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Autore: Apollonia Storie    10/04/2020    1 recensioni
Lily. Harry. Ania. Draco. Voldemort.
Gli scacchi principali di questo gioco mortale.
Ania aspettava da anni di conoscere finalmente il grande Harry Potter, eppure, da quel momento in poi una serie di eventi agitano acque pericolose.
Draco non sa cosa ci vede in quella lí, sa solo che lo scava dentro, che é fragile e pericolosa allo stesso tempo, e che a lui i giochi pericolosi sono sempre piaciuti.
E il Signore Oscuro pensa davvero di conoscere bene il suo servitore Severus? E se il piú grande segreto dell'uomo fosse una figlioccia maledetta, per cui darebbe la vita?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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XV
 
Le pesanti giornate di Novembre scorsero così piano da sembrare eterne.
Il sole si vedeva di rado e quel primo carico di materiale scolastico minacciò la sanità mentale di tutto il settimo anno.
Tuttavia, Ania non ricordava un periodo più felice di quello.
 
Lei e Harry si scrivevano di continuo, chiacchieravano nei corridoi, imparavano a conoscersi. Stava nascendo una sintonia diversa da qualsiasi altro rapporto d’amicizia Harry avesse mai avuto, e ben oltre le speranze covate negli anni da Ania.
Tutto andava bene.
 
Da un lato.
Dall’altro lato, invece, c’era Malfoy.
 
Con lui non andava bene niente.
Ogni cosa che Ania proponeva veniva bocciata, e ogni cosa che invece Draco suggeriva non aveva ne capo ne coda.
Nel tentativo di fare qualcosa di estremamente originale le stava facendo perdere una marea di tempo.
Per non parlare dell’irritabilità del ragazzo che cresceva giorno dopo giorno.
Alle volte anche un semplice “cambiamo libro” poteva scatenare le ire del principino.
Era maleducato, arrogante, presuntuoso, cattivo.
Quel ragazzo aveva ogni tipo di difetto nella sua espressione massima.
 
- Sto dicendo solo che è un inizio pessimo. E’ chiaro che uno Scambio debba essere effettuato da un Mago diplomato, sarebbe impossibile padroneggiarlo altrimenti… -
- Dio mio, Malfoy, è una definizione puramente tecnica, marca il fatto che per legge non potresti… -
- …per legge non potrebbero nemmeno farcela studiare a scuola questa roba. Dio solo sa che succederebbe se un rimbambito come Paciock si scambiasse da solo la faccia con il culo. –
- Ok. –
Ania sospirò forte gettando la piuma sul tavolo, completamente esasperata.
 
- Io non posso nemmeno pensare così, figurarsi scrivere dieci pergamene. –
- Mi chiedo se ci sia una condizione in cui tu riesca a pensare allora… -
- Senti, va al diavolo. –
- Scusa? –
- Mi hai capito. Va al diavolo. Mi hai rotto. –
 
Draco la guardò a bocca semi aperta per qualche secondo, prima di scoppiare in una risata decisamente divertita.
 
- Mi stai mollando Wool? Non so cosa ti aspetti, ma di certo non ti pregherò di restare. –
- Sarebbero preghiere vane, in ogni caso. Vado nell’ufficio della McGranitt, in questo istante… –
- Bene! –
- … a dirle di come io e te siamo totalmente incompatibili –
- Sono d’accordo. –
- … e di come tale collaborazione sarebbe del tutto controproducente. –
- Se non fallimentare. –
- Esatto –
- Bene! –
- BENE! –
Con la foga di un ippogrifo e il colorito di una melanzana, Ania raccolse le sue cose e lasciò il tavolo della Biblioteca, decisa a fare davvero ciò che aveva appena detto.
Preferiva scrivere anche venti pergamene per conto suo, piuttosto che passare un’altra ora di tempo con Draco Malfoy!
 
 
 
XVI
 
Fantastico! Eccellente! Di bene in meglio!
 
Ora era stato persino smollato da una deficiente, antisociale, apatica del cazzo!
Non bastava il fatto che la sua vita stesse andando a rotoli, no, adesso ci si metteva anche una principessina caduta dal piedistallo a rendergli l’esistenza un inferno.
 
