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Autore: Matagot    16/04/2020    1 recensioni
Lily Luna Potter era da sempre una piccola peste, [...] assomigliava violentemente alla madre [...] ed era, ad onor del vero, una bella ragazza di quindici anni, il cui aspetto angelico celava l’animo più pestifero che Hogwarts avesse avuto l’onore di ospitare dai tempi dei Malandrini.
[...]
Così crebbe Lily Potter: in mezzo ad una famiglia numerosa, per cui aveva imparato ad essere discreta;
attorniata da cugini e fratelli più grandi con caratteri decisamente forti, che le avevano insegnato a non tirarsi mai indietro e a non aver paura;
cresciuta da un Potter e una Weasley, cosa che le aveva permesso di sviluppare una grandissima curiosità per cose bizzarre o pericolose, un talento particolare nel cacciarsi nei guai e un’insaziabile e onnipresente voglia di torta di mele di nonna Molly.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 7



Lily Potter, Grifondoro, V anno

“Se continui così, invece di far evanescere quel verme, lo schiaccerai e basta.”

Era lunedì pomeriggio e Hugo stava abilmente schivando i colpi di bacchetta della cugina durante la lezione di Trasfigurazione. La professoressa McGranitt, che nonostante la carica di Preside non aveva intenzione di abbandonare la cattedra, aveva dato a ciascuno di loro un verme, poiché avevano terminato la lunga introduzione teorica sugli incantesimi Evanescenti sugli invertebrati ed era giunto l’ingrato momento di cimentarsi nella pratica. Trasfigurazione era da sempre una materia che richiedeva la massima concentrazione, ma quell’anno stava iniziando a scremare di netto le menti più acute da quelle meno dotate.

Evanesco. Evanesco. Evanesco!”

Lily aveva accompagnato ogni parola con una stoccata della bacchetta di ciliegio con il nucleo di piuma di Tuono Alato, ma sembrava non riuscire ad incanalare la sua energia magica nel catalizzatore. Sfogliò i suoi appunti per tentare di trovare la soluzione mentre Hugo tentava a sua volta. Erano seduti allo stesso tavolo, in seconda fila.

Seguivano la lezione insieme ai Tassorosso, ma nessuno era ancora riuscito, dopo mezz’ora di tentativi, a far sparire un bel niente. Il morale collettivo era decisamente sconsolato, dato che tutti avevano ripetuto loro che gli incantesimi Evanescenti sarebbero stati sicuramente richiesti agli esami che si sarebbero svolti solo l’estate successiva. La classe era piena di borbottii delusi, bacchette agitate, formule pronunciate più o meno correttamente e qualche saltuaria esplosione.

“Concentratevi e utilizzate l’energia magica per spedire i vermi nel non-essere, forza, ce la potete fare!”

Il tono severo della preside non era incoraggiante quanto le parole avrebbero voluto essere. Pochi istanti passarono prima che il lieve borbottio della classe fu tagliato da un gridolino eccitato e poi da un’esclamazione infausta. Una ragazza di Tassorosso era riuscita a far sparire una metà del suo verme e per lo stupore lasciò cadere la bacchetta direttamente sul povero invertebrato, che ora era semplicemente una poltiglia viscida sul tavolo della ragazza.

“Prima di cena io e Cassie ci vediamo, ha detto che ha preparato un piano di studi per tutti e tre, vieni con noi?”

Hugo aveva approfittato del temporaneo chiacchiericcio in aula per poter parlare con la cugina.

“Ti va di portarmi il mio a cena? Prima devo fare una cosa.”

Hugo annuì velocemente e riprese ad agitare inutilmente la sua bacchetta. Alla fine della lezione di Trasfigurazione nessuno degli esausti allievi era riuscito a far sparire nulla, nemmeno la valanga di compiti che la Preside assegnò per il giovedì.
 
**


Persephone Zabini, Serpeverde, VII anno
 
Scorpius giaceva su un fianco, con la testa poggiata su due morbidi cuscini, e tentava di mantenere il respiro lento e regolare. Si trovava ancora in infermeria perché Madama Chips aveva deciso di tenerlo in osservazione per quarantott’ore, a seguito dalla caduta dal manico di scopa con conseguente trauma cranico e botte varie. Il ragazzo aveva tentato di convincerla a lasciarlo almeno trascorrere la notte nel suo dormitorio, asserendo che si sentiva bene a parte un leggero mal di testa e il dolore alla schiena, ma l’infermiera scolastica non aveva voluto sentire ragioni. Fortunatamente il bolide lo aveva travolto ad un’altezza esigua e quindi l’impatto con il terreno fangoso non era stato particolarmente violento, ma questo non era un valido motivo per comportarsi da sciocco e rifiutare le cure, a detta di Madama Chips.

“Come stai Scorp? Lo so che stai fingendo di dormire.”

