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Autore: _Cthylla_    10/04/2020    4 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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8
(Non è Superman)
 




 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«…maledetto il portabagagli rugginoso di Prim-»

 
«--Ratchet, ci sono dei minorenni qui…--»
 
«Sentono molto di peggio tutti i santi giorni, Bumblebee, e se permetti sono molto meglio le mie imprecazioni delle urla di quel…» il medico si interruppe facendo un respiro profondo nel sentire l’ennesimo urlo di dolore portato dal vento «Di quel disgraziato, e mai avrei immaginato di poter definire Starscream in questa maniera!»
 
Dopo essersi resi conto del fatto che Spectra era scappata non avevano potuto -né voluto- far altro se non liquidare la questione col dire che forse non era un problema di cui avrebbero dovuto occuparsi: non sapevano dove potesse essere andata e, in ogni caso, Spectra e Dreadwing non sembravano avere intenzione di cercare contatti con il resto dei Decepticon. Inoltre l’Harbinger era una sistemazione temporanea, ragion per cui c’era la possibilità che se si fossero mossi in fretta non avrebbero avuto né tempo né modo di rivelare a chicchessia la loro posizione attuale.
“Mossi in fretta”, perché avevano deciso che dovevano approfittare dei danni che Spectrus aveva fatto a Darkmount per poter attaccare a loro volta, magari col supporto degli umani a dare il colpo finale alla fortezza. Optimus o non Optimus, quella poteva essere una buona occasione per tentare il colpo dal momento che Ratchet aveva impiegato pochissimo tempo per rimettere a posto le parti del sistema dell’Harbinger che erano state disattivate, Ponte Terrestre incluso. Erano anche riusciti a contattare Fowler, e questi si era definito pronto a entrare in azione al loro segnale.
 
 
“L’importante è che il cannone a fusione di Darkmount sia inattivo e che riusciate a tenere impegnati i Decepticon quel tanto che basta per permettere a noi di attaccare. Ci abbiamo già provato in precedenza ed è finita male, ma attendevamo solo un segno di vita da parte vostra per poterci riprovare. Non ne posso più di avere il fiato del Generale e di Megatron sul collo!”
 
 
Era sembrato che tutto stesse andando in maniera quasi decente, soprattutto rispetto all’ultimo periodo; poi c’erano state le urla, un suono disumano che aveva incrinato nuovamente il morale dell’intera squadra, nonché un buon motivo per dare un’occhiata tramite satellite a ciò che stava succedendo e dove di preciso.
 
Quella era stata la prima volta che Bulkhead aveva visto Miko, notoriamente poco impressionabile, terrorizzata fino al punto di irrigidirsi, indietreggiare e mettersi a tremare. Non aveva avuto una reazione simile neppure quando si era trovata a essere minacciata da Starscream nella miniera, seppur si fosse giustamente spaventata anche allora… lo stesso Starscream che, nel momento in cui loro avevano inquadrato la scena, era stato fatto rinvenire con una “piccola” scarica elettrica. Doveva essere svenuto dopo aver perso le gambe fino alle ginocchia ma, avevano immaginato gli Autobot, probabilmente era destinato a perderne qualche metro in più.
 
«La Decepticon Justice Division sul pianeta era l’ultima cosa di cui avevamo bisogno» continuò il medico, terribilmente preoccupato «Non bastava quel pazzo di Megatron, non bastavano Specter e Airachnid in giro, dovevano per forza mettersi in mezzo anche loro! Mi pare giusto!»
 
«I-io…» Jack, cercando di mantenere la calma e dimenticare le immagini che aveva visto nel monitor, deglutì rumorosamente e si rivolse ad Arcee «Quel che non capisco è perché stanno attaccando Starscream, sono Decepticon anche loro».
 
«Sono una divisione particolare dell’esercito di Megatron il cui compito primario è quello di occuparsi dei traditori, dei disertori e di qualunque Decepticon faccia danni alla propria fazione, il tutto nel modo più atroce possibile» rispose Ratchet al posto di Arcee «Però non sono pochi neppure gli Autobot che hanno fatto una fine altrettanto orrenda a causa loro. Non si fermano davanti a nulla, non hanno pietà di nessuno, non negoziano mai. Di solito essere nella loro Lista e averli alle calcagna equivale a… quello che hai visto, Jack. E ciò che hai visto in quel monitor è ben lontano dal peggio che possono fare ai disgraziati che finiscono nelle loro mani».
 
