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Autore: Emmastory    10/04/2020    2 recensioni
Come sappiamo, le avventure, di Kaleia, Sky e della sua famiglia non sono certo finite, ma vi siete mai chiesti com'è stata la loro infanzia? Cosa sia successo mentre crescevano assieme alla cara Eliza? Scopritelo in questa raccolta, dove umanità e magia si intersecano di nuovo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Big-Adventures-for-little-pixies
 
Capitolo X
 
Il vecchio peluche
 
L'estate aveva da poco lasciato il bosco, e in quel timido autunno appena iniziato, Marisa si sentiva nostalgica. Sì, nostalgica, poichè quello era l'unico termine adatto a indicare come si sentiva. Era strano, ma se tanti descrivevano l'autunno come la stagione della morte, fatta di momenti in cui la vita finiva raggiungendo il suo culmine, lei la pensava in modo diverso, e riusciva a vedere la cosa da un'altra prospettiva, considerando ogni foglia trovata in terra o sui marciapiedi del villaggio umano una piccola fiamma, vicina a spegnersi eppure sempre viva. Ancora giovane e parzialmente inesperta, prendeva lezioni di stregoneria dalla madre Zaria, ma guardando fuori dalla finestra, si concentrava sul tappeto di foglie visibile da quest'ultima, e rompendo il silenzio si abbandonò ad un cupo sospiro. Poco più che ventenne, aveva cambiato per sfuggire alle angherie che la madre stessa era in grado di infliggere. Non a lei, per fortuna, ma a qualcuno che al contrario di lei non avrebbe mai potuto difendersi. Willow, semplicemente Willow. La gatta di casa, o meglio, proprio di Marisa, dato che Zaria tendeva a ignorarla e scacciarla ogni volta che la vedeva, prendendola in braccio solo per portarla fuori dalla propria stanza e abbandonarla nel corridoio o fuori dalla porta, e per quale ragione? Inutilità. In una parola, della donna, peraltro, inutilità. Stando ai ricordi della figlia, Willow era arrivata in casa bagnata e tremante come una foglia, spaventata e completamente fuori forma. Un giorno di ritardo nel bussare a quella porta, e non ce l'avrebbe fatta. Era stato proprio grazie a Marisa se la gatta era riuscita a salvarsi, e ora, al sicuro in un'altra casa, affidata alle cure dell'amica Kaleia, Willow viveva felice, coccolata e viziata come ogni gatto che si rispetti. Seduta sul divano, Marisa ora guardava il sole filtrare oltre i vetri puliti, e senza una parola, si lasciava trasportare dalla corrente dei suoi pensieri. Aveva poco più di vent'anni, viveva da sola, non aveva ancora avuto la fortuna di incontrare qualcuno di cui innamorarsi e con cui trascorrere il resto della vita, ma almeno per ora non ci pensava. Sognava, certo, ma non poteva dire che quello fosse l'unico scopo della sua vita. Annoiata, sbuffò senza volerlo, e alzandosi in piedi, lasciò il salotto, dirigendosi lentamente verso la sua stanza. Era lì che di solito andava per rilassarsi, e sempre lì era anche solita leggere. Le bastava scegliere un libro, sdraiarsi e seguire con gli occhi i neri caratteri impressi nelle pagine, ancora e ancora. In genere dipendeva dal libro in questione, ma il più delle volte le capitava di emozionarsi, ridere, piangere o emulare le emozioni dei personaggi, proprio perchè fra le tante, la sua scrittrice preferita aveva sempre avuto quella sorta di strano potere su di lei. Una semplice umana, ovvio, con un modo di scrivere pulito e semplice, ma anche cangiante, come la ragazza non mancava di notare, a seconda dei casi, delle scene e delle storie che raccontava. Proprio ora leggeva di una madre impegnata a mettere a letto la figlioletta di circa sei anni, per poi salutarla e lasciare la sua cameretta spegnendo la luce, ma prima che potesse farlo, la piccola la richiamò a sè, piagnucolando e lamentandosi alla sola idea di aver perso i suoi due amati pupazzi. Un vecchio orsacchiotto e un coniglietto di pezza, entrambi caduti dalla mensola dove la piccola li teneva. Tornando indietro, la madre l'aveva aiutata a ritrovarli, e raggiungendo la fine di quel toccante passaggio, Marisa si ritrovò costretta a chiudere il libro e sospendere la lettura, e tutto pur di non piangere. Non se l'aspettava, davvero, ma quelle poche righe erano bastate a ridar vita a un ricordo nascosto nei meandri della sua memoria, e c'era da dirlo, anche nel suo armadio. Triste, aprì entrambe le ante per guardarvi dentro, e nascosto sul fondo, uno dei suoi vecchi pupazzi. Piccolo e nero, un peluche con le fattezze di un gattino e un sorriso sul muso, nonchè un collare arancione. Sorridendo debolmente, gli accarezzò il pelo, e solo allora, una miriade di ricordi le arrivò alla mente. La felicità provata nel riceverlo, la gioia che le pervadeva il cuore ogni volta che ci giocava portandoselo ovunque dentro e fuori da un cestino di vimini, ma non l'identità di chi gliel'avesse regalato. Non era la prima volta che la memoria la tradiva in quel modo, ma volendo essere sincera, doveva ammettere di essere davvero triste di averlo dimenticato. Non capiva come potesse essere successo, e proprio quando ogni sua speranza parve svanire, eccola. Celata da una scatola piena di maglie, maglioni e vestiti invernali, una sorta di biglietto, a quanto sembrava precedentemente attaccato al collare del pupazzo "Buon Halloween, mia piccola strega. Ti voglio bene, Mamma." Un semplice messaggio indirizzato alla sè più giovane e innocente, di circa quattro o forse cinque anni, scritto da sua madre, l'unica donna che l'avrebbe amata per sempre nonostante ogni lite, screzio e dissapore che avrebbero mai potuto avere. Non riuscendo a mentire a sè stessa, la ragazza ammetteva che ce ne fossero stati fin troppi, e quella sera, andando a dormire, la ragazza tenne le mani giunte in preghiera, e cadendo lentamente fra le braccia di Morfeo, strinse al petto quella soffice reliquia, per lei un ricordo d'infanzia e tempi felici, non certo soltanto un vecchio peluche. 
 
 
Mentre questa raccolta si avvia alla decima storia, giungiamo così alla decima storia che la compone, e ora che ne mancano cinque, qui leggiamo di una Marisa adulta e alle prese con i propri ricordi d'infanzia, concretizzati, come dice il titolo della storia, in un vecchio peluche. Chi non ne ha avuto uno? Io non sono certo esente, ma voi? Lo conservate ancora? Di che forma era? Sono curiosa, ma intanto ringrazio chi è arrivato fin qui, e a presto,
 
Emmastory :)
   
 
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