Malfoy seppe che non sarebbe riuscito a fingere ancora e si issò sui gomiti per fronteggiare la ragazza. Durante la giornata si erano avvicendati diversi visitatori al suo capezzale e Scorpius ne era stato felice, ma quella era decisamente una persona che non aveva proprio voglia di vedere. Prima ancora di sentire la sua voce, aveva inspirato il profumo vomitevolmente dolciastro di Persephone Zabini, che ora gli aveva poggiato una mano sulla spalla, abbandonandosi a qualche lieve carezza. Al suo tocco, lui cercò di reprimere il viscido brivido freddo che gli percorse la schiena, perché suo padre gli aveva sempre insegnato che contro alcuni tipi di bulli era importante non lasciare trasparire la paura. Lei si era seduta sulla sedia di fianco a lui, accavallando sapientemente le gambe in modo che la gonna, già magicamente accorciata oltre al limite consentito dal regolamento scolastico, si alzasse e lasciasse intravedere il pizzo nero che bordava un paio di autoreggenti.

“Ciao Seph. Non c’è male, ma le pozioni che ho dovuto bere mi mettono molta sonnolenza.”

Aveva accennato al comodino di fianco al suo letto su cui erano poggiati un paio di boccali vuoti e qualche ampolla con piena di un liquido viscoso color carta da zucchero che ribolliva autonomamente.

“Madama Chips mi ha detto che ti serve riposo per rimetterti, però questi materassi sembrano piuttosto duri, forse un massaggio alla schiena potrebbe aiutarti a rilassarti.”

Le dita della Serpeverde danzarono lentamente lungo la clavicola e Scorpius rabbrividì, incapace di trattenersi questa volta, immaginando che quella doveva essere la sensazione che si provava nell’essere avvolti tra le spire di un boa. Portò la mano destra su quella della ragazza, fermandola prima che questa potesse scivolare ulteriormente.

“Sono comodo Zabini, grazie. Ora però è meglio se vai, sono esausto”

“Prima o poi verrai a letto con me, caro, e sarà anche una delle notti più belle della tua vita. Non ti ricorderai nemmeno dell’esistenza di quella nullità della Parker, immagino che anche i migliori ogni tanto facciano errori di valutazione.”

Soffiò queste parole versò di lui con tono sicuro e dopo avergli lanciato uno sguardo saturo di sfida e desiderio, si alzò per andarsene con la sua solita andatura ancheggiante. Lasciando Scorpius a maledire la casualità delle circostanze che lo avevano portato a conoscere quella maledetta di Persephone Zabini.
 
Lily non riuscì a trattenere uno sguardo di disapprovazione nell’incrociare la sua acerrima nemica sulla strada per raggiungere il letto di Malfoy. Qualcosa all’interno del suo petto iniziò a ruggire indomabile, una specie di creatura feroce che non vedeva l’ora di staccare la testa a morsi a quella maledetta oca prepotente.

“Zabini, mi dispiace che non te l’abbiano detto, ma Madama Chips non ha intrugli per risolvere quel tuo piccolo problema con la dignità, puoi anche sloggiare ora.”

“Nemmeno per il tuo problema con l’intelligenza, piccola smorfiosa impudente.”

Si guardarono per un momento in cagnesco, entrambe avevano la mano destra già sulla bacchetta e i sensi tesi al massimo per captare un qualsiasi segnale dall’altra. L’aria era elettrica, ma mai quanto gli animi delle ragazze. Da entrambe le bacchette iniziarono a sprizzare scintille rosse e blu.
Madama Chips uscì velocemente dal suo ufficio e bastò la presenza di un adulto ad spezzare la palpabile tensione. Con fare superiore, dopo essersi squadrate male un’ultima volta, proseguirono una verso l’uscita e l’altra attraverso il piccolo corridoio che portava ai letti.

“Malfoy, sei vivo! Credevo di trovarti morto nel letto dopo la visita della tua amica.”

Scorpius si illuminò. Non si curò nemmeno di nascondere il sorriso che al momento gli si era stampato in viso, una semi paresi facciale che in pochi avevano avuto modo di vedere.

“In realtà sei tu quella che ha attentato alla mia vita, Potter.”

Lui aveva sorriso, ma la battuta del biondo non parve divertire troppo la ragazza che, dopo un breve sospiro, iniziò a parlare con voce sommessa.

“Senti, mi dispiace. Non pensavo che il bolide ti avrebbe colpito, cioè colpito davvero.”

Lily aveva le gote arrossate dalla vergogna e teneva lo sguardo basso, mentre giocherellava con una ciocca di capelli. Tutto in lei, dall’espressione alla voce, tradiva quanto fosse dispiaciuta. Lily era sempre così, intensa in tutte le emozioni che provava e che trasmetteva, non riusciva a limitare la sua capacità emotiva.

“Mio fratello mi ha accusato di averti sabotato in previsione della partita, però non credevo nemmeno che ti saresti impicciato nel mio allenamento privato, quindi alla fine la colpa è un po’ tua, no?”

Il ghigno beffardo di Lily, che cercava di mantenere un minimo di normalità nei suoi modi nonostante lo stato d’animo, generò nel biondino una risata sincera, che stemperò l’aura di rimorso in cui lei galleggiava dalla sera precedente.

“Non potevo fare altro, sei un osso duro da convincere, Potter.”

“Comunque mi dispiace, davvero. La prognosi?”

“Lussazione alla spalla, trauma cranico e qualche osso rotto, tutto sistemato quasi subito però. Immagino che i segni che ho sulle caviglie siano dovuti ad un tuo Levicorpus per portarmi al castello, vero?”