«Sono pericolosi, ok, ma… ma voi potete affrontarli, vero?» domandò loro Miko, speranzosa, aggrappandosi a una gamba di Bulkhead «Potete prenderli a calci nel sedere, giusto?! Bulk!...»
 
L’unica cosa che rispose a Miko fu l’eco della sua ultima esclamazione.
 
«Io non li ho mai affrontati» disse Arcee, funerea «Bee?»
 
Lo scout scosse la testa.
 
«Me li sono trovati davanti. Ero con una squadra» rivelò Bulkhead, con la lentezza dovuta al rievocare un ricordo orribile «Persone esperte e ben equipaggiate con armi pesanti in campo di battaglia vero e proprio all’interno di quella che era stata una città Autobot. Immagino che la DJD fosse lì per dare la caccia a un qualche loro bersaglio ma, come ha detto Ratchet, non si risparmiano nemmeno con noi. Li vidi uccidere uno dei miei compagni prima che mi cadesse un edificio in testa. Al risveglio in un’infermeria, mi hanno detto che nella mia squadra c’era rimasto un solo membro: io».
 
Per qualche momento nessuno seppe cosa dire e, dopo un po’, fu Arcee a riprendere il discorso.
 
«Tutti questi sono ottimi motivi per muoverci immediatamente» dichiarò la femme Autobot.
 
«Cosa non hai capito precisamente della situazione, Arcee?!» sbottò Ratchet «Decepticon! Justice! Division!»
 
«Che al momento non è a Darkmount» ribatté lei «Proprio perché sono sul pianeta dobbiamo muoverci adesso, tanto più che Fowler è pronto. O approfittiamo del fatto che al momento quei cinque siano lontani o possiamo pure lasciar perdere l’idea di buttare giù la fortezza. Dobbiamo penetrare in una Darkmount già danneggiata e aiutare Fowler a finire il lavoro, possiamo farcela, abbiamo affrontato situazioni peggiori e comunque non abbiamo scelta. Non c’è più tempo!»
 
«Io penso che possa avere ragione» disse Bulkhead.
 
Ratchet lo guardò severamente. «Tu sei anche ferito, dove vuoi andare?»
 
«Ma ho anche qui vicino il miglior medico che conosco» replicò il demolitore «E più ci penso più me ne convinco. Non c’è più tempo».
 
«Dunque in quanto “interesse” di Optimus è lei che dà ordini adesso» commentò, scettico, il medico.
 
«Avrei preferito non farlo perché ci sarebbe dell’altro cui pensare» disse Arcee, seccata «Ma sembra che questa conversazione sia inevitabile. Primo: “lei” ha un nome che tu conosci benissimo ed è qui davanti a te. Secondo:  non do ordini in quanto “interesse di Optimus”, al di là del fatto che sono diventata la sua compagna di vita prima che l’Avamposto Omega crollasse-»
 
«COSA?!» allibirono tutti quanti, Jack escluso dato che lui nei giorni passati era stato messo al corrente.
 
«Io sto solo cercando di prendere in mano la situazione per fare qualcosa di concreto che magari rientri anche nel nostro Codice, per quanto possibile, ora che siamo riuniti» continuò Arcee, imperterrita «Terzo: tutti quanti abbiamo bisogno di fatti, non di lamentele su qualcosa che non ti riguarda affatto. Optimus è… era… un Prime ma questo non vuol dire che fosse davvero tanto diverso da noi. Era il nostro leader, era colui a cui faceva capo la nostra famiglia, era un grande cybertroniano e aveva più responsabilità di chiunque altro. Questo era Optimus Prime. Onoriamo la sua memoria cercando di restare uniti e andare avanti in un modo o nell’altro e prepariamoci. Andiamo a Darkmount!»
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Un mal di testa allucinante fu la prima cosa che Soundwave notò di avere al proprio risveglio.
L’ultima volta che si era sentito in quel modo era stato dopo aver avuto la brutta idea di assecondare Megatronus nell’alzare troppo il gomito, ciò quando la sua vita si svolgeva ancora tutta nell’Arena dei gladiatori di Kaon e non aveva mai avuto particolari pensieri riguardo il cercare dell’altro. Per la precisione quella era stata l’occasione in cui, andando in bagno il mattino seguente, avevano trovato un insecticon legato e imbavagliato sotto la doccia aperta. Era stato assurdo scoprire che erano stati proprio loro a portarlo lì.
 
