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Autore: z e r o    08/08/2009    1 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 17

 

DECRETO

DIDATTICO

NUMERO

DICIASSETTE

 

Harry sedeva apatico sul proprio letto. Erano ormai giunti al capitolo 17, e la storia stava prendendo una brutta piega: il livello dei capitoli, infatti, era decisamente calato, anzi, precipitato, sfondando il pavimento e causando un bernoccolo al povero Lucifero che, all’Inferno, si stava facendo allegramente i fatti propri. Deciso più che mai a dare una svolta positiva alla storia – e non dimentichiamo il numero del capitolo! 17! C’è forse numero più meraviglioso?! – smise di giocare a Fatal Frame con la Play Station e scese nella sala comune.

 

La prima cosa che i suoi gotici occhi azzurri notarono fu che l’intero studentame  del Grifonplatino era radunato attorno alle bacheche. Famoso per la sua morbosa curiosità, Harry volle a tutti i costi scoprire il motivo di tanta agitazione. Prese quindi il suo fedele taser (o forse teaser) – penso, ma con non molta sicurezza, che si scriva così, ma non avendo né la certezza della cosa, né la voglia di alzarmi per andare a consultare il dizionario, facciamo finta che vada tutto bene -, lo storditore elettrico, insomma, e cominciò allegramente a fulminare i compagni.

 

Quando finalmente giunse alla bacheca, lasciandosi alle spalle diversi corpi inermi, notò una grande, grosso, enorme avviso che ne occupava la maggior parte. Su questo avviso c’era scritto:

 

PER ORDINE DELLA MISTRESS SUPREMA

DELLA SCUOLA DI MAGIA, STREGONERIA,

ARTI MARZIALI E TATTICHE MILITARI

DI OHSCHWARTZ

 

Tutte le organizzazioni, società, squadre, gruppi, circoli di studenti,

sette sataniche, orge pentasessuali, gruppi di terroristi, nuovi governi sorgenti,

gruppi religiosi votati al culto di Kira, servizi segreti, compagnie dell’Anello

 gruppi di studenti che complottano alle spalle del corpo insegnante di formare un compagnia

atta a metterne in dubbio l’autorità, sono sciolte a partire da questo momento.

Per organizzazione, società, squadre, gruppi, circoli di studenti ecc. ecc.

si intende l’incontro regolare di tre o più studenti.

L’autorizzazione alla ricostruzione può essere chiesta alla Mistress Suprema.

 

“Seee, come no” pensò Harry “Mi scusi, prof, posso ricomporre la mia setta satanica? Sa, domani abbiamo in programma il sacrificio rituale di tutti gli studenti…

 

Qualsiasi studente che costituisca, o appartenga, ad un organizzazione,

società, squadra, gruppo o circolo che non siano stati approvati

dalla Mistress Suprema sarà espulso.

 

Quanto sopra ai sensi del Decreto Didattico Numero Diciassette.

Firmato: Ahi-Che-Dolores Umbridge, Mistress Suprema

 

L’aria era tesissima. All’improvviso, un'unica, sola nota di violino ruppe l’atmosfera, facendo accapponare la pelle dei presenti – quelli che non erano svenuti fulminati, ovviamente…

 

Zin, zin, zin, zin, zin, zin…

 

«Ma questo non va affatto bene» disse Hermione, comparsa da chissà dove, mentre saccheggiava le tasche dei compagni a terra. «Questa è una colonna sonora stra-abusata. Non solo stiamo cadendo nella banalità più assoluta, ma dovremo pure vedercela con i diritti d’autore! E comunque, non è un po’ innaturale che, nella vita reale, parta una musichetta che risuona nell’aria, e sembra non provenire da nessuna parte? Cioè, qualcuno potrebbe pensare di essere diventato pazzo… aspetta un secondo, tu la senti, vero Harry? Non vorrei essere diventata anche una visionaria, adesso… voglio dire…»

 

«Hermione» la interruppe Harry, irritato da tanta logorroicità «è la suoneria del mio cellulare».

