorno dell’Oscuro Signore. Se era tanto potente come dicevano, allora avrebbe potuto trovare un’altra maniera, forse più veloce ed efficace, che attendere tredici anni o più. Victoria non credeva nemmeno che fossero attendibili le voci che lo davano per disperso in qualche foresta nell’est dell’Europa. Tutte dicerie con il solo scopo di far spaventare i bambini creduloni.
«Non ho detto niente ai nostri genitori riguardo te e Potter, per non metterti nei guai. Non voglio che se la prendano con te per un qualcosa che per ora non ha importanza» marcò bene Draco, avvicinandosi alle sue spalle. «So che sei fedele alla nostra famiglia e so che sei grata ai miei… ai nostri genitori per averti cresciuta. Tuttavia so che da quando sei amica di quello sfigato, qualcosa è cambiato…»
«Nulla è cambiato, Draco» lo interruppe lei, voltandosi e trovandoselo ad un palmo dal viso. Il suo cuore perse un battito per tale vicinanza, ma non la deconcentrò dal suo discorso. «Sono sempre io. Sono la stessa persona con cui venivi qui a fare il bagno d’estate e quella che ti aiuta a ripassare Storia della Magia. Mi vesto ancora uguale e le mie amicizie sono rimaste invariate, anzi l’unica variazione è che Harry Potter ne fa parte».
Draco inarcò un sopracciglio. «E la consideri una variazione da poco?»
Solitamente Victoria detestava essere continuamente osteggiata riguardo le scelte personali, ma le fu impossibile arrabbiarsi con suo fratello. Comprese il suo stato d’animo.   
«So che sei preoccupato e che non stai facendo il dispettoso con me per il gusto di farlo. Sei preoccupato per la mia incolumità. Questo ti fa onore, dico davvero» gli sorrise amorevolmente, poggiando entrambi le mani sul viso del ragazzo. «Per te la famiglia è importante. Sei disposto a tutto per noi e, credimi, vale lo stesso per me. Non farei o direi nulla che possa mettere in pericolo anche solo uno di noi. Narcissa, Lucius e tu… significate tanto per me. Il mio non è solo dovere. Vi voglio bene».
La vedeva così pura. Draco fissava quelle iridi nocciola, così sincere e colme di una luminosità che pareva discordante all’atmosfera di Villa Malfoy. Ne era affascinato. Lo era sempre stato.
Fin da bambino la considerò come una preziosa bambola appartenente a lui, unicamente a lui. Però non come un giocattolo. Victoria fu la sua compagna di giochi, la sua confidente, la sua spalla durante le cene noiose che organizzavano i suoi genitori e colei che coprì i suoi pasticci per non destare la furia di Lucius. Rappresentavano un caldo e sicuro rifugio l’uno dell’altra. Era sempre stato così. Uniti da un legame in cui il sangue non c’entrava un bel niente.
Draco posò le sue mani su quelle della sorella, che ancora tenevano il suo viso. Con un sorriso appena accennato, il ragazzo rifletté che doveva smetterla di dubitare di lei. Victoria era l’unica, fatta eccezione per sua madre, a cui volesse veramente bene e che a sua volta volesse bene a lui.
«Hai voglia di rivangare i vecchi tempi?» le domandò indicando il fiume con un cenno del capo. «Ti va di fare un bagno?»
«Fai sul serio? Ma non abbiamo il costume!» rise Victoria.
Draco si scostò da lei e si tolse il maglione scuro assieme alla canotta bianca, rimanendo a torso nudo. «E allora? Chi dice che ne abbiamo bisogno?»
Il ragazzo cominciò a spogliarsi del tutto, sotto lo sguardo imbarazzato della sorella che tentò di guardare altrove. Sì, tentò, in realtà non ci riuscì. Qualche occhiata fugace le fece capire che Draco fosse ben messo.
«Io non posso crederci che tu lo stia facendo veramente!» ridacchiò coprendosi gli occhi con le mani. «Se nostro padre lo venisse a sapere…»
«Ben detto! Ma nostro padre non verrà mai a saperlo. Forza, Vic! Vuoi lasciarmi andare da solo?»
