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Autore: platinum_rail    13/04/2020    1 recensioni
Sono passati quattro mesi dalla fine della Guerra dei Titani.
Percy ed Annabeth salvano Piper, Leo e Jason al Grand Canyon, senza sapere che avrebbe significato l'inizio di una nuova guerra.
Percy scompare la notte successiva, ma quando mesi dopo arriva al Campo Giove non ha perso la memoria. Ha un passato diverso da quello che conosciamo, e dei poteri incredibilmente pericolosi.
(IN FASE DI RISCRITTURA)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Corna come il Diavolo


Tutto sommato, la loro impresa fu un successo, pensò Jason.
Una consolazione momentanea ed effimera, considerando quello che li aspettava una volta tornati al Campo, ma se la fecero bastare.
Dopo essere stati catapultati dritti nella mensa per l’ora di cena, Jason, Piper e Leo si godettero una breve serata di festeggiamenti e riposo.
La mattina dopo, vennero chiamati alla riunione dei capigruppo, o anche nota come il Consiglio del Campo Mezzosangue.
E non era assolutamente come Jason avrebbe immaginato.
Erano nella sala ricreativa della Casa Grande, seduti intorno ad un tavolo da ping-pong e circondati da muri tappezzati da mappe, fogli pieni di appunti e progetti, insieme ad alcune fotografie ed una lavagnetta che fungeva da tabellone dei punti per i tornei.
Lui, Leo e Piper sedevano a capotavola, mentre gli altri capigruppo erano rimasti ai lati del tavolo. Solo Rachel e Chirone avevano preso posto all’estremità opposta rispetto a loro.
Clarisse sedeva con i piedi appoggiati sul tavolo, mentre Clovis accanto a lei dormiva scomposto. Travis Stoll teneva un accendino acceso sotto ad una pallina da ping-pong, mentre Will ne faceva ribalzare una sul tavolo usando distrattamente una racchetta.
Era tutto così disordinato e informale, ma Jason non poté impedirsi di sorridere.
Poi dalla porta comparve Annabeth.
Aveva i voluminosi capelli ricci legati in una coda alta e stretta, che suo malgrado non faceva che esporre la stanchezza che le gravava sul viso. Indossava un paio di jeans e una felpa blu di almeno tre taglie troppo grande, che la faceva sembrare così piccola, quasi adorabile.
Tutti quanti la salutarono con dei sorrisi incoraggianti e in molti, compresa Clarisse, si alzarono per abbracciarla prima che Annabeth prendesse posto accanto a Jason.
Il ragazzo si rese conto che al tavolo rimase un’unica sedia vuota, e pensò che probabilmente fosse quella di Percy. Nessuno aveva osato né usarla né spostarla, come se il figlio di Poseidone fosse solo in ritardo e lo stessero aspettando.
Jason venne distolto dai suoi pensieri quando Chirone si schiarì la voce.
-Ordine ragazzi, ordine. – li richiamò il centauro. -Clarisse, sveglia Clovis. Con gentilezza se possibile. Travis, spegni la pallina da ping-pong, grazie. –
Clarisse in risposta sorrise malignamente dando un sonoro colpo di stivale sulla testa di Clovis, e Will rubò la pallina a Travis con un velocissimo scatto della mano.
-Perfetto. Jason, Piper e Leo sono tornati vittoriosi dalla loro impresa, più o meno, e direi che è arrivato il momento di discutere di quanto accaduto. Ragazzi, vi dispiacerebbe raccontarci? –
Jason scambiò un breve sguardo con i suoi migliori amici, e ai loro cenni di incoraggiamento si alzò in piedi, cominciando a raccontare. Venne interrotto solo da Leo, che a volte contribuiva al suo racconto con battute e commenti sarcastici. La parte più difficile però, fu spiegare del suo passato.
-Era mi ha restituito la mia memoria. Esiste un altro campo, proprio come questo, ed io vengo da lì. Siamo come voi, tutti semidei, ma siamo figli degli dei di Roma. –
Cadde il silenzio. Alcuni ragazzi lo guardarono come se fosse pazzo, Annabeth non cambiò minimamente espressione e Clarisse ridacchiò.
-Ovviamente ci crediamo tutti. – rispose la figlia di Ares.
Piper si sporse in avanti: -Gli dei ci hanno tenuti separati per secoli perché siamo sempre stati nemici che hanno causato guerre spaventose. –
-Certo. E sentiamo, voi sareste diversi da noi perché…? –
Jason le rispose con ritrovata sicurezza:
-Siamo figli della forma più bellicosa, incline all’espansione, alla conquista e alla disciplina degli dei greci. –
Ci furono alcuni mormorii indistinti. Poi Will Solace prese parola:
-Quindi, perché dopo secoli di lontananza, Era ti avrebbe mandato qui? – 
Jason si voltò lentamente verso Annabeth, che lo guardava dal basso con le braccia conserte e gli occhi freddi e duri come acciaio.
-L’ho chiesto alla Regina degli Dei in persona. E lei mi ha detto che Annabeth conosceva la risposta alla domanda. – disse il figlio di Giove, un luccichio accusatorio negli occhi azzurri.
Tutti i ragazzi presenti si voltarono verso di lei, ma la ragazza in questione non distolse lo sguardo da lui. Jason pensò che facesse paura.
-Jason, di che parli? – chiese Chirone incerto.
-Era ha detto che nonostante non avrebbe dovuto, Annabeth era sempre stata a conoscenza del suo piano, dalla notte in cui Percy è scomparso. Aveva perfino capito da dove venissi, ma non l’ha rivelato. – mentre parlava, tutta la sua stanchezza e frustrazione gli montarono nelle viscere, rendendolo avventato. -Cos’altro ci nascondi Annabeth? Magari Percy è scomparso a causa tua, oppure… –
Annabeth reagì, improvvisa e veloce come un lampo.
La ragazza si alzò di scatto, senza avvertimento, sguainò il pugnale e lo piantò sul tavolo. Jason tolse la mano un secondo prima che la lama ci affondasse fino all’elsa.
Tutti intorno a loro sussultarono increduli, ma Annabeth mantenne gli occhi su Jason, rivolgendogli uno sguardo spaventosamente iroso. Aveva le dita ancora strette intorno all’elsa del pugnale.
-Attento a quello che dici Grace, soprattutto quando non sai di cosa parli. – sibilò.
Jason non disse nulla, gli occhi spalancati.
Annabeth gli riservò un’ultima micidiale occhiata, l’ammonimento chiaro nelle sue iridi tempestose, prima di voltarsi verso gli altri.
-È vero. Ho capito delle intenzioni di Era la notte che Percy è scomparso, e avevo anche intuito da dove Jason venisse.–
Clarisse la guardò con le sopracciglia aggrottate: -Come…? –
-Percy non è scomparso. – spiegò Annabeth. -Era gli apparve in sogno quella notte, e gli ordinò di partire ed andare ad Est, dove avrebbe trovato una lupa dalle zanne d’oro che lo avrebbe condotto dai Romani. Era voleva che Percy sembrasse scomparso. Io non avrei mai dovuto saperlo, come nessuno di noi. Ma Percy me lo disse, e mi fece giurare che non l’avrei rivelato a nessuno finché Jason non avesse ricordato del campo romano, perché sapeva di non poter permettere che il suo passato interferisse con la loro missione. –
Leo iniziò a picchiettare nervosamente le dita sul tavolo:
-Perciò Percy è andato al campo da cui viene Jason. –
-Esatto. – rispose Annabeth. -Ci pensai tutta la notte. Le lettere che Jason ha tatuate sul braccio, il fatto che parli latino e conosca gli dei con i loro nomi romani, sono tutti simboli che mi hanno indotto a credere che tu fossi uno dei figli di Roma di cui Era parlava. Allora ho capito. Lei voleva che greci e romani si unissero contro Gea, ma sapeva che non ci saremmo mai alleati dopo secoli di odio e guerre. Aveva bisogno che trovassimo un modo di andare d’accordo. – concluse la figlia di Atena.
Jason la guardò, un misto di ammirazione e sorpresa.
-Quindi ha mandato me qui, perché imparassi a fidarmi di voi. E ha mandato Percy al Campo Giove per conquistare la loro fiducia. – concluse Jason. -Ma perché cancellare i miei ricordi e non quelli di Percy? -
Tutti i ragazzi nella stanza abbassarono lo sguardo.
Annabeth sospirò.
-Tu non hai idea di che cosa Percy sia in grado fare. Senza i suoi ricordi, senza quello che ha imparato su sé stesso e su quanto distruttivo possa essere il suo potere, sarebbe stato un pericolo. – disse la ragazza, prima di alzare lo sguardo su Jason. -Una mina vagante pronta ad esplodere. –
-Quindi cosa farà? – chiese Piper. -Arriverà al Campo Giove annunciando di essere un semidio greco in cerca di alleati?–
-Lo uccideranno. – mormorò Jason. -Non ce la farà. -
Annabeth si strinse nelle spalle: -Deve farcela. –
 
   
 
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