«Allora non lo pensavo… ma quelli dell’insecticon sotto la doccia erano bei tempi» bofochiò, rivolto a se stesso, mentre socchiudeva lentamente i sensori ottici e si massaggiava la testa dolorante illudendosi di trovarsi nella propria cuccetta.
 
«La convalescenza ti rende nostalgico, Soundwave?»
 
«Megatron, che mi hai fatto ber…» si trovò a sibilare dolorosamente notando che parlare, sentendo le parole rimbombargli fastidiosamente nel processore, non faceva che aggravare il suo mal di testa.
 
«Mi piacerebbe poterti dire che eri sbronzo quando hai lasciato la tua postazione per attaccare frontalmente Spectrus Specter, però non è così» disse severamente il leader supremo dei Decepticon «Non avevi bevuto energon extra forte che potesse giustificare la tua poca lucidità nell’agire in quel modo. Risultato: Specter, o chi per lui, ha preso il controllo del sistema, tu hai rischiato di essere ucciso dal cannone a fusione di Darkmount, che ho dovuto danneggiare, e la fortezza è gravemente rovinata».
 
Quel breve riassunto fece sì che Soundwave ricordasse con precisione quanto accaduto. Fece un sospiro nervoso. «Ammetto le mie colpe. È che quando l’ho visto ballare sulle scale in quel modo, come se volesse prenderci in giro, ho pensato a tutto quel che è successo per colpa sua e io… di solito non perdo la calma facilmente ma ci sono cose che mi “toccano” più di quanto sarebbe saggio lasciare che facessero».
 
«Hai sempre avuto questa tendenza quando si trattava di questioni sentimentali. Era così anche quand’eravamo giovani, parlando di “nostalgia”» osservò Megatron, impassibile.
 
«Credevo di essere cresciuto da quel punto di vista».
 
«L’avevo creduto anche io ma abbiamo sbagliato entrambi. Forse avremmo dovuto immaginarlo: quando ti sei reso conto del tuo punto debole hai dato un taglio netto a quel tipo di cose ed è stato così fino a quando Spectra è piombata qui, ma non si impara a gestire le cose evitando di farle. A proposito, sono riuscito a parlare con Dreadwing e- non interrompermi» lo avvisò Megatron «Ho notato che parlare di fa dolere la testa quindi taci. Mi costringi a dire “taci” a te, rendiamoci conto…»
 
«Spectra c’era? Dov’è? Come sta?!»
 
Lord Megatron, pur comprendendo l’apprensione, sollevò un sopracciglio. «Noto che ti ha contagiato col suo fare domande. No, non c’era, non so dove si trovi e a detta di Dreadwing è in salute».
 
«Disertore e ladro di compagne altrui» lo definì Soundwave, impietoso «La vuole per sé, l’ha sempre voluta per sé e ora sta approfittan-»
 
«Benché Dreadwing si sia allontanato dalla Nemesis, mi porti rancore per il disonorevole destino Skyquake e desideri vedere morto Starscream, cosa che comprendiamo tutti molto bene, resta un Decepticon più leale rispetto a molti di coloro che sono qui dentro. Questo è ciò che penso» lo interruppe Megatron «Inoltre si è detto disposto a portare qui Spectra qualora lei lo voglia, ma lei al momento non vuole. Questi sono i fatti».
 
«Che “non vuole” lo dice lui» ribatté, cocciuto, il tecnico «Potrei crederlo solo se fosse lei a dirmelo in faccia e neppure tanto, in tutto questo tempo Spectra avrà sicuramente subito un lavaggio del processore ai miei danni da parte di Dreadwing, del quale si fida, sbagliando».
 
“Niente da fare, è un caso perso come da giovane” pensò Megatron. «È la tua compagna ma non hai molta fiducia nelle sue capacità di giudizio».
 
«Con i precedenti che ci sono vuoi darmi torto?»
 
«Può darsi che con tutto quel che è successo sia cresciuta un po’».
 
«Se fosse così sarebbe nel posto che compete a una moglie, ossia accanto al marito. Io non la vedo qui» replicò Soundwave.
 