«Non penso sia il caso di farlo davvero… insieme, per giunta!»
«Che male c’è? Siamo fratelli!» replicò l’altro con molta tranquillità. «Chissà quante volte nostra madre ci avrà fatto fare il bagnetto insieme».
«Suppongo che ora sia diverso».
«Nah!»
E Draco si tuffò nel fiume. Victoria si rifiutò di guardare, rimase tutto il tempo lì, in piedi, con gli occhi coperti. Udì il rumore dell’acqua muoversi e le risate di suo fratello echeggiare.
«Buttati anche tu, Victoria! L’acqua è sublime!» esclamò il ragazzo, passandosi le mani sul viso e sui capelli inzuppati.
Lei non parve convinta.
«E dai! Prometto che mi volto e non ti guardo, se è questo il problema».
Forse stava per cedere.
«Uh com’è fresca quest’acqua! Paradisiaca!»
«Come dire che ci sei stato per davvero in Paradiso» borbottò Victoria.
Lo udì sbuffare. «È un modo di dire, simpaticona. Allora, cosa aspetti ad unirti a me?»
Victoria sospirò profondamente. Cominciava ad attirarla l’idea di farsi un bel bagno. Era dalla scorsa estate che non ne faceva uno.
«E va bene!» cedette finalmente. «Però girati!»
Draco alzò le mani in segno di resa e si voltò. La strega lo apprezzò, sebbene non la mettesse completamente a suo agio. Del resto non era abituata a spogliarsi completamente di fronte a qualcuno, nemmeno se questo qualcuno fosse suo fratello. Be’ fratello si faceva per dire. Non lo erano veramente e Victoria non lo pensava in senso cattivo, però era da qualche tempo che un pensiero strano s’impadronì della sua mente. Un pensiero che le martellava continuamente nella testa. Ci rifletté anche in quel momento mentre si liberò di tutti i suoi abiti. A volte stava in compagnia di Draco e si scordava che fosse suo fratello, era come se d’un tratto fosse diventato un ragazzo qualunque con cui però si trovava molto bene… fin troppo bene.
«Ora mi tuffo! Sta’ ancora girato!» lo ammonì pronta a calarsi nel fiume.
Lui obbedì e si voltò solamente dopo aver udito il rumore del tuffo. Rapidamente, Victoria sbucò con la testa dalla superficie chiara dell’acqua. Le scappò un gridolino di gioia.
«Mi tocca darti ragione, fratellino. La temperatura è fantastica!»
«Quando mai ti dico le bugie?»
Lei rispose schizzandolo con l’acqua.
«Come hai osato?!»
Victoria rise e continuò, divertendosi come quando era bambina.
«Vuoi la guerra, eh?» replicò Draco avvicinandosi a lei con due lunghe bracciate. «E guerra sia!»
Il biondo cominciò a schizzarla d’acqua a sua volt, iniziando una lotta continua circondata da risate spensierate. Entrambi tirarono fuori il loro lato fanciullesco, il più puro, il più ingenuo. Non un pensiero negativo solcò le loro menti. Fu un pomeriggio all’insegna del divertimento, uno di quelli impossibili da dimenticare. Come in ogni cosa che li legava, Draco e Victoria trovarono complicità, una di quelle davvero rare.
«Ora vengo a prenderti!»
«Se ci riesci» lo beffeggiò Victoria prendendo a nuotare velocemente per allontanarsi.
«E se ci riuscissi? Cosa mi daresti in cambio?»
E in quell’istante Victoria si voltò lentamente e gli lanciò una lunga occhiata.
«Che cosa posso offrirti che desideri tanto?»
Vedendola lì, con i lunghi capelli scuri completamente bagnati, immersa in quell’acqua fresca che dava piacere solamente sguazzandoci dentro per pochi istanti, a Draco venne in mente una sola cosa.
Un bacio.
