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Autore: Eltanin Adelaide Malfoy    13/04/2020    1 recensioni
Alice Paciock sembrava essere una normale strega di sedici anni quando comincia il suo sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Mai nessuno si sarebbe aspettato che la sua vita prendesse una piega così inaspettata anche per una giovane strega.
Così, tra la sua migliore amica innamorata di suo fratello Frank e un odioso James Sirius Potter, la nostra Alice dovrà anche indagare sul Circolo, un'organizzazione di maghi e streghe che sembra avere le risposte alle sue domande.
Questa fanfiction non tiene conto degli eventi narrati in "Harry Potter e la maledizione dell'erede".
Stori pubblicata anche su Wattpad: “Once upon a time” di Doriana Amato
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter, Lucy Weasley, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio | Coppie: Lily/Scorpius, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO UNO


Alice si buttò sul suo letto a baldacchino, sfinita dalla mattinata appena trascorsa ma soprattutto dalla nottata passata a ripetere Antiche Rune: la nuova professoressa, la Lewis, pretendeva molto dai suoi studenti, come se la sua materia non fosse già complicata.
Quel venerdì Alice sarebbe stata sola, Lucy l’avrebbe raggiunta per l’ora di cena: avrebbe impiegato tutto il pomeriggio in biblioteca a cercare di salvare la sua media in Pozioni con suo cugino Albus. Lucy ci avrebbe scommesso, un altro Desolante e suo padre Percy le avrebbe inviato una strilettera.
Quel giorno un bel sole illuminava tutta Hogwarts, quasi a non voler far ricordare agli studenti l’arrivo di ottobre, che ormai era alle porte.
Conscia che nel dormitorio si sarebbe annoiata e avendo terminato anche il suo tema per il professor Ruf sui processi alle Streghe del 1692, Alice decise che sarebbe uscita per godersi quel sole che sembrava quasi estivo.
Stava per raggiungere il cortile quando cambiò idea, decidendo di entrare nella Foresta Proibita. Erano anni che lo faceva, spesso sola, ma qualche volta ci aveva portato anche la sua migliore amica, per permettere anche a lei di godere di quella che le sembrava natura incontaminata nonostante si trovasse a qualche centinaio di metri dalla scuola.
Stava camminando sul sentiero che ormai conosceva a memoria quando, da un cespuglio, sbucò un gattino nero.
“Ciao piccolino, ti sei perso?”
Appena Alice tento di avvicinarsi, però, il gatto scappò via, seguito subito dalla ragazza. Solo dopo una decina di minuti Alice si accorse di essersi allontanata troppo dalla strada.
Cercò di ritornare indietro, per ritrovare il sentiero, ma si ritrovò in un piccolo prato pieno di quelli che sembravano fiori di campo. Allora Alice si fermò, si sdraiò, dopotutto aveva ancora l’intero pomeriggio per tornare a scuola e, mentre guardava quelle poche nuvole in cielo, si addormentò.
 