Lei fece un cenno di assenso con il capo. Quell’affermazione le aveva portato alla mente l’attimo di paura che aveva vissuto giusto la sera prima, velandole blandamente lo sguardo di tristezza.

 “Al momento sono solo un po’ dolorante e devo rimanere in osservazione un altro giorno qui in infermeria a causa della botta in testa, o penso che Madama Chips mi ucciderà.”

Lui accennò ad un sorriso nel tranquillizzarla sulle sue condizioni di salute, come aveva fatto con tutti. Probabilmente era qualcosa dettato dalla perdita di coscienza prima della caduta in sé, quindi non si era spaventato perché non aveva memoria della cosa. Madama Chips era stata chiara con lui, lo aveva definito parecchio fortunato a cadere da un’altezza ridotta per chi gioca a Quidditch e grazie all’intervento medico tempestivo non avrebbe subito danni permanenti, sempre che lui rispettasse le disposizioni dell’infermiera.

“Ho tentato di afferrarti. Quando il bolide ti ha colpito e sei scivolato dalla scopa, mi sono buttata in picchiata per tentare di issarti sul mio manico. È stato orribile, non ne hai idea, tu eri lì, incosciente tanto da sembrare morto, e stavi cadendo da almeno venti metri da terra. Sono riuscita a raggiungerti quando mancavano tre o quattro metri, ti ho afferrato, cioè ho tentato, ma eri zuppo fradicio! Io sono quasi caduta dalla scopa perché mi sono sbracciata per prenderti, ma tu sei scivolato lo stesso. La pioggia non ha coperto il tonfo orribile che hai fatto quando sei volato nel fango. Davvero Scorpius, è stato spaventoso, temevo fossi morto.”

L’apprensione e il nervosismo sporcarono l’espressione e la voce della ragazza, lasciando che Scorpius potesse davvero intendere quanto fosse stato fortunato, ora che aveva un resoconto delle dinamiche che lo avevano spedito dritto dritto in infermeria. Lei proseguì nel racconto, accennando alla paura, alla colpa e al sentimento di impotenza l’avevano tormentata durante la corsa verso l’infermeria e poi, nonostante avesse piena fiducia in Madama Chips, alla sua attesa che pareva infinita. Durante quell’ora che l’infermiera si era presa per il primo soccorso su Malfoy, Lily si era scavata i palmi delle mani con le unghie, tormentata da tutte le emozioni che aveva soffocato per rimanere lucida e aiutare il ragazzo, ma che la sommersero non appena l’unica cosa che poté fare fu aspettare. Non poté tenerselo dentro e gli confessò che l’impotenza e la colpa l’aveva logorata tutta la notte e tutto il giorno e che malgrado Albus l’avesse rassicurata, lei non era stata in grado di concentrarsi su nulla. A Scorpius scappò un sorriso canzonatorio quando lei gli raccontò del totale fiasco a lezione di Trasfigurazione.

“A proposito, riuscirai a giocare la prossima partita?” chiese Lily noncurante.

La risposta del Serpeverde fu accompagnata da un sorrisetto impertinente.

“Ho la scorza abbastanza dura, vi farò vedere i sorci verdi, dillo pure alla Davies.”

Lily ridacchiò immaginandosi la reazione della Capitana di Grifondoro che aveva esultato nel constatare la probabile assenza di Malfoy dal campo all’imminente partita, prima di dare un’orgogliosa pacca sulla spalla alla sua Cercatrice ed esclamare “Ben fatto, Lily!”

“In realtà ho detto a Georgia che se tu giochi, io salto la partita, farei tutto il tempo a controllare che tu sia ben saldo sulla scopa, anche se so che è una cosa stupida. Lei non ammette defezioni però.”

Scorpius le lanciò un’occhiata intensa quando sentì le parole di Lily. Lui non seppe stabilire con decisione se a prevalere sul suo umore c’era lo sdegno per essere ritenuto tutt’un tratto come un gracile novellino su un manico di scopa che può essere sbalzato via al primo soffio di tramontana o se crogiolarsi nel piacevole calore che l’apprensione di Lily gli generava nel petto.

“La Davies fa bene. Dobbiamo stracciarvi con tutti i migliori in gioco, o diranno che non ci siamo meritati la vittoria.”

Lily soppesò la risposta del ragazzo e dopo poco cedette ad un sorriso timido, d’altronde le aveva appena fatto un complimento indiretto definendola una delle migliori. Prontamente tramutò quel sorriso nel solito ghigno da combina guai che la faceva sentire sempre a suo agio.

“Bisognerà allora che mi guardi le spalle dai tuoi Bolidi. Nessun trattamento speciale tra di noi, promesso? Oppure dovrò suonartele alla Babbana, ti avverto che i miei pugni non sono niente male.”

Le parole le erano sgusciate fuori veloci e solo a discorso fatto si accorse che lui poteva pensare ad un’allusione alla sberla ricevuta due sere prima. Vi fu un attimo di imbarazzo, spezzato prontamente da Scorpius.

“Lily, per quel che riguarda la sera del Ballo…”

Lily scosse il capo per interromperlo. Gli poggiò la mano sulla sua con tocco gentile e rassicurante.

“Non ti preoccupare, parleremo quando Madama Chips decreterà che la tua povera testolina indifesa potrà sopravvivere al Bolide Lily.”