«Sposarvi dopo così poco tempo forse è stato uno sbaglio. Non vi ho sconsigliato di farlo perché non ti avevo mai visto preso a questi livelli e ho pensato che, data l’età, almeno tu sapessi cosa facevi» ammise l’ex gladiatore «Di sicuro non immaginavo che avreste avuto tutti questi problemi».
 
«Non sono io ad avere problemi con lei, è lei ad avere problemi col fatto che io avessi ragione. Se mi avesse permesso di parlarle invece di scappare via con uno che non aspettava altro, sono sicuro che a quest’ora l’avrebbe capito».
 
Volere che la sua compagna tornasse al suo fianco era così sbagliato?, si chiedeva Soundwave, notando che Megatron non sembrava intenzionato a riportare nella Nemesis o a Darkmount nessuno, neppure Dreadwing, con la forza.
 
“D’altra parte non è il suo matrimonio, è già tanto che se ne interessi un po’ e lo fa solo in nome del nostro legame d’amicizia” pensò poi.
 
«In tutto questo abbiamo divagato dal discorso principale, Soundwave, che invece era “non fare altri scherzi di quel genere”. Comprendo bene la tua rabbia, la proverei anche io al posto tuo ma non possiamo permettere che cose come quella succedano di nuovo. Se ti capiterà di vedere ancora Specter reagisci come faresti con un qualunque avversario un po’più ostico dei soliti, questo è un preciso ordine dal tuo superiore. Ora riposa, così entro domani potrai tornare del tutto operativo».
 
Megatron se ne andò prima che Soundwave potesse ribattere -forse lo fece proprio per non permettergli un eventuale proseguimento della discussione- e fu allora che Soundwave si rese conto di avere un messaggio nel comm-link.
La deformazione professionale fece sì che lo ascoltasse nonostante fosse relativamente “vecchio” e fosse, probabilmente, di qualche Decepticon che chiedeva a gran voce l’apertura di un Ponte.
 
 
 Soundwave, sono Spectra…
 
 
Sentire la voce della sua compagna lo fece balzare in piedi, salvo avere un giramento di testa per il movimento improvviso ed essere costretto a sedersi nuovamente.
 
 
Ho saputo un po’di cose, prima tra tutte che Spectrus è vivo e che vi ha attaccati…
 
 
“Addio al progetto di ucciderlo prima che lei venisse a sapere che non era già morto. Come l’avrà saputo? Forse è stato quando Megatron ha parlato con Dreadwing, se Megatron gliel’ha detto e Dreadwing l’ha riferito… maledizione” pensò.
 
 
Mi piacerebbe sapere come stai. Spero che sia tutto a posto, anche se il fatto che tu non stia rispondendo mi preoccupa. Mi auguro che tu stia solo dormendo, ecco, quello invece sì che sarebbe un bene, ho sempre pensato che ti stancassi troppo per colpa del lavoro – una pausa – Adesso probabilmente stai pensando che sono ipocrita perché mi preoccupo per te ma non sono nella Nemesis. Forse sono ipocrita per davvero. Forse in questo periodo ti sei chiesto chi hai sposato, Soundwave, e mi sto rendendo conto che a questa domanda non so rispondere bene nemmeno io. Al di là di questo, se stai bene ti chiedo di farmelo sapere, il mio comm-link ora può ricevere i tuoi messaggi, non mi serve altro e… e mi dispiace di averti graffiato, mi dispiace tanto.
 
 
Il messaggio terminava così, senza un’indicazione anche solo vaga di un possibile ritorno nella Nemesis. Soundwave era felice che stesse bene e pensò che fosse un bene che Spectra si preoccupasse per la sua salute e che ora fosse disposta a parlare, però non poté fare a meno di pensare anche che, sì, un po’ipocrita lo fosse.
Se avesse davvero voluto che lui stesse bene sarebbe tornata, non sarebbe rimasta in giro con un mech che la lasciava peggiorare di giorno in giorno invece di spingerla a tornare com’era al suo arrivo sulla terra, con quello sguardo azzurro e puro che l’aveva colpito appena Spectra aveva posato gli occhi su di lui. Tutto quel che era successo in seguito l’aveva sporcata e, secondo la sua opinione, lei non stava avendo molto successo nel cercare di rimediare. Aveva un assoluto bisogno di lui e del suo sostegno per farlo ma non sembrava rendersene conto.
 