 

«Ah» fu l’atona risposta di Hermione – chi va con lo zoppo…

 

«Ma io pensavo» intervenne l’emo-kid, che ultimamente appariva meno apatico del solito «che la suoneria del tuo cellulare fosse Toccata e Fuga». E assunse un’espressione orripilata, come se tutte le sue certezze, le convinzioni sulle quali aveva fondato l’intera vita, ma che dico, tutta la sua esistenza, fossero crollate brutalmente schiacciando e riducendo in poltiglia la sua psiche già lesa in precedenza dal suo essere emo.

 

«Ron…» replicò cauto Harry «lo sai che le suonerie si possono cambiare, vero?»

 

L’aura – grande ritorno – dell’emo-kid si incupì, assumendo un tono nero tenebra screziato di verde melma. Evidentemente no, non era a conoscenza della cosa.

 

«Questo è un bel problema» commentò Hermione.

 

«Cosa, che le suonerie si possono cambiare, il ritorno dell’aura di Ron o perché tutte le sue certezze e convinzioni sulle quali aveva fondato la sua intera esistenza sono crollate brutalmente schiacciando e riducendo in poltiglia la sua psiche già lesa in precedenza dal suo essere emo?» domandò Harry.

 

«Il Decreto Didattico Numero Diciassette, ovviamente! Non ti è passate neanche per l’anticamera del cervello che la cosa comprendesse anche il nostro gruppo clandestino di Corruzione Verso le Arti Oscure, nel quale tu ci insegnerai alla faccia di quella fetish-woman?»

 

«Ma se è clandestino…» replicò ragionevolmente Harry.

 

«Si…» cominciò Hermione, mentre la luce calava notevolmente – forse a causa di un’eclissi improvvisa… - e un denso fumo grigio proveniente da chissà dove cominciava a riempire la stanza, illuminato a tratti dai fulmini che cadevano in continuazione fuori dalla finestra, dando ad Hermione, i cui capelli si erano increspiti più del solito, un’aria da scienziata pazza schizofrenica «…può…FAREEEEEE!»

 

 

* * *

 

Harry si diresse verso la Grande Sala, seguito da Hermy e dall’emo-kid, domandandosi il senso del capoverso precedente.

 

«Chissà come mai gli è venuto su quel Decreto…» si domandò Hermione. «La sola spiegazione è che sia venuta a sapere di ciò che avevamo intenzione di fare… ma come avrà fatto? Visto che il foglio che vi ho fatto firmare era maledetto, se qualcuno ha parlato gli sarà capitato qualcosa di terribile e ce ne accorgeremo di sicuro. Ma soprattutto… quando ha pubblicato i precedenti sedici decreti?».

 

Ma nessuno dei cospiratori presentava qualche orrenda mutazione, perciò i tre constatarono che nessun di loro aveva cantato. Comunque, Angelina corse da loro in preda alla disperazione, senza il solito cannone in bocca.

 

«Ommioddio, è terribile! Quel cartello parlava anche delle squadre di Kwiddich! Dobbiamo chiedere il permesso di riformare la squadra!»

 

Harry, che pensava che la soppressione del Kwiddich l’avrebbe finalmente liberato dalla costrizione di dover fare per forza quello stupido gioco al quale era stato costretto fin dal primo anno – e la grammatica va a farsi fottere -, trovò la cosa particolarmente gradita.

 

Lasciando Ange al suo destino i tre si dedicarono al consumo della colazione, per poi dirigersi nell’aula di Preistoria della Magia, dove li attendevano due ore di catalessi profonda. Comunque Harry, per precauzione, si era portato la/il Nintendo DS, e giocava allegramente a Guitar Hero. Ad un certo punto, Hermione notò qualcosa fuori dalla finestra, e cercò di attirare l’attenzione di Harry. Cominciò tirandogli addosso una cartina: la cosa sembrò non avere alcun effetto. Provò con una cartina più grande: niente. Seguirono una gomma, una matita, un tubetto di colla stick, un evidenziatore, un temperamatite, un compasso, un taglierino, direttamente l’intero astuccio, un quaderno, un libro, il Dizionario dei Sinonimi e del Contrari, una sedia, e infine il banco stesso. Harry, che aveva misteriosamente schivato tutti gli oggetti che Hermy gli aveva tirato contro senza neanche muoversi – probabilmente Hermione aveva una mira talmente schifosa… - non poté neanche lontanamente evitare il banco, che gli si fracassò in piena faccia.

