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Autore: Jason Gaming    15/04/2020    0 recensioni
Prima AU, e prima Fanfiction seria che scrivo.
Il mondo è un inferno. Se non hai fortuna devi combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere, devi impegnarti. Ma che ci crediate o no, anche detto così sembra facile, impegnandosi, per fare qualcosa che va contro noi stessi. Tradire la nostra anima, sottometterla, terrorizzarla. E chi non ci riesce muore. Perché se sei più debole di te stesso non sei più forte di nessuno.
Tashigi questo lo ha imparato, e ha costretto se stessa a fare un lavoro patetico e vergognoso, tradendo la propria anima.
Tutto ciò che può fare è sperare in un miracolo, e forse qualcuno glielo darà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba nera, Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Tre giorni... tre fottutissimi giorni passati in quel posto e già non ne poteva più. Ma in effetti si poteva dire che il primo giorno le bastava ed avanzava. Già solo il fatto di essersi umiliata in quel modo, e poi addirittura essersi fatta vedere da Roronoa in uno stato come quello le bastava per tentare il suicidio. Roronoa Zoro era sempre stato suo rivale sin da quando andavano alle superiori. Ma la competizione era l’equivalente ad una sfida fra una docile gattina contro una tigre furiosa. La sua forza irragionevole, una rara scaltrezza che utilizzava poco, ma che poteva far sentire ingenui uomini più intelligenti di lui. Un fisico che non lasciava nulla a desiderare, ma la cosa che invidiava di più di Roronoa era la sua abilità con la spada e con le armi da taglio in generale. Tashigi aveva sempre avuto una sola passione, e quella passione erano proprio le spade. Tashigi aveva provato più volte a batterlo, non c’era mai riuscita. Ma vista la sua superiorità fisica e mentale non c’era da sorprendersi. Nulla da sorprendersi, nulla, da quell’uomo che mai la aveva chiamata per nome. Quell’uomo che ricambiava il suo odio. Una sola cosa di quell’uomo non invidiava: i suoi occhi, quegli occhi freddi, con un anima che non temeva nessuno se non il suo portatore, che non vedeva nessuno se non lui, che non obbediva a nessuno se non lui. Quegli occhi. Quell’anima. Quell’uomo. Si poteva descrivere con una sola parola: Io.
Tashigi odiava le persone così, qualunque fossero le loro altre qualità, potevano anche essere dei miliardari, potevano anche essere nerboruti, o addirittura dei geni. Poco importava, se la finestra dell’anima non avesse mostrato una casa accogliente, Tashigi non ci sarebbe mai entrata.
Con i dubbi equivalenti al numero delle volte in cui Tashigi aveva avuto fortuna in quello stramaledetto giorno. Tashigi, in quello che non si poteva definire appartamento, era sicura che l’incontro con Roronoa fosse stata la cosa peggiore. Ma di sicuro non era stato l’unico danno, tralasciando la paga non esattamente ottimale per riuscire a rimettere a posto la sua vita. Tralasciando anche il solo fatto di essere andata in quel purgatorio. La giornata sarebbe stata comunque infernale: tutte quelle luci rosse che la accecavano, tutti quelli fecce che la guardavano in quel modo, il disagio di essere vestita come una puttana in pubblico, il disagio di stare accanto a tutte quelle donnacce. Ma tutto quello non era niente, con quegli avvenimenti la sua anima riusciva a dargli giusto qualche pugno, ma non era nulla. La cosa peggiore, la più vergognosa, la più terrificante... Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. Puttana. PUTTANA. Non si sentiva dire nient’altro al di fuori del bordello, nient’altro al di fuori di quell’inferno. E grazie a quell’offesa, che la faceva vergognare in quanto donna, in quanto persona, in quanto marine. In quei momenti era come se la sua anima le prendesse la testa e la sbattesse ripetutamente a terra. Tremendamente doloroso.
Oh ma quello che Tashigi temeva di più era una sola persona: quello stronzo di Ermeppo.
Di tutte le persone che poteva incontrare al di fuori del bordello, di tutte le persone che potevano sapere del suo secondo lavoro, di tutti quelli che la avrebbero potuta chiamare puttana. Ermeppo era fra i tre peggiori in assoluto. Se lo avesse detto a qualcuno... a qualche amico... o avesse fatto girare la voce... o se addirittura se lo avesse fatto sapere a tutti, per poi farla licenziare... Merda. Non ci doveva pensare. Ma da Ermeppo se lo sarebbe dovuto aspettare. Lui era un uomo subdolo, incapace, approfittatore ed egoista. A causa della sua famiglia influente nella Marina militare, lui aveva molto potere, ovviamente era diversi gradi sotto Tashigi, in quanto lei si era sempre fatta il culo per ottenere dei successi. E poi aveva Smoker come mentore perciò non c’era nulla da stupir-... Smoker. Smoker. Smoker. Vaffanculo non doveva pensare a lui. Doveva smetterla, smetterla, una volta per tutte. Lui non sarebbe tornato da lei. Mai.

Ecco che cominciava il quarto giorno da spogliarellista.
Tashigi ,come prima cosa dopo essersi alzata dal letto, si pulì gli occhiali. Se li mise ed andò a lavarsi i denti in quel minuscolo bagno, almeno era facile tenerlo pulito. Comincio a lavarsi prima la faccia poi i denti, si mise un po’ di profumo per nascondere per un minimo l’odore. La doccia se la sarebbe fatta una volta tornata in quello squallido appartamento. Non poteva sapere cosa sarebbe successo quel giorno. Anche se sinceramente non gli interessava. Qualunque cosa fosse stata lei se la sarebbe cavata. Si vestì in modo perlomeno decente e andò in ufficio, sperando che Ermeppo non avesse spifferato nulla.


