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Autore: ONLYKORINE    14/04/2020    1 recensioni
Lei è un medimago e lui un Auror.
Avrebbero dovuto dichiararsi a Hogwarts al quinto anno, ma non l'hanno fatto e si sono messi con le persone sbagliate.
Ora, dopo dieci anni, si ritrovano a dover indagare su due casi che in verità è uno solo...
Per non parlare del compito più difficile di tutti: dover sopravvivere alle rispettive famiglie!
Doveva essere una Oneshot. Sarà una storia breve, giuro.
(PansyxBlaise)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Astoria, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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  La dama in Giallo

 -

La Gringott di domenica mattina era silenziosa. Pansy era sulla porta dell’ufficio di Blaise e guardava il salone. Era così strano. Neanche un folletto. Nessun dipendente. E poi non c’era neanche Brianna. Ah, no. Non si chiamava così. Come si chiamava? Ah, sì, Bridget.
“Pansy?” Si voltò verso Blaise che la chiamava da dentro l’ufficio.
Lui e la Granger avevano avuto una piccola discussione su come gestire la cosa con il Ministero. Secondo la ex Grifondoro dovevano assolutamente informare qualcuno, mentre Blaise invece voleva prima vederci chiaro. Non era sicura di come si fossero messi d’accordo.
Lui le fece cenno di avvicinarsi.
“Tiriamo giù le coperture dai quadri?” Lei annuì. Per sicurezza li avevano appesi e incantati tutti e tre. Non avrebbero potuto andare da nessuna parte. Ora però dovevano scoprirli.
Blaise tirò fuori la bacchetta e fece cadere la stoffa che copriva il quadro di campagna. Il contadino dormiva ancora. Pansy lo guardò bene. Non aveva potuto farlo due giorni prima perché non sapevano bene come interpretare la cosa. Era lui. Il tipo che intrecciava i canestri nel suo ufficio. Si voltò verso gli altri.
Cosa dovevano fare? Vide Blaise far cadere un’altra copertura.

 

“Per Godric!” Blaise si voltò verso la moglie di Potter. La rossa aveva spalancato la bocca e indicato il quadro con il cacciatore, quello che a Pansy faceva orrore. Lo guardò. Effettivamente l’espressione del cervo trasmetteva sofferenza.
“Fammi indovinare, hai già visto il quadro, giusto?” La Granger si avvicinò per osservarlo meglio.
Fece una smorfia anche lei e disse: “Il cacciatore e il cervo ci sono anche al Ministero. Nel quadro nell’ufficio di Harry”. La rossa annuì. Oh, Merlino.
“Ma i quadri che ci sono al Ministero non sono protetti magicamente?” chiese alla Granger.

 

Ginny gemette. Forte. “Harry ha ricevuto in regalo il quadro. Ma io non lo volevo a casa. Non volevo un cacciatore che sparava a un cervo. Così gli dissi di portarlo in ufficio. Non pensavo che…” Si portò una mano alla bocca. Merlino! Era stata colpa sua!
Hermione le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. “Su su. Non è stata colpa tua. Però avresti potuto immaginare che al Ministero non venisse controllato ciò che ci si porta da casa…”
Vide la Parkinson gettare una brutta occhiata a Hermione e questa sostenere il suo sguardo.
“Beh, è vero. È così che stanno le cose!” La mora sbuffò.
“È colpa di Harris. Di nessun altro.”

 

“Penso ci sia qualcun altro con Harris. Un… complice” Blaise aveva parlato guardando il quadro.
Alzò la bacchetta per scoprire la signora vestita di giallo. Sperò che si fosse vestita. E che non urlasse.
La Granger alzò un sopracciglio. “Tu dici?”
Alzò le spalle. “Ci sono troppe cose. O Harris aveva un capoccione così oppure si è fatto aiutare.”
“Oppure ha aiutato qualcuno”. Tutti si girarono verso Pansy.
“Come?” Anche lei alzò le spalle.
“Sembra un piano bello complesso. I quadri con il San Mungo e il Ministero. Una maledizione difficile da fare e ancora più difficile da diagnosticare. Il momento giusto per non fare curare Potter. Tutto è un po’ troppo… complicato da gestire. Personalmente ho visto Harris un po’ di volte e non mi sembrava tutto questo… Genio del crimine.”
“Ok. Allora partiamo da quello che sappiamo. Sappiamo come spiava il San Mungo e il Ministero. E il terzo quadro? Chi è?”
Nessuno rispose. Pansy si avvicinò al terzo quadro. Blaise fece cadere la stoffa e tutti osservarono la signora vestita di giallo che si lamentava facendosi aria con il ventaglio.

