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Autore: LazySoul    10/04/2020    1 recensioni
La storia è ambiantata al sesto anno.
I protagonisti indiscussi sono i pensieri e le emozioni provate da Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Pensieri che forse li porteranno ad avvicinarsi l'uno all'altra, oppure ad allontanarsi irrimediabilmente...
Estratto:
«Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è bastata?»
Ripensò a quello che gli aveva confessato sotto l'effetto del Veritaserum e le sue guance diventarono subito incandescenti per la rabbia e l'imbarazzo.
«Oh, Mezzosangue, pensi davvero che io mi possa accontentare di così poco?», mormorò lui, ora talmente vicino da farle percepire il suo odore.
E Hermione lo vide. Era lì, proprio davanti ai suoi occhi: il desiderio.
Malfoy la voleva.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
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47. C.R.E.P.A.




«Cosa significa C.R.E.P.A.?»

Hermione sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo, seduta nel cortile della scuola, e osservò con occhi stralunati il volto di Malfoy: «Come scusa?»

«La spilla che hai sulla borsa», disse lui, facendo un veloce gesto della mano verso l'oggetto.

Hermione non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per capire a cosa si riferisse il biondo e all'improvviso una scintilla di orgoglio le illuminò il volto.

Era da tanto tempo che non parlava della sua organizzazione.

Uno dei motivi per cui aveva smesso di fare pubblicità alla causa degli elfi era lo scarso interesse dei maghi sull'argomento, che li portava poi a darle della pazza appena cercava di spiegare loro le sue ragioni.

Il che era molto scoraggiante e triste.

Un altro motivo era interno al C.R.E.P.A. e riguardava il tesoriere, Ronald, e il segretario, Harry, i quali non erano mai stati particolarmente d'accordo con i principi dell'organizzazione e finivano sempre col farle pesare il loro coinvolgimento e aiuto.

Per questo Hermione aveva deciso di sciogliere l'organizzazione e risparmiarsi rughe premature e stress. 

Ciò però non le impediva di continuare a credere fermamente nei diritti degli elfi domestici e di sfoggiare con orgoglio la spilla dell'organizzatore sulla sua borsa.

«Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti», spiegò con un tono colmo d'orgoglio, spostandosi sulla seduta in pietra, così che il ragazzo potesse sedersi vicino a lei.

Il Serpeverde fece una smorfia: «Oh, ora ricordo, due anni fa continuavi a importunare tutti regalando quelle spille, ecco perché mi sembrava tanto familiare quella sulla tua borsa».

Hermione si sentì profondamente ferita dalle parole del biondo: «Non importunavo nessuno, cercavo solo di promuovere la mia organizzazione».

Malfoy, ancora in piedi, sollevò gli occhi al cielo: «Oh, lo so che eri mossa da sentimenti onorevoli, voi Grifondoro non siete in grado di fare altro».

Le guance di Hermione bruciarono per il disappunto: «E con questo cosa vorresti dire?»

Malfoy rimase spiazzato dal tono aspro della ragazza per qualche secondo, poi sogghignò; se la Granger voleva litigare, lui non si sarebbe di certo tirato indietro.

«Quello che voglio dire, Mezzosangue, è che spesso voi Grifondoro, convinti di essere nel giusto e di non poter sbagliare, finite con creare associazioni prive di senso e utilità».

Hermione si alzò, abbandonando sulla panchina il libro babbano che stava leggendo, dimenticandosi di mettere il segnalibro.

«"Associazioni prive di senso e utilità"?!», ripeté la riccia, sempre più alterata: «Gli elfi domestici vengono trattati come schiavi da secoli, sono talmente succubi da non rendersi conto di potersi ribellare a questa follia e tornare ad essere liberi!»

Malfoy sollevò gli occhi al cielo: «Agli elfi piace lavorare. A loro piace sentirsi utili. Quale diritto hai tu di dire loro a cosa dovrebbero aspirare nella vita?»