Verso la tarda sera

Ok anche questa era fatta. Nessuno le aveva chiesto niente. Ermeppo probabilmente era stato zitto. Magari la fortuna le aveva sorriso stavolta. Si magari stavolta se la sarebbe cavata. È vero come è vero che i maiali volano. Magari questa volta le era andata bene, ma per ogni colpo di fortuna arriva anche una sventura. Tashigi questo lo sapeva bene. Ma non ne ebbe la conferma, non prima di arrivare al bordello. Non prima di vedere chi era venuto a vederla. Ribrezzo, odio, ira, vergogna, debolezza. Ecco cosa provava in quel momento. Di fronte a Roronoa, che era lì di fronte all’entrata del bordello. “Che cazzo ci fai di nuovo qui?!”, questa era una delle poche volte in cui Tashigi mandava a quel paese le buone maniere, una di quelle poche volte che lei e la sua anima si alleavano contro un comune nemico, un nemico che non si asteneva dal risponderle “Avevo voglia di due cose:- sospirò grattandosi la testa- volevo qualcosina da bere e... volevo ridere. Di te.” cosa cazzo aveva appena detto, cosa, COSA. “È divertente vedere come certe persone siano cadute in basso sai? Una di quelle sei tu capitan occhiali... anche se non è che prima fossi tanto meglio.”, Tashigi alzò una mano pronta a dargli uno schiaffo, ma Zoro la anticipò con uno suo, “Non ci provare idiota...” le disse con freddezza. Vaffanculo quegli occhi, vaffanculo quell’anima, vaffanculo quell’uomo. Zoro attendeva una risposta dalla corvina, aspettava che quella donna dimostrasse la sua forza, per potersi dimostrare a sua volta superiore. Per sfoggiare la sua anima sotto il suo comando, per far vedere il suo orgoglio,“Di un po’ tu pensi di essere meglio di lei?! Te ne vai in giro in posti come questo è poi vieni a dare a me della feccia! Certo che ne hai proprio di coraggio, anche se il tuo non è un pregio!”, una voce aggressiva, imponente, e sicuramente femminile. La donna che aveva parlato di stava avvicinando al bordello. Un lungo giaccone di pelle nera, adornato da vari accessori neanche fosse un’ adolescente, un rossetto cremisi ed un espressione a dir poco furiosa. Lunghi capelli rosa ed un cappellino di un chiaro verde acqua. Quella donna Tashigi la aveva già vista, quella aria così intimorente, intimidatoria, disagiante... quella era Jewerly Bonney. Anche lei lavorava nel bordello, si può dire che fosse quasi il “capo” delle spogliarelliste, sarà per il fatto che lei era l’unica a possedere anche solo un pochino di carisma e di polso.
Bonney si avvicinò a Roronoa, lo guardò con sguardo furente. Ma Bonney era riuscita a fare qualcosa che Tashigi non si sarebbe mai aspettata di vedere: aveva lasciato il verde senza parole. Roronoa entrò nel bordello senza dire niente, lasciando la discussione praticamente a metà. “Ehi tutto bene?”, grazie, si, ti devo un favore, non dovevi farlo. Tashigi avrebbe potuto dire molte cose ma si limitò ad annuire, tranne per una frase. “Perché sei intervenuta?”, Bonney repentina rispose, “Perché siamo tutte sulla stessa barca. Il mondo va così no? Se non ci aiutiamo fra di noi abbiamo ben poco da fare.”, Bonney non disse altro ed entrò nel bordello. Diretta, forte, di polso, ecco come la poteva definire. Ma non era il momento di elogiare nessuno. Tashigi stava per cominciare il suo quarto giorno di lavoro, e non poteva avere idea di ciò che le sarebbe capitato.













Angolo dello stronzo dell’autore

Calma prego... calma prego... calma... bene.
Ora potete cominciare ad ricoprirmi di insulti per essermi presentato dopo oltre DUE SETTIMANE con un capitolo di transizione come questo. Chiedo, anzi, imploro perdono, anche perché l’unica scusante che ho è che avevo poca voglia ,non so nemmeno io perché.
Sperando che possiate perdonarmi torniamo al capitolo: abbiamo visto una Bonney che fa la parte della sorella maggiore, così come abbiamo visto uno Zoro che è veramente uno stronzo, ma diciamo che voglio lasciarvi un po’ sulle spine riguardo il suo sviluppo. Non posso dire lo stesso per il povero Ermeppo, che ho deciso di considerare quello che si è visto all’inizio. Poi si è visto anche un abbozzo del passato fra Zoro e Tashigi, o perlomeno un accenno. Si è visto anche che la nostra protagonista non ama essere offesa nell’orgoglio. Può sopportare tutto tranne quello, ma chi può biasimarla. Riguardo Smoker... chi lo sa... secondo Tashigi non ritornerà mai da lei... che se ne sia andato. O CHE SIA MORTO? Lo scopriremo nei prossimi capitoli! E dopo questo Angolo che sembra una casa ,ci vediamo al prossimo capitolo.
Un saluto da parte di me stesso Jason
   
 
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