Il rumore di molteplici esplosioni, non contro la Nemesis ove lui si trovava ma contro Darkmount, interruppe bruscamente il flusso di pensieri.
Rialzatosi di nuovo e lottando contro l’ennesimo capogiro, Soundwave raggiunse la sua postazione di lavoro. Gli schermi mostrarono che gli autori delle esplosioni erano nientemeno che gli Autobot, in formazione ridotta ma non per questo meno agguerriti.
 
“Forse sono venuti a sapere dell’attacco del loro compare e hanno deciso di approfittarne” pensò Soundwave.
 
«Probabilmente ti sei già accorto dell’attacco. Sono pronto ad aprire dei Ponti Terrestri nel caso servano» disse il tecnico nel comm-link, rivolto a Megatron.
 
 
Quando avremo sistemato questa faccenda potrai riposare… il tempismo degli Autobot è sempre pessimo. Una cosa però posso garantirla: non dureranno a lungo! Ho già dato ordine ai vehicons di muoversi. Starscream! Starscaream!... dov’è quel seeker per una volta in cui poteva davvero servire a qualcosa?! Tsk. Non dovrei neppure perdere tempo a chiedermelo, la sconterà più tardi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Dobbiamo riuscire a raggiungere il cannone a fusione!» esclamò Bulkhead, atterrando brutalmente due vehicons aerei sbattendoli uno contro l’altro.
 
Sembrava che la scarsità di materiale non avesse impedito a Ratchet di rattopparlo a dovere, il che era solo positivo.
 
«--Certo che Specter ha fatto un disastro--» commentò Bumblebee, saltando sopra un trio di vehicon terrestri che aveva provato a placcarlo e approfittandone per sparare un colpo a Shockwave che era poco lontano dal cannone a fusione.
 
«Fare disastri è una delle poche cose “buone” che sa fare» disse Arcee, aspra, infilzando un vehicon dopo averlo evitato e sparando in direzione del cannone «E finora ci siamo sempre andati di mezzo!»
 
“Strano che non abbiano già usato la loro arma contro di noi” rifletté la femme, riuscendo insieme agli altri a farsi largo tra le truppe di fanteria Decepticon “E se Spectrus avesse già danneggiato il cannone? Spiegherebbe anche la presenza di Shockwave lì”.
 
Proprio lo scienziato Decepticon, notata la disfatta dei vehicons, decise di prendere personalmente parte alla battaglia avvicinandosi al terreno con pochi salti. Il primo colpo che sparò non raggiunse il bersaglio, alias Bumblebee, e colpì neppure un metro avanti a lui, ma la potenza fu tale da sbalzarlo all’indietro. Fatto questo puntò il suo unico occhio rosso verso Arcee.
 
«Mi ricordo di te» affermò il ciclope, sparando qualche colpo verso la donna Autobot che per fortuna fu abbastanza lesta da evitarli.
 
«Ricordati anche com’è finita quella volta» replicò lei, sparando a sua volta dei laser che colpirono Shockwave in pieno petto.
 
Nulla di preoccupante per lo scienziato Decepticon che, tra un tentativo fallito e l’altro di verificare la sua teoria di una possibile clonazione di Predacon -che per quanto buona purtroppo era rimasta non fattibile causa carenze di materie prime impossibili da sintetizzare in altro modo- aveva potenziato non poco la propria armatura.
Avanzò imperturbabile verso Arcee che, di suo, tentò senza successo di ripetere quel che era successo tempo addietro e accecarlo.
 
Bulkhead, liberatosi di altri vehicon che continuavano ad arrivare, corse verso la compagna di squadra mentre sparava a sua volta a Shockwave. Due dei suoi colpi lo raggiunsero e, contrariamente a quelli della femme, riuscirono a far sì che il Decepticon crollasse a terra.
 
 «Arc-»
 
La esclamazione di Bulkhead venne brutalmente interrotta da Lord Megatron, scagliatosi su di lui con tutto il proprio peso. «Devo fare a voi Autobot i complimenti per la tenacia ma vi è sfuggito un particolare: nessuno di voi è potente anche solo la metà di Optimus Prime o distruttivo anche solo la metà di quel folle del vostro compare. È una missione coraggiosa quanto suicida!» affermò, bloccando l’attacco di Bumblebee e scagliandolo violentemente contro una parete della fortezza «Dove pensavate di andare in tre contro un esercito? È così grande la vostra disperazione?!»
 