Che poi capirai cosa aveva detto!
Legittime obiezioni, nulla di più.
Permalosa e antipatica, ecco cos’era.
Maledetto lui che se l’era appioppata da solo. Anzi maledetto Potter. Si, maledettissimo Potter.
Alla fine era sempre lui la causa di tutto. 
 
Se non fosse mai apparso in quel misero posto che era Hogwarts, la sua vita sarebbe stata migliore.
Non avrebbe dovuto lottare per sentirsi importante in quella dannata scuola!
La gente l’avrebbe guardato diversamente, l’avrebbe visto come l’erede di una delle famiglie più antiche e potenti del Mondo Magico, come un giovane in gamba, sveglio, di bella presenza, con tutte le carte in regola per sfondare un giorno, con l’ambizione e la fermezza degne della casata di Salazar e invece… no!
Da sette anni a quella parte, lui era solo l’antagonista di Potter.
Pure le ragazze avevano evidenziato quella dualità. Ne avevano fatto persino un test su Luvgwarts, quelle robe tipo “Dimmi se ti piace Harry o Draco e ti dirò chi sei”.
Sarebbe proprio stato curioso di vedere che personalità era associata a Potter.
Sicuramente una repressa, moralista, asessuata del cavolo.
Proprio come la Wool.
 
Sicuramente era a lei che Potter stava scrivendo in quel momento, tutto chino sul muretto del cortile, mentre scribacchiava freneticamente sui dannati bigliettini.
Durante i loro incontri non passava un’ora senza che Ania ne ricevesse un paio.
Dio, era snervante.
 
Potter alzò lo sguardo proprio in quel momento e mantenne lo sguardo fermo.
Draco fece lo stesso, alzando un sopracciglio.
Era guai che voleva il quattrocchi?
Lui non aspettava altro.
 
- Qualcosa che non va Potter? –
- Va tutto a meraviglia, Malfoy. –
 
Ci avrebbe scommesso un occhio che la Wool gli aveva raccontato di come lo avesse smollato.
Sicuro in uno di quei bigliettini gli spiegava quanto fosse orribile, e presuntuoso, e arrogante Draco Malfoy.
 
Al diavolo tutti.
 
Inspirò profondamente. Meglio girare i tacchi. Gli avrebbe spaccato la faccia se fosse rimasto un minuto di più.
E torcere un capello al Prescelto, vista la sua posizione in quei giorni, era tra le cose peggiore che potesse fare alla sua famiglia.
 
Gli voltò le spalle e stava per andarsene, stava davvero per andarsene, quando sentì la misera voce di Potter bussargli alle orecchie.
 
- Immagino tu non possa dire lo stesso, eh Draco. Sirius mi ha detto che ci sarà il processo di tuo padre… salutamelo quando a Natale vi scambierete regali attraverso le sbarre. –
 
Nero.
Ciò che vide dopo fu completamente nero.
Il corridoio scomparve, la gente scomparve. L’unica cosa che riusciva a focalizzare era la faccia di Potter e una rabbia vorace che lo divorava dall’interno.
Poi successe tutto molto velocemente.
 
Track
 
Sentì l’impatto della sua nocca con la faccia di Potter. L’anello di famiglia spaccargli rumorosamente il setto nasale.
 
Poi il sangue, le voci.
 
- Oh mio dio... –
- RISSA …–
- Qualcuno chiami un professore!… –
 
Potter si ritrovò a terra, il naso che colava nero. Gli bastarono tre secondi per recuperare la lucidità. Al quarto era su Malfoy.
 
Un gancio sull’occhio. Poi una spinta. Potter contro il muro. Ginocchiata nelle costole. Draco a terra. Calcio sul volto. Poi un dolore sordo alle tempie.
 
