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Autore: Itachi95    11/04/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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3. SPIEGAZIONI
 
«Qualcuno mi può spiegare a cosa cazzo abbiamo appena assistito?!», sbottò Erza, così forte che Mirajane sussultò.
Era abituata e vedere Erza arrabbiata, ma stavolta le sembrava più agitata del solito.
«Nn-n-non ne abbiamo idea», riuscì a farfugliare Warren, mentre Elfman, Visitor e Nab annuivano, tutti intimoriti dalla reazione della rossa.
«Macao tu eri il master, come è possibile che non ne sapessi niente?!».
«Te l’ho detto Erza, non abbiamo investigato molto su di lui, non ci ha mai dato l’impressione di nascondere un simile potere», tentò di spiegarle Wakaba.
«Ci ha sempre dato l’impressione di essere un semplice utilizzatore di armi da fuoco», intervenne Macao, «chi pensava che nascondesse un simile potere. Alzack, Bisca, voi siete quelli che lo conoscono meglio di tutti, ne sapevate qualcosa?».
«Guarda che il fatto di usare entrambi le armi da fuoco magiche non vuole mica dire che con noi era solito fare conversazione», rispose Alzack.
«Qualche volta ci è capitato di parlare di armi e di scambiarci consigli di tecniche di combattimento e manutenzione delle armi, ma nulla di più», disse Bisca mentre cercava di ricordare ulteriori dettagli.
«Un paio di volte, quando mia moglie è dovuta rimanere a casa ad accudire Asuka che era malata, gli ho chiesto di unirsi a me in missione, ma ha sempre rifiutato la proposta. Diceva che preferiva lavorare da solo».
Alzack si interruppe un momento e poi riprese: «a parte per il fatto che usasse armi particolari non mi sembrava un tipo sospetto, riservato e solitario sicuramente, ma pericoloso senza dubbio no».
«Armi particolari?», fece Erza, anche Mira aveva notato quella parte del discorso.
«Intendi per il fatto che quelle armi non rilasciano bossoli o che non ricarica mai?».
«Ma davvero? Non lo avevo notato», intervenne Elfman.
«Che strano», fece Laxus sarcastico.
Elfman fece una smorfia, innervosito.
«Forse…», Bisca si rivolse al marito, «può esserci un collegamento con quello che è accaduto al villaggio Rido».
Alzack però si stupì alle sue parole.
«Non può essere, ti rendi conto di cosa stai insinuando?!», sembrava agitato, Mira notò che tutto d’un tratto il loro atteggiamento era cambiato, ora erano nervosi.
«Ci potete spiegare?», chiese loro.
Bisca lanciò un’occhiata ad Alzack che sospirò, poi annuì.
«Dovete sapere che le armi che usa Krono non sono semplici armi magiche come le nostre. Cioè armi che funzionano con proiettili magici e che in base al proiettile inserito possono dare luogo a diverse tecniche. Lui utilizza una classe differente di armi magiche, si chiamano armi ability».
«Ability?», chiese Erza.
«Sono state chiamate in questo modo perché richiedo una grande abilità dell’utilizzatore per poter essere usate al meglio. Queste armi non richiedono l’uso di alcun tipo di proiettile».
«E come diamine fanno a funzionare allora?», fece stupito Elfman.
«Con la semplice magia», stavolta fu Alzack a rispondere, «al loro interno è situata una speciale lacrima che assorbe la magia e la comprime per poi rilasciarla nell’arma stessa, che la spara sotto forma di proiettili di energia. Dovete sapere che comprimendo l’energia magica la sua potenza cresce esponenzialmente. In questo modo si possono sparare colpi con pochissima energia magica, ma dato che questi colpi sono fatti da energia compressa si riescono ad infliggere ingenti danni all’avversario risparmiando una grande quantità di potere magico. Inoltre, queste armi non necessitano di proiettili così possono essere usate senza fermarsi, continuamente finchè chi le utilizza non rimane a corto di energie». 
«Se sono armi così forti perché non le usate?», domandò Macao.
