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Autore: Emmastory    10/04/2020    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure, di Kaleia, Sky e della sua famiglia non sono certo finite, ma vi siete mai chiesti com'è stata la loro infanzia? Cosa sia successo mentre crescevano assieme alla cara Eliza? Scopritelo in questa raccolta, dove umanità e magia si intersecano di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Big-Adventures-for-little-pixies
 
 
Capitolo III
 
Il nuovo nido di due pixie 
 
Erano passati pochi giorni dalla loro adozione, e nonostante lo scorrere del tempo, Sky e Kaleia non riuscivano a sentirsi al sicuro. Se la seconda era già più calma e sicura di aver trovato una famiglia e un'amica in Eliza, la donna che le aveva prese con sè in quello sfortunato e nefasto giorno di pioggia, lo stesso non valeva per la prima, che a otto anni, e con ancora negli occhi l'orrore del giorno in cui assieme alla sorella non aveva visto altro che una luce bianca e poi il nulla più totale nel buio della notte, era stata costretta a crescere prima del tempo, essere grande anzichè piccola, indossando panni che almeno per allora non avrebbero dovuto competerle. Silenziosa, non parlava quasi mai, e si guardava bene dal dirlo ad alta voce, ma in fondo, molto in fondo nel suo cuoricino di fatina, restava nascosto il desiderio di tornare indietro nel tempo al giorno di nascita proprio e della sorellina, così da conoscere davvero i due esseri magici che avevano offerto loro il dono della vita e impedire che le abbandonassero, o almeno provarci. Già, provarci. Avrebbe davvero potuto a soli otto anni? Non lo sapeva, e assieme a quello, altri mille dubbi si facevano spesso spazio nella sua piccola mente. Perchè le avevano abbandonate? Come avevano potuto? E perchè lasciarle da sole senza la benchè minima spiegazione? Erano quelli i pensieri che in quei giorni continuava ad avere, e che puntuali come orologi svizzeri ed efficaci come ogni medicina, la facevano piangere, o se non accadeva, innervosire come mai prima. Inizialmente, la stessa Eliza cercava di non dare troppo peso alla cosa, concedendo alla bambina il beneficio del dubbio e provando in ogni modo a darle tempo di abituarsi e ambientarsi in quella nuova casa, ma più il tempo scorreva, peggio la donna arrivava a sentirsi. Che fosse sdraiata sul letto o seduta sul divano di casa  a leggere, migliaia di pensieri visitavano e affollavano anche la sua mente, e fra tutti ne spiccava uno. "Perchè fa questo? Sono forse una cattiva madre?" quesiti dolorosi da porsi e difficili da risolvere, ai quali la povera Eliza, ormai stanca di vedere quella piccola pixie soffrire, tentava ogni giorno di trovare una risposta. Fra una faccenda e l'altra giocava con la figlia minore, Kaleia, divertendosi e ridendo nel vederla far levitare i suoi cubi colorati e poi costruirci torri o castelli per le proprie bamboline, tutte sapientemente elevate al rango di principessa. Sorridendo, Eliza stava al suo gioco, ritrovandosi ogni volta a dover cercare le soluzioni adatte ai conflitti del regno creato dalla figlia. Prima fra tutti, spiccava la faida fra principesse e orsacchiotti, che in quanto semplici membri del popolo e affatto vicini alla nobiltà, spesso si mostravano gelosi. "Non c'è bisogno di litigare." Lasciava dire ad una delle bambole dal sangue blu, sempre sorridente e felice di risolvere quelle dispute. "Dice, principessa? E come mai?" rispondeva prontamente uno degli orsetti, incredulo. "Semplice. Il regno di Primedia è nostro e dei principi che abbiamo accanto, ma io dichiarò questa la giornata della parità!" una risposta semplice e logica anche per una bambina come Kaleia, a cui la madre aveva dato voce al solo scopo di vederla sorridere. Divertita, la pixie aveva accettato, e a screzio concluso, festeggiato con un bricchetto di succo di frutta e qualche biscotto. Lasciando la bambina ai suoi giochi, Eliza aveva ben pensato di rimettersi in pari con le faccende di casa accumulatesi nel tempo, e proprio mentre spolverava la propria stanza, ecco che il suo riflesso nello specchio dell'armadio la colse di sorpresa. Si sforzava di ridere e sorridere per il bene delle bambine che aveva adottato, certo, ma era stanca. Stanca di mentire a sè stessa e a entrambe, stanca di soffrire per una sola di loro. Decisa, mise fine a quel lavoro, e camminando lentamente, attraversò il corridoio che l'avrebbe portata alla camera della pixie, e posando appena una mano sul legno della porta, sospirò. "Sky?" chiamò poi, incerta. "Vattene via, Eliza." Rispose la piccola, che seduta sul letto e chiusa a riccio non aveva voglia di parlare con nessuno. Poteva