- ARESTO MOMENTUM ! –
 
La voce della McGranitt li bloccò di colpo,a  mezz’aria, come due burattini.
Draco si guardò intorno, mentre il sangue gli offuscava la vista e la pelle pulsava laddove sarebbe diventato livido.
Il corridoio era gremito di gente, morta e viva.
Studenti e fantasmi li osservavano immobili, con gli occhi che scattavano da lui a Potter alla McGranitt, a pochi metri da loro, bacchetta sguainata e occhi in fiamme.
 
- Assolutamente vergognoso! State pur certi che farò parola di quanto accaduto al Preside. – scandì la McGranitt a labbra strette
 
Draco sbuffò, sdegnato. La considerazione che Silente aveva di lui era l’ultimo dei suoi pensieri.
 
- NON una parola, Signor Malfoy. Il suo comportamento rasenta il ridicolo, e scommetto che il Professor Piton sarà della mia stessa opinione quando gli riferirò della cosa. –
 
Ecco, Piton era un problema, invece.
 
- Cinquanta punti, verranno sottratti ad entrambe le case per il vostro atteggiamento infantile. –
- Professoressa, Malfoy mi ha attaccato! –
- E lei si è difeso vedo, Signor Potter. –
- E cosa avrei dovuto fare? Stare  fermo e incassare? –
- Fare qualsiasi cosa che non la facesse sembrare una scimmia da combattimento. O un ragazzino di dieci anni. Sono molto delusa da lei, Potter.
Nel mio ufficio. E lei Signor Malfoy, vada in Infermeria. –
 
Tutto qui? Gli era andata bene. E in più aveva rotto il naso a Potter.
Doveva essere il suo giorno fortunato.
Sbuffò ma non tentò oltre la sorte e fece per andarsene, quando la McGranitt lo bloccò di nuovo.
 
- Il direttore della sua Casa, il Professor Piton, le notificherà l’orario in cui recarsi nel suo ufficio. Mi assicurerò che le venga assegnata una giusta punizione. E ora in Infermeria. Subito. – concluse con un cipiglio che avrebbe fatto tremare Malocchio Moody in persona.
 
Con un’ultima occhiataccia a Potter, Draco se ne andò, ignorando i commentini e gli occhi dei loro spettatori.
Ma non ci andò in Infermeria, no...Col cazzo che si faceva imbottire da Madama Chips di intrugli puzzolenti e erbe curative.
No grazie… preferiva rintanarsi nella sua camera, lontano dal mondo.
Anche se il taglio sulla tempia continuava a sanguinare, anche se lo zigomo destra pulsava da morire.
Avrebbe evitato tutti, a partire da Blaise, Tiger o Goyle, che appena avrebbero saputo dell’accaduto avrebbero iniziato a ridere e strillare come dei maiali, senza chiedersi minimamente del perché fosse successo, del perché qualcosa fosse scattato nella sua testa.
 
Rientrò nel dormitorio a testa bassa.
Non si era mai sentito così solo in vita sua.
 
 
 
XVII
 
 
Rimase chiuso in camera per tutta la sera, addormentandosi persino.
 
Nel dormiveglia si portò una mano allo zigomo.
Gli faceva male da morire.
E di colpò ricordò il perché.
Potter. Rissa. Corridoio terzo piano.
 
- Maledizione. –
 
Si portò a sedere, notando solo in quel momento di aver macchiato il cuscino di sangue.
Si alzò dal letto, calpestando una busta chiusa che doveva essere la notifica di Piton.
L’avrebbe ignorata, completamente.
 
Lo specchio rimandava il suo riflesso malconcio, e quasi gli venne da ridere per il suo pessimo aspetto.
Lo zigomo era diventato completamente viola, in netto contrasto con il pallore della sua carnagione. A parte qualche graffietto qua e là, l’unica ferita degna di nota era il taglio sulla tempia destra.
Doveva aver sanguinato per un bel po', considerando le macchie che aveva nei capelli e sul volto.
 
Bene Draco, sei conciato davvero una merda.
Forse andare da Madama Chips non sarebbe stata una cattiva idea.
 
Guardò l’orologio.
Due e quattordici.
 
Fanculo.
 
Era decisamente un pessimo orario per inoltrarsi nei corridoi di Hogwarts.
 
