Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mark_Criss    12/04/2020    1 recensioni
Draco è stanco di vivere la sua vita basandosi solo e soltanto sulle scelte sbagliate di suo padre. Gli viene data una possibilità per ricominciare, anche se questa sua decisione avrà un caro prezzo. Draco non sarà più Draco.
La sua storia ricomincia dal sesto anno, nei panni di un nuovo studente di Hogwarts, che si troverà a fronteggiare situazioni che non aveva previsto, amori che non aveva tenuto in conto e nuove ed inaspettate amicizie.
La scelta di non essere più Draco cambierà drasticamente gli eventi, rendendolo partecipe di una grande avventura che lo metterà nella condizione di dover scegliere fra se stesso e le persone che ha imparato ad amare.
Nulla sarà come prima.
Riuscirà a mantenere il suo segreto fino alla fine?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La mattina era iniziata nel peggiore dei modi: la forte pioggia che batteva sulle tettoie spioventi aveva svegliato il giovane Platz dal suo sonno ristoratore.
Non era abituato a certi rumori molesti, in fin dei conti per sei anni aveva dormito sotto le profondità del lago nero, l’unico rumore molesto che conosceva era dettato dalla sinusite croniche di Tiger, che un paio di volte all’anno prendeva a russare come un cinghiale.
Si alzò dal letto e infilò la divisa, assicurandosi di non svegliare nessuno dei suoi compagni di stanza.
Non che ci fosse il pericolo, avevano un sonno talmente tanto pesante che, se il castello fosse stato attaccato, non si sarebbero accorti di nulla.
La sala comune era pulita, nella sua penombra, evidentemente qualcuno aveva avuto la brillante idea di mettere in ordine.
Si sedette sul divano, prese un cuscino e lo infilò tra le gambe.
Cercò di rimuovere dalla testa quanto accaduto la sera prima, non era successo assolutamente nulla, continuava a ripeterselo come un mantra.
Era ubriaco, non beveva da un po’, e poi aveva sentito tutti quei discorsi, si conosceva bene, stava solo cercando di soddisfare il suo lato narcisista.
“Non ho nulla da dire a Potter, non ho nulla di cui pentirmi, perché non è successo assolutamente nulla.”
E con questa dichiarazione, deciso a non riaprire più la questione con se stesso, si alzò dal divano e scese per la colazione. Aveva ben altre gatte da pelare.
La solita colazione di Draco Malfoy, in un insolito tavolo: quello dei grifondoro.
Succo di zucca, un muffin al mirtillo, qualche uovo e un po’ di dolci alla cannella. Se non avesse saputo con piena ed assoluta certezza che con Potter aveva scambiato un casto bacio, si sarebbe quasi convinto del fatto che probabilmente era incinto.
Ci stava pensando di nuovo.
La cosa non lo faceva sentire a suo agio.
Doveva della sincerità almeno a se stesso.
Si alzò di scatto, prima di andare a lezione avrebbe controllato la pozione che stava preparando nella stanza delle necessità e ne avrebbe approfittato per schiarirsi le idee.
-Platz!- lo raggiunse una voce fin troppo famigliare.
Si voltò tenendo i pugni serrati.
-Granger- disse lui sibilante come un seprente.
-Dobbiamo parlare.-
-Vado di fretta, ho lezion…-
-Oh no, tu non hai lezione, tu mi devi delle spiegazioni. –
Doveva trovare un modo per liquidarla in fretta, ma senza trattarla da straccio, quella ragazza proprio non se lo meritava.
-Spiegazioni a proposito di cosa?- finse di non capire.
-Lo sai.-
-No-
-D’accordo, allora non mi devi spiegazioni. – disse lei, fingendo palesemente una resa.
-ascolta… ieri ho bevuto davvero troppo non ricordo granchè…-
La faccia della riccia era un misto tra disapprovazione e amarezza, sapeva bene cosa aveva dovuto passare Harry per accettare la sua sessualità e una parte di lei avrebbe davvero voluto non forzare il nuovo arrivato a parlare, ma sentiva il dovere di difendere il suo migliore amico, aveva sofferto fin troppo per amore.