sembrare, strano, forse anche sciocco, ma quella risposta fu abbastanza da spedire il morale della donna metri e metri sotto terra. Che stava succedendo? Dov'era finita quella bambina tanto speciale, felice di avere finalmente una casa e una famiglia, con gli occhi pieni di lacrime di gioia? La risposta era semplice, ma la povera Eliza non riusciva a formularla. Sparita. Era semplicemente sparita. Non esisteva più, e la colpa non era da imputarsi che al suo passato. Tristissima, la donna si ritirò nella sua stanza, e dopo ore passata a stringere il cuscino e piangere come un'adolescente delusa da una cotta, si decise. Non poteva obbligare quella pixie ad amarla, ovvio, ma non sarebbe rimasta con le mani in mano, non più e non per sempre. Alzandosi dal letto, marciò verso il salotto, e incatenando il proprio sguardo a quello di una Kaleia ancora impegnata nel gioco, sforzò un sorriso, poi la prese in braccio. "Cosa facciamo, mamma? È già ora di cena?" chiese la piccola, confusa e affamata. "No, tesoro, ma ho bisogno del tuo aiuto." Le spiegò la madre, picchiettandole il naso e scompigliandole i capelli. Ridacchiando divertita, la pixie la lasciò fare, e fra le braccia della madre, vide il mondo attorno a sè da un'altra prospettiva. "Dove mi porti? Posso camminare da sola!" quasi urlò, fintamente indignata all'idea di essere presa in braccio a tradimento. "Kia, parla piano! Rovinerai la sorpresa per Sky!" replicò la madre, perdendo improvvisamente la calma. "Sorpresa?" le fece eco la piccola, eccitata a quella sola idea. Piccola com'era, non aveva idea di cosa si trattasse, ma con lo scorrere del tempo, si divertiva ad immaginarlo. "Voglio aiutare!" disse poi, mentre felicissima, scalciava per divincolarsi dalla sua presa. Affatto sorpresa, Eliza sorrise a sè stessa e alla figlia, e lentamente la lasciò andare, attendendo finchè i suoi piedini non toccarono terra. Finalmente libera, Kaleia si precipitò in cucina, e aprendo uno dei pensili, tirò fuori ben tre scatole di biscotti. "Questi vanno bene?" azzardò, sorridendo dolcemente. "Certo, piccola, ma a proposito di dolci, prendi i guantini e accendi il forno, va bene?" la pregò la donna, per poi voltarsi e fissare l'apparente vuoto. Poteva sembrare così, eppure il suo sguardo era rivolto verso il corridoio poco distante, fattosi improvvisamente freddo come l'aria attorno a loro. Pur avendo adottate le due figlie da poco, si stava già abituando alle loro capacità e ai loro poteri, e sapeva bene che quello era uno dei modi in cui Sky esprimeva la propria tristezza. Mantenendo il silenzio, faceva calare il freddo attorno a sè e agli altri, riuscendo talvolta a influenzare il tempo atmosferico. Con le tende tirate, madre e sorella minore non poterono vederlo, ma intanto, fuori pioveva. Pioveva di nuovo, proprio come in quello sfortunatissimo giorno. Ignara di tutto, la bambina fece ciò che le era stato chiesto, e senza dire una parola, attese. Di lì a poco, Eliza scosse la testa, e libera da pensieri molesti, diede inizio alla sua missione. Conosceva sua figlia, ed era sicura che una festicciola in suo onore l'avrebbe finalmente riscossa dal suo dolore, spingendola ad abbandonare le metaforiche armi con cui si difendeva. Così, due ore passarono veloci, e dopo aver preparato l'impasto con l'aiuto della piccola Kaleia, a cui fu concesso di divertirsi con i rimasugli della pasta avanzata. Senza la magia, ma semplicemente con le sue manine, muovendola e modellandola come se fosse stata gelatina. Divertendosi, la piccola non interferì con il lavoro della madre, e quando finalmente questo ebbe fine, dal forno già caldo e acceso venne fuori una gustosa torta alle more. Proprio nel centro, scritta con la glassa, una sola frase. "Benvenuta a casa, Sky." Un augurio come tanti altri, che come Eliza sperava, forse avrebbe finalmente potuto sciogliere il ghiaccio attorno al cuore della bambina. Intromettendosi quasi senza volerlo, Kaleia sparì dalla vista della madre per andare a rovistare nella dispensa, e fu allora che trovò quello che cercava. Nascosti assieme alle provviste, nei ripiani più alti così che le bambine non potessero raggiungerli, pacchetti di coriandoli colorati, palloncini ancora sgonfi e stelle filanti pronte ad essere liberate nell'aria. Tutto l'occorrente per una festa come quella, che la piccola fu felice di mostrare alla madre. Sorridendole, la donna si congratulò con lei, poi una sola frase abbandonò le sue labbra. "Bel lavoro, Kia. Ora, hai dimenticato qualcosa?" azzardò, distraendola di nuovo per il tempo necessario ad appendere le decorazioni senza essere disturbata. Non che la presenza della bambina fose per lei un problema, anzi, l'esatto