Si buttò sotto la doccia sperando di non riaprire così la crosta.
Quando ne uscì si sentì rinato, e, purtroppo, decisamente sveglio.
 
Non avrebbe ripreso sonno tanto facilmente.
Aveva due opzioni, andare in camera di Tiger e Goyle e farsi dare quel fantastico Sciroppo all’Oppio provato settimane prima oppure evitare qualsiasi forma vivente e immergersi in qualche lettura soporifera davanti al focolare della Sala Comune.
Opzione due, decisamente.
 
La Sala Comune era di una bellezza sconvolgente.
Era tra le cose che più amava di Hogwarts.
Rettifico.
Tra le poche cose che amava di Hogwarts.
 
I divani in pelle, i riflessi bluastri delle profondità del lago, il grande focolare in marmo.
Vi ci sedette davanti, afferrando un tomo di Erbologia sulle piante velenose che aveva trovato sul tavolino, sperando si rilevasse abbastanza noiosa da favorirgli il sonno.
 
Mezz’ora dopo capì che l’unica cosa che quel libro favoriva era il suicidio.
Lo zigomo pulsava maledettamente, e più se lo toccava più iniziava a pensare di essersi rotto qualcosa.
Non capiva neanche in che momento si fosse effettivamente causato quell’ematoma.
Era stata la botta contro il pavimento? O un gancio dritto in quel punto? Possibile che Potter avesse una forza tale?... no alquanto impossibile… e allora quando…
 
- Fantastico, avevo proprio voglia di vederti. –
 
Sbandò di colpo.
 
- Che diavolo ci fai tu qui? –
- Ci vivo. Sai com’è Serpeverde. – disse indicandosi con la mano.
- Intendo dire cosa… o al diavolo lascia stare. – sbuffò portandosi nuovamente la mano sullo zigomo.
 
Ania Wool (si lo perseguitava) rimase qualche secondo a fissarlo dall’ultimo gradino della scala a chiocciola.
La sentì avvicinarsi e un secondo dopo la vide afferrare il libro sulle piante velenose che stava leggendo.
 
- Ti dispiace lasciarlo lì? Sai com’è, lo stavo leggendo. –
- In realtà, si, mi dispiace. Sai com’è, è mio. –
- Oh, ma guarda un po'. Potevi inventarti una scusa migliore per darmi a parlare. –
 
Ania alzò gli occhi al cielo.
Aprì il libro e gli mostrò la copertina, dove scritto a penna spiccava il nome Ania Wool ad indicarne la proprietà.
 
- Magari la prossima volta evita di lasciare il tuo ciarpame ovunque allora. –
- Onestamente non credevo scendesse anima viva nei dieci minuti in cui sono stata sopra. –
- Io sono qua da almeno mezz’ora… -
- E comunque sono le tre di mattina… -
- Beh pensi di essere l’unica a soffrire di insonnia? AH! –
 
Ok si era decisamente rotto qualcosa.
Non riusciva nemmeno a parlare senza avere delle fitte atroci.
 
Ania alzò di nuovo gli occhi al cielo, in quella sua tipica espressione da ragazzina irritata dalle persone.
Poi mosse la mano e dal nulla sbucò un fazzoletto che poggiò sul tavolo.
 
- Accio Glacio –
Il fazzoletto si riempì di ghiaccio, lo chiuse a mò di sacchetto e senza nemmeno chiedere glielo premette con forza sulla guancia.
 
- MA CHE DIAMINE… -
- Sta fermo! –
 
Draco si scostò di nuovo, ma quella, d’altra parte, schiacciò ancora di più il ghiaccio sul livido.
 
- Non capisco perché voi maschi siate così idioti. –
- Io non capisco perché voi femmine vi sentiate in dovere di far le infiermerine non richieste. –
 
DI nuovo, Ania alzò gli occhi al cielo, sospirando forte.
 
- Immagino il tuo amichetto ti abbia dettagliatamente spiegato l’accaduto. – sbottò lui dopo qualche minuto
- Non particolarmente, no  -
- Mi sorprende… non siete amichette del cuore che si scambiano tutti i segret…CRISTO. – imprecò di nuovo quando Ania premette sul livido, probabilmente di proposito.
 