«Quale diritto avevano i maghi di schiavizzare gli elfi, secoli fa?», controbatté la ragazza.

«Cosa ne posso sapere io, Granger? Secoli fa non ero ancora nato!», le fece notare con tono a dir poco odioso il biondo: «Noi stiamo parlando del presente e nel presente gli elfi considerano la liberazione la peggiore punizione che possa esistere. Perché vuoi punirli? Cosa ti hanno fatto di male?»

Hermione chiuse per qualche secondo gli occhi, cercando di convincersi che uccidere a mani nude il ragazzo di fronte a lei non fosse una buona idea. Ecco perché aveva sciolto l'organizzazione: perché ogni volta si ritrovava a dover fare sempre lo stesso discorso, mentre il suo interlocutore la fissava con una smorfia di scherno.

«Non tutti considerano la liberazione una punizione, prendiamo per esempio Dobby, lui...»

«Dobby è sempre stato un elfo strano, te lo concedo», la interruppe Malfoy: «Ma tutti gli altri, non vogliono essere liberati».

Hermione rimase interdetta per qualche secondo; era talmente avvezza a considerare Dobby un elfo libero, che si era dimenticata del suo passato come schiavo in casa Malfoy. 

«Non vogliono essere liberati perché nascono e crescono in una società che non concede loro la possibilità di scegliere il proprio destino, una società che non dà loro le conoscenze per poter aspirare a qualcosa di migliore nella vita, oltre alla schiavitù».

Malfoy osservò il profilo del castello alle spalle della ragazza per qualche secondo, in silenzio.

Quelle parole, dette con tanta passione dalla Granger, l'avevano scosso nel profondo.

Anche lui si sentiva uno schiavo; schiavo degli eventi che erano già stati decisi per lui, schiavo di un ruolo che gli stava stretto. Ma aveva davvero il potere di scegliere una strada alternativa?

«E cosa ti fa pensare che, messi di fronte alla scelta, loro optino per la via dell'incertezza data dalla libertà, piuttosto che per quella sicura della schiavitù?», domandò infine Malfoy, osservando con attenzione il volto di Hermione e la fierezza che ne traspariva.

«Non lo sapremo mai, fino a quando non permetteremo loro di scegliere», rispose la Grifondoro.

Il silenzio calò su di loro per qualche secondo.

Hermione era fiera di aver vinto quello scontro verbale e cominciò a pensare che, se poteva far dubitare Malfoy, allora doveva prendere in considerazione l'idea di tornare a difendere la causa degli elfi domestici con ancora più convinzione.

Malfoy intanto, in piedi di fronte alla ragazza, si chiedeva se esistesse davvero, per lui, una scelta.

Poteva dire al Signore Oscuro che non voleva il Marchio Nero? Che non si sentiva pronto per il compito che gli era stato affidato?

Certo che no. A meno che non volesse morire all'istante e portare con sé i suoi genitori.

Il Serpeverde abbassò lo sguardo, pensieroso, e si ritrovò a osservare interessato la lettura che la ragazza aveva abbandonato, per discutere con lui: «"Delitto e Castigo", ti interessi di legge ora, Granger?»

Hermione scoppiò a ridere, scuotendo divertita il capo: «No, Malfoy, considerando il tipo di lettura direi che sono più interessata alla filosofia e all'introspezione dell'animo umano», disse, prendendo tra le mani il libro dalla copertina consumata dalle numerose letture, quello stesso libro che il Folletto della Cornovaglia aveva distrutto qualche settimana prima, ma che, grazie alla magia, lei era riuscita a riparare.

«Non conosco l'autore», constatò Malfoy, facendo ridere la Granger.

«Non lo conosci perché è babbano».

Malfoy fece una smorfia schifata: «Pensavo che non fossero ammessi oggetti babbani in questa scuola».

«Beh, ringrazia che io me ne sia portati dietro alcuni, altrimenti non avresti conosciuto l'esistenza dei preservativi, furetto», gli disse la ragazza, sorridendo.

