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Autore: Juliet8198    15/04/2020    2 recensioni
Dall'incontro con una misteriosa ragazza, le vite e i sogni di ogni componente del gruppo non furono più gli stessi. Quale origine hanno le sue misteriose e fortuite apparizioni? Quale segreto si nasconde dietro la serie di avvenimenti in cui vengono coinvolti?
Ognuno di loro dovrà, volente o nolente, affrontare la verità che si cela dietro il suo mistero e l'ombra dei loro demoni che ha liberato.
Storia presente anche su Wattpad al profilo @GiuliaRossi321
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nella tazza che Beatrice stringeva fra le mani ormai non era rimasto più nient'altro che un residuo di liquido scuro. Esso, raffreddandosi, si era incrostato sulla ceramica assumendo la forma di una bizzarra stella. Questa piccola creazione fu il centro dell'attenzione della ragazza per tutto il tempo in cui la sua voce narrava la sua storia al silenzioso pubblico. I sette ragazzi non avevano emesso un fiato da quando lei aveva iniziato a parlare. Non fecero domande o commenti di alcuna sorta. Rimasero semplicemente lì, attenti ad ogni singolo dettaglio, alcuni assorti in ricordi sepolti, altri con le bocche dischiuse dall'incredulità. 

La narratrice sentiva la gola secca. Doveva aver parlato per un'eternità. Minuti, forse ore. Ma per lei furono anni. 

-Dopo la sparatoria, Miss Jones fece il resto del lavoro. Grazie al filmato e alle prove di frode fiscale riguardanti Nicholas Johnson, ha potuto dare alla polizia le basi per incriminare Anna Johnson.-

Le parole della ragazza caddero nel silenzio che dominava la stanza come un'alta marea. Beatrice era esausta. Si era trascinata lungo tutti gli eventi che l'avevano portata a quell'inaspettato culmine e realizzò che aveva paura di cosa sarebbe successo in seguito. 

-Se volete denunciarmi o chiudermi in un ospedale, beh, non vi biasimo. Capisco che tutto questo suoni assurdo...- 

L'affermazione aveva una nota scherzosa ma nascondeva la verità che lei si aspettava avrebbe seguito quel momento. 

"In fondo, perché dovrebbero crederti?"

 

Quando finalmente alzò gli occhi sul silenzioso gruppo, la scena che si trovò davanti la colse impreparata. Negli sguardi dei ragazzi sembravano racchiuse tante tumultuose emozioni: paura, confusione, dolore, rammarico. Un viso però recava qualcosa di diverso dagli altri. Le sue guance candide era rigate dalle lacrime, i suoi occhi luminosi la osservavano intensamente, facendola affogare in quel mare carico di tristezza. 

-Ehi...che succede?- chiese dolcemente la ragazza alzandosi dalla sedia e avvicinandosi a Jimin. 

Quest'ultimo abbassò la testa, mordendosi le labbra e coprendosi il volto con le mani. Beatrice si pose davanti a lui e, vedendo che il ragazzo rimaneva chiuso nel suo nascondiglio, si sedette sulla moquette. Il rumore di un lieve singhiozzo uscì dal bozzolo dietro cui era nascosto il volto in lacrime, che finalmente si aprì portandolo ad osservare la persona di fronte a sé. Questa sorrise, cercando di rassicurarlo. Vedendo le lacrime che continuavano a scorrere, lente ma inesorabili, la ragazza gli prese delicatamente la mani. 

-Perché piangi?- gli chiese in un sussurro. 

Un altro singhiozzo sfuggì dalle labbra di Jimin, che cercava di fermare la pioggia che i suoi occhi avevano scatenato. Abbassando lo sguardo sulle mani che si erano appoggiate sulle sue, le afferrò e le strinse. 

-Io...non pensavo che avessi affrontato tutto questo per noi...- proruppe infine, con la voce altalenante a causa delle lacrime incastrate in gola. 

-Non riesco a credere a tutto quello che sarebbe successo se tu non fossi intervenuta...li avrei persi, tutti...- 

Jimin non riuscì a terminare la frase, che venne inghiottita dall'angoscia di quel terrificante pensiero. Infine, alzò gli occhi nuvolosi ma finalmente sereni e osservò la ragazza di fronte a sé. 