 

Harry ne fu così scioccato che non riuscì nemmeno a gridare di dolore. Aveva il terrore di toccarsi il viso, per timore di trovare al posto del naso… di non trovare il naso, e di essersi trasformato in una versione Voldemort fresco di parrucchiere. Nonostante tutto – nonostante, cioè, che Harry si trovasse imbrattato di sangue dalla testa ai piedi (normale amministrazione… peccato che stavolta fosse il suo) – Hermione era riuscita ad attirare la sua attenzione. Oppure, se non altro, le sue intenzioni omicide. Indicò la finestra al ragazzo, il quale, profondamente offeso dall’attacco subito, guardò in quella direzione. Fuori dalla finestra, sul davanzale, stava il suo nuovo animaletto, messo non tanto meglio di lui. Harry dimenticò improvvisamente tutti i propri patimenti e corse alla finestra, aprendola e traendo in salvo il povero Brandon Lee.

 

[Forse non avrei dovuto chiamarlo così… °__° mi fa impressione…]

 

Cullandolo come fosse un neonato e sull’orlo della disperazione, Harry corse fuori dall’aula, senza nemmeno preoccuparsi di avvisare il docente, il quale, d’altro canto, non si era accorto nemmeno di tutto quello svolazzare di articoli di cancelleria avvenuto pochi istanti prima. Saettò per i corridoi con il pennuto tra le braccia – un paio di volte si schiantò in fondo ad un vicolo ceco – della Repubblica Ceca – o addosso ad un armatura, provocando l’aggravarsi delle condizioni della povera bestiola (ma anche le sue… non dimentichiamoci che ha appena preso un banco in faccia) – finché giunse in prossimità della sala professori. Stava per bussare, quando la porta si spalancò, sbattendogli – indovinate un po’? – dritta in faccia.

 

«Ma allora ditelo, cazzo!» sbottò Harry, finito a terra «Ditelo che siete così gelosi della mia statuaria ed avvenente bellezza da attentarvi ogni volta che ne avete l’opportunità!! E, con tutto questo stress, mi stanno venendo le doppie punte!»

 

Da dietro la porta fece capolino la McGranitt. Quando notò Harry, la sua espressione si fece preoccupata. Temendo che il giovin fanciullo fosse venuto ad informarla di un nuova punizione inflittagli, tirò fuori una ricetrasmittente dalla tasca e premette il pulsante rosso.

 

«Houston, abbiamo un problema» disse. Dall’alto scese un’imbracatura , che la donna si affrettò ad indossare. Conclusa la vestizione, l’imbracatura la sollevò verso l’altro, facendola scomparire alla vista.

 

«Quella donna mi preoccupa…» commentò Harry, pensando che la demenza senile fosse davvero una gran brutta cosa.

 

Fortunatamente, la professoressa General uscì dalla porta, inciampando in Harry, ancora accasciato sul pavimento. Ricompostasi, la donna capì immediatamente quello che doveva fare. Prese una ricetrasmittente – pure lei?! Ma allora era un vizio! – e premette l’oramai famoso pulsante rosso.

