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Autore: Emmastory    10/04/2020    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure, di Kaleia, Sky e della sua famiglia non sono certo finite, ma vi siete mai chiesti com'è stata la loro infanzia? Cosa sia successo mentre crescevano assieme alla cara Eliza? Scopritelo in questa raccolta, dove umanità e magia si intersecano di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Big-Adventures-for-little-pixies
 
 
Capitolo IV
 
L'orgoglio di una mamma
 
Sky e Kaleia erano stanche. Semplicemente stanche. Avevano cenato da poco, e fra un boccone e l'altro avevano ingannato il tempo strofinandosi gli occhietti prossimi a chiudersi, e dopo aver preparato una tazza di latte fumante per entrambe, mamma Eliza aveva dato loro un bacio e una carezza, e dopo aver aiutato la figlia minore a infilarsi il pigiama e averle rimboccato le coperte, aveva fatto lo stesso con l'ormai non così piccola Sky, che a otto anni riusciva a spogliarsi e rivestirsi da sola. Le ultime parole pronunciate da madre e figlie furono quelle della buonanotte, seguite poi dalla promessa di rivedersi allo spuntare del mattino. Sempre piccola e tenera, Kaleia aveva anche chiesto un abbraccio drizzandosi a sedere sul lettino, e lasciandosi conquistare dalla sua disarmante dolcezza, Eliza non aveva saputo rifiutare. Così, un lungo istante le aveva unite, e con il suo scadere, era davvero arrivata l'ora di andare a letto. Spompate dai propri giochi e dai bizzarri modi di divertirsi che avevano, tutti in qualche modo collegati ai loro poteri, il controllo dell'intangibile vento per la prima e quello della verde natura per la seconda, le due pixie non fecero alcuna fatica ad addormentarsi, e sistemandosi sotto le coperte fresche e leggere dato l'arrivo dell'estate ormai alle porte, scivolarono in fretta nel sonno, raggiungendo fra un attimo d'incoscienza e l'altro la quieta stazione da cui presto sarebbe partito il rumoroso, divertente e colorato treno dei sogni. Per le ore a venire, quella notte si rivelò tranquilla, ma all'improvviso, un orribile suono in tutto simile a uno scoppio distrasse la povera Kaleia, risvegliandola e interrompendo così il suo viaggio in una landa infinita e piena dei mille colori della sua immaginazione. Spaventata, si agitò fra le coperte, e finalmente sveglia da quello che per un attimo le era sembrato un incubo, sperò che la sua flebile voce, tenuta bassa anche per via dell'ora tarda, raggiungesse la sorella. "S-Sky?" provò a chiamarla, tremante e colta dal freddo. Nessuna risposta. Completamente distesa e felice, ma anche senza forze, e si notava, la sorella maggiore dormiva, e anzi, al richiamo della minore si svegliò per un solo istante, mugugnando prima frasi senza senso, poi qualcosa di simile ad un "Lasciami stare." Sentendosi ignorata, la bambina le diede le spalle, e infilando una mano sotto la coperta, andò alla ricerca della bambola con cui era solita dormire. Come il resto dei suoi giocattoli, non aveva un nome, ma per qualche strana ragione a lei ignota, a volte la sola vista di quel luminoso sorriso su quel finto volto di stoffa bastava a rassicurarla. Non che la bambola avrebbe mai potuto cambiare espressione, ma la cosa non la toccava. Se quella bimba di pezza era felice, lei lo era a sua volta. "Hai sentito anche tu?" le chiese, confusa da quello stranissimo rombo. Alla sua domanda seguì un ovvio silenzio, e dopo alcuni secondi passati a fissare il pallido volto di quella bambola, la pixie parlò ancora. "Già, non lo so neanch'io. Vieni, andiamo a chiedere alla mamma." Sussurrò nel buio, intrattenendo con l'amica bambola una vera e propria conversazione. Un'abitudine infantile e forse radicata in lei, ma comunque non certo allarmante data la sua ancora tenera età. Più grande di lei di qualche anno, Sky aveva ormai smesso di farlo, preferendo di gran lunga stringere a sè il cuscino, e sognare un giorno d'innamorarsi e trovare qualcuno da amare. Già decisa sul da farsi, Kaleia sgusciò silenziosa fuori dal lettino, e senza disturbare il sonno della