-Grazie.- 

Beatrice, nel profondo del suo cuore, lo sapeva. Non l'aveva mai voluto ammettere a se stessa e non voleva che quella fosse la motivazione che la spingeva ad agire. Eppure sapeva dentro di sé che le sarebbe solo bastato qualcosa di così semplice per farla sentire appagata. Un grazie. Un riconoscimento. Non se lo sarebbe aspettato, ma le avrebbe fatto sentire che tutti quegli anni, tutti quei sacrifici, tutte quelle morti avrebbero avuto significato. Perciò, quando Jimin le rivolse quell'unica, semplice parola, il suo cuore cedette. 

Sentì le lacrime raggrupparsi violentemente nei suoi occhi e non fece niente per combatterle. Lasciò che iniziassero a scorrere, a farsi strada impudenti sul suo volto. La sua testa, improvvisamente troppo pesante, si accasciò sulle sue mani intrecciate a quelle del ragazzo, mentre cercava disperatamente di trattenere i singhiozzi. 

Grazie. 

Era così semplice eppure significava così tanto.

Voleva rispondere, ma le parole venivano continuamente uccise dai suoi respiri mozzati.

-Non...non c'è di che...- disse, dopo aver forzato la sua gola ad emettere dei suoni coerenti. 

 

-Che cosa hai intenzione di fare adesso?-

La voce di Namjoon la raggiunse alle sue spalle mentre lei metteva sul fuoco la pentola carica di acqua. 

-Intendi se ho ancora intenzione di tornare in Italia?- chiese facendo scivolare il sale dalle sue mani. 

-Sì, esatto. In fondo, adesso che sappiamo tutto non hai motivo di andartene.- 

Mentre Beatrice appoggiava il coperchio, sentì l'attenzione del gruppo concentrarsi nuovamente su di lei. 

-In effetti, è così. Il motivo principale per cui me ne stavo andando era per evitare che indagaste ulteriormente, ma adesso... Beh, resta il fatto che sono senza lavoro.- concluse con una leggera risatina. 

-Quello non è un problema, potremmo farti riassumere anche domani.- borbottò Yoongi, restando accoccolato sul divano con finta indifferenza. 

-Esatto. Potrai tornare a lavorare immediatamente.- si affrettò ad aggiungere Hoseok. 

Da quando si era alzata e aveva preso a cucinare, il ragazzo aveva iniziato a svolazzare per la stanza come un colibrì impaziente, muovendosi freneticamente senza pace. 

-Grazie, ma ho già comprato il biglietto per l'aereo e non vedo la mia famiglia da un po'. In più, il mio visto sta per scadere, perciò ne posso approfittare per rinnovarlo.- rispose lei soprappensiero. 

"Quanti grammi di spaghetti ci vorranno per otto persone?"

Alla fine si era fatta sera e, dato che i ragazzi non sembravano intenzionati ad andarsene, aveva finito per offrirgli di provare la vera carbonara italiana e il gruppo aveva accolto volentieri l'offerta. 

-Quindi hai intenzione di tornare, giusto?- 

Beatrice sentì la presenza di Hoseok avvicinarsi a lei e comparire nel suo campo visivo, ma cercò di concentrarsi sulla bilancia su cui stava misurando la pasta. 

-Beh, credo di sì...perché?- 

Non sapendo resistere alla curiosità, dopo aver fatto la domanda si voltò verso il ragazzo e lo guardò alzando un sopracciglio. 

-Ah, ecco, così puoi tornare a lavorare alla BigHit...- rispose lui, mascherando l'imbarazzo con un risata nervosa. 

Con un sorriso divertito, Beatrice riportò l'attenzione ai fornelli. 

 

Dato che ne il tavolo ne il divano erano fatti per ospitare così tante persone, il gruppo optò per consumare la cena seduti sul pavimento. Da quando Beatrice aveva distribuito i piatti ad ogni ragazzo, nella stanza avevano iniziato ad echeggiare versi di approvazione e rumorosi "Amo la carbonara!" che compensarono il silenzio delle ore precedenti. 

-Quindi...come funziona questa cosa dei salti nel tempo?- eruppe con curiosità Namjoon, attirando l'attenzione dell'intero gruppo. 

La ragazza si prese qualche istante per riflettere.

 

-Che cosa sai riguardo ai salti nel tempo?- 

Il tono di Lee Jiwoo la incitò a rispondere, perentorio. 