 

“Ehm… Buongiorno, signora.”
Pansy sorrise al quadro. La signora le sorrise. “Oh, buongiorno cara. Che piacere vedere finalmente qualcuno. Sono stata al buio così tanto tempo…” Sospirò e guardò anche gli altri.
Quando il suo sguardo si fermò su Blaise le sue guance divennero rosse e si coprì con il ventaglio.
“Ci scusi se la disturbiamo…” Iniziò la Granger. La signora del quadro la guardò e sbatté ancora il ventaglio.
“Chi sei, ragazzina?”
“Io sono Hermione Granger. Posso chiederle il suo nome?” La signora si mise più composta, irrigidendo la schiena.
“Io sono la contessa Helena Luisa Petty-FitzMaurice, della Cornovaglia”. E sventolò ancora un po’ il ventaglio.

“È un piacere conoscerla. Chissà che vita importante ha avuto, signora contessa!” Pansy guardò la Granger che cercava di ingraziarsi il quadro. Ma la contessa non parve particolarmente interessata.
“Sono ancora signorina” precisò con sufficienza.
“Mi permetta di presentarmi, signorina Helena, sono Blaise
Antonio Zabini.”
E l’ex Serpeverde s’inchinò al suo cospetto. Questa volta la contessa fu più colpita.
“È uno straniero?” Lui sorrise. Pansy l’aveva visto fare a Hogwarts a così tante ragazze, quel sorriso, che sbuffò.
“Ho origini italiane, mia cara contessa.”
“Oh, Italia?” Ora la contessa Helena era ancor più colpita. Spostò il ventaglio da davanti al busto e scoprì il vestito.
“Ma che bel vestito che ha, contessa!” La Granger ci stava provando ancora. La contessa però le lanciò un’occhiataccia.
“Non posso ricambiare il complimento. Mi dispiace. A nessuna delle tre”. E osservò la stanza, squadrando le tre ragazze.
Pansy si fece avanti. “Oh, nessuno di noi può permettersi un abito così bello. Ultima moda francese, giusto? Vedo anche del pizzo chantilly e non del semplice macramè. Lei dev’essere un’intenditrice, contessa. Se dopo vuole darmi il nome della sua modista…”
La dama in giallo sorrise. Bingo.
“E tu, cara, chi sei?” Pansy fece una riverenza, ma non si chinò troppo, proprio come le avevano insegnato tempo prima.
“Pansy Penelope Parkinson, sono una discendente del VI Duca di S.Ives”. Il sorriso della matrona divenne ancora più ampio.
“Davvero, cara?”
“Sì, dalla parte di mia madre, milady.”

 

Blaise la guardò sconcertato. Come aveva fatto a inventarsi una cosa del genere? Era stata brava. La contessa Helena ora pendeva dalle sue labbra.
“Oh, cara. Me lo ricordo, il duca. La sua tenuta confinava con quella di mio padre…” E sospirò. Un sospiro… come lo avrebbe potuto definire? Mah… Era tutto… femminile.
“Ho sentito dire che fosse un gran bell’uomo, Simon…” E Pansy ammiccò in direzione del quadro. Ora la contessa ridacchiò.
Qualcosa disse a Blaise che non si stava inventando niente. Ok, però si stava tirando per le lunghe.
“Ehm…” Tossicchiò. Le due streghe non sposate si girarono verso di lui, con uno sguardo arrabbiato.
“Non bisognerebbe interrompere due dame che fanno conversazione, Blaise…” Pansy lo fulminò con un sguardo.
“Ma.. Lo chiami per nome? Siete intimi?” La contessa lo guardò con ancora più attenzione. Ok, ora basta.
“Sentite…” Ora anche la Granger lo guardava male.
“Oh, siamo cresciuti insieme. Le nostre famiglie si conoscono da sempre” mentì Pansy.
“Lei invece? Ha avuto una bella vita?”
Blaise sospirò ancora.
“Non mi sono sposata” rispose la dama in giallo.
“Oh, non è necessario sposarsi, per divertirsi. Cosa le piaceva fare?” La dama sventolò ancora il ventaglio.
“Oh, sì, mi sono divertita lo stesso!” Merlino, aveva ammiccato! “Simon ne sapeva qualcosa. Ma ho anche conosciuto letterati e poeti. Il mio salotto era uno dei più frequentati all’epoca. Vivevo a Mayfair, io!” Sventolò ancora il ventaglio.
“Quindi le piace la gente. Ma qui è tutta sola. Gli altri quadri non sembrano persone socievoli con cui parlare di letteratura…” La contessa storse il naso in una smorfia e scosse la testa. “Va di solito a trovare qualcuno, non so, un suo familiare o se stessa in un altro quadro? Dove magari è raffigurata in una biblioteca?”
Pansy era stata bravissima. Sorrise. Vide sorridere anche la Potter e la Granger. “Oh, non ho molti posti dove andare. Purtroppo i miei quadri sono andati o distrutti o chiusi in qualche cantina incantata. Ma fino a poco tempo fa…”
Sìììì…?