Lo pensò talmente rapidamente che si rese conto un attimo più tardi di ciò che stava desiderando.
Voleva baciare sua… oh, il sol pensiero gli fece venir il voltastomaco. Eppure appena sollevò lo sguardo verso quella ninfa, che pareva fluttuare in mezzo al fiume assieme alle sue grazie, non vedeva sua sorella. Non ci riusciva proprio. Laggiù c’era Victoria, una ragazza splendida che desiderava tanto… no, non poteva far quei pensieri!
«Ti sbrighi o ti arrendi?»
Bastò il suono della sua voce a richiamare il suo istinto predatore.
Draco cominciò ad avanzare per raggiungerla. Fu più forte di lui. Possedeva il desiderio incontrollabile di averla accanto a sé, pelle contro pelle, entrambi nudi, in mezzo alla natura.
Riuscì a raggiungerla dopo poche bracciate. La bloccò subito tra il suo corpo e un enorme masso scivoloso. Victoria non sembrava dispiaciuta della sconfitta, lo fissava con ingenuità.
Nel suo sguardo c’è una purezza eccitante.
Draco scalpitava, trattenne a stento i suoi istinti. Possedeva l’animo irrefrenabile di chi voleva godersi il suo premio. Fissò le labbra carnose di Victoria come se d’un tratto non avesse mai visto niente di più bello.
«Quindi? Qual è il tuo premio?» ridacchiò Victoria.
L’atmosfera era perfetta, ma Draco si tirò indietro. Non poteva farlo. Non poteva baciarla e né fare altro. L’avrebbe preso per pazzo. Scostò le mani dal masso e indietreggiò lentamente.
«Diciamo che la mia vittoria non farà altro che aumentare il mio profondo ego» e cominciò a nuotare verso la riva.
«Oh davvero? Non mi fai pagare pegno? Come sei buono e generoso» lo prese in giro lei.
Draco si voltò e con aria ammiccante disse: «Come potrei non esserlo con te?»
Pochi istanti dopo furono entrambi fuori dall’acqua. Evitando momenti imbarazzanti si vestirono uno alla volta, senza che l’altro potesse guardare. Poi raggiunsero le loro scope e volarono in direzione di Villa Malfoy. Si scambiarono più di un sorriso mentre sfrecciavano oltre le grandi vallate del Wiltshire.
Una leggera pioggerellina di primavera cominciò a scendere dal cielo, che lentamente si stava scurendo, non appena posarono i piedi a terra. Ritennero una fortuna esser arrivati prima di beccarsi il classico acquazzone che giungeva in quella stagione. Avevano anche la scusa pronta se avessero beccato i loro genitori, del resto non fecero in tempo ad asciugarsi dopo il lungo bagno.
«È stata proprio una bella giornata!» esclamò Victoria con la sua classica vivacità. «È da molto che non trascorrevamo così tanto tempo insieme o sbaglio?»
Lasciarono le scope all’ingresso.
«Sei tu che sei sempre troppo impegnata con altre persone» calcò Draco, affiancandola nell’attraversamento di un lungo corridoio. «Io ho sempre tempo per te».
«Non dire così. Mi fai sentire in colpa».
«Fai bene».
Victoria spalancò la bocca stupita e gli passò un braccio attorno alla vita per abbracciarlo stretto.
«Sei veramente uno stronzo!»
«Ah mi insulti pure, sorella?»
«Te lo meriti!»
«Sei tu che mi trascuri!»
La ragazza continuò a tenerlo stretto a sé e gli poggiò il capo sul braccio. «Prometto che quando torneremo a scuola mi farò perdonare».
Victoria teneva lo sguardo basso, non poteva vederlo, ma Draco la stava guardando dall’alto e aveva ammiccato un tenero sorriso. In fondo adorava essere coccolato, specialmente da lei.