sorella, aprì la porta della stanza con un pizzico di magia e polvere di fata, così che anche aprendosi questa non facesse rumore. Per sua sfortuna, la magia stessa aveva spesso una luce propria, e trattenendo il fiato, sperò ardentemente che quell'incanto non destasse troppi sospetti. Grazie al cielo, almeno in quel caso il colore che assunse fu il bianco, e silenziosa come un topolino, camminò a piedi scalzi fino al corridoio. "Missione compiuta." Si disse, non appena sfiorò il pavimento freddo. Andando alla ricerca di conforto, cercò nel buio il sorriso della bambola, e fattasi più coraggiosa, avanzò senza più paura in quella fitta oscurità, battendo piano le ali per fendere il buio e riuscire ad orientarsi. Diventando così simile al lumino da notte ricevuto dalla sorella, la pixie si mosse lentamente, e giunta alla porta di quella stanza, entrò senza una parola, e quella volta, senza neanche bussare. Ovvio era che le fosse stato insegnato e sempre ripetuto il contrario, ma quella volta, le buone maniere avrebbero dovuto aspettare. Aveva paura, non aveva idea di cosa stava succedendo fuori dalla sua finestra, nè perchè quel rumore si fosse presentato nel cielo così all'improvviso, squarciandolo assieme al silenzio come l'affilata lama di una spada. Forse le fate anziane ce l'avevano con lei, forse erano gli spiriti della foresta ad essere arrabbiati, o magari era stata una sorta di stranissima e inspiegabile coincidenza legata alla pioggia, ma qualunque fosse la verità, lei voleva, anzi doveva scoprirla. Insicura e titubante, la pixie si avvicinò al letto della madre, e restando in piedi appena accanto a lei, mosse ancora qualche passo, così da essere abbastanza vicina da toccarla. Pur non volendo svegliarla, finì per scuoterla e stringerle le mani, e pochi istanti più tardi, una stanca e confusa Eliza si ritrovò occhi negli occhi con sua figlia. "Mamma, mamma, svegliati." Piagnucolò, con un misto di dolore e paura nella voce. Preoccupata per la figlia, Eliza aprì gli occhi, e anche se a fatica, si liberò delle coperte. "K-Kaleia?" biascicò, stanchissima. "Mamma! Gli spiriti! Li ho sentiti, e ho paura!" quasi urlò la bambina, spiegando ciò che le era successo e lasciandosi prendere dal panico con ogni parola. Ascoltandola senza interrompere, la donna la invitò a sedersi sul letto, e pur accomodandosi, la piccola non smise di tremare e piangere. A quanto sembrava, quel semplicissimo evento atmosferico l'aveva davvero spaventata, e anche se al sicuro fra le braccia della mamma, la bambina non sentì altro che il battito accelerato del suo giovanissimo cuoricino. Batteva veloce, come impazzito, così forte da poter essere udito nel silenzio della stanza. Stringendola a sè in un delicato abbraccio, Eliza le accarezzò lentamente la schiena, e rovinando quell'atmosfera di quiete e calma, le parlò con dolcezza. "Tesoro, non è niente, è soltanto un temporale. Qualche goccia di pioggia e passerà tutto, vedrai. Ora torna a letto, non vorrai lasciare Sky da sola, vero?" le spiegò, mantenendo la calma e guardandola negli occhi come a volerla rassicurare. "Non voglio, ma non voglio neanche tornare. Lì dentro ho troppa paura." Replicò la pixie, seria e al contempo terrorizzata. A quelle parole, il sorriso di Eliza si spense, e stringendo per l'ennesima volta la figlia, tirò le coperte verso di sè. "Vuoi dormire con la mamma, amore?" indagò, nonostante fosse sicura della risposta. Mantenendo il silenzio, la pixie si limitò ad annuire, e spostandosi solo per trovare una posizione comoda, posò la testa sul cuscino. Chiudendo gli occhi, provò a riaddormentarsi, e improvvisamente, un altro suono. Per pura fortuna non di nuovo il cielo che brontolava, ma soltanto qualcuno che bussava alla porta. "La porta è aperta, avanti!" rispose Eliza, decisamente troppo stanca per alzarsi, non intravedendo altro che uno spiraglio di luce provenire dal corridoio. Rispondendo a quella sorta di richiamo, anche Sky fece il suo ingresso sulla scena, e tremando, si inerpicò subito sul letto della madre. "Anche tu, vero?" s'informò, tutt'altro che