 

Pansy sorrise. “Dove andava?”
“Oh, andavo a casa di un mio nipote. Beh, un pro-pro-pro-nipote, a dir la verità. Un ragazzo così a modo. E anche bello. Ma a casa non c’era mai..”
“È la zia del dottor Denys Mills?” La dama sorrise ancora.
“Sì, cara, lo conosci? Lui è così gentile. Ha appeso un quadro della famiglia di mia sorella Dorothea in corridoio. Ci sono anch’io anche se sono un po’ più giovane. E vado da lei. Ma poi è successa quella cosa… Oh, come mi dispiace… È stato così brutto…”
“Cos’è successo?”
“Oh, un mago malvagio... È venuto… Ha fatto tanta confusione. E ha lanciato incantesimi sul povero Denys…” Pansy sentì un brivido lungo la schiena. Non era morto, vero?
“Ma… Harris? È stato il signor Harris?”
“Il signor Harris che era qui?” Chiese la dama e poi scosse la testa. “No. Un altro mago. Ma poi è venuto a casa sua anche il signor Harris. È successa una gran confusione. Quando il mago cattivo ha aggredito Denys, ha mandato un gufo al signor Harris e lui è andato là. Ma poi mi ha tolto dalla parete e mi ha messo in cantina. Non me lo aspettavo. Era sempre stato così gentile, con me. Mi chiedeva sempre di Dorothea e della sua famiglia…”
“E le chiedeva anche di Denys?” Il quadro annuì.
“Sì, voleva sapere cosa facesse e quando andava a casa, se abitasse da solo e cose così. Chiedeva sempre. Era così gentile…”
“Ok, e se ora noi le chiedessimo un grosso favore, lei sarebbe disposta ad aiutarci?”
“Ah. Non saprei. Cosa vorresti che facessi per aiutarti?”
“Vorrei che andasse da Dorothea, ma senza farsi notare da chi c’è in casa e che riesca a guardare quello che sta succedendo. Penso che Denys sia nei guai e vorrei aiutarlo. Se le chiedessi di spiare a casa sua senza dire niente a nessuno, lo potrebbe fare?”
“Mi fai tornare da Dorothea?” Pansy annuì.

 

“Potremmo trovare la maniera di farla appendere vicino al quadro di Dorothea, così che anche lei potrebbe venire a trovarla. Le piacerebbe?” Hermione aveva seguito tutto il discorso e aveva deciso di intervenire. La Parkinson era stata brava. Ora bisognava solo capire cosa stesse succedendo a casa del dottore.
La dama in giallo la guardò senza storcere la bocca, per la prima volta.
“Sì. Mi piacerebbe. Vi aiuterò.”
Zabini alzò la bacchetta e tolse l’incantesimo di protezione al quadro. La contessa sparì subito. “Ora resta solo un problema” disse ancora Hermione.
“Ossia?” Ginny era rimasta in silenzio per tutto quel tempo. Era un record, lo sapeva. Ma forse era stanca. Era stata tutta la notte a dormire vicino a Harry, nonostante sapesse benissimo che non avrebbe potuto svegliarsi. Ma aveva detto di volerlo fare per non creare sospetti.
Si girò verso la Parkinson. “Tu sai dove abita il dottore?”
“No, non ci sono mai stata…” Merlino! Si voltò verso il moro, quando lo sentì sospirare.
“Ma penso di sapere come risolvere la cosa.”