«Saremo disperati ma di fatto sei dovuto venire giù tu di persona per riuscire a bloccarci» ribatté Arcee, per nulla intenzionata a dargliela vinta.
 
«Noto che hai ripreso ad avere il tuo atteggiamento abituale. Durante il “periodo Specter” eri più mite. Chiedesti perfino a Soundwave di lasciarti andare» le ricordò, provocatorio, il leader dei Decepticon.
 
«Puoi andare all’Inferno insieme a tutti e due!» esclamò la femme, balzando in avanti come per attaccarlo.
 
Megatron andò a parare un colpo che tuttavia non arrivò mai: Arcee lo aveva ingannato, riuscendo a sgusciare dietro di lui e a saltare agilmente sulla sporgenza più bassa di Darkmount e andando poi a salire con gran velocità degna della scout che era.
 
“Ci sono quasi. Ci sono!” pensò Arcee, saltando sull’ultima sporgenza prima di raggiungere il cannone.
 
«Sei veloce, te lo concedo» disse Megatron, volando poco più in alto di lei, col cannone installato sul braccio già pronto a sparare «Ma non lo sei più di un volatore».
 
Arcee iniziò quasi a pensare di doversi rassegnare a considerare la missione fallita -e, se non avesse fatto in tempo a dire a Ratchet di aprire un Ponte, anche a considerarsi terminata- ma nessuno avrebbe potuto dire che non aveva tentato di fare tutto quel che era stato in suo potere.
Decise di sollevare a sua volta un braccio con l’intento di sparare contro il cannone almeno due colpi.
 
«Intanto sono arrivata fin qui!»
 
«E da qui cadrai!»
 
Fu allora che, come in molte serie tv amate dagli esseri umani, come molti testi più o meno antichi scritti da questi ultimi e, soprattutto, come una fanfiction abbastanza becera e improbabile -ma non è forse vero il detto “l’arte imita la vita”?- un grosso oggetto volante non identificato si abbatté contro Megatron all’improvviso e con tanta furia da mandarlo a sbattere contro il cannone a fusione, facendolo esplodere con gran fragore.
 
L’onda d’urto fece precipitare anche Arcee ma la sua caduta durò ben poco.
 
«Ormai nella Forgia di Solus Prime non c’è più energia, però è ancora utilizzabile come martello».
 
“Forse sono stata terminata e questo è l’Allspark… in cui c’è un Optimus Prime volante” pensò Arcee.
 
Aveva riconosciuto la voce ma era incredula: che il suo compagno di vita nonché loro leader fosse vivo sarebbe stato un fatto troppo positivo per poter pensare che fosse reale. Quel che era accaduto negli ultimi tempi induceva l’Autobot a chiedersi sempre se dietro qualcosa di buono si nascondesse un possibile inganno pronto a colpire.
 
Bulkhead, che si era appena ripreso dall’attacco subito, alzò le ottiche verso il cielo. «È un aereo?» domandò, con la visuale resa pessima dalla vista e dalla luce del sole «È un uccello?»
 
«--No! È… è Optimus!--» esclamò Bumblebee, basito e felice «--Io li conosco quei colori! Ratchet--» disse nel comm-link «--Non puoi capire cos’è successo! Optimus Prime è vivo, è tornato, è qui e ha distrutto il cannone! Avverti Fowler e apri un Ponte!--»
 
Nell’esitazione che Ratchet ebbe nel rispondergli c’era molto, però il tutto venne rimandato e il “Subito!” più che soddisfatto del medico non si fece attendere.
 
 
– Però non tornerete qui nell’Harbinger – disse qualche secondo dopo – Fowler ha detto di aver disposto un hangar per noi da usare come nuova base. Considerando chi c’è qui “vicino” al momento ne sono sollevato… mi sembra di sentire ancora le urla. –
 
 
Ora che Optimus Prime era tornato, e volava perfino, avevano l’impressione che tutto sarebbe andato meglio nonostante la presenza della DJD sul pianeta.
 
Arcee, ancora in aria con Optimus, sollevò lo sguardo verso il volto del compagno. «Non è un sogno? Sei veramente vivo e sei veramente qui?»
 