 

«Abbiamo un’emergenza!» strillò. All’improvviso, correndo e sgommando attraverso i corridoi, arrivò un’ambulanza dalle ululanti e rumorose sirene blu. Il retro dell’ambulanza si aprì, e ne uscirono due infermieri con una barella. La General, che all’improvviso aveva cambiato abbigliamento ed ora era vestita da medico, con tanto di camice, cartellino e stetoscopio, prese il corvo e lo adagiò sulla barella, che venne velocemente issata nel veicolo. Le porte dell’ambulanza si richiusero e il mezzo ripartì a velocità folle, lasciando uno sbigottito Harry seduto sul pavimento. Il mezzo era quasi arrivato in fondo al corridoio quando fece una brusca inversione a U, dirigendosi verso il goth guy che, impietrito, non ebbe nemmeno la prontezza di spostarsi. Non ce ne fu bisogno, comunque, perché l’ambulanza frenò a pochi millimetri da lui. Scese la General.

 

«Mi ero dimenticata di darti questo post-it che era attaccato alla zampa della tua più oscura delle creature angeliche che rappresenta la follia e presagisce la morte che indugia al nostro fianco».

 

Appiccicò il post-it alla fronte martoriata di Harry, che non sapeva se essere più scioccato dall’apparizione dell’ambulanza o per la frase terribilmente goth che la prof aveva appena pronunciato.

 

«E comunque, Potter…» aggiunse la General, poco prima di risalire sull’ambulanza «…non ti agitare… che poi magari… sudi… ti viene… il mal di gola… e muori». E se ne andò a bordo dell’Ambulanza Tutta Matta.

 

Quando si fu ripreso, prese il post-it e lo lesse. Oggi, stesso camino della sala comune di Grifonplatino, più o meno verso le due e trenta del mattino che prima devo vedere Superock. By il tuo Parino Sirius Black ricercato in tutto il mondo da tutti i Dissennatori di AzGaban, e non solo, e che si trova al numero 17 di Grimmauld Place, Londra, il quartier generale dell’Ordine del Corvo Morto. Harry pensò che il suo Padrino era proprio un genio. Sarcasticamente parlando, ovviamente.

 

* * *

 

«Harry, io e Ron stavamo pensando…» scoppiò a ridere. Ron che pensa? Muahahahah! «…che forse Brandon Lee è stato intercettato perché qualcuno voleva leggere la lettera che portava».

 

«Era un post-it» puntualizzò Harry, e batté le mani in modo che il suo maggiordomo demoniaco Sebastian glielo portasse. Prese il giallo foglietto e lo porse ai compagni.

 

«Se qualcuno l’ha letto…» commentò Hermy.

 

«…siamo nella merda» concluse poco elegantemente Ron.

 

«E non possiamo neanche scrivergli di non farlo, perché potrebbero intercettare la nostra lettera!» aggiunse Hermione sconvolta, portandosi le mani alla bocca.

 

«Magari con un SMS?» suggerì Harry.

 

«Lo sai che qui non c’è campo» replicò Hermione scocciata. E allora, come mai quella mattina il cellulare di Harry aveva squillato? E perché Harry non solo non aveva risposto, ma non aveva neanche guardato lo schermo del cellulare? OhSchwartz si fa sempre più misteriosa <_<

 

«E allora basta che gli mandiamo una lettera con su scritto NO. Capirà».

 

«Non arriverà mai in tempo» ribatté Hermione.

 

«Donna vuota» la apostrofò Harry seccato.

 

Cammina e cammina, i tre arrivarono nel corridoio che portava ai sotterranei per la lezione di Intrugli. Purtroppo per Harry, appena svoltato l’angolo incapparono in Draco Malfoy, il quale, all’apparizione dell’oggetto dei suoi desideri, abbandonò al proprio destino i suoi seguaci per gettarsi al suo inseguimento. Harry corse via, inseguito dal biondo.

 

«Harry Mystryss Darque Nyght Rayn Ravyyyyyyyn!» strillò Malfoy, lanciandosi in un selvaggio inseguimento – lodiamo la sua capacità di ricordare un nome così chilometrico.

 

«Ma noooooo!» urlò Harry di rimando, orripilato, fuggendo alla velocità che gli consentiva il suo corpo inadatto all’attività fisica.

 

L’anomala partita a Guardie e Ladri si interruppe quando il prof Piton spalancò la porta del sotterraneo.

 

«Eccheccazzo, qualcuno sta cercando di preparare la lezione, qua!»