 

“Parkinson, quando questa storia sarà finita e Harry starà bene, sei invitata a cena a casa nostra. E ti farò assaggiare le torte di mia mamma!” La piccola Weasley sorrideva stanca.
“Sì, però… Niente Goldstein!” Blaise non si rese conto di averlo detto ad alta voce.

 

Ginny alzò un sopracciglio guardando Zabini. Oh oh. Le era sfuggito qualcosa. Sorrise sorniona.
“Facciamo così, Zabini: potrai venire anche tu”. Lui sorrise e annuì.
La Parkinson sbuffò rumorosamente.
“Veramente non ho ancora accettato. Prima sistemiamo questa cosa. Cerchiamo Denys e salviamo il mio lavoro.”

 

***

 

L’infermiera si era presa una pausa. Stava bevendo una tazza di tè su una delle poltrone nella sala relax e aveva appoggiato i piedi sul tavolino.
Pansy la osservava sotto il mantello di Potter. Si avvicinò e si sedette sul suo bracciolo. Scostò appena il mantello per farsi vedere e chiamò l’infermiera: “April”.
Lei alzò gli occhi e la riconobbe. “Pansy!” Era stupita. Per forza. Non poteva stare lì.
“Vieni con me.”
La prese per mano e la trascinò in uno sgabuzzino. Chiuse la porta alle sue spalle e si tolse il mantello.

 

“Salve” disse April, l’infermiera, al quartetto che si era ritrovata davanti. Un ragazzo moro (un bel ragazzo moro!), la moglie di Potter, la salvatrice del mondo magico e Pansy.
Ebbe quasi paura. “Che succede?”
La dottoressa le rispose: “Abbiamo bisogno di aiuto. Adesso non posso spiegarti tutto tutto, ma devi fidarti di me.”
“Io mi fido di te, Pansy, lo sai. Tutti qui non capiscono cos’è successo e io non riesco a spiegarlo quando me lo chiedono, perché non lo so” disse onestamente.
“Tu sai dove abita il dottor Mills?” La guardò stranita.
“Perché questa domanda? Il dottor Mills è nel tuo ufficio, ora, se vuoi vederlo…”
“Quello non è Denys, April”. Aprì la bocca. Davvero? Sorrise. Poi il sorriso sparì.
“Che vuol dire che non è lui?”
“Pensiamo sia un altro. Dobbiamo però trovare il vero Denys, quindi, tu sai come andare a casa sua?” Oh, se non era lui allora…
“Ma Denys sta bene? E poi, da quanto tempo questo qui, non è lui?” chiese ancora.

 

Pansy guardò l’infermiera. Che domanda strana. “Almeno da lunedì scorso. Perché?” Lei divenne rossa e scosse la testa.
“Ok, niente, niente…” Ma sorrise. Sperò che Denys non si fosse comportato male con lei. Il vero Denys. Perché gli avrebbe lanciato qualche maledizione di sicuro. “Sì, comunque, posso smaterializzarmi a casa sua”.
“Preferiremmo di no. Sarebbe meglio fuori dal suo appartamento o anche in strada. Non dentro, però”. Helena aveva detto che a casa sua c’era qualcuno. Qualcuno a cui era meglio non svelare quello che sapevano.
L’infermiera annuì ancora. Poi si voltò verso gli altri. Giusto.
“Scusa, hai ragione, non vi ho presentato: Ginny, la moglie di Potter, e Hermione Granger le conosci già immagino. Lui invece è Zabini. Eravamo tutti a Hogwarts, insieme.”

 

April li guardò tutti e tre. Le due donne le aveva già viste sì. Erano salvatrici del mondo. Chiunque le conosceva. Il bel ragazzo moro, invece… Quando guardò il ragazzo che non conosceva, lui sorrise.
“Piacere, Blaise Zabini…”
“Blaise!” esclamò, girandosi verso Pansy.
Blaise della scuola? Il famoso Blaise? Pansy le aveva parlato di quel ragazzo. Tanto. Tantissimo. Sorrise vedendo le guance della sua amica colorarsi.
“Pansy mi ha parlato…”
“Sì, dai, andiamo. Smaterializziamoci insieme. Poi io aiuto gli altri”. La prese per un braccio. Ok. Prima le cose importanti. Ma vide uno sguardo incuriosito sul viso del moro.
Si prepararono e Pansy la prese sottobraccio.