Il rumore di un chiacchiericcio attirò la loro attenzione. Alcuni uomini vestiti completamente di scuro scesero la scalinata che portava al salotto. I giovani Malfoy riconobbero i soliti amici del padre, più qualche mago che sicuramente rientrava nelle amicizie di Lucius. Draco e Victoria si scostarono l’un l’altro, assumendo una compostezza seria ed elegante e si prepararono a salutare gli ospiti. Uno di loro impallidì improvvisamente e afferrò il braccio del mago che lo stava affiancando.
«Non è p-possibile. Diana?»
In quel preciso istante dalla cima della scalinata un’altra voce si sovrappose: «Victoria, Draco, venite in salotto!» tuonò Narcissa Malfoy.
I due fratelli chinarono il capo in segno di rispetto e sorpassarono gli stregoni. Una strana sensazione avvolse Victoria, che percepì un insistente sguardo addosso. Quando raggiunsero il salotto vennero inondati da un gran calore. Il caminetto era stato acceso e la sua luce dava una tonalità più chiara alle pareti viola scuro.
«Eccoli qua! Le nostre giovani promesse per il futuro!»
Fu Corban Yaxley a parlare. L’uomo stava in piedi a sorseggiare il miglior whiskey della casa e fino a quel momento aveva intrattenuto i padroni del maniero. I coniugi Malfoy erano entrambi seduti sulle poltrone davanti al caminetto di marmo.
«Draco» lo salutò con una pacca sulla spalla «e Victoria. Mio Dio, è da un anno che non ti vedo e sei splendida. Manca poco e ti ritroverai una marea di corteggiatori fuori dal cancello, se già non ne hai a scuola» e le fece l’occhiolino.
«C’è tempo per selezionare il giusto partito» borbottò Lucius Malfoy.
Yaxley ridacchiò, cingendo le spalle di Victoria e accompagnandola a sedersi sul divanetto, accanto al fratello. «Sentitelo, il padre geloso! Amico mio, se non impari a gestirti, sarà dura lasciar lavorare tua figlia nel mio ufficio quest’estate…»
«Che cosa?! Farò il praticantato con te?» esultò Victoria con occhi avidi di potere.
L’uomo annuì.
«Oh, grazie!» balzò in piedi per abbracciare Yaxley con gran vivacità. «Te ne sarò eternamente grata e ti prometto che non te ne pentirai!»
«Tesoro, dovresti ringraziare tuo padre» s’intromise Narcissa, intenta a sorseggiare il suo tè alle rose. «È stata una sua idea affiancarti a Corban e a concederti il suo permesso, naturalmente».
La ragazza si voltò e vide il padre corrucciato in un’espressione piuttosto seria. Senza contenersi, Victoria gli si buttò addosso per stampargli uno schioccante bacio sulla guancia.
«Victoria, ma che maniere sono mai queste?» brontolò l’uomo, alzando le braccia. «Quante volte ti ho detto di contenerti? Non è elegante che una signorina della tua età e del tuo retaggio si lasci andare a simili comportamenti!»
La solita ramanzina che si beccava quando attorno c’erano persone all’infuori della famiglia. Victoria non replicò e rimase seduta sul bracciolo della poltrona, osservandolo con astuta curiosità. Poteva rimproverarla quante volte voleva, tanto non avrebbe mai cambiato il suo modo di fare e nel profondo nemmeno Lucius voleva che cambiasse. Infatti, un attimo più tardi, sua moglie lo vide sollevare lo sguardo verso la figlioletta e ammiccare ad un sorriso.
«Sarà un piacere insegnarti il mestiere. La prossima estate la trascorrerai a farmi da assistente, ma ti avviso fin da ora che dovrai sudare. Il nostro mestiere non è facile» la mise in guardia Yaxley con fare severo. «Ti senti all’altezza?»
«Naturalmente».
«Era proprio ciò che volevo sentire. Se sarai brava, ti prenderò per un altro praticantato e quando finirai gli studi… be’ ci sarà un bel posticino ad aspettarti!»