-Lei...sa dei salti nel tempo?- 

La donna annuì, scuotendo i capelli fini. 

-Vedi, le persone come noi sono in grado di rendermene conto, in forma di ricordo, di sogno o di déjà vu.- 

-Le persone...come noi?- 

La sua interlocutrice prese a fissarla con gli occhi scuri.

-Certo. Le persone che rimangono direttamente coinvolte nei salti del tempo. Tu che sei, per così dire, l'occhio del ciclone, sei quella che ha la memoria maggiore riguardante gli eventi dei passati salti. Anche i ragazzi però avranno, in una certa misura, un ricordo.- 

Beatrice la osservò stupefatta. 

-Lei...come fa a sapere tutto questo?- 

Jiwoo accavallò elegantemente le gambe, portando lo sguardo lontano da sé. 

-Quando ero più giovane, mi successe qualcosa di simile a quello è successo a te. Morii in un incidente stradale ma, a quanto pare, non era ancora veramente la mia ora perciò fui riportata indietro ad un mese prima della mia morte. Mi ci vollero dieci tentativi prima di riuscire a risolvere il punto fermo.- 

La donna riportò la sua attenzione alla ragazza seduta accanto a lei. 

-Tu conosci la teoria dei punti fermi?- 

Beatrice, uscendo dallo stato di shock in cui era immersa, annuì semplicemente. 

-Bene, allora saprai che finché il punto fermo non viene risolto continuerai a tornare indietro. Non si sa esattamente con quale criterio il tempo si riavvolge, ma ogni volta che succede sappiamo che rimangono delle piccole crepe che generano quelli che vengono chiamati punti fantasma.- 

-Punti fantasma?- 

-Sì. È un po' complicato da spiegare ma, in breve, si tratta di eventi che normalmente non dovrebbero avvenire in questa linea temporale ma che compaiono in seguito a un ripetuto numero di salti nel tempo. Dopo che hai evitato la morte di Hoseok, hai innescato la morte di Jimin, di Taehyung e di tutti gli altri membri come punti fantasma, comparsi nella linea temporale a causa del fatto che tu continuavi a tornare indietro nel tempo.- 

La mente di Beatrice era oberata di informazioni. Si trascinava freneticamente cercando di assimilare tutto quello che la donna le aveva rivelato, arrivando ad un'oscura consapevolezza. 

"Le loro morti sono...colpa mia."

-Non so precisamente quante volte sei tornata indietro nel tempo, ma spero che adesso che tutti sono salvi tu ti possa fermare.- guardandola con un silenzioso ammonimento negli occhi. 

-Io...sì, mi voglio fermare. Non voglio più tornare indietro. Ho solo...cercato di salvarli.- rispose la ragazza, sconvolta dalle rivelazioni. La donna moderò il suo sguardo, annuendo con un sospiro. 

-Molto bene. Se avessi continuato a forzare la linea temporale avresti potuto causare danni enormi. I punti fantasma che hai creato potevano trasformarsi in punti fermi. Altri due o tre salti e la morte di ognuno dei ragazzi sarebbe diventata irreversibile.- 

 

La ragazza tornò prepotentemente al presente, ricordandosi degli ascoltatori che attendevano la sua risposta. 

-È complicato...ma in pratica sembra che io non debba morire adesso, all'età di ventitré anni. La mia morte era uno sbaglio, un'errore nel tempo. Per questo motivo, venivo riportata indietro per evitare che essa accadesse.-

Namjoon annuì, consapevole che le implicazioni dietro tutta quella faccenda erano maggiori di quanto la ragazza volesse raccontare. Nonostante ciò, decise che indagare ulteriormente non era necessario. Si fidava di lei. 

Se c'era una cosa che lei si era guadagnata, era certamente la sua fiducia. Perciò non avrebbe discusso dettagli che ormai non lo interessavano più. 

 

Erano ormai le dieci di sera quando i ragazzi decisero che era ora di andarsene. Prima di uscire dal piccolo appartamento, la salutarono uno per volta ringraziandola nuovamente per quello che aveva fatto per loro e promettendole che quando sarebbe ritornata a Seoul avrebbe potuto riprendere la sua scrivania alla BigHit. I ragazzi si accumularono infine nel corridoio del condominio, attendendo l'ultimo membro del gruppo, ancora indugiante sulla soglia della porta. 

"Andiamo, dillo."