«Quando sono state create dovevano rappresentare una vera e propria rivoluzione, ma dopo qualche anno sono state del tutto abbandonate. Oggigiorno se ne può trovare ancora qualcuna in qualche collezione privata ma nessuno ne fa più uso», gli rispose Alzack.
«Perché?».
«Proprio per il fatto che per essere usate al meglio richiedevano una grande abilità. Una semplice pistola può sparare colpi di differente potenza a seconda dell’energia che le viene mandata. Ripensate al combattimento, solo l’ultimo colpo ha provocato un danno serio a Natsu gli altri no, o perlomeno non tanto da ferirlo gravemente. Ma continuando a sparare ripetutamente colpi di differente potenza la riserva di potere magico si esaurisce molto più rapidamente che sparando continuamente colpi in cui viene messa sempre la stessa quantità di energia magica. Senza considerare che armi differenti posseggono al loro interno lacrime differenti e non solo per dimensioni. Condizione essenziale per usare quelle armi è perciò un grandissimo controllo del proprio potere magico e una grande conoscenza delle armi che si sceglie di utilizzare».
«Questo è sensato. Ma una volta imparato a dosare il potere magico, sarebbe sufficiente girare solo con un paio di pistole, date che come tu stesso hai detto possono sparare colpi di differente potenza. Che senso hai portarsi dietro tanti altri fucili o pistole se te ne bastano un paio?», chiese Wakaba.
«Anche se una pistola può sparare un colpo forte come un fucile», intervenne Bisca, «non è fatta per funzionare come tale. Non solo il colpo non sarebbe preciso, ma consumerebbe molta più energia rispetto allo stesso colpo sparato con un fucile».
«La spiegazione sulle pistole è stata interessante, ma ci potete dire cosa centra questa storia con la faccenda del villaggio di Rido che sembrava agitarvi tanto!», fece Erza visibilmente spazientita.
«Il fatto è che le armi ability sono state create nel villaggio di Rido», rispose Bisca, «il villaggio Rido era un piccolo paese situato in una vallata tra le montagne nello stato confinate con Fiore. Era famoso in tutto il continente perché sede di artigiani ed esperti costruttori di armi da fuoco, non solo magiche ma anche armi tradizionali».
«E allora?».
Bisca fece per parlare ma si fermò, sembrava in difficoltà, allora fu Alzack a continuare.
«Sei anni fa, il villaggio Rido è stato completamente distrutto e i suoi abitanti massacrati, nessuno si è salvato».
Per qualche istante scese il gelo tra i presenti.
Poi Alzack riprese: «è stato scoperto per caso da persone che si erano recate sul posto per acquistare delle armi. Quando sono arrivati si sono ritrovati davanti una scena agghiacciante… un massacro. La notizia è giunta anche qui a Fiore, dato che il paese ha chiesto la collaborazione del Consiglio della magia per le indagini».
«Ma poi si è scoperto il… i responsabili, e perché agirono in quel modo», li chiese.
«Purtroppo, a distanza di sei anni non si è fatto il minimo passo avanti. Dallo stato dei corpi dovevano essere passati almeno un paio di giorni dal fatto. In effetti quello era un villaggio isolato, in genere erano gli artigiani e i commercianti che andavano nelle grandi città per rivendere i loro prodotti, quindi era raro che la gente vi si recasse per comprare delle armi direttamente da loro. Comunque, da quello che è stato detto la maggior parte degli abitanti presentavano ferite da armi da fuoco, sia del tipo magico che non…».
Alzack fece una piccola pausa, lo vide deglutire, abbassare lo sguardo, quindi capì che la parte peggiore del discorso non era ancora avvenuta.
«Devi dirci dell’altro Alzack?», lo esortò Erza.
«Non furono trovato solo cadaveri che presentavano ferite da armi da fuoco, ma agli occhi dei testimoni e dei soldati comparve una vera e propria carneficina».
Mira sgrano gli occhi.
«Cosa intendi per carneficina?», chiese Macao.
«Intendo pezzi di cadaveri, interiora, budella e organi interni sparsi un po’ ovunque. È stato detto che in certe parti del villaggio il terreno fosse completamente rosso per tutto il sangue che era stato assorbito».