Victoria sorrise soddisfatta. Era ormai certa che le si prospettasse un bel futuro. In quel frangente s’intravedeva una somiglianza quantomeno perfetta tra lei e Lucius. Lo stesso sguardo fiero, il ghigno vittorioso di chi aveva ottenuto ciò che desiderava e quell’aria pavoneggiante dannatamente fastidiosa.
“La principessina di casa sta ottenendo ciò che vuole” pensò Corban Yaxley, osservando come Victoria gongolava durante il piccolo brindisi che Lucius innalzò per lei. Il padrone di casa non aveva occhi che per quella ragazzina, pur non condividendone il sangue. Alle volte sembrava preferirla a Draco, ma non come figlia. Quello no. Lucius non fece mai differenze tra loro due, eppure rivolgeva più di uno sguardo d’apprezzamento verso Victoria.
Forse perché lei non si sforzava di accontentarlo come faceva Draco?
O forse perché nella sua audacia di pensiero e parole riusciva a distinguersi?
“Strano modo di comportarsi, vecchio mio”.
Yaxley ci rifletteva ogni tanto e ogni volta giungeva alla solita conclusione: il nulla. Ciò che legava tanto Lucius a quella ragazza, lo poteva sapere solamente lui.
Rimasero in salotto a parlare per una buona ora, dopodichè Yaxley si ritirò nella sua dimora. Narcissa andò dall’elfo domestico per dar disposizioni riguardo la cena e Draco prese quel momento per correre a finir di preparare la sua valigia, l’indomani li aspettava il treno di ritorno per Hogwarts. Lucius e Victoria restarono da soli, seduti sulle poltrone a gustarsi gli ultimi pasticcini e a scambiare qualche chiacchiera innocente.
«Draco si è lasciato sfuggire che non frequenti più quel ragazzo dell’estate scorsa».
«Allen?» chiese Victoria roteando gli occhi solo al pensiero di quella faccia da sberle. «Ci siamo lasciati la notte di Natale ed è stata una fortuna. È un completo idiota. Sai qual era il suo unico pregio? Essere un Purosangue».
«Qualità fondamentale per un buon partito» si precipitò a dire Lucius «ma da quanto dice tuo fratello, non era degno di starti accanto nemmeno per questa ragione. Tengo conto dell’opinione di Draco. Ti è affezionato e non ti darebbe in pasto al primo allocco che ti gironzola attorno».
«L’hai addestrato come un bravo mastino» lo complimentò Victoria alzando la sua tazzina da tè.
«Gli conviene».
«Papà, lo sai che so difendermi anche da sola».
Lucius le lanciò un lungo sguardo d’intesa. «Credo che sai il fatto tuo. Hai sempre dimostrato di saper maneggiare bene la bacchetta, sebbene credo che riusciresti a dare del filo da torcere anche senza» e rise bonariamente.
La sorprese quel complimento. «Grazie!»
«E con la teoria come sei messa? I G.U.F.O. sono vicini e dovrai impegnarti molto, se un giorno desideri lavorare al Ministero».
«Non ti deluderò».
“Non lo hai mai fatto”, si ritrovò a pensare Lucius.
Orgoglioso com’era non glielo avrebbe mai detto. Un Malfoy non si lasciava andare a quel genere di emozioni. Era un dovere di Victoria renderlo fiero e provvedere a non deluderlo. Non che fosse la prima cosa a cui pensò quando la sua vera madre gliela mise praticamente tra le braccia.
In realtà Lucius non aveva mai preteso lo stesso impegno che esigeva da Draco, eppure Victoria si sforzò sempre per raggiungere il massimo e renderlo fiero di averla scelta come figlia. Fin da bambina voleva dimostrare di meritare la sua appartenenza alla famiglia Malfoy. Quella fu la principale ragione per cui insistette per fare il praticantato al Ministero. Lucius ripeteva sempre che “il Ministero della Magia necessita di un Malfoy” e Victoria ambiva ad essere la prescelta.
«Credo che mi troverò bene da Yaxley» esordì poggiando la sua tazzina sul tavolino. «Starò attenta a tutto ciò che mi insegnerà. Farò una brillante carriera e renderò la vita dura a chiunque mi metterà i bastoni tra le ruote».