 

Si materializzarono in una soffitta. “Ma dove siamo?”
“In cima alle scale. Ho pensato che fosse la cosa più comoda…”
“Sì, sì, hai ragione”. Si misero il mantello e scesero le scale.
“Blaise, eh?” disse April. Sapeva cosa sarebbe successo. Non aveva fatto il suo nome apposta.
“Già.”
“Il tipo di Hogwarts?”
“Già”. L’infermiera ridacchiò.
“Non ti vedo da quasi una settimana. Cosa hai fatto in questa settimana, dottoressa?”
“Oh, smettila, April.”
“Smettila tu, Pansy. Voglio i particolari. Me li merito per averti ascoltato mentre eri ubriaca e piangevi di non aver fatto niente a Hogwarts!” Sospirò.
Però era vero. April era formidabile. Ed era una buona amica.
“Siete stati a letto insieme?”
“April!” Per fortuna sulle scale non c’era nessuno.
Ma l’infermiera sorrise sorniona. “Mi sa di sì. Com’è?”
“Dai…” Ma dovette sorridere perché l’amica continuò
“Oh, quindi è bravo. Ti piace ancora eh?” Sentì il viso andarle a fuoco. Doveva ancora capire cosa provava per Blaise.
“Eccoci. Questa è la porta.”
La voce di April la riscosse dai suoi pensieri.
Ok. Annuì.

 

“Allora Zabini?”
“Cosa c’è?”
“Che succede con la Parkinson?”
Blaise sospirò. Oh, Merlino. Imprigionato in uno sgabuzzino con due donne.
“Niente.”
“Già.”
La Weasley ridacchiò.
Avrebbe voluto tirar fuori la bacchetta. “E io che pensavo stesse con Malfoy!”
“Hogwarts è finito tanto tempo fa, Weasley…” Lei ridacchiò ancora. Da quando suo marito non era più in pericolo era tornata la ragazzina fastidiosa che si ricordava.
“Malfoy si è sposato un mese fa. Ho visto l’articolo sulla gazzetta del profeta” disse la Granger.
“Quindi adesso Zabini ha il campo libero, no?” disse la rossa all’amica.
“Io le piacevo anche prima!” Non si rese conto di averlo detto ad alta voce. Le ragazze sorrisero.
“Sei tornato a Londra per lei?” chiese più gentilmente la Granger. Lui alzò le spalle.
“Sono venuto a indagare su Harris”. La Granger sollevò un sopracciglio.
“Però non è proprio il lavoro che fai di solito. O no?” Lo guardò ma lui non le rispose.
“Sai, io al ministero, spesso controllo le pergamene. Ho visto quello che fai di solito. Ti cerchi sempre posti lontani o lavori rischiosi… E questo problema alla Gringott… Non sembra proprio quel genere lì…” Blaise avrebbe preferito una cruciatus.
Sì. Era tornato per lei. Quando aveva ricevuto l’invito di Draco aveva pensato che sarebbe stato fantastico rivederla. Era stufo di girare a vuoto a cercare un posto dove stare, quando era sempre solo. Si sceglieva solo ragazze che le assomigliassero o che gliela ricordassero per qualche motivo. Ma poi… Non erano lei. Nessuna era lei. Era stufo di pensare a Pansy quando era sotto la doccia o quando non riusciva a dormire. Oh, Merlino, a parte quando lavorava, pensava sempre a lei ed era passato così tanto tempo! Così aveva deciso che il matrimonio di Draco sarebbe stata la sua svolta.
L’avrebbe rivista e avrebbe provato a cambiare qualcosa. Oppure avrebbe deciso di impegnarsi a fare qualcos’altro. Anche se aveva immaginato di trovarla tormentata e sconvolta dal matrimonio di Draco. E invece no. Lei era tranquilla e in gran forma. Stava benissimo.
E Blaise aveva avuto paura che lei si fosse lasciata alle spalle anche lui, oltre a Draco. Invece aveva scoperto tutte quelle cose su di lei. E a lui piaceva sempre di più. E anche lui piaceva a lei. Quello era stato così sconvolgente. Tanto tempo a pensare che a lei non piacesse e poi… Sospirò.
Alzò gli occhi quando le ragazze tornarono.