 

Harry fu salvato dallo sverginamento dal trillo della campanella. Il giovin fanciullo – e sono due – si fiondò nel sotterraneo, fino a raggiungere il riparo sicuro costituito dal proprio calderone. Vi si incastrò all’interno e si rifiutò di uscirne finché Draco non sarebbe stato ad una distanza sufficiente. Quando si decise ad uscire, si rese conto che, oltre all’odiato Piton, nella stanza era presente anche… la Umbridge! Quella donna era come il prezzemolo, l’herpes, le zanzare in estate… era dappertutto!

 

Vedendola accanto a Piton, pensò una serie di cose:

 

- Pensò che la Umbridge e Piton sarebbero stati proprio una bella coppia…

- Riusciva quasi ad immaginare i loro figli…

- Immaginò che Piton avrebbe potuto avvelenare la moglie, se per caso si fosse stufato di lei…

- Immagino che la Umbridge e Piton che… no, era meglio non immaginare cose del genere…

- Immaginò Piton con la tutina fetish della Umbridge.

 

Harry scoppiò in una serie di risatine convulse, che cercò di soffocare accovacciandosi sul pavimento. Quando riuscì a calmarsi, e si rialzò, il suo sguardo si  impigliò nuovamente nella figura di Piton, e l’immagine del professore in abbigliamento fetish tornò a fare capolino nell’ampio spazio della sua immaginazione, scatenando una nuova serie di quelle che un medico troppo zelante avrebbe scambiato per convulsioni da attacco epilettico. Mentre tutto questo sfacelo accadeva nella mente di Harry, Ron ed Hermione, ignari di tutto ciò, gli lanciavano delle occhiate oblique. Nel frattempo, la donna in latex stava intervistando Piton. Se era il caso di insegnare una pozione del genere alla classe, da quanto tempo insegnava a OhSchwartz, se aveva fatto domanda per la cattedra di Corruzione Verso le Arti Oscure, se era un adepto della religione di Jashin… Passando davanti al calderone di Harry, Piton diede un’occhiata al suo interno e vi scoprì uno sghignazzante signor Potter. Questi, resosi conto di essere stato sgamato, si congelò – metaforicamente parlando -.

 

«Ma cosa abbiamo qui» disse sarcastico Piton «il signor Potter».

 

«Oh, mer…» cominciò Harry, già preparandosi psicologicamente alla terribile punizione che si sarebbe abbattuta su di lui di li a poco. Fortunatamente, venne salvato, per la seconda volta, dalla campanella.

 

«Dovrei fargli una statua, a quella campanella» sospirò Harry, camminando tutto storto – perché rannicchiarsi in un calderone non è che faccia tanto bene alla spina dorsale… - «O, al limite, un sacrificio umano in suo onore». Lanciò delle occhiate fameliche a Ron, che non si accorse di nulla, avvolto com’era dalla sua aura, che quel giorno era blu marina.

 

«Forse salto Divinazione» annunciò Harry al tavolo del pranzo. Si guardò il polso. «Oh, no! Sono le cinque! Tra un’ora ho scuola guida!»

 

«Cosa cavolo stai dicendo?!» sbottò Hermione. «Ronald, cosa cavolo sta dicendo Harry? …Ronald?»

 

Ron era poco interattivo. «Sono Ron Weasley. Prego, inserire floppino».

 

Hermione si rese finalmente conto che quelli che si era scelti per amici erano due pazzi visionari. Meglio tardi che mai.

 

***

 

Dopo pranzo, Harry e Ron il Lettore Multimediale salirono a Divinazione. La scala dell’Ikea si era rotta di nuovo, ed ora al suo posto c’era una carrucola attaccata ad un secchio.

 

«Va bene essere in un castello sciroccato» cominciò Harry. «Va bene non avere né il riscaldamento d’inverno né il condizionatore d’estate. Va bene usare pennuti al posto di e-mail ed sms. Va bene scrivere con penne d’oca e non con penne biro. Va bene non avere uno straccio di computer in tutta la scuola. Va bene non avere corrente elettrica né acqua calda. Va bene andare in giro vestiti come mago Merlino. Ma non avere una fottuta scala a pioli mi sembra l’apice dell’idiozia!»