Mira si portò una mano alla bocca.
«Da quello che è trapelato, in base ai segni sui cadaveri e dal modo in cui erano state ridotte le carcasse doveva essere stata una bestia feroce, di grosse dimensioni».
«Ma se avevano trovato dei cadaveri che presentavano ferite da armi da fuoco», fece Warren.
«Probabilmente chiunque abbia attaccato il villaggio deve aver usato le armi per spianarsi la strada e poi deve aver evocato una bestia per finire il lavoro».
«Ma per quale motivo avrebbe dovuto attaccare un villaggio di costruttori di armi?», chiese.
Alzack fece un sorriso tirato.
«Beh, la risposta non è così difficile da trovare, Mira. Per appropriarsi delle armi. Stando al rapporto ufficiale che è stato divulgato, secondo i registri delle botteghe dei costruttori e degli artigiani mancavano molte armi».
«Una strage simile solo per appropriarsi di qualche pistola», disse Erza a denti stretti.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
Mirajane si accorse che tutti avevano sguardi tesi e preoccupati mentre continuavano a fissare il terreno in silenzio.
Un brutto pensiero le attraversò la mente.
«Aspettate un attimo… non starete pensando mica che Krono?», fece inorridita.
Nessuno rispose.
«Non ci posso credere, vi dovreste vergognare, dubitare così di una persona che conoscete appena», disse rivolgendosi a suo fratello e a Erza.
«E voi?», si rivolse ad Alzack, Bisca, Macao e gli altri, «voi lo conoscete da due anni, non ha mai fatto nulla per darvi motivo di preoccupazione anzi, lavorando ha anche aiutato a tenere la gilda a galla! Va bene sarà un tipo a cui piace starsene sulle sue, ma non per questo merita di essere sospettato di aver compiuto un gesto simile! A Fairy Tail possono anche esserci delle persone tranquille e discrete, non dobbiamo essere per forza tutti esagitati come Natsu o legati come una famiglia».
«Ma è questo lo spirito della gilda, Mirajane» le fece notare Wakaba.
«Non mi sembrava il giorno in cui abbiamo fatto ritorno».
«Tu sei sempre troppo buona con le persone sorella».
Stava per controbattere, ma Laxus la bloccò.
«Mirajane, non ha tutti i torti, forse è un po’ presto per fare simili accuse, tuttavia…», la guardò dritta negli occhi, col suo sguardo deciso, «non possiamo nascondere che sia strano».
«Cosa?», gli chiese.
«Le armi ability come hanno detto Alzack e Bisca sono durate poco, l’unico posto in cui se ne poteva trovare ancora qualcuna era il villaggio Rido. Un giorno il villaggio viene distrutto, i suoi abitanti uccisi tutti, una grande quantità di armi viene sottratta e il colpevole scompare nel nulla. Poi, dopo quattro anni, in una gilda ormai un declino arriva un abile mago, dal passato misterioso e che usa armi ability… devi ammettere che è sospetto».
«Si, lo è. Ma voi date per scontato che il colpevole sia una sola persona. Ci avete pensato un momento? E se il colpevole fosse più di uno, magari un gruppo di persone o magari anche un’intera gilda oscura?», alcuni dei presenti si scambiarono delle occhiate.
«Appunto, lo sapevo, non ci avevate pensato. Pensate anche a questo, e se Krono fosse un sopravvissuto del villaggio Rido? Che è riuscito a scappare da quella strage o forse che non era presente quel giorno?».
«C’è un’altra ipotesi, Mira, ben peggiore», saltò su Erza.
Tutti le rivolsero lo sguardo.
«E quale sarebbe?», le chiese.
«Avete detto che molti cadaveri presentavano ferite da armi da fuoco, mentre altri i segni dell’attacco di una bestia feroce, che aveva compiuto quello stillicidio».
«È-è esatto», ripose Bisca, non capendo dove la rossa volesse andar a parare.
«E se invece non ci fosse stata nessuna bestia?».