Hoseok fissava la ragazza sorridendo, incapace di pronunciare un unico suono. 

"Avanti, deficiente! Dillo!"

-Bene, allora...buon viaggio!- esclamò con un inchino frettoloso prima di uscire dall'appartamento e rivolgere la schiena a Beatrice. 

Quest'ultima lo osservò leggermente sorpresa, prima di salutare il gruppo per un'ultima volta e chiudere la porta. Quando sentì il chiacchiericcio sommesso farsi sempre più lontano, decise di riaprire la porta e prendere la rampa di scale che saliva sul tetto. 

 

-Sei incredibile.- 

Il brontolio contrariato di Yoongi distolse l'attenzione di Hoseok dagli insulti che stava mentalmente rivolgendo a se stesso. 

-Dici con me?- chiese dubbioso al maggiore. 

Quest'ultimo alzò pigramente lo sguardo su di lui, guardandolo con incredulità. 

-Certo che dico con te, idiota. Non riesci neppure a chiedere ad una ragazza di uscire? Andiamo, da quando fai il timido?- 

Le parole dell'amico lo lasciarono spiazzato, fermando le sue gambe prima che scendessero l'ultimo gradino della lunga scala. Yoongi, vedendo lo stupore e l'incertezza negli occhi del minore, emise uno sbuffo fintamente irritato. 

-Muovi il culo, forza. Noi ti aspettiamo in macchina.- aggiunse prima di girarsi e porsi in cima al gruppo di ragazzi scioccati. 

Hoseok non se lo fece ripetere due volte. Si voltò e iniziò a risalire le scale due gradini alla volta. 

 

"Perché non risponde?"

Era la terza volta che il ragazzo bussava alla porta di Beatrice, ma questa sembrava non volersi aprire. Con un tonfo, appoggiò la fronte alla superficie di fronte a sé, sentendo la sconfitta e la delusione prendere il sopravvento. Un cigolio improvviso, però, gli fece alzare lo sguardo, speranzoso. 

-Cerchi Beatrice?- 

Non fu la porta della ragazza ma quella accanto ad aprirsi, rivelando una signora sulla settantina con un cordiale sorriso sul volto. 

-Ehm...sì, esatto.- rispose titubante il ragazzo. 

La donna lo guardò con una traccia di tenerezza nello sguardo. 

-A quest'ora di solito si trova sulla terrazza. Sali le scale fino in fondo, dovresti trovare la porta aperta.- 

Con un altro sorriso, la signora salutò il giovane, trascinandosi la porta dietro. 

 

Beatrice abbracciò con lo sguardo il luogo che le aveva dato e tolto così tanto. Le aveva dato opportunità, seconda possibilità, incontri, amici. Le aveva tolto umanità e talvolta la sanità mentale. Non sapeva bene come sentirsi nei confronti di quel luogo. Poi però, osservò la balaustra davanti a sé. E vi si avvicinò. Con un sorriso sulle labbra, vi appoggiò la mano sopra. 

"Devo farla aggiustare."

Con il sollievo nel cuore, osservò quell'arma che non poteva più farle male. 

"Non ho più bisogno di te, ora."

-Beatrice- 

La voce familiare la sorprese, facendola voltare precipitosamente verso la porta. Vedendo Hoseok emergere dall'oscurità delle scale, il suo cuore esplose in uno spettacolo pirotecnico. La magia però si interruppe quando un cigolio dietro di lei la trascinò a sé. 

-No!- 

La voce di Hoseok gridava, ma era troppo lontana. 

"No, ti prego..."

"No..."

 

 

HERE WE ARE!

Eh già. Il prossimo capitolo sarà l'epilogo e io come al solito vi lascio sulle spine. Sono indecisa sé pubblicarlo subito o farvi soffrire un altro po'....uhm, che dite? Aspetto o siete troppo impazienti? 

Comunque, scrivere questo capitolo è stato il processo più intenso di tutta la storia. Ero talmente presa dalle emozioni di tutti e dalla trama che mi è venuto un gran magone (non è esattamente italiano, ma non trovo sinonimi adatti). Spero che percepiate tutte le mie sofferenze in questo capitolo, che attendevo con ansia di scrivere dal momento in cui ho iniziato la storia. 

Ditemi, come pensate che andrà a finire? Come VOLETE che vada a finire? Fatemelo sapere, sono curiosa.

   
 
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