 
 
Harry era seduto sulla riva del lago nero e continuava a lanciare nevroticamente sassi contro l’acqua. Come se questa avesse in qualche modo potuto infrangersi, come uno specchio, in mille pezzi.
-Harry…- disse la voce dolce della giovane ragazza.
-Hermione, ti prego, lasciami solo. –
-No, sono la tua migliore amica, ti prego, parlami…-
Da quando era morto Cedric, Harry si era chiuso in uno di quei silenzi che avrebbero fatto paura anche ad un dissennatore.
Non era lo stesso, non più dopo il labirinto. I suoi due migliori amici aveva cercato di giustificare la cosa, notando che aveva vissuto un evento a dir poco raccapricciante: il ritorno del più grande pericolo per il mondo magico e la morte di un amico.
Non sapevano come comportarsi, le avevano provate tutte per cercare di non farlo sentire in colpa, spiegandogli che aveva fatto sicuramente il possibile per salvare Cedric, che doveva cancellare dalla testa il ricordo del padre infuriato, delle lacrime della fidanzata Cho, avrebbe dovuto andare avanti, perché Cedric avrebbe voluto questo.
-Non è colpa tua.- disse ferma la riccia.
-Hermione, tu non puoi capire…-
-Harry, anche io ho perso un amico, anche a me fa male, non come fa male a te, perché tu eri lì, ma posso capire, posso capire cosa si prova. –
Gli occhi verdi del ragazzo si riempirono di lacrime.
-No, tu non puoi capire…-
-…non puoi capire cosa si prova a perdere qualcuno che si ama.-
 
 
-Ti chiedo solo di non fare lo stronzo. – terminò lei dando una carezza al braccio del nuovo amico.
Draco si allontanò dalla sala grande, con un peso sullo stomaco grande come un macigno.
Aveva controllato la pozione, assistito a due lezioni diverse e ad entrambe le lezioni, imperterritamente, come se nulla fosse, Harry si era seduto vicino a lui, come nelle due settimane precedenti e non aveva minimamente toccato l’argomento sulla sera prima.
Si sentiva sollevato da una parte, non avrebbe dovuto arrancare scuse, ma percepiva tanta irritazione dall’altra.
Forse anche per il moro non era stato niente di che, forse era solo un bacio da ubriachi su un divano e, forse, lui ed Hermione la stavano facendo più grande del previsto.
Non c’era nulla da temere, continuava a ripetersi, non era cambiato assolutamente nulla.
Anche in biblioteca, dopo le lezioni della mattina, avevano riso, scherzato, parlato addirittura di quanto fosse stato bello vincere a beer-pong, ma non aveva minimamente sfiorato l’argomento.
Sentiva il nervosismo salire, come poteva Potter prendersi così gioco di lui? Lui non era uno dei tanti. Non lo sarebbe mai stato. Non aveva il diritto.
“Forse Ron non ha visto cosa è successo perché era già andato a dormire” si disse tra se e se.
“Forse non vuole parlarne davanti ai suoi migliori amici.”
Oramai era diventata una questione di principio.
Studiavano seduti al solito tavolo, quando non resse più la pressione e diede quello che doveva essere un leggerissimo calcio alla sua amica.
Quest’ultima sobbalzò, forse perché troppo assorta nei suoi pensieri, o forse perché non aveva dosato bene la forza, attirando così l’attenzione anche degli altri due ragazzi.
Marck cercò di sviare lo sguardo, ma oramai aveva catturato l’attenzione della riccia, che non gli toglieva gli occhi di dosso.
Prese un foglietto di carta, ci scrisse sopra qualche parola, lo infilò nel libro che stava leggendo e si alzò dalla sua sedia.