«Sì e sì» sorrise Optimus, diventando mortalmente serio subito dopo «E se fossi arrivato ancor più in ritardo di quanto abbia già fatto, forse ti avrei persa» sentendo gli aerei degli esseri umani arrivare a gran velocità, iniziò ad abbassarsi di quota «Il tuo valore e quello della squadra sono indubbi, ma cosa vi ha spinti a tanto?»
 
«Credevamo di essere rimasti solo noi e la Decepticon Justice Division è sulla Terra, Optimus» lo informò Arcee «Ma non ancora a Darkmount. Ci eravamo detti che se non ci fossimo mossi ora non saremmo più riusciti a buttare giù quel posto».
 
«Tarn e i suoi uomini… una tra le cose peggiori che Megatron e la sua guerra abbiano prodotto» commentò Optimus «Sarebbe inutile nasconderti che, con o senza di me, tutto potrebbe diventare tutto più pericoloso e complicato di quanto fosse già».
 
«Però ora abbiamo di nuovo il supporto di Fowler, una base nuova che non sia in una nave Decepticon abbandonata e, soprattutto, siamo insieme» replicò Arcee.
 
«Soprattutto» annuì Optimus «Arcee, tu… io… ho sentito molto la tua mancanza. Vorrei essere capace di esprimermi in modo più adatto ma-»
 
«Non è il momento né il luogo?»
 
«Anche. A questo aggiungi che non sono molto pratico di certe cose ma voglio diventarlo… per noi».
 
Non era il momento, non era il luogo e a parole c’era l’imbranataggine di chi, da quando era diventato un Prime, aveva avuto priorità che con relazioni amorose varie non c’entravano proprio; Arcee però riusciva a vedere chiaramente nello sguardo di Optimus l’anticipazione di tutto quel che avrebbero iniziato a dirsi, nonché a fare, appena avrebbero potuto.
Optimus era il suo compagno di vita, intendeva comportarsi come tale e lei, a sua volta, intendeva essere la miglior versione di se stessa. Lui lo meritava, lei lo meritava, il loro rapporto lo meritava.
 
«Di certe cose non sono davvero pratica neppure io, ma possiamo migliorare insieme. Giusto?»
 
Gli aerei divennero visibili a occhio nudo proprio nel momento in cui Optimus atterrò. «Giustissimo. Autobot… nel Ponte!»
 
Tutti quanti obbedirono senza esitare, facendo giusto in tempo a notare la Nemesis che si staccava da Darkmount. Megatron doveva aver visto la mala parata ed essere salito -o essere stato portato in qualche modo- a bordo.
 
«Siamo felici che tu sia tornato, Optimus!» esclamò Bulkhead «Dove sei stato? E quell’upgrade…»
 
«Sono stato coinvolto nella distruzione della nostra vecchia base. Rimasto gravemente danneggiato, sono stato salvato da Smokescreen ma non sarei riuscito a riunirmi a voi senza di lui, senza questa» sollevò la Forgia «E senza Wheeljack».
 
«Wheeljack?!» si stupì Bulkhead.
 
«È stato lui a portarmi la Forgia. Per quel che ho potuto capire, Smokescreen è stato intercettato… non credo dai Decepticon, in caso contrario per come li conosco avrebbero minacciato di ucciderlo quando avete attaccato Darkmount».
 
«--E sapendo con chi andava in giro Wheeljack fino a poco tempo fa non restano molte alternative su chi possa averlo intercettato. Specter!--»
 
«Questa non ci voleva. Se fosse così potrebbe fargli del male o usarlo per fare pressione su di noi e poi fargliene lo stesso. Dovremmo cercare di liberarlo in qualche modo» si incupì Arcee «E, Optimus, c’è un’altra cosa importante che devi sapere: anche Ultra Magnus è arrivato sulla Terra».
 
«Ultra Magnus? Mi fa piacere, questo è ottimo, potrebbe esserci d’aiuto anche nel tentare di trovare e aiutare Smokescreen. Solo… perché non era con voi?»
 
«È saltato fuori dal nulla e ha cercato di “prendere in consegna” me e Bulkhead col dire che voleva chiarimenti riguardo non so di preciso cosa. Era soltanto una scusa» dichiarò la femme «Perché poi è saltato fuori che con lui c’era Spectrus. Ultra Magnus sta dalla sua parte».
 