Quando si svegliò il sole doveva essere tramontato da un bel po’. Le gambe e le braccia erano indolenzite, probabilmente a causa dell’aver dormito in una posizione scomoda.
Lumos.”
L’incantesimo illuminò parte del prato in cui Alice si trovava, ma gli alberi erano così alti da non farle vedere la direzione da prendere per tornare a scuola. Fu allora si sentì un ululato e la ragazza riuscì a scorgere la luna piena.
Alice sembrò essere stata pietrificata.
Cominciò così a camminare, velocemente e cercando di non fare rumore, verso la direzione che le sembrava essere quella giusta per ritornare al castello.
Ma Hogwarts non si riusciva scorgere oltre le chiome degli alberi.
Quando avvertì qualcosa avvicinarsi, si fermò di colpo. Il silenzio rotto solo dal rumore dell’erba secca che si schiacciava sotto il peso di qualcosa, poi da un ululato molto vicino, fin troppo.
Alice stava ormai tremando sia dal freddo sia dalla paura, ma riuscì a girarsi quanta bastava per vederlo.
Un lupo mannaro.
Anche lui la stava guardando, in attesa.
Allora Alice, con ancora la bacchetta alla mano, gli lanciò uno schiantesimo. Ma il lupo era così veloce che riuscì a evitarlo e con gli artigli le strappò la gonna della divisa. Allora volò un’altra fattura e, questa volta, Alice riuscì a colpirlo. Fu in quel momento di confusione che la ragazza usò un incantesimo di levitazione su se stessa, avvicinandosi a un albero fino a sedersi su un ramo così robusto da sostenerla e alto abbastanza da non essere attaccata ancora.
Il lupo, dopo essersi ripreso e non vedendo più la sua preda, iniziò ad annusare l’aria intorno, per poi dileguarsi dopo qualche secondo.
Solo allora Alice tornò a respirare, non essendosi neanche accorta di aver trattenuto il respiro.
Prima di scendere dall’albero la Grifondoro aspettò una buona mezz’ora, per paura di scontrarsi di nuovo con il lupo mannaro, pensando a un modo per tornare al castello.
Quando arrivò a terra, Alice si accorse di non essere stata colpita di striscio dal lupo: aveva tre tagli orizzontali sulla parte esterna della coscia, abbastanza profondi visto quanto sangue stava perdendo. Evidentemente, però, l’adrenalina doveva aver ridotto notevolmente il dolore.
Camminò zoppicando un po’ per qualche minuto, fino a che non sentì qualcuno chiamarla. Gridò di conseguenza, sperando che chiunque fosse, l’avesse sentita.
Dopo una manciata di secondi sentì arrivare qualcuno, lo riconobbe subito: James Potter.
Neanche Alice seppe bene il perché, ma appena lo vide, sfregandosene del dolore, si lanciò letteralmente su di lui. Fortunatamente la prese al volo, gli allenamenti di Quidditch dovevano aver migliorato molto i suoi riflessi nel corso degli anni, e iniziò ad accarezzarle i capelli.
Solo dopo essersi calmata si staccò la lui, che solo in quel momento vide la ferita ancora sanguinante.
“Come è successo?”
“Un lupo.”
Lo sguardo già preoccupato di James divenne ancor più serio.
“Dobbiamo tornare, devi andare da Madama Chips.”
Si avvicinò a me e, senza dire una parola, la prese di peso e si incamminò nella direzione da cui era venuto.
“No, Potter, – provò a protestare Alice – riesco a camminare!”
“Non mi interessa, sei ferita e ci rallenterai. E il mannaro potrebbe tornare da un momento all’altro. Quindi evita di fare tante storie. – disse tutto questo guardando davanti a sé – E poi – solo allora abbassò lo sguardo verso Alice –Frank avrebbe fatto lo stesso per Lily.”
La Grifondoro non seppe cosa rispondergli, né volle farlo.
“Passami la bacchetta, io non riesco ad arrivarci con te in braccio.”
Alice fece come le disse, poi con la mano ancora dietro la sua schiena, evocò il suo Patronus, un leone, e gli disse di dire agli altri di averla trovata e di ritornare al castello.
Era la prima volta dopo anni che stavano insieme senza litigare.
Dopo un’ora buona arrivarono al confine della foresta, e James la rimise a terra.
“Ce la fai?”
Lei annuì in risposta.
Vide Lucy correrle incontro, seguita da Frank, entrambi pallidi e agitati. La sua migliore amica l’abbracciò. Dietro di lei c’erano Louis, Fred, Albus, Roxanne, Hugo e Lily. Anche loro l’avevano cercata.
Appena le due ragazze si staccarono, suo fratello cominciò a farle la ramanzina, come se lui non avesse mai trasgredito le regole della scuola.
“Sei impazzita?! Sparire così, senza avvisare nessuno! Eravamo tutti preoccupati quando non ci hai raggiunti a cena! Sai che ore sono?! – Alice poteva benissimo vedere la vena del collo di Frank pulsare – Ti poteva accadere qualsiasi cosa, e mentre noi ti stavamo cercando tu che facevi? Una passeggiata nella Foresta Proibita! Mamma ti ritiene la più responsabile, ma se venisse a sapere di quello che hai fatto cambierebbe idea! Una cogliona! Ecco cosa sei.”
Aveva detto tutto questo d’un fiato, gesticolando e guardandola negli occhi. Solo dopo si accorse che la sorella era ferita e stava faticando a rimanere in piedi da sola.
“Cosa ti sei fatta? Stai bene? Sono graffi quelli? Ti hanno aggredita? Come…”
“Frank, calmati, è frastornata, sanguinante e scommetto anche stanca, evitiamo di farle accumulare ulteriore stress.”
Fu Roxanne a interrompere lo sproloquio di Frank.
Intanto mentre Potter raggiungeva Louis, Fred si avvicinava all’orecchio di Alice per sussurrarle un “Complimenti sorella, un’altra gita notturna nella foresta e lo farai morire d’agitazione! Quando Lucy gli ha detto che non eri neanche in camera per poco non sveniva.”
La Grifondoro fece per ridere, immaginandosi la scena quando non si sentì più le gambe, la testa iniziò a girarle e l’ultima cosa che vide fu Lucy che, con sguardo spaventato, cercava di farle evitare la collisione col pavimento.
 