«Chi avrebbe fatto una cosa del genere, Erza. I cadaveri presentavano lacerazioni, segni di artigli e sfuriate, solo un animale feroce può fare una cosa del genere, le persone non ne sarebbero in grado».
«Veramente certe persone ne sarebbero in grado», disse mentre puntava lo sguardo contro Mirajane e Elfman.
«Cosa vorrest…», Bisca si bloccò aveva capito.
“No”.
Mirajane fece per aprire bocca.
«Stai insinuando che Krono possa avere un potere come quello mio o di mia sorella?!», Elfman si stava agitando.
«Basta, Erza. Non posso sentire oltre, capisco che tu ce l’abbia con lui per la mancanza di rispetto che ha avuto nei tuoi riguardi ma consideralo un carnefice è troppo!», si stava innervosendo pure lei.
«Avete sentito tutti il potere oscuro che ha rilasciato, quello a me non è sembrato semplice potere magico. Quando tu rilasci il tuo Satan Soul posso avvertire la malvagità del tuo potere, ma lo riconosco comunque come potere magico, il suo invece non lo riconosciuto come tale, anzi…», si fermò un attimo e chiuse gli occhi.
«Quando sull’isola Tenru ho affrontato il master Hades e lui ha aperto l’abisso della magia avevo avvertito un potere simile. Ma questa volta è stato diverso. Il potere rilasciato da Krono non solo era molto più forte, ma mi è sembrato anche più malvagio, più oscuro… più pericoloso. Un normale umano non può possedere un potere simile».
«Erza, no».
«Solo un mago oscuro come Zeref potrebbe possederlo, oppure… un demone».
«Basta!».
 Questo era troppo, non poteva sopportare oltre.
«Erza tu non puoi andare in giro a fare accuse simili o dire certe cose! Stai solo spargendo agitazione e mettendo strane idee nella testa delle persone, solo sulla base di qualche sospetto, senza alcuna prova».
«I sospetti sono del tutto fondati, Mirajane, e legittimi, nei confronti di una persona che non ha fatto nulla per non tirarseli addosso», si diresse verso la gilda.
«Lo terrò d’occhio, fareste meglio a fare lo stesso. Speriamo che alla fine i sospetti si dimostrino infondati».
E tutti uno dopo l’altro la seguirono, per fare ritorno in gilda, ma oramai era tardi, col suo discorso Erza aveva instillato il tarlo del dubbio nella mente di tutti. Sapeva che per lei la sicurezza della gilda e dei suoi componenti veniva prima di tutto, così facendo però aveva solo isolato Krono all’interno della gilda.
“Già che non si sia già abbastanza isolato da solo”.
Eppure, non poteva che continuare a pensare all’atteggiamento che aveva avuto il giorno del loro incontro, a tutta quella felicità, quell’ilarità e quella giocosità che aveva mostrato. Possibile che potesse trattarsi di una messinscena?
«Bene è ora che vada», fece una voce alle sue spalle.
Si accorse che Laxus era ancora lì.
«Ah, ehm… mi ero scordata che eri ancora qui», disse visibilmente imbarazzata.
«Si, l’ho notato, eri assorta nei tuoi pensieri. Quel tipo ti ha colpita, vedo che lo hai difeso con decisione».
«È solo che non mi piace che siano lanciate accuse contro una persona solo perché è l’ultimo arrivato e nasconde un grande potere o perché preferisce starsene da solo piuttosto che in gilda a fare baldoria. Non siamo tutti uguali».
«Hai ragione, comunque fai attenzione. Tuo fratello ha ragione sei sempre troppo buona con le persone», si girò e si allontanò, diretto verso la città.
«Ci si vede!».
«Te ne vai? Non rimani un po’ in gilda con noi?».
«Se il vecchio mi vede va su tutte le furie. Ti ricordo, ancora una volta, che io non appartengo più alla gilda!».
Rimase lì qualche secondo a guardarlo allontanarsi e poi decise di ritornare dentro anche lei.