Detto ciò, la rossa si alzò per andarsene o sarebbe arrivata tardi per la cena. Abbandonò l’infermeria silenziosamente come era entrata, non prima di aver scoccato al Serpeverde un sorriso e Scorpius si addormentò da lì a breve, ma non seppe capire se per l’effetto di un intruglio rifilatogli dall’infermiera dopo che l’ultima visita o per la serenità che aveva provato quando Lily gli aveva preso la mano.

Il risveglio fu scioccante, in quanto fu strappato da un profondo sonno senza sogni dall’urlo di sorpresa di Madama Chips, sbalordita nel constatare che le chiazze maculate gialle e viola comparse su tutto il viso di Scorpius non erano uno strano effetto collaterale delle sue cure, ma il frutto di una diavoleria presumibilmente acquistata al negozio di quel burlone di George Weasley.
 
**
 
Amelia Firestorm, tastierista della band Dark Phoenix


‘Hey straniero!
Sono la ladra di orologi, ho giusto il tuo al polso.
A lui manchi molto, sai?
Se ci tieni a rivederlo incolume, ti consiglio di scrivermi la data del prossimo fine settimana ad Hogsmeade, così potremo incontrarci da Rosmerta, tu potrai corrompere il mio animo truffaldino con una Burrobirra e io farò finta di non volertelo ridare finché non me ne offrirai un’altra ancora.

Fammi sapere, oppure dovrò cruciarti. O cruciare l’orologio, ma non so se ne vale la pena.

A.F.
P.S. Sarò quella con i capelli un po’ rosa e un po’ forse me li tingo.’

La posta via gufo del mercoledì aveva portato ad Albus Potter una lettera scritta con inchiostro viola. Le parole erano state vergate nella pergamena con tratto veloce e disordinato, ma Albus non ebbe problemi a decifrarne il contenuto. Il Caposcuola l’aveva letta velocemente, inclinando con noncuranza il foglio in modo che fosse impossibile per i suoi vicini sbirciarne il contenuto. Aveva anche tentato di mantenere l’espressione neutra e leggermente annoiata durante la lettura, ma a fine biglietto la sua proverbiale freddezza si era sciolta in un mezzo sorriso, cosa che Nott e Scorpius non mancarono di notare. Jasper, di fronte ad Albus, stava ingollando ettolitri di caffè così ammorbidire tutti i pancake appena ingeriti, mentre Scorpius, seduto a fianco dell’amico, leggeva svogliatamente La Gazzetta del Profeta.

“Potter, che magnifica novità essere deliziati da un tuo sorriso!”

Jasper era, come al solito, canzonatorio ai limiti dell’insopportabile, ma ormai gli amici erano immuni alla sua pesantezza. Albus infilò velocemente la lettera all’interno della sua borsa e, con il consueto tono neutro, rispose all’amico. Il tavolo dei compagni di casa non era il luogo adatto ad una discussione del genere, solo Scorpius pareva aver inteso la cosa.

“Hey Nott, mi sbirci di nascosto? Ti ho sedotto, vero? Sapevo che questo nuovo dopo barba mi avrebbe causato guai del genere.”

Una decina di Serpeverde si abbandonò a sorrisini e risa e Albus ebbe la conferma che intorno a lui vi erano persone all’ascolto, ergo la lettera appena ricevuta non era passata inosservata. A volte era davvero sfiancante vivere a stretto contatto con così tanti adolescenti, era inevitabile essere privati della propria privacy. Afferrò un paio di fette di pane tostato su cui spalmò burro e confettura di fichi, si versò un bicchiere di spremuta d’arancia e, sapendo di essere ancora sotto attenta osservazione, decise di cambiare argomento per troncare ogni minimo residuo di curiosità.

“Jas, farai da cronista anche durante questa partita?”

Nott scosse la testa, incapace di rispondere poiché la bocca era stipata di biscotti.

“No, la preside ha deciso che il commentatore deve essere imparziale e quindi non può essere uno appartenente alle case in campo. Questo giro se ne occupa il fratello di Olivia, un Tassorosso del sesto anno.”

Aveva atteso un paio di secondi prima di rispondere, giusto il tempo di deglutire. Quando menzionò il nome della famigerata Caposcuola, ormai era definita Olivia Mano Lesta dalle male lingue, nomignolo su cui parecchi ragazzi iniziavano a fare battutacce, si premurò di lanciare un’occhiata veloce a Scorpius per sincerarsi della reazione dell’amico, ma Malfoy non sembrò essere toccato dalla cosa.

“Chissà se anche il fratellino ha la mano lesta come la sua, in effetti per quanto è brutto potrebbe dover provvedere a certi bisogni in autonomia.”

Il commento era venuto da un ragazzo del quinto anno seduto un paio di posti più in là rispetto a Nott. Le ragazze iniziarono a cinguettare di risa, parevano la fedele imitazione di un branco di chihuahua sotto Incantesimi Rallegranti e i ragazzi batterono il cinque al ragazzo.
Albus si sporse per osservare meglio la scena e valutare in quanto tempo sarebbe potuta degenerare, ma commise l’errore madornale di focalizzarsi solamente sul gruppo del quinto anno. Jasper Nott si era alzato, aveva raggiunto a passi lenti la schiena dell’autore del commento e, mentre questo ancora era scosso dai singulti delle risa, si avvicinò al suo orecchio e sussurrò, in modo che non fosse udibile ad altri che a lui.