-Hermione, secondo te questo ingrediente va tagliato o spremuto?- disse lui mostrando il libro con dentro il bigliettino alla ragazza.
Lei sorrise, cercando di mostrare meno entusiasmo di quello che voleva manifestare.
-Eccola, guardala, è soddisfatta perché il secondo genio della nostra casa le ha chiesto consiglio…miseriaccia, dove finiremo?- disse Ron alzando gli occhi al cielo.
-Ron, vieni con me, devo trovare dei libri, tanti libri e ho bisogno di braccia forti come le tue per portarli qui…ci vorranno dieci minuti, circa. – disse lei tenendo lo sguardo fisso su Marck.
I due si alzarono, con Ron che continuava ad imprecare e si allontanarono alla ricerca di libri.
-Potter.- disse lui rompendo il silenzio.
-Platz.- rispose il ragazzo alzando lo sguardo dal libro.
Era davvero irritante, faceva proprio finta di niente.
-Beh…come ti senti? – chiese infastidito.
-Un po’ intontito dall’alcol, non ricordo molto di ieri sera- disse passandosi una mano tra i capelli.
“Che figlio di pu…” pensò mentre trattenne l’istinto omicida di accoltellarlo con la piuma.
-Oh si, anche io.- rispose seccato.
-C’è qualcosa che vuoi dirmi? – chiese Harry sarcastico.
-No. Ho bevuto troppo, non berrò mai più così- rispose lui fingendo un sorriso.
-Mi è parso che tu ti sia divertito però- aggiunse Harry.
-Mi è parso che tu abbia detto di non ricordare, Potter. – rispose lui.
-Ricordo abbastanza da sapere che…-
Non finì la frase, perché vennero interrotti da una pila infinita di libri che come mattoni caddero sul tavolo di studio.
-Da sapere che non berrò mai più così tanto, perché non ricordo nulla.- terminò Marck per Harry.
I due si scambiarono un notevole sguardo di sfida, che venne percepito da tutti, tranne che da Ron.
-Quindi volete dirmi che stasera, alla festa dove io non sono stato invitato, non berrete?- chiese il rosso ignaro dell’argomento di discussione.
La festa.
I tre memrbi del “Club dei prescelti” di Lumacorno, avevano totalmente rimosso la festa.
-Oh no…- disse Hermione.
-Non possiamo mancare.- aggiunse.
-Io ho le mie lezioni privare con Silente, vi raggiungerò lì appena avrò finito.-
Marck lo scimmiottò, come solo il vecchio Malfoy avrebbe fatto, catturando così il curioso sguardo dell’amico, che parve particolarmente catturato dal suo comportamento.
 
 
Aveva iniziato a piangere come un fiume in piena, Hermione non aveva mai assistito ad una scena del genere.
Lasciò perdere qualsiasi domanda le si era presentata nella testa, corse verso l’amico e lo strinse con un’intensità tale da soffocarlo.
Il ragazzo si calmò dopo pochi minuti e asciugatosi le lacrime la guardò dritta negli occhi.
-Hermione, lui non era solo un amico per me, lui era di più…-
La ragazza cercò di non sembrare sconvolta dalla dichiarazione, mantenendo così un certo contegno, certo era che non poteva assolutamente smettere di accarezzare la spalla del ragazzo, come se il quel gesto fosse racchiuso il segreto per lasciare che finalmente parlasse.