 
Krono era seduto nel piccolo stanzino che si trovava dietro la sala principale della gilda. Era una stanza piccola, con una scrivania con delle carte sopra, probabilmente recanti i vari debiti contratti dal master. Era in quella stanza, che ogni tanto il master Macao si ritirava per starsene un po’ per conto suo quando doveva scervellarsi per trovare un modo per tirare a fine mese. Ma sapeva che in genere non amava particolarmente quella stanza, d’altronde come poteva?
Le pareti erano sporche, incrostate dallo sporco e dall’umidità, esattamente come il pavimento, c’era solo una piccola finestra che dava sul bosco dietro la gilda.
E poi quel tanfo di umidità e di chiuso era insopportabile.
Krono appena entrato aveva preso posto in una delle due sedie che si trovavano davanti alla scrivania, Makarov invece dopo aver dato uno sguardo su e giù per la stanza si era portato sopra la scrivania e ci si era seduto a gambe incrociate e si era messo a fissarlo, a poco più di un metro da lui.
Erano rimasti lì in mobili a fissarsi per qualche minuto senza proferire parola.
Alla fine, stufatosi, fu Krono a rompere il ghiaccio.
«Allora? Non voleva palarmi? O vuole semplicemente farmi morire di noia?», disse con tono seccato.
Ancora nessuna reazione.
«Se è per quello che è accaduto con Natsu ha ragione. Ho sbagliato a reagire in quel modo e chiedo scusa. È solo che con l’ultimo colpo mi ha fatto molto male e ho reagito spinto anche un po’ dalla paura», si portò le mani sulle guance ostentando vergogna.
«Mi dispiace tanto», disse con voce piagnucolante.
«Non credi che sia ora di darci un taglio con questa messinscena?», gli ripose seriamente.
«Prego?», fece stupito.
«Hai capito benissimo. Voglio vedere il vero Krono, non questa maschera che ti sei costruito, quindi smettila di recitare, tanto qui non c’è nessuno a parte noi».
«M-m-ma m-m-mmaster non so veramente di cosa lei stia parlando, questa è la mia vera natura, io sono fatto così!», protestò cercando di usare una voce il più innocente possibile.
«Basta! Potrai ingannare anche quei mocciosi, ma non me!».
Krono cercò di farfugliare delle parole e delle frasi, balbettava mentre provava e inventarsi qualcosa, ma lo sguardo che Makarov gli lanciava era imperturbabile, non lasciava trasparire il minimo segno di cedimento.
Alla fine, si stufò.
Si bloccò, abbassò lo sguardo e espirò profondamente.
«Eheh, accidenti Makarov, se ne è accorto prima del previsto. Beh, dopotutto non potevo aspettarmi di meno da uno del suo livello e con la sua esperienza», il suo tono era completamente cambiato, ora era duro, serio e molto più profondo.
Si passò una mano sulla lunga frangia che gli copriva la parte destra del volto e la spostò sull’altro lato, si risistemò sulla sedia in modo da essere più comodo con la schiena inclinata indietro, le gambe accavallate e le braccia e incrociate.
Ora sembrava di avere a che fare con un’altra persona.
«Solo una curiosità, è stato rilasciare il mio vero potere che mi ha tradito o aveva già dei dubbi da prima?».
«Mi sei sembrato sospetto fin da subito. I tuoi atteggiamenti erano troppo tirati, sembrava che ostentassi quei comportamenti per attirate l’attenzione su di te per nascondere una seconda natura completamente diversa. Ma è stato vedere il tuo vero potere che mi ha confermato quello che avevo sospettato. Ammetto che non è male come idea, costruirsi una maschera di facciata e sbatterla in faccia agli altri così da poter nascondere meglio la propria vera identità».
«Bene, adesso che mi ha scoperto posso andarmene? Non credo che ci sia nient’altro da dire», fece per alzarsi ma Makarov lo bloccò.
«Fermo lì! Non abbiamo nemmeno incominciato!».
«Mpf, temevo che dicesse una cosa simile. Le dico fin da subito che non ho la minima intenzione di rivelarle la mia identità. Quindi si risparmi domande del tipo: chi sei? Da dove vieni? O robe del genere, capito?».