 

Nonostante l’esattezza delle sue considerazioni, Harry non poteva farci niente, e quindi usò la carrucola e il secchio. Arrivato in cima, lasciò cadere il secchio che colpì Ron proprio in testa. Abbandonandolo al proprio destino – è che palle di ‘sto destino! – Harry entrò nel mondo rotondo della Divinazione. Quel giorno, però, la professoressa Melinda Gorgon non era affatto affabile come al ffolito… ehm, solito. Arrivò al tavolo tondo di Harry e vi sbatté sopra il libro di testo, per poi proseguire replicando il gesto per ogni libro.

 

«Professoressa» disse una tipa insignificante di cui Harry non si era preso nemmeno il disturbo di imparare il nome «C’è qualcosa che non va?»

 

«Ma nooooo!» rispose questa, con il sarcasmo che le sprizzava da tutti i porti. “Questa cosa del sarcasmo utilizzato da tutti non va bene” pensò Harry “Io sono l’unico degno di fare il sarcastico qua dentro. Forse un po’ anche Piton… un po’”. «Non c’è niente che non va! Sono stata inseguita per tutta l’aula da quell’insaccato umano e adesso sono pure in verifica! Non c’è niente che non va! E voi fottuti fantasmi non vi decidete a passare oltre! Non c’è niente che non va! E…» continuò a berciare per tutta l’ora, mentre Harry leggeva placidamente un altro capitolo della sua Bibbia Gotica – oh, sì che esiste… i 20€ meglio spesi della mia vita *__* -.

 

Successivamente fu l’ora di Corruzione Verso le Arti Oscure, che salteremo completamente vista la noiosità.

 

* * *

 

Quando tornarono nella sala comune quella sera, Angelina li informò che la squadra di Kwiddich non poteva ancora essere ricomposta.

 

“Evvai!” esultò Harry mentalmente, facendo mentalmente un trenino mentale nella sua mente contorta.

 

I tre aspettarono pazientemente che la sala si svuotasse. Finalmente, all’ora stabilita, Sirius fece capolino tra le fiamme.

 

«Padrino!» lo salutò Harry.

 

«Michia, picciott... ma perché continuo a parlare così? E da dove arriva questa strana musichetta?» replicò Sirius.

 

Harry ed Hermione si scambiarono uno sguardo che ci rimanda all’inizio di questo capitolo.

 

«Ho saputo che hai organizzato un gruppo di Corruzione Verso le Arti Oscure…» continuò Sirius, non riuscendo a liberarsi del tutto dall’accento siciliano che non riusciva a scollarsi dalla lingua. «Bravo, bene… e ricorda: se vuoi vendicarti dei tuoi nemici…»

 

«Sì, lo so, lo so» lo interruppe stancamente Harry «Teste di cavallo».

 

«Sirius» intervenne Hermy «hai in mente qualche posto in cui possiamo riunirci per questa cosa del gruppo?»

 

«Beh, ci sarebbe il passaggio segreto il cui ingresso si trova nel water del preside…»

 

«Oh, quello non è più agibile» lo interruppe Harry «si è intasato un anno fa, me l’ha detto Fred e ripetuto George».

 

«Ah. Beh, allora ci penso e poi ve lo…» e scomparve.

 

«Sirius?»

 

Dove fino a un attimo prima c’era la testa di Sirius, era apparsa una mano con luuunghe unghie laccate di rosso., che si agitava tra le fiamme.

 

«Spostati, Harry!» gridò Hermione, prendendo un attizzatoio dalla rastrelliera posta di fianco al camino. Harry e Ron si ritirarono in camera, mentre Hermione si divertiva a punzecchiare la mano con l’attizzatoio.

 

 

 

 

[Come ho fatto a scrivere questo capitolo guardando “Non aprite quella porta?” O.o XD]

  
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