-…Io e Cedric avevamo una relazione segreta, è nata il giorno che mi ha spiegato come aprire l’uovo, lì nel bagno dei prefetti, era diventato il nostro posto sai? Ci andavamo praticamente tutti i pomeriggi, per confrontarci sulle prove, per darci conforto e per trovare un po’ di privacy. Non siamo mai andati oltre i semplici baci, io non ero pronto e a lui non sembrava il caso di fare una cosa così importante nel bagno di scuola, però parlavamo tutti i giorni del nostro futuro, di come sarebbe stato bello quando avremmo finalmente finito la scuola e ci saremmo potuti avventurare insieme a caccia di maghi cattivi. Lord Voldemort, non mi ha portato via solo un amico, mi ha portato via una parte di me, quella che stava imparando ad amare, amare in maniera diversa, amare come non avevo mai amato nella mia vita…e credimi, quel giorno le ho provate tutte, mi sarei lanciato su quella maledizione se solo avessi potuto, ma non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo di Cedric che diventa vuoto, non riesco a togliermi dalla testa la freddezza del suo corpo quando l’ho preso e l’ho portato via attraverso la passaporta. In quel giardino c’ho lasciato un pezzo del mio cuore, il pezzo più grande e non lo riavrò mai più indietro. –
Anche la ragazza aveva iniziato a piangere.
Pioveva, ma non interessava a nessuno dei due.
 
 
Hermione era semplicemente bellissima, aveva un vestitino nero e sembrava pronta per andare al ballo di fine anno.
Aspettò un momento in cima alle scale, guardandosi intorno imbarazzata, forse non voleva essere vista da occhi indiscreti o, forse, voleva solo essere vista dagli occhi giusti.
Marck aveva messo una camicia bianca, che metteva in risalto i suoi bicipiti e le sue spalle larghe. Draco aveva scelto un corpo niente male.
I pantaloni neri erano perfettamente abbinati al vestito dell’amica e cadevano sui fianchi del giovane a pennello, risaltando le gambe da corridore.
-Hermione, sei bellissima. – si complimentò sinceramente.
Lei arrossì.
-Anche tu Marck, sei bellissimo. –
I due si presero sotto braccio e si incamminarono verso la festa.
-Secondo te mi ha notata?- disse la ragazza tenendo lo sguardo basso.
-Se non l’ha fatto è un idiota-
I due scoppiarono a ridere, sapevano entrambi benissimo qual era la risposta alla loro domanda.
“Certo che Waesley è un idiota” pensò lui.
-E anche tu, stavi cercando di farti notare da qualcuno stasera?- chiese lei maliziosa.
-Io? E da chi dovrei farmi notare?- chiese lui fingendo di non capire la domanda.
-Da un certo “trova una scusa e vai via con il rosso perché ora uccido il tuo amico Potter”-
-Non sei simpatica. – disse lui.
-Invece lo sono. – rispose lei.
Arrivati nella sala, ovviamente non passarono inosservati: il nuovo arrivato e la secchiona.
Fecero finta di nulla e si precipitarono a salutare il professore, che li attese a braccia aperte.
-I miei grifondoro preferiti!- asserì, stringendo entrambi.
-Dov’è il signor Potter?- chiese il professore guardandosi introno.
-Oh aveva un impegno con il professor…-
Hermione non riuscì a terminare la frase.
-…con il Professor Piton, compiti extra per una ricerca. – terminò Platz.
-Oh si capisco. – disse il professore, allontanandosi e lasciando i due da soli.
-Forse Harry non vuole che si sappia delle sue lezioni private…- disse sommesso Marck, cercando di far capire all’amica che era dispiaciuto per il fatto che l’aveva interrotta.
-Hai ragione non c’ho minimamente pensato. – rispose lei.
Tra una tartina e un calice di buon vino bianco le conversazioni si fecero sempre più frivole e basate sul niente.
“Mio padre è un pozionista famosissimo” , “Mia zia è un’importantissima giocatrice di Quidditch”, e altre melense frasi che a Draco suscitarono solo un profondo senso di vomito.
-E lei signorina Granger, so che i suoi genitori sono babbani…- chiese il professore con una punta di veleno sulla lingua.
Draco dovette trattenere la voglia di alzarsi in piedi.
-Si, sono dei dentisti…- disse lei.
-Ah, un giorno magari ci spiegherà in cosa consiste questo meraviglioso mestiere.-
La risata del vecchio, così finta e viscida, fece accapponare la pelle del ragazzo, che non aspettava altro che il suo turno.