«Immagino che non mi dirai nemmeno qual è il tuo scopo o perché hai deciso di unirti a Fairy Tail?».
«Veramente questo posso dirglielo, il mio scopo è la vendetta contro chi in passato mi ha ferito e mi ha portato via tutto. Molti hanno già pagato, qualcuno è riuscito a salvarsi dalla mia furia ma le assicuro che pagherà presto. Il motivo per cui ho deciso di unirmi a Fairy Tail è stato del tutto casuale, mi serviva un lavoro per poter guadagnare qualche soldo così da poter continuare la mia ricerca. Volevo una gilda in cui il controllo era minimo e in cui non avrebbero fatto domande sul mio passato, Fairy Tail era in declino, quasi cancellata, la scelta è stata scontata».
«Quindi cerchi vendetta. E mi sembri anche il tipo disposto a qualunque cosa per ottenerla. Ma in genere chi segue questo cammino è destinato a sprofondare in un baratro di oscurità e violenza e poi difficilmente ne riesce ad uscire».
Krono lo guardava tranquillamente, sembrava che quel discorso non lo taccasse minimamente.
«Immagino che avrai anche compiuto gesti orribili. Dovrei espellerti dalla gilda».
«Fate qualunque cosa vi sembri giusta, è questo il metodo dei maghi di Fairy Tail!».
Makarov sgranò gli occhi.
Krono sorrise.
«Tempo fa era solito ripetere questa frase ai membri della gilda. Cos’è la regola non si applica a me?».
«Come fai a saperlo?»
«Non ha idea di quante volte me ne abbiano parlato in questi due anni, anche se non me ne è mai fregato nulla e ho sempre fatto finta di ascoltare a forza di sentire sempre le stesse cose le ho imparate. Questo le dà un’idea di quanto logorroici siano stati con me».
«La vendetta non è mai qualcosa di giusto».
«Dipende dai punti di vista. Non ho ottenuto giustizia per quello che mi è stato tolto, quindi mi faccio giustizia da me».
Makarov sospirò.
«Quindi il motivo per cui hai scelto Fairy Tail è davvero solo questo?».
«Si, glielo assicuro, non sono interessato né alla vostra storia né a nessuno di quei rompiscatole che se ne stanno di là».
«Lo voglio sperare…».
Whoooo.
Dal corpo di Makarov si scaturì subito un forte potere magico, tanto che la scrivania e le parteti della stanza tremarono.
«Perché se oserai torcere anche un solo a capello ai miei figli io…».
«Bwahahah!!», Krono scoppio a ridere così forte che sorprese lo stesso Makarov.
«Lei cosa?! Cosa?!», si alzò di scatto, si inclinò in avanti battendo le mani sulla scrivania facendogli frontino, guardandolo dritto negli occhi.
«Anche se avesse cinquant’anni in meno e fosse al massimo della sua forma non potrebbe nulla contro il sottoscritto! Quindi lei non ha proprio nulla per spaventarmi o intimorirmi, né le sue vuote minacce e neppure lo sfoggio del suo ridicolo potere magico!».
Makarov era rimasto basito di fronte a una simile sfuriata.
«Agghiacciante, sento il tuo istinto omicida crescere fino a prendere quasi forma».
Krono distolse un attimo lo sguardo, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.
«Mi perdoni Makarov», aveva un tono più gentile adesso, anche se tradiva un certo nervosismo, «credo di avere un po’ esagerato, è solo che non mi pace ricevere minacce, quindi se in futuro potesse evitare sarebbe meglio. Le ribadisco che non ho nulla contro i membri della gilda, quindi stia pure tranquillo».
Si alzò.
«Se nessuno di voi interferirà con i miei piani non ci saranno problemi. Se continua a non fidarsi mi espella pure, tanto non mi importa», fece per andarsene.
«Poco fa, durante la tua sfuriata non ho percepito solo rabbia, ma anche solitudine, disperazione e dolore. Ecco cosa ti spinge, che genere di uomo è mosso da queste emozioni? Tu ti senti in colpa per qualcosa».
Krono si voltò, chiuse gli occhi e sorrise.
