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Autore: platinum_rail    16/04/2020    1 recensioni
Sono passati quattro mesi dalla fine della Guerra dei Titani.
Percy ed Annabeth salvano Piper, Leo e Jason al Grand Canyon, senza sapere che avrebbe significato l'inizio di una nuova guerra.
Percy scompare la notte successiva, ma quando mesi dopo arriva al Campo Giove non ha perso la memoria. Ha un passato diverso da quello che conosciamo, e dei poteri incredibilmente pericolosi.
(IN FASE DI RISCRITTURA)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando c'è il Sangue nell'Acqua 

Percy non avrebbe mai dimenticato quella notte.
Era stata la più fredda che avesse mai dovuto patire, e correndo sotto a quel cielo buio e senza stelle Percy sentiva l’aria sferzargli dolorosamente gelida sul viso.
Il Minotauro li stava inseguendo da ore, o almeno così gli sembrava.
Davanti a sé, Annabeth e Luke correvano seguendo Grover, che li guidava, veloce e agile sulle sue zampe caprine, nella fitta boscaglia della collina. Thalia invece era alle sue spalle.
Corsero per troppo tempo, nella speranza di distanziare il mostro. Percy non sentiva più le gambe, non riusciva a incanalare abbastanza aria, e continuava ad andare avanti solo grazie ad una disperata forza di volontà e paura.
Erano solo dei ragazzini, deboli, stanchi e affamati, e il mostro li stava raggiungendo con facilità.
-Non fermatevi, ci siamo quasi! – urlò la voce tremante del satiro di fronte a loro.
Percy alzò lo sguardo, e vide un arco di pietra bianca stagliarsi in cima alla collina.
Era solamente ad una ventina di metri da loro.
Ma quando si voltò, vide il grande toro umanoide che li stava raggiundendo inarrestabile e spaventoso come un incubo, e seppe che non avrebbero mai raggiunto il Campo Mezzosangue in tempo.
Vide Thalia voltarsi a sua volta, seguendo lo sguardo del più piccolo.
E Percy la vide fermarsi.
-Thalia! – la chiamò con lo sguardo illuminato di orrida sorpresa.
La ragazza si parò davanti al mostro puntandogli la lancia contro, e la bestia si fermò puntando i suoi grandi occhi rossi sulla sua minuta figura. La ragazza scartò di lato quando lui cercò di colpirla, riuscendo a colpirgli il muso bovino. Ma la stanchezza e la ferita alla gamba la rendevano lenta.
Percy sentì Luke ed Annabeth che li chiamavano disperatamente, e corse verso Thalia per tirarla via da davanti al mostro.
Ma non fece mai in tempo.
Il Minotauro la fermò facilmente, stringendo il pugno umano intorno al corpo fragile della figlia di Zeus, e lei riuscì a strillare di dolore per pochi agghiaccianti secondi, prima che la scaraventasse contro un albero. La ragazza boccheggiò, ma quando colpì con la testa il duro tronco di legno ghiacciato cadde a terra con irreale silenzio.
Percy sgranò gli occhi, urlando il nome della ragazza ora ai piedi del grande albero di pino. Conosceva che faccia aveva la morte, ed era dipinta sul viso giovane e sporco di quella che per lui era diventata una sorella.
Calde lacrime di disperazione gli segnarono il viso lurido e scarno. Thalia era appena morta. E presto lui, Annabeth e Luke avrebbero conosciuto la stessa sorte.
Il Minotauro mugghiò ,e corse verso il bambino.
Percy si voltò verso di lui.
E per la prima volta fu tutto troppo. La morte di Thalia era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Tutta la rabbia, la paura, il dolore e la sofferenza che aveva accumulato in quegli anni diventarono troppo.
Voleva solo sopravvivere. Voleva a qualunque costo uccidere quella creatura, per impedirgli di fargli ancora del male.
Sentì qualcosa rompersi per sempre nella sua anima, il suo potere dilagò senza freni.
Il Minotauro si bloccò improvvisamente, a pochi metri da lui.
Percy percepiva ogni cosa. Percepiva il sangue della creatura che scorreva nel suo corpo liquido come acqua.
Bloccò il suo corso, impedì al suo cuore di battere ancora.
E il mostro gemette di dolore, si contorse innaturalmente piegato da un dolore che non poteva contrastare. Poi, il sangue spinse per uscire e ruppe le barriere di carne intorno a sé spaccando il Minotauro in pezzi.
Il mostro si dissolse, nel silenzio.
Tutto ciò che lasciò, ai piedi del bambino, fu un corno.
Percy cadde in ginocchio, gli occhi spalancati fissi su quello che rimaneva della creatura, mentre una singola lacrima gli segnò il viso sporco. Per pochi attimi, nulla accadde.
Poi alle sue spalle, con gentile lentezza, le radici del grande pino sotto il quale Thalia giaceva si avvolsero intorno al corpo senza vita della ragazza.
Percy si voltò di scatto, ma la osservò con rassegnata disperazione ed occhi pieni di dolore. Sentiva il cuore stretto da una morsa soffocante, la gola gli bruciava e non riusciva a respirare.
Annabeth singhiozzava alle sue spalle, e Luke aveva gli occhi lucidi e sgranati ancora puntati sul bambino. Il figlio di Ermes si voltò poi verso il corpo di Thalia ormai nascosto dalle spesse radici dell’albero, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Ma era il più grande, e aveva due bambini di cui prendersi cura. Fu dunque il primo a riprendersi.
Corse verso Percy, sollevandolo gentilmente da terra e stringendoselo al fianco. Percy si aggrappò a lui, ed Annabeth lo imitò tenendo la mano a Luke. Grover camminò al fianco di Percy fino all’arco di pietra, lo sguardo ancora tremante di terrore. Nonostante tutto però, il satiro, il suo già migliore amico, gli rimase accanto.
Percy, quella notte, salvò Annabeth, Luke e Grover, dimostrando coraggio e resilienza, ma scoprendo una parte di sé stesso e del suo potere che non avrebbe mai voluto liberare. Un’energia che non sarebbe mai più riuscito a rincatenare, che aveva distrutto i suoi confini per sempre e che gli scorreva nel sangue senza più limiti.
Quando arrivarono entro i confini del Campo, Chirone corse all’arco di pietra seguito da appena una ventina di ragazzi, e guardò con angosciato dolore il quattordicenne che gli si avvicinava stringendo al suo fianco due bambini in lacrime. Li raggiunse, con passi cauti e lo sguardo gentile.
Ma poi, Percy alzò lo gli occhi su di lui, e Chirone involontariamente sussultò.
Un tridente, verde come il mare, verde come i suoi occhi, splendette sulla sua testa.
E il figlio di Poseidone pianse.
   
 
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