contrario, ma conoscendola, sapeva che in momenti di felicità come quello, la piccola tendeva a diventare invadente e quasi fastidiosa, un vero e proprio vulcano di energia. Annuendo, la piccola sparì di nuovo, tornando solo pochi attimi dopo con una candelina fra le mani. Piccola e azzurra, aveva la forma del numero otto, e ancora spenta, attendeva solo di essere posata sulla torta. Avvicinandosi lentamente al tavolo, Kaleia si sporse quanto bastava per raggiungerla, e facendo attenzione a non rovinare quel dolce e pannoso capolavoro, la mise al suo posto. Dritta al centro, come una freccia su un bersaglio. Allontanando lentamente la mano, rimase ad ammirare il risultato ottenuto. "Sono stata brava, mamma?" chiese, scivolando poi nel silenzio in attesa di una risposta. Orgogliosa della sua piccola, Eliza le sorrise, e scompigliandole ancora i capelli, ebbe il piacere e la fortuna di vederla sorridere. Era successo mille e mile volte, aveva addirittura perso il conto, ma non importava. Per lei, in quanto madre di una bambina speciale come lei, ogni volta era uguale alla prima. "No, tesoro. Sei stata bravissima, e ora non resta che chiamare Sky." Le disse semplicemente, sfiorandole una guancia con dolcezza. Accettando quella carezza, Kaleia quasi arrossì, e spezzando il silenzio, corse subito via. "Vado io!" dichiarò, decisa. Lasciandola fare, Eliza si lasciò sfuggire una risatina, e spegnendo ad una ad una tutte le luci del salotto, preparò il salotto per la sorpresa definitiva. Seppur colta alla sprovvista dal buio, Kaleia non ebbe problemi a raggiungere la camera della sorella, ed entrando solo dopo aver educatamente bussato, si avvicinò a quella bambina tanto triste e sofferente. "Sky? Stai bene?" sussurrò appena, sperando di non adirarla. "No. Non sto bene. Quella donna non è nostra madre, ed io non voglio rivederla." Rispose la sorella, ferita. "Cosa? Che stai dicendo? Eliza è fantastica, e poi... abbiamo una sorpresa per te!" Le spiegò subito l'altra, felice come e forse perfino più di prima. A quelle parole, Sky sgranò gli occhi, e incredula, si voltò di nuovo, ignorando la sorella che intanto scoppiava di felicità. "Non ci credo." Si limitò a dirle, sfiduciata. "Sky, avanti! Diciamo sul serio, vieni!" insistette la sorellina, afferrandole il polso e trascinandola con sè. Fra un passo e l'altro, Sky faticò a seguirla, e trascinandosi in ogni passo, rischiò più volte di inciampare e cadere. "Kia, basta! Aspetta, o cado!" finì per gridare, lamentandosi aspramente. "Scusa!" replicò l'altra, mettendosi in testa alla marcia e guidandola nonostante ora camminasse da sola. Giunta a destinazione, Kaleia arrestò la sua corsa, e nel silenzio dell'oscurità che l'avvolgeva, tastò piano il muro andando alla ricerca dell'interruttore da premere. Di lì a poco, un solo suono ruppe il silenzio, e la luce inondò la stanza, rivelando la torta, i palloncini, le decorazioni appese ovunque e all'insaputa di entrambe, perfino un pacco regalo. "Benvenuta a casa, Sky!" gridò Eliza, emergendo dalla cucina e allargando le braccia per richiamare a sè la bambina e stringerla in un abbraccio. Felicissima, la piccola non si fece attendere, e con gli occhi pieni di lacrime, si strinse alla madre, scusandosi per come si era comportata in tutto quel tempo. "Mamma... mammina..." chiamò, disperata. "Va tutto bene, tesoro, sfogati. Butta tutto fuori, avanti." Le sussurrò Eliza, mentre calma e orgogliosa, le accarezzava la schiena in piccoli movimenti circolari. Non riuscendo a calmarsi, la bambina si scosse nei singhiozzi, e felice di quella calorosa accoglienza, finalmente sorrise. Ben presto, la sera scese anche a Primedia, e quella sera, durante una festa fatta di giochi, dolci e divertimenti, Sky ricevette dalla mamma il suo regalo. Al sicuro in una scatola avvolta nella carta luccicante, un lumino da notte, così che dormendo la bambina non dovesse più soffrire e provare paura, specialmente ora che sapeva di essere entrata in un nuovo nido per sè e per la sorella. Due bambine dolci, provate dalla vita e al tempo stesso spensierate, o in altre parole, due piccole pixie. 
 
 
A minuti dalle prime due, già una terza storia, che ambientata solo giorni dopo l'adozione delle due sorelle, si concentra sui sentimenti della più grande, che al contrario della piccola Kaleia, proprio non riesce a sentirsi tranquilli e vivere serenamente la sua nuova vita accanto a una donna umana. Preoccupata, Eliza fa quello che può per farla sentire a suo agio, e una festa è ciò che le serve. Che ne pensate? Avreste fatto qualcosa di simile? Alla prossima,
 
Emmastory :)
   
 
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