 

***

 

Pansy aspettava pazientemente al Ministero. Le avevano detto che poteva essere una cosa lunga. Guardò la Potter che giocava nervosamente con la fede. Quando si accorse che la stava guardando, la rossa smise e le lanciò un sorriso triste.
“È difficile stare qui ad aspettare che tornino, eh?”
“Già”. Davvero. Come faceva lei quando Potter andava in missione?
“Perché non vai a casa?” La rossa alzò le spalle.
“Casa mia è vuota. È triste essere lì senza Harry. Non è come… gli altri giorni…” Annuì. Doveva essere triste davvero.
“E perché non vai a casa dai tuoi o da qualcuno dei tuoi fr…”
“Non sei costretta a parlare con me, sai?” La piccola Weasley (e non le era mai sembrata così piccola come quando si era raggomitolata su se stessa poco prima) la guardò negli occhi.
“Anch’io sono nervosa” le confidò e la rossa annuì.
Chissà cosa stavano facendo Blaise e la Granger… Erano riusciti a entrare in casa da Denys? Lo avevano trovato? Stava bene? E Blaise, stava bene? Gli era successo qualcosa? Sospirò.
“Allora dimmi, Parkinson, cosa c’è fra te e Zabini? È vero che è tornato a Londra per te?”
Come? Pansy spalancò la bocca.

 

***

 

Blaise era pronto. La Granger aveva spalancato la porta con la bacchetta ed erano entrati. Nell’ingresso non c’era nessuno. Si erano divisi. Uno a destra e una a sinistra. A metà del corridoio, uno dei quadri si agitò. Lo guardò. Una figura gli fece un cenno strano. La guardò bene. Era la contessa. Gli indicò in quale stanza guardare. Le sorrise e annuì. La stanza in questione era chiusa. Sentì dei movimenti all’interno. Vide la Granger tornare dall’altro corridoio e le fece cenno. Lei annuì a si avvicinò alla porta.
Quando spalancò la porta lui entrò con la bacchetta spianata. Davanti a lui, un mago occhialuto, con i capelli biondi sporchi e spettinati, era seduto davanti a un calderone appoggiato a un tavolino basso. Stava mescolando. Non vedeva se avesse in mano la bacchetta.  
“Expelliarmus” gridò, mentre la Granger lo immobilizzava. Mestolo e bacchetta volarono nella stanza e si depositarono sul pavimento. Si chinò a raccogliere la bacchetta del mago e se la mise in tasca, avvicinandosi al corpo steso dell’uomo. Lo guardò in faccia, ma non lo riconobbe.
“Dov’è il dottore?” gli chiese. Lui ghignò e non rispose. Gli diede un calcio. E poi un altro.
“Zabini!” La Granger lo richiamò, toccandogli un braccio. “Cerchiamolo”.
Ma Blaise non si fidava a lasciarlo solo. Quando la Granger uscì dalla stanza, lo schiantò. Giusto per essere sicuri... Erano solo in due, non voleva che scappasse.
Nel corridoio prese il quadro della contessa e lo portò dentro.
“Signore, per piacere, se si dovesse riprendere, urlate e io torno a schiantarlo.”
Si avviò nel corridoio. “Granger?”
“In fondo al corridoio!” gridò la strega. Seguì la sua voce e si ritrovò in una camera da letto. Doveva essere quella del ragazzo. Lui era addormentato, steso sul letto. Aveva ancora la divisa dell’ospedale. Probabilmente l’avevano colto di sorpresa al lavoro o appena rientrato a casa.
Si avvicinò al letto e lo guardò. No. Non era addormentato, sembrava… morto.
“Non è morto. Respira. Penso sia morte apparente. Gli daremo una pozione stimolante.”
Blaise annuì ma poi disse: “E se fosse come per Potter? Se fosse la maledizione che diceva Pansy?”
La Granger guardò ancora il dottore. “La Maledizione laterale? Hai ragione, potrebbe essere…”
“Forse è meglio se lo portiamo al San Mungo.”
La riccia scosse la testa. “Sarebbe un po’ strano dover spiegare perché il dottore di quel reparto si trova lì come paziente. Da chi lo facciamo visitare? Probabilmente c’è anche l’altro dottore…” Giusto. Non ci aveva pensato.
“Vado a prendere Pansy? Che dici? Porto il tipo che c’è di là al Ministero e poi vado a prendere Pansy. Ti spiace rimanere qui?”
La riccia scosse la testa.
“Va bene.”