“Osa ancora fare delle battutacce scadenti sulla Caposcuola e sulla sua famiglia e mi premurerò personalmente di far in modo che tu non possa aprire quel letamaio di boccaccia per un bel po’ di tempo, ci siamo intesi, Peeks? E se questo non dovesse bastare a spaventare una piccola nullità maleodorante come te, sono sicuro che la professoressa Frost gradirà sapere di quella volta che ti ho beccato nei bagni del secondo piano a fare graffiti in cui la omaggiavi con parole come troia frigida e sanguesporco.”

Jasper si ritrasse, lanciando un sorriso bonario al ragazzino, ormai bianco come un cencio. Nott gli diede un paio di pacche affettuose sulla spalla, concludendo ad alta voce e con tono amabile, così da salvare le apparenze.

“Non ti preoccupare, è sempre un piacere aiutare dei Serpeverde più giovani, fammelo sapere se hai bisogno di altro aiuto.”
 
**


Scorpius Malfoy, Serpeverde, VII anoo
 
La stagione sportiva era a pochi giorni dall’inizio e tra i corridoi della scuola era palpabile l’astio crescente tra le due case rivali durante la prima partita di Quidditch. Grifondoro e Serpeverde erano storicamente rivali per primeggiare tra le case della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e non era inusuale che vi fossero scaramucce tra i ragazzi durante tutto il corso dell’anno, ma l’aggiunta dell’eccitazione pre-partita aveva reso l’odio tra i due ancora più rimarcato. I ragazzi presero a percorrere i corridoi in gruppo, nel tentativo di scoraggiare eventuali rappresaglie contro i giocatori, dopo che Harry Stone, cacciatore di Grifondoro, subì un agguato da parte di Hades, cacciatore di Serpeverde, che lo spedì tra le cure sbrigative di Madama Chips per un’eruzione di giganteschi brufoli, bolle e piaghe purulente su viso e ‘altri posti che di solito la gente non vede’, a detta dei presenti.

Albus, Lily e Hugo, come durante ogni periodo scolastico in cui si trovavano a fronteggiarsi da nemici, cercavano di mantenere i rapporti tra di loro al minimo, così da non aizzare eventuali contrasti tra gli amici adolescenti, prede di una tempesta di testosterone che li spingeva a voler menare le mani il più spesso possibile. Ogni volta che si incrociavano nei corridoi, si lanciavano sguardi fugaci per salutarsi silenziosamente, riuscendo ad evitare il delirio collettivo anche grazie alla presenza di Albus ed alla sua spilla argentata intarsiata di una grossa C. Gli appartenenti al clan Potter-Weasley tentavano da sempre di convincere amici, tifosi e compagni di squadra a confrontarsi esclusivamente sul campo da Quidditch e, anche se in presenza di Hugo, Lily e Albus non accadeva mai nulla di spiacevole, i tre erano perfettamente consci dell’impossibilità del loro obiettivo.

Scorpius aveva lasciato l’infermeria del tutto ristabilito da ormai una settimana, una lunghissima settimana in cui aveva tentato di incrociare Lily nei pochi pomeriggi liberi dagli allenamenti che Wilkes programmava con costanza sfiancante, senza mai riuscirci. Quando il campo era libero dalla squadra di Serpeverde veniva utilizzato senza sosta dai giocatori rosso e oro e, nonostante avesse tentato di avvicinarsi alla piccola Potter dopo gli allenamenti, a cui gli era stato vietato di assistere in quanto avversario, la sua squadra non la lasciava mai da sola, nemmeno quando lei iniziò a minacciarli di affatturarli nel sonno. Le guardie del corpo di Lily Potter non la lasciavano mai sola, nemmeno nei corridoi, nei bagni e nella Sala Comune e la posta ricevuta da lei e Hugo veniva prima controllata da Rose Weasley in modo che non si rivelasse un tiro mancino da parte dei Serpeverde. Anche Albus, l’unico Serpeverde che pareva poter avvicinare sua sorella senza essere linciato dalla folla, evitava comunque di incontrare troppo spesso la sorella nelle settimane pre-partita e quindi Scorpius non fu troppo sorpreso quando si rifiutò di consegnare alla Grifondoro un biglietto da parte sua.

“Non te la prendere Scorp, ma stiamo cercando di starci lontano per evitare che scoppino risse ogni giorno. E poi non voglio essere coinvolto nei vostri psicodrammi ormonali, te l’ho già detto che non ho problemi, ma non voglio essere messo in mezzo.”

Lily sembrava essere parecchio divertita dalla frustrazione provata da Scorpius e non mancò di lanciargli occhiate canzonatorie o fargli linguacce quando lo vide sbuffare dopo l’ennesimo tentativo fallito di placcarla dopo un allenamento, la sera prima della partita. Scorpius aveva atteso all’ingresso del castello il ritorno della squadra di Grifondoro che, vedendolo, sguainò prontamente la bacchetta con fare chi spavaldo, chi minaccioso. Lily e Hugo avevano messo mano alla bacchetta di riflesso più che per attaccare il Serpeverde e subito Weasley si premurò di smorzare la tensione creatasi.