Era quello che Lucius voleva sentirsi dire e difatti ammiccò ad un ghigno soddisfatto.
«Questo è parlar bene! E non dubito che te la caverai. Hai la stoffa giusta per conquistare ciò che fa parte dei tuoi desideri».
«Papà, con tutti questi complimenti mi farai arrossire» disse lei con fare civettuolo, facendolo ridere.
Improvvisamente Lucius venne colto da un dolore al braccio sinistro. Si piegò su quel lato, facendo rovesciare il whiskey sul tappeto bianco e cadere a terra il bicchiere di cristallo, che andò in mille pezzi. Victoria precipitò subito e s’inginocchiò al suo fianco. I suoi occhi erano sbarrati dalla paura, non sapeva cosa fare, tentò di chiamare aiuto ma l’uomo la fermò.
«Va… va tutto bene… tutto bene…»
«Papà, non va tutto bene. Stai male, chiamo la mamma ora…»
«No!» si ribellò Lucius afferrandola per il gomito e trovandosi ad avere il fiatone. «Ora passa. Ora passa tutto» e lentamente prese a respirare meglio.
Victoria l’osservava con occhi preoccupati, ormai era certa che non stesse bene. Non insisté per chiamare Narcissa solo per non infastidirlo, ma se la situazione fosse precipitata non avrebbe atteso un singolo istante in più.
Gli strinse la mano e lo aiutò a rimettersi sulla poltrona. Lo vide far fatica e lanciare più di un’occhiata al braccio sinistro. La sua fronte era sudata. La ragazza frugò impertinente nella tasca interna della giacca del padre, sapendo di trovare il  fazzoletto e gli asciugò le tempie.
Lucius le lanciò più di uno sguardo. Si stava prendendo cura di lui e non lo faceva con alcun doppio fine. Ma in fondo perché stupirsene? A differenza di loro, Victoria era sempre stata un libro aperto, mostrava le sue emozioni con molta trasparenza. Un dettaglio del suo carattere che Lucius non avrebbe mai desiderato mutare. C’era una ragione profonda legata a questa sua decisione.
«Stai un po’ meglio?».
L’uomo annuì serio.
«Vuoi un bicchiere d’acqua?».
Lucius scosse il capo. Di colpo le afferrò una mano, la strinse contro il suo petto e le lanciò un lungo sguardo. Voleva dirle “grazie”, le era riconoscente per quell’affetto puro e sincero che gli aveva appena dimostrato. A discapito della sua freddezza e all’apparente assenza di cuore, Lucius voleva bene alla sua famiglia e amava moltissimo quella figlia in più. Gli ricordava una persona che non c’era più, ma che viveva nei suoi ricordi più teneri.
Era il genere d’uomo che si teneva alla larga da smielate dichiarazioni o da calorosi gesti d’affetto, ma Lucius Malfoy non era esente dai sentimenti. Evitare di celebrarli non dava a significare una mancanza di cuore. Sicuramente la purezza d’animo non faceva parte di lui, non era buono e né generoso, però mai avrebbe messo a repentaglio la sua famiglia. Amava sua moglie sopra ogni cosa e avrebbe sempre protetto Draco e Victoria dai pericoli, persino se questi fossero stati vicini… troppo vicini.
 



Mrs. Montgomery:
Sono passati quasi due anni dall'ultima pubblicazione. Vi chiedo profondamente scusa e comprenderei chiunque abbia pensato di abbandonare la storia. Nonostante io abbia pronti molti capitoli, avevo smesso di frequentare EFP inizialmente per una pausa, poi sono subentrate gravi questioni personali, tant'è che dubitavo di tornare. Invece sono tornata e ho deciso di riprendere a pubblicare. Posso solo promettervi che farò del mio meglio. Intato grazie di esser arrivati fino a qui e spero che le avventure di Victoria&Co continuino ad appassionarvi!

 
   
 
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