«Credo al tuo racconto ma penso anche che ci sia stato un grosso fraintendimento o che Spectrus lo abbia convinto di solo Primus sa cosa, e se fosse così dovremmo solo cercare di chiarire il tutto. Rifiuto di credere che sappia davvero come stanno le cose e si sia messo di sua volontà con quell’essere spregevole» disse Optimus, mentre lui e Arcee rispuntavano per primi in quella che da quel momento in avanti sarebbe stata la loro nuova base.
 
«Nel dubbio io e Bulkhead siamo scappati. Meglio prevenire che curare e non ho più molta voglia di fidarmi delle persone che arrivano all’improvviso».
 
Optimus accarezzò delicatamente la schiena della compagna. «Ti comprendo».
 
Uno strillo femminile di esultanza perforò metaforicamente i recettori uditivi di entrambi.
 
«Sapevo che eri vivo! Me lo sentivo! Ci vuole altro con te!» esclamò Miko.
 
Ratchet si avvicinò a propria volta. «Sono… siamo tutti felici di riaverti tra noi, Optimus. Iniziavamo a non sperare più in una cosa del genere, io…»
 
Prime pose una mano su una spalla del medico. «Immagino quanto sia stata dura. La cosa importante è che voi siate riusciti a riunirvi, che noi tutti siamo riusciti a riunirci».
 
«Sono contento anche io di riaverti a bordo, Prime» si mise in mezzo Fowler «E non solo perché anche grazie al tuo ritorno abbiamo potuto distruggere quella robaccia Decepticon!»
 
«La Forgia di Solus Prime…» notò Ratchet.
 
«Ti spiegherò poi com’è arrivata a me. E, sì, è inattiva. Ho utilizzato l’ultima stilla di energia per sopravvivere» disse Optimus a Ratchet, non senza una certa difficoltà e una certa vergogna.
 
Da un lato non si era pentito di aver preso quella decisione dopo aver pensato e ripensato, essendosi convinto che fosse un suo dovere nei confronti di tutti -specie nei confronti di sua moglie!- sopravvivere e tornare in battaglia, dall’altro però non poteva negare di provare quasi vergogna per aver fatto una scelta egoista nell’aver usato la Forgia in quel modo e non averla lasciata per l’Omega Lock, per Cybertron, per la patria che ora aveva contribuito a condannare a morte tre volte: la prima per non essere riuscito a fermare Megatron, la seconda per aver distrutto l’Omega Lock e infine quell’ultima.
 
«Hai fatto bene. Qui c’era bisogno di te» replicò Ratchet.
 
Pensava davvero quel che aveva detto eppure, nella gioia autentica e il senso di sicurezza nel rivedere il proprio leader, non riusciva a fare a meno di provare un briciolo di amarezza nel vedere sfumata l’ultima possibilità di riportare in vita Cybertron. A volte Ratchet aveva l’impressione di essere sempre destinato a vedere un “pezzo mancante” in un quadro che a una vista meno pignola sarebbe sembrato tutto sommato buono, soprattutto se ci si fosse lasciati prendere dall’empatia nel vedere la commovente riunione tra madre e figlio di Jack e June Darby.
 
«Adesso più che mai. So chi si trova sul nostro pianeta al momento» disse Optimus.
 
«La sola cosa buona è che potrebbero aver tolto di mezzo Starscream. Le urla lasciavano pensare che ci fossero buone possibilità».
 
«Magari possiamo almeno sperare che sistemino quel brutto bastardo di Spectrus al posto nostro» disse Miko.
 
«Ehi! Se inizi a usare certi termini poi Optimus potrebbe pensare che in questi giorni da soli ti abbia insegnato a parlare come i soldati in caserma!» la rimproverò Bulkhead.
 
«Non mi permetterei di pensarlo, Bulkhead» lo tranquillizzò il leader degli Autobot, per poi diventare pensieroso «Detto ciò, Miko ha ragione: è proprio un brutto bastardo».
 
Silenzio tombale.
 
«Woah. Optimus Prime ha detto una parolaccia» si stupì Miko «Questo è più incredibile del fatto che voli».
 
“Concordo” pensò Arcee, scambiando un’occhiata col compagno “Però… non mi dispiace per nulla!”











MIRACOLO! Ho aggiornato!
Non ho nulla di che da dire se non grazie a chi legge, come al solito, e che spero che stiate tutti bene.
Alla prossima,

_Cthylla_
   
 
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