“Andiamo ragazzi, non ne vale la pena. E poi lo sapete che Cassandra mi ucciderebbe, diamine, non smette di fare il Prefetto nemmeno con me. Mi sarebbe difficile fare goal da morto assassinato dalla mia ragazza.”

Un paio di risate fecero eco alle parole di Hugo, tra cui quelle di Lily. I due si scambiarono uno sguardo di intesa e il ragazzo capì subito cosa avrebbe dovuto fare. D’altronde Lily si era confidata con il cugino da giorni, lui sapeva che se da una parte era divertita da quel giochino da gatto e topo che stava intrattenendo con il Serpeverde, dall’altro non aveva scordato il motivo che lo spingeva a cercarla continuamente e questo non faceva che aumentare la sua curiosità nell’ascoltare la sua versione dei fatti per quel che concerneva l’argomento Olivia Parker. Hugo iniziò a chiedersi a voce alta cosa ci potesse essere per cena quella sera e tentò di attirare tutta l’attenzione su di sé per lasciare pochi secondi di privacy a Lily e Scorpius. Lily capì subito e fece finta di allacciarsi una scarpa per mettere qualche metro tra lei e la squadra, distratta dal monologo piuttosto rumoroso del cugino.

“Stasera alle undici nell’aula davanti alla statua di messer Mortimer mezzo malmenato dai Maridi al terzo piano, sempre che al diligente Scorpius Malfoy venga voglia di uscire dopo il coprifuoco.”

Aveva bisbigliato e tenuto lo sguardo puntato fisso in basso, armeggiando con i lacci di una scarpa perfettamente allacciata. Fece appena in tempo a finire la frase che nel corridoio echeggiò la voce di Georgia Davies che pigolò “Ma Lily dov’è?”. Lei lanciò uno sguardo malizioso di sfida al ragazzo, prima di seguire i suoi compagni di squadra verso la Torre di Grifondoro.
 
**


Mirtilla Malcontenta, Fantasma del bagno delle ragazze del secondo piano
 
Un singhiozzo echeggiò sulle pareti del bagno delle ragazze del secondo piano. Era sempre poco frequentato quel bagno, perché a nessuna delle studentesse piaceva essere importunata dal fantasma di Mirtilla Warren, meglio conosciuta come Mirtilla Malcontenta, mentre nel migliore dei casi stava facendo la pipì. Mirtilla aveva l’insopportabile abitudine di avvicinarsi a qualsiasi avventore della toilette per lamentarsi della scortesia dei vivi, per ululare tutto il suo dolore con scenate tragiche o per prendere in giro malignamente la gente. Non doveva essere stata una ragazza troppo amata da viva e da morta forse ancora meno e per questo la sua dimora nel castello era uno dei pochi posti dove, in effetti, chiunque poteva trascorrere qualche attimo in quasi totale solitudine.

Una ragazza, ormai giovane donna, si passò malamente la manica dell’uniforme scolastica sulla guancia, per asciugarsi le innumerevoli lacrime. Un altro singulto la scosse, ma ormai questi andavano diradandosi, era ormai al termine di uno di quei disperati pianti che segnavano il viso inconfondibilmente. La ragazza era sì bella, ma gli occhi, gonfi dal pianto, sovrastavano un paio di occhiaie decisamente marcate e aveva il naso, il collo e le guance arrossati dall’afflizione. Si sciacquò il viso con l’acqua gelida che scorreva dal lavandino, per recare un po’ di sollievo alla pelle e per cercare nello shock termico l’appiglio per riportare sé stessa alla normalità.

“Ancora quel maledetto Malfoy? E dire che suo padre aveva un animo così nobile, mi ero davvero affezionata a lui. Avrà preso dalla madre.”

La ragazza si voltò lentamente, riconoscendo la voce. I suoi occhi incontrarono il profilo etereo del fantasma di Mirtilla Malcontenta, una delle poche persone con cui era riuscita stranamente ad aprirsi nelle ultime settimane, da quando durante il secondo giorno di scuola aveva avuto un crollo emotivo che l’aveva spinta a rifugiarsi nell’unico posto in cui sapeva di poter sfogare il suo dolore in solitudine. Era rimasta lì a piangere per un’ora, osservata per tutto il tempo dalla figura nascosta di Mirtilla, prima che questa si palesasse e si mostrasse comprensiva con lei e da allora, ogni volta che si sentiva fragile, aveva cercato conforto nella compagnia di un ectoplasma che aveva sicuramente già condiviso i dolori di decine di studenti prima di lei. Mirtilla era seduta a gambe incrociate, levitando a circa mezzo metro da terra, con gli occhi puntellati sulla figura della giovane.

“Ciao Mirtilla, scusami. Non volevo disturbarti ancora.”

La voce tremò un paio di volte, riecheggiando della disperazione appena vissuta, e Mirtilla volò prontamente di fronte alla ragazza, con fare consolatorio. Era tanto vicina che pareva sul punto di abbracciarla, ma all’ultimo Mirtilla si fermò, conscia che la giovane studentessa sarebbe stata attraversata da brividi se ciò fosse successo e visto il pianto disperato appena passato, non credette che fosse un’idea brillante. Si fermò quindi a ciondolare di fronte a lei, seduta sul lavandino a fianco.