-Lei invece, signor Platz…-
Gli occhi azzurri divennero due fari, buttò giù il suo vino bianco, guardò il professore dritto negli occhi e disse:
-Mio padre è l’auror che è stato ucciso da VOLDEMORT. –
Al nome del mago oscuro il professore sembrò sciogliersi, aveva trovato il fianco debole del vecchio insegnante.
-Già. Mio padre è stato assassinato da un mago oscuro e credevo ci avesse invitato qui per la nostra preparazione accademica, non perché i nostri genitori avessero qualcosa di speciale. –
La tavola si silenziò, nessuno aveva il coraggio di aggiungere nulla, quando ad un tratto, la porta si aprì e finalmente Harry fece il suo ingresso, vestio di tutto punto.
Ginny si alzò in piedi, come per far capire al giovane che poteva tranquillamente sedersi vicino a lui.
Il ragazzo sorrise agli amici e si accomodò accanto alla rossa.
Quella serata non poteva andare peggio di così.
Dopo le lusinghe che Lumacorno dedicò a Potter, oramai la cena era finta e i giovani continuavano a bere in giro per la sala e a dividersi in gruppetti per chiacchierare del più e del meno.
Hermione era in disparte vicino ad una finestra, con l’aria di chi voleva essere lasciata in pace. Harry rideva con Ginny e Marck, vagava da solo per la sala, sperando che tutto finisse presto.
Teneva d’occhio la rossa e il prescelto come due animali nel mirino del cacciatore: lei era la solita gatta morta e lui le dava modo di pensare che ci sarebbe stato. Santo Salazar, quanto odiava quel ragazzo.
Lui si allontanò da lei e il biondo pensò che fosse il miglior momento per raggiungere il ragazzo per parlargli.
Mentre camminava qualcosa gli bloccò il polso.
-Dove credi di andare. – lo schernì Ginny.
Draco roteò gli occhi all’indietro.
-Che c’è?- chiese seccato.
-Vi ho visti ieri, non approfitterai più del mio amico ubriaco per i tuoi sporchi scopi da pederasta. –
“pederasta? E dove mai l’avrà sentita questa parola, se sa firmare a stento con nome e cognome?” pensò il ragazzo.
-E chi me lo impedirà? Tu?- scoppiò a ridere, strappandosi dalla morsa della ragazza.
Raggiunse Harry, arrabbiato come un animale.
-Andiamo a casa, sei ubriaco. – disse prendendo per un braccio.
-Non sono ubriachooso- disse lui sbiascicando ogni parola.
“Buon Salazar” pensò.
Lo prese di peso, grazie al suo nuovo corpo non era stato poi così difficile, salutò il professore, fece un cenno ad Hermione e lanciò un’ultima occhiataccia alla più piccola dei Weasley.
Arrivati nel dormitorio Harry non diceva una frase di senso compiuto, nemmeno per sbaglio.
Draco lo preparò per il letto, implorandolo di non fare rumore, così da non svegliare gli altri due compagni e, alla fine, lo fece stendere.
-Platz!- strillò lui.
-Abbassa la voce, razza di idiota. – gli intimò il biondo.
-Scusa…Platz!- bisbigliò lui chiamandolo ancora.
-Dimmi- disse il ragazzo esausto.
Non disse nulla, lo tirò a se, e lo baciò ancora.
Era sempre così delicato, quei baci erano sempre così dolci, sapevano di fragole e vino.
-Potter, sei ubriaco.- disse il giovane avvicinandosi ancora alla bocca dell’amico.
Era travolto da un turbinio di emozioni; aveva paura che i compagni di stanza potessero svegliarsi, aveva paura di farsi del male, di fargli del male, ma non poteva resistere, era come il polo opposto di una calamita.
-Hai ragione Platz, io sono ubriaco.-
Lo baciò ancora.
-Ma tu, tu stavolta no.-  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mark_Criss