sorpresa. Con il corpicino scosso da tremiti sempre più evidenti, la piccola Sky annuì lentamente, e già carponi sul letto, si rintanò sotto le coperte. "Anch'io." Biascicò la piccola, con la voce a metà fra spavento e vergogna. A otto anni, era più grande di Kaleia di circa due anni, e a giudicare dal loro passato e da come questo l'aveva segnata, avrebbe dovuto essere forte e coraggiosa, eppure eccola lì, a tremare e lasciarsi spaventare da un pericolo neanche classificabile come tale. Soltanto un temporale e nient'altro, che agli occhi due bambine come loro appariva come il risultato della rabbia degli spiriti della foresta. Imparando dalla fate più anziane, avevano sentito varie voci sul loro conto, e stando ad alcune leggende vecchie come il loro mondo, e fra le tante, figurava proprio quella a cui ora credevano di star assistendo. "Piccole, non è niente. Pioverà per un pò di tempo, forse qualche ora, ma poi smetterà, ve lo prometto." Disse loro la madre, abbozzando un sorriso d'incoraggiamento. Rinfrancate, le piccole ricambiarono quel sorriso, e finalmente più calme, si sdraiarono abbracciando ognuna il proprio cuscino. "Già a letto, signorine? Non vi facevo tanto pigre." Commentò allora Eliza, prendendole bonariamente in giro. "Siamo stanche!" si lamentarono le pixie, parlando all'unisono come gemelle. "Vorrà dire che lo spettacolo non avrà luogo, stasera." Aggiunse poco dopo, già divertita. Spinte dalla curiosità, le bambine si ridestarono dal loro torpore, e sorridendo ancora una volta, guardarono la mamma senza capire. "Sky, per favore, accendi quella lampada." Pregò, aprendo un cassetto e andando velocemente alla ricerca di chissà cosa. Annuendo, la piccola non si fece attendere, e sporgendosi quanto bastava per sfiorare l'interruttore, lasciò che un timido fascio di luce inondasse la bianca parete davanti a loro. "E adesso?" azzardò Kaleia, curiosa come e forse più di prima. "Adesso, amore, mi serve la tua bambola, e Sky, la tua magia." Rispose appena la donna, spiegando le sue intenzioni ed erudendo la piccola. Felice, la fatina del vento cercò la mano della madre, e stringendola, accettò quell'idea. Preparandosi al prossimo passo da compiere, Eliza prese in mano la bambola della figlia, e muovendola ad arte di fronte alla lampada, la fece esibire in una danza degna di una leggiadra ballerina, e scambiandosi con la figlia maggiore un'occhiata d'intesa, la vide protendere una mano in avanti e poi chiuderla a pugno, dando solo allora vita a una pioggia di stelle. Nel buio dell'ancora giovane notte, quel piccolo teatrino si protrasse per quello che alle bambine parve un tempo infinito, e alla fine, dopo un inchino della ballerina e la chiusura di un metaforico sipario, sbadigliarono e tentarono di dormire assieme alla madre, ma non prima di aver ascoltato da lei la consueta favola della buonanotte. Sempre la stessa, sempre la loro preferita, da entrambe conosciuta come "Il giovane e i tre draghi", già letta centinaia o forse migliaia di volte, conteneva sempre grandi valori mai sopiti, insegnando a fatine, folletti e bambini umani cosa fossero la gentilezza, l'amore e la forza di volontà. Dopo quell'ennesima lettura, le due sorelle scivolarono nella grigia incoscienza, e sveglia accanto a loro a guardarle prendere sonno c'era sempre Eliza, nuovamente convinta di quanto le sue amate figlie fossero speciali per lei, o in altri termini, il vero orgoglio di una mamma.   
 
 
Vi saluto di nuovo, proponendovi questa quarta storia, in cui Kaleia, pixie di soli sei anni, va a nanna a letto presto come una brava bambina, ma mentre dorme, si sveglia di soprassalto, spaventata da un temporale. Ha paura, non ha idea di cosa sia, e si rivolge subito a mamma Eliza, l'unica in grado di calmarla con mille giochi e parole gentili. Mossa a compassione, la donna non riesce a non sciogliersi, invitando poi nella sua stanza entrambe le figlie, il vero orgoglio di una mamma. Che ve ne pare di questa quarta storia? Aspetto di scoprirlo, ma a presto,
 
Emmastory :)
   
 
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