“Lo sai che puoi venire qui tutte le volte che vuoi, io sono molto felice di vederti. Però davvero, dovresti togliertelo dalla testa, da quello che mi hai raccontato è un meschino farabutto. Non è la prima volta che passi intere ore a piangere in questo bagno, non so cosa ti spinga a stare così male per lui.”

La ragazza alzò i grandi occhi ad incontrare quelli incorporei del fantasma e così facendo, una lacrima intrappolata nelle lunghe ciglia sfuggì al tentativo di controllare le proprie emozioni. Ricominciò a piangere, silenziosamente.

“Mirtilla, io lo so che hai ragione, sei una buona amica. Io però non posso, io devo parlarci, devo riuscirci, non sai cosa succederà se non ci riesco…”

Lo sguardo della ragazza si abbassò, alludendo a qualcosa di terribile, mentre il bagno piombava in qualche secondo di silenzio.

“Perché, cosa succederà?”

Mirtilla parve confusa, ma incuriosita. Aveva trascorso ormai qualche settimana in compagnia dei pianti della ragazza e aveva sempre creduto che Scorpius Malfoy fosse semplicemente una cotta non corrisposta, anche se il modo di manifestare dolore della studentessa era talmente struggente che Mirtilla, mossa da pietà, si era avvicinata a lei per consolarla, divenendo col tempo sua confidente.

“Però mi devi giurare di non dirlo a nessuno, sono seria.”

Ed effettivamente la sua voce risultò meno tremolante, più decisa in qualche modo. Il fantasma annuì solennemente. La ragazza scrutò con decisione il viso del fantasma, come per cercare una traccia di incertezza prima di proseguire.

“Mio padre ha fatto alcune cose durante la Seconda Guerra dei Maghi. Nessuno, a parte noi della famiglia, ne è a conoscenza e ciò è di vitale importanza per noi, perché nonostante mio padre fosse convinto di agire nel giusto, le sue azioni hanno portato alla caduta del Ministero della Magia e alla morte dell’allora Primo Ministro, Rufus Scrimgeour. Verrebbe giudicato colpevole a prescindere, capisci? Lui non ha agito con l’intento di favorire il Signore Oscuro, ma non credo che potrebbero assolverlo. Qualcuno sa della cosa, l’ha sempre saputo e lo scorso luglio ha iniziato a ricattarmi. Succede una cosa stranissima, improvvisamente tutto intorno a me si riempie di fumo nero, come avvolto da una sostanza tossica, io non riesco più a vedere nulla, è spaventoso! Però nessun altro vede questo fumo, quindi sembro una pazza. E poi sento una voce, la sua voce, fa paura Mirtilla e la sento solo io, rimbomba forte nella mia testa e mi fa male ovunque, mi sento come svenire, succede ogni settimana. Ha detto che se non riesco ad avvicinarmi a Scorpius Malfoy, a fare in modo che lui si fidi ciecamente di me, lui farà arrivare questa informazione dritta al Wizengamot. Non so come mai debba avvicinarmi a Scorpius, mi ha lasciato presagire che questa sia solo la prima parte del suo piano, ma non posso permettermi che mio padre venga incriminato.”

Le parole erano uscite frettolose e ricche di ansia, le pause erano state brevi e gli occhi della studentessa erano stretti, come per chiuderli e smettere di vedere l’orrore che stava raccontando. Il viso addolorato venne nuovamente attraversato da lacrime silenziose, che le scavavano una strada infuocata dai dotti lacrimali al mento.

“Sei la prima persona a cui lo dico, Mirtilla. Non sai che sollievo poterlo raccontare.”

“E ogni volta che succede, tu vieni qui. Mi vieni a trovare una volta a settimana.”

Mirtilla si lasciò sfuggire quella considerazione ad alta voce e la ragazza annuì mestamente.

“È per questo che non mi hai mai voluto dire il tuo nome? Perché hai paura che ti possa tradire? Ma tu puoi fidarti di me, siamo amiche!”

La studentessa annuì ancora, Mirtilla stava traendo le giuste conclusioni. Chiuse nuovamente le palpebre ed inspirò, per tornare padrona di sé stessa.

“Scusami Mirtilla, ma è come se avessi sempre saputo che mi sarei confidata con te.”

Mirtilla tornò a sedersi sul lavandino, lasciando ciondolare le gambe. Aveva lo sguardo fisso per terra, perso in pensieri che frullavano all’impazzata. Passò qualche secondo prima che ricominciasse a parlare.

“Non credi che avresti dovuto dirlo a qualcuno? Anche solo ai tuoi genitori.”

Lei fece segno di diniego con la testa.

“Mio padre si sacrificherebbe e andrebbe velocemente ad Azkaban, seppur innocente, per salvarmi da questa tortura, se solo sapesse cosa mi succede. Ma io non posso permetterlo, lui è innocente, capisci? Non posso condannarlo.”

“E cosa pensi che il ricattatore potrebbe volere da Malfoy? Perché dovresti guadagnare la sua fiducia? Credi che voglia fargli del male?”

Gli occhi di Mirtilla si spalancarono di sorpresa quando la ragazza diede un’alzata di spalle. Il fantasma disegnò un piccolo cerchio con le labbra, stranita da quella reazione e ci rimase ancora più di stucco nell’osservare che la ragazza si stava rassettando i capelli per poi avviarsi verso la porta.