- Eviteresti molti problemi se ti arricciassi la lingua in gola di tanto in tanto. –
- davvero? IO? Figurarsi… è Potter quello che dovrebbe tacere. Non dovrebbe nemmeno permettersi di nominare la mia famiglia … non sa cosa significa… - si interruppe, pentendosi di aver anche solo  aperta bocca.
 
- Non essere ridicolo… – disse lei esaminandogli il livido. - …Come potrebbe capire? Ti risulta che Harry Potter abbia mai dovuto difendere la reputazione dei suoi genitori? Sono eroi nazionali… Ti ha dato un gran bel pugno però… -
- Ahi! Cazzo. Smettila di premerci sopra! –
 
Draco spostò il viso per l’ennesima volta e Ania perse le speranze.
Scrollando le spalle si alzò dalla poltrona e gettò fazzoletto e ghiaccio nel focolare.
 
Mentre lei si asciugava le mani, Draco la fissava.
In un certo senso gli aveva appena dato ragione. Cioè, non aveva difeso Potter eroe del mondo Magico, no… anzi, aveva giustificato lui!
Inusuale, decisamente.
 
- Certo che non può capire… non capisce nulla che vada oltre la sua aurea da santo del popolo. Scommetto che è contento che non lavoriamo più insieme, no? Così la sua amichetta non ha il “cattivo” intorno tutto il giorno. –
 
Ania si sedette sulla poltrona, poi scrollò le spalle.
 
- Beh? Cos’è quella faccia? Potter non lo sa? –
- In realtà… non sono andata dalla McGranitt. – confessò incrociando le braccia
- Oh oh davvero? – esclamò Draco, un sorrisino divertito gli si faceva spazio sulle labbra.
- No, non…non fare quella faccia. E’ umanamente impossibile scrivere dieci pergamene da soli… su cosa poi? –
- Tranquilla, prima della fine del semestre maledirò Potter e trasformerò la sua testa in un covo d’api. Puoi sempre parlare di me. – ironizzò sprofondando nel divano.
 
A quelle parole Ania si bloccò di colpo, lo sguardo crucciato e perso nel lato scuro della Sala Comune.
- Tu devi avere la testa grandiosa della Medusa, così guizzano i serpenti del terrore intorno al tuo capo… - sussurrò
 
D’istinto Draco cercò la bacchetta nella tasca senza farsi notare.
Era pazza quella lì.
Ora parlava alle ombre?
 
- Sei ubriaca? –
 
Ania si voltò, quasi ricordandosi solo in quel momento di lui. Poi gli occhi  le si accesero di un’eccitazione strana.
 
- Quello che hai detto… maledire Harry, trasformarlo in un nido d’api. –
- Si beh, allora? Ne ho dette di peggiori. –
- Chi è che ebbe la sua testa trasformata per vendetta? Chi è che ebbe una parte del suo corpo trasformata per diventarne un’altra? –
 
Ora la seguiva.
Ora si che seguiva quel briciolo di folle arguzia che le si stava allargando tra le pupille. Si portò a sedere per osservarla meglio, e la risposta gli salì naturalmente sulle labbra.
 
- Medusa! –
- Esatto! E non è forse stata condannata la sua chioma ad essere qualcos’altro per l’eternità? Non parliamo di Scambio allo stato più estremo possibile in questo caso? Qualcosa che ti costringa parzialmente o totalmente ad essere una cosa diversa per volere di un’altra persona? –
 
Capiva, capiva perfettamente il suo ragionamento.
Maledizioni di non ritorno, così si chiamavano. Maledizioni irreversibili.
Una Maledizione di Scambio di quel tipo non aveva possibilità di rimedio.
Medusa era stata maledetta ad avere un groviglio di serpenti per capelli, e così era rimasta, fino alla sua morte.
 
- Ci serve la Biblioteca. Adesso. –
- Malfoy, sono le tre di mattina. –
- Ho detto adesso! -
   
 
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