 
Sentiva qualcuno parlare, ma erano parole molto confuse. La testa le scoppiava, era un dolore insopportabile. L’ultima cosa che ricordova era il suo corpo a contatto con qualcosa di caldo e un profumo che avrebbe riconosciuto ovunque, arancia e fumo. Frank.
 


 
Quando riescì ad aprire gli occhi, la cosa che più colpì Alice fu il colore delle pareti della stanza in cui si trovava. Bianco. Tutto così tristemente bianco. Era nell’infermeria di Hogwarts.
Probabilmente era l’alba. Accanto al suo letto c’era una sedia vuota, qualcuno le aveva fatto visita, ma ora era sola. Sentì la stanchezza addosso, così si rigirò nel letto e si riaddormentò.
 


 
Questa volta al suo risveglio il sole era alto, lo vedeva dalle finestre. Madama Chips le era vicino, le stava sistemando le garze alla gamba.
“Finalmente ti sei svegliata, hai dormito per una settimana. Hai molti amici, guarda quanti regali hai ricevuto.”
E a conferma di quello che aveva appena detto, indicò il tavolino accanto al letto, pieno di dolciumi di ogni tipo: calderotti di cioccolato, zuccotti di zucca, api frizzole, montagne di lumache gelatinose e i dolci preferiti della ragazza, le penne d’aquila di zucchero filato.
Non era la prima volta che Alice veniva ricoverata qui. Accadde anche al primo anno, era una bambina di 11 anni, con gli stessi capelli rossi ma estremamente più timida. Cadde dalla scopa, all’indietro, sbatté la testa e venne portata qui. Era sempre stata abbastanza goffa, ma una scena del genere, quando da primini, avrebbe voluto evitarla.
Se la cavò senza neanche un punto, ma, a suo dire, la ferita peggiore era quella all’orgoglio.
“Perché sono rimasta incosciente così a lungo?”
“I tagli che avevi alla gamba erano infetti e i batteri sono arrivati al sangue. – parlava meccanicamente, senza smettere di medicarla. – Quando il sangue infetto ha cominciato a diffondersi sei svenuta. Se fossi stata una babbana avremmo dovuto amputarti la gamba, ma fortunatamente sei una strega, ti rimarrà solo qualche cicatrice, ritieniti fortunata. – poi cambiò argomento – I tuoi amici e i tuoi familiari erano in pensiero per te, sono stati qui per molto tempo, ho dovuto spesso cacciarli via con la forza. Il professor Paciock ti farà visita tra poco, voleva avere tue notizie non appena saresti stata sveglia. – a quel punto mi guardo e nella voce Alice riuscì a scorgere sia un rimprovero, sia una tono di ilarità – Hai fatto quasi svenire quel brav’uomo di tuo padre quando ha visto i tagli alla coscia. Ma adesso devi riposare, se tutto andrà come previsto ti dimetterò tra un’altra settimana. Buona giornata.”
E ritornò nel suo studio.
Alice la guardò allontanarsi, per poi allungarsi per raggiungere le piume di zucchero e si rese conto che c’erano anche alcuni biglietti. Prese il più vicino, era di Lucy.
Il pacco aperto di lumache gelatinose è colpa mia, ma so già che non ti arrabbierai perché sono la tua migliore amica e perché a lezione sto prendendo appunti anche per te. Non vedo l’ora di risentire le tue urla per il castello, è tutto noioso senza di te: anche i Malandrini sono depressi, l’aura nera che avvolge tuo fratello da quando sei in infermeria deve averli contagiati.
Rimettiti presto,
L.A.W.
P.S. forse mi sono mangiata anche qualche cioccorana, ma sai quanto sono golosa
Stova per rimettere a posto il biglietto quando le porte dell’infermeria si aprono, facendole vedere un Neville Paciock arrabbiato come poche volte lo avevo visto in vita mia.
“ALICE HANNAH PACIOCK! ORA IO E TE FAREMO I CONTI!”
 
  
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