Un sorriso spontaneo e autentico.
«Chi le dice che sono un uomo?».
Makarov sgranò gli occhi e rimase lì, immobile ad osservare il ragazzo uscire dal piccolo ufficio.
 
Krono uscì dal piccolo ufficio e si ritrovò nella grande sala della gilda.
Si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
Tutti lo fissavano, c’era molta tensione nell’aria, specialmente da parte di Erza che lo guardava come se volesse attaccarlo da un momento all’altro.
Lui se ne era sempre fregato del giudizio e del parere altrui, a parte quello della sua famiglia, ma in quel momento tutti quegli occhi puntati su di lui, chissà perché lo stavano mettendo non poco a disagio.
Sudava freddo, aveva la gola secca, il cuore gli batteva all’impazzata, era nervoso, sentiva che stava per dare di matto.
“Che cazzo mi prende? Non è da me questo atteggiamento da femminuccia”.
L’unica cosa che voleva in quel momento era uscire da lì il prima possibile.
«Ehi, Krono!», una voce gentile lo chiamò.
Si girò e vide Mirajane sorridente che da dietro il bancone gli allungava un boccale di birra.
«Bevi, credo che tu ne abbia davvero bisogno».
Nel vedere il liquido fresco e schiumante che frizzava deglutì.
Si sedette e bevve a grandi sorsate finchè il boccale non fu svuotato, dopodichè lo appoggiò sul bancone ed espirò soddisfatto, solo in quell’istante si rese conto di quanta sete avesse.
«Buona?», gli chiese la ragazza con un sorriso.
«Wao, non ricordo l’ultima volta che mi sono gustato tanto una birra, mi ci voleva proprio, grazie Mirajane».
«Figurati, mi sei sembrato un po’ a disagio, quindi ho pensato che bere qualcosa ti avrebbe calmato».
«Si notava così tanto», disse guardando da un’altra parte, un po’ imbarazzato.
«Non hai nulla di cui vergognarti, non sei il primo a cui il master fa una ramanzina, usando anche il suo potere per incutere più soggezione».
«Ma dai. Questo mi conforta, ma non era quello il problema», si guardò un po’ intorno.
«Il problema è che tutti mi guardano come se avessero scoperto che sono l’infiltrato di una gilda oscura e stia cospirando per distruggere la gilda… ho reso l’idea?».
«Ehm… si, non hai tutti i torti, è solo che il tuo potere, quello che hai rilasciato prima, oltre all’aver ferito Natsu in quel modo ha messo un po’ tutti in allarme», sembrava un po’ a disagio per il comportamento dei suoi compagni, ma riprese subito la sua calma.
«Cerca di portare pazienza, dopotutto non ti conoscono ancora bene, è normale che siano sospettosi, considerando anche che non hai rilasciato un potere che si vede tutti i giorni e che non sei stato molto gentile con Natsu», gli lanciò un’occhiata severa, tanto che non poté fare a meno di distogliere lo sguardo.
«Beh, forse hai ragione pure tu».
«Mi fa piacere sentirtelo dire. Stai tranquillo domani nessuno ci farà più caso», chiuse gli occhi e sorrise nuovamente, un sorriso gentile e innocente che lo fece sentire bene, quella ragazza aveva un’insolita capacità di mettere le persone a proprio agio.
«Ok, ti ringrazio per la birra, ma è ora che vada. Mi serve un favore, appena viene recapitata la richiesta per una missione potresti mettermela da parte? È già da un po’ che non esco in missione e se fosse una missione lontana tanto meglio».
«Me lo hai già chiesto», gli rispose con un sorriso, «ci penso io, non preoccuparti».
«Bene, tanto meglio allora, ci si vede!», la salutò e si avviò verso l’uscita.
Si rese conto di non essere più agitato, il cuore non gli batteva più all’impazzata e non gli davano più fastidio gli sguardi degli altri componenti della gilda, ora stava bene, era tranquillo.
Mentre apriva la porta e usciva dalla gilda deglutì e sorrise.
“Quella birra era davvero squisita”.
   
 
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