“Mors tua, vita mea. Farei di tutto pur di proteggere chi amo, anche a costo di danneggiare estranei.”

Il tonfo della porta che si chiudeva fu come una ferita nel cuore di Mirtilla, delusa da chi credeva fosse una vittima ingenua della meschinità degli altri giovani.
 
**

Albus Potter, Caposcuola, Serpeverde, VII anno
 


 
“Dove stai andando?”

“E invece tu dove stai andando?”

“Perché voi due uscite senza di me?”

Jasper si era parato di fronte al magnifico duo Potter&Malfoy con braccia conserte.

“Sto andando da Periwinkle, mi ha convocato nel suo ufficio urgentemente. E poi io sono un Caposcuola, posso uscire, zuccone!”

Albus aveva la risposta pronta, perché si era immaginato di dover bypassare alcune domande sul perché stesse uscendo, ancora completamente vestito, dalla Sala Comune dei Serpeverde a quella tarda ora della notte. Certo, avrebbe potuto inventarsi una bugia che comprendesse una ronda extra, ma non poteva rischiare che qualche Prefetto lo sbugiardasse. Lo sguardo di Nott parve convinto e Albus ringraziò tutti i suoi avi, senza sapere da chi, di preciso, avesse acquisito la capacità di mentire in modo convincente. Jasper spostò lo sguardo verso Scorpius che, a confronto con l’assoluta calma dell’amico, pareva un bambinetto spaurito, saltellante sul posto come se stesse per farsela addosso.

“Io volevo andare a vedere Madama Chips, sono inciampato sul casino che hai lasciato in camera e ho battuto il ginocchio per terra, proprio all’altezza della frattura.”

Un lieve strato di sudore imperlò la fronte del biondino nel constatare che il silenzio che aveva seguito la sua affermazione era carico di dubbi.

“Con un ginocchio andato non potrò giocare e solo Salazar sa quanto ho voglia di sparare Bolidi contro Hugo Weasley, è una forza quel ragazzino. Senza offesa, Al.”

Questo ultimo tentativo parve convincere i suoi amici. Jasper tornò a sedersi di fianco al fuoco, di fianco a Esther Selwyn e Eve Rosier che spettegolavano animatamente dei vari compagni di scuola, mentre Albus e Scorpius uscirono dalla Sala Comune, lasciandosi alle spalle l’indesiderato pubblico. Si squadrarono in modo curioso per un attimo.

“Tu dove stai andando in realtà?”

Albus non l’aveva bevuta, Albus non la beveva mai. Un lampo divertito gli animò gli occhi verdi.

“Io devo spiegare a Lily come mai Olivia mi ha eletto suo punching ball personale, non sono riuscito ad avvicinarla tutta settimana. Tu invece?”

“In guferia, a spedire la risposta ad Amelia.”

Scorpius si aprì in un sorriso sincero.

“Quindi l’ora e mezza in biblioteca a buttare fogli di pergamena perché la risposta non ti convinceva ha dato i suoi frutti.”

Albus aveva in effetti tentato di rispondere alla ragazza per un’infinità di tempo, accartocciando e facendo evanescere centinaia di fogli di pergamena. Voleva sembra divertente, ma senza apparire come una persona stupida e la cosa gli aveva richiesto parecchi tentativi. Aveva sbuffato, si era messo le mani nei capelli e la piuma in bocca così tante volte che Madama Pince aveva iniziato a chiedergli se finalmente avesse trovato un libro abbastanza complicato da capire, quasi con una punta di divertimento. Non aveva mai avuto difficoltà ad esprimersi, ma quella lettera sembrava un esame talmente difficile da bloccare anche lui. Amelia era, a tutti gli effetti, una ragazza diversa da tutte quelle con cui Albus era uscito durante i suoi anni ad Hogwarts e qualcosa in lei lo spronava a voler suonare accattivante e sveglio.

Allungò la risposta a Scorpius, che lesse velocemente e annuì per dare fiducia all’amico. Dopo qualche secondo si scambiarono un’occhiata complice e presero due strade opposte, uno con la testa piena di una chioma rossa profumata alle mele e l’altro con un foglio di pergamena sigillato in mano.
 
‘Cara Amelia,
Vedi di non spassartela troppo a torturare il mio orologio, è un osso duro!
Non credevo che mi avresti mai scritto, ma ne sono stato davvero felice.
La nostra prossima libera uscita ad Hogsmeade sarà l’ultimo sabato di novembre e sono proprio convinto che sarai tu a dovermi offrire da bere per farti perdonare, ho letto l’ultima intervista rilasciata al Settimanale delle Streghe in cui dichiari che nessuno ti sta facendo battere il cuore al momento, ma sappiamo entrambi che l’indomabile punk Firestorm è follemente persa del perfetto bravo ragazzo inglese con un particolare talento per gli incantesimi domestici!


Albus
P.S. Posso tenere i capelli neri o devi tingermeli anche io?’

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Angolo autrice
Ciao, sono tornata!
Avevo questo capitolo pronto da un po', ma non sono mai riuscita a rileggerlo e ad editarlo un po', il tempo libero purtroppo scarseggia in questo periodo.
Spero che vi sia piaciuto!
Alla prossima
Baci
Matagot
   
 
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