Il Serpeverde sogghignò, prendendo tra le mani il libro babbano che la Granger gli stava porgendo, ne sfiorò le pagine sottili con sguardo attento e interessato: «Che strana pergamena».

«É carta, Malfoy, nel mondo babbano la pergamena è considerata antiquata».

«E di cosa parla questo libro?», chiese il ragazzo, sinceramente interessato.

«Penso che il titolo sia abbastanza esplicativo: parla di un delitto e di un castigo», rispose la ragazza, recuperando da terra la propria borsa, decisa a tornare verso il castello per sfuggire all'aria gelida che aveva iniziato a spirare.

«Tutte queste pagine per un semplice delitto?», chiese confuso Malfoy, aggrottando la fronte: «Questo babbano sembra essere più logorroico di te».

Hermione lanciò un'occhiataccia al Serpeverde, ma non disse nulla; in parte perché il ragazzo aveva ragione, in parte perché non aveva voglia di discutere nuovamente con lui, e iniziò a dirigersi verso il castello. 

«Hey, non rivuoi il tuo libro, Granger?», chiese il ragazzo, seguendola per il sentiero.

«Te lo presto, quando lo avrai finito me lo restituirai», disse lei, senza rallentare il suo passo sostenuto.

«Potrei metterci anni», disse lui, confuso dal gesto della ragazza.

Non era abituato a ricevere in prestito libri. Forse era un'usanza babbana.

«Aspetterò», disse semplicemente lei, scrollando le spalle: «Ora smettila di seguirmi, qualcuno potrebbe vederci».

«Ci vediamo più tardi?», chiese lui, continuando a tampinarla.

«Non hai la ronda con la Parkinson?», gli ricordò la riccia, mentre si guardava intorno per accertarsi che nessun altro fosse stato tanto sciocco, come loro due, da passeggiare per il parco del castello poco prima di un temporale.

«Possiamo vederci dopo, per le dieci».

«Va bene», disse lei, prima di fargli un veloce gesto di saluto con la mano e riprendere a camminare verso il castello.

Malfoy rimase ad aspettare qualche minuto, fermo in mezzo al sentiero, a osservare la copertina del libro che stringeva tra le mani. 

Sentiva uno strano peso all'altezza del petto, come se qualcuno avesse sostituito il suo cuore con un macigno. La sensazione non era particolarmente dolorosa, ma lo preoccupava.

Le parole della Granger avevano acceso in lui una consapevolezza nuova, dando vita a una speranza che credeva di aver sradicato già da tempo.

Aveva davvero una scelta?

Sollevò lo sguardo e, notando che la Grifondoro era ormai arrivata alla porta d'ingresso del castello, decise di riprendere il cammino.




 

***

Ciao a tutt*!

Faccio intanto una piccola specificazione: mi sono informata sul C.R.E.P.A. prima di scrivere questo capitolo e ho letto che l'organizzazione viene sciolta da Hermione nel 1996. Non sono riuscita a trovare la data precisa da nessuna parte, quindi a mia volta non ho voluto specificare il momento in cui Hermione prende questa decisione. 

Altra piccola cosa: mi rendo conto di non inserire molti riferimenti temporali all'interno della storia, e volevo chiedervi se questo dettaglio vi crea problemi a seguire la trama o meno.

Detto ciò, cosa ne pensate del capitolo? Lo so che non ci sono scene particolarmente dolci o hot, però ho voluto mostrare (come nel capitolo "Le candele della biblioteca") che Draco e Hermione stanno instaurando una vera e propria relazione, senza pensare alle possibili conseguenze.

Vi rinnovo l'invito a seguirmi su Instragam (il nome è sempre LazySoul_EPF) in caso voleste essere informati per tempo sulle pubblicazioni e partecipare ai sondaggi che ogni tanto propongo.

Vi auguro una buona giornata e, mi raccomando, state a casa e prendetevi cura di voi e delle persone che vi sono vicine ❤️

Un bacio,

LazySoul

  
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