 

Hermione seguì Zabini fino alla stanza del calderone, dove trovarono il mago senza conoscenza vigilato dal quadro. Ma cosa…
“Ma l’hai schiantato?”
Lui alzò le spalle. “Non mi fidavo”
Oh. Ok. Vide il moro prendere il mago da sotto le ascelle e poi caricarselo in spalla.
“Torno subito”.
Lei annuì mentre si smaterializzarono.

 

***

 

Blaise si materializzò al Ministero e dovette usare l’ascensore per recarsi al livello due. Lasciò in custodia il mago e cercò il sostituto di Potter per fare rapporto, lasciare la bacchetta del fermato e poter andare da Pansy, ma quando svoltò l’angolo del corridoio vide due ragazze che chiacchieravano su uno dei divani della sala d’attesa e si fermò.
Sorrise nel vedere Pansy e quando lei alzò lo sguardo, riconoscendolo, qualcosa si mosse nel suo petto.
Lei appoggiò la tazza sul divano (che si rovesciò) e gli corse incontro, ma quando fu a pochissimo da lui si fermò e si morse il labbro. “Blaise, stai bene!”
Certo che stava bene. Che domanda era?

 

Quando Pansy vide Blaise svoltare l’angolo del corridoio prima dell’ufficio di Potter, non riuscì a contenere la gioia. Si alzò in piedi e gli corse incontro, ma quando si rese conto che lui era immobile, si arrestò velocemente prima di finirgli addosso.
Lo osservò. Stava bene. Non era successo niente. Non vide la Potter raccogliere la tazza che aveva fatto cadere né pulire il divano con la bacchetta, ma la sentì benissimo quando li raggiunse e le sussurrò: “Guarda che lo puoi abbracciare, mi assicurerò che non arrivi nessuno, mentre vado di là”.
Pansy non se lo fece ripetere due volte e si buttò su di lui. Gli cinse il collo con le braccia e nascose il viso contro il suo petto. Che agitazione! Che paura aveva avuto. Il suo cuore batteva a mille.
“Mi hai aspettato?” le chiese lui. Certo che lo aveva aspettato. Che domanda stupida!
“Certo. Cosa dovevo fare? Per Salazar, ero così in pensiero…” E sospirò. Lui ridacchiò. Ma cosa…? “Ehi, non ridere di me!”

 

Blaise non riuscì a contenere una risatina. Lei era stata in pensiero? Si sentì invaso da una gradevole sensazione. Come il caldo del camino e il tepore di una coperta, come tornare a casa dopo tanto tempo. Le cinse la vita e se la strinse a sé, mentre si chinava a baciarla. Era a casa.

 

Lui la stava baciando! Dentro al Ministero. Al livello degli Auror. Merlino! Si staccò velocemente e gli chiese senza fermarsi: “Non ti sei fatto niente? Dov’è la Granger? Avete trovato Denys? Come sta? E l’altro mago?”
Lui rise ancora e le disse di non preoccuparsi.

 

Blaise voleva solo abbracciarla ancora, ma avevano delle cose urgenti. “Vieni con me, andiamo dal sostituto di Potter che gli spiego alcune cose, gli consegno la bacchetta del mago che abbiamo portato qui e ti porto da Denys. Non siamo sicuri che stia bene. Devi venire a visitarlo. E dopo andiamo al San Mungo”. Pansy aveva annuito e seguito tutto quello che lui aveva detto.
Si avviarono verso l’ufficio di Potter e dopo aver lanciato un’occhiata dietro di loro, le mise una mano sul sedere.
“Ehi, giù le…”
“Ho una gran voglia di te, lasciami almeno questo…” E si chinò a baciarle il collo. La sentì sospirare ma allontanarsi.
“No, no”. Il suo viso era rosso, mentre cercava di allontanarlo.
“Ok, va bene…” La lasciò. “Ma solo fino a stasera”. Lei rise.
Ebbe quasi paura che gli cedessero le ginocchia.

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