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Autore: se solose    16/04/2020    1 recensioni
Sto riguardando le puntate e nella mia mente si scatenano mille scenari. Ho deciso così di creare una piccola storia, a puntate, che prende spunto da uno degli episodi della terza stagione per continuare su una traiettoria tutta sua, raccontando l'amore di Lorenzo e Clarice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarice Orsini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non riesco a concedermi una notte di sonno da diverso tempo ormai. Mi giro e rigiro nel letto senza trovare pace, questa sera a rincarare la dose un forte temporale. Un fulmine ha appena illuminato la stanza e un tuono rumoroso l’ha seguito, squarciando il cielo e la quiete in questa casa. Mi volto verso Clarice, anche lei sono notti che non riesce dormire serena, probabilmente questa gravidanza è più complessa delle precedenti. Ha gli occhi chiusi e sembra tranquilla. Almeno per adesso. Mi alzo dal letto e vado verso la stanza dei bambini. So quanto abbiano paura dei temporali, soprattutto Maddalena. Apro la porta ma trovo tutti sotto le coperte, in un sonno quieto. Probabilmente questo temporale sta dando più fastidio a me che a loro. Accosto nuovamente la porta, cercando di non fare rumore e vado a dare uno sguardo nella culla.
Questa volta però ci avevo visto giusto. La piccola ha gli occhi sgranati, spaventati, ma non ha ancora emesso un fiato. Le carezzo la testa e la prendo in braccio avvolgendola nel suo lenzuolo bianco.
Inizia a gorgogliare, sembra quasi voglia parlare. Mi guarda e di rimando le sorrido pacato, vorrei infonderle tranquillità così da favorirle il sonno.
“Shhh…va tutto bene” le bisbiglio avvicinando la mia testa alla sua.
Vedo l’ennesimo riflesso di un fulmine e il rombo assordante di un tuono. Questa volta Maddalena sussulta e inizia a gridare. Provo a zittirla cullandola ma ormai il danno è fatto. Clarice si è svegliata di soprassalto mettendosi a sedere sul letto. Lo sguardo confuso.
“Maddalena!” urla.
“Tranquilla, è qui. Si è spaventata con il temporale” le dico porgendole la bambina. La prende senza neanche degnarmi di una risposta e inizia a cantare qualcosa, con voce flebile. La osservo mentre la culla con fare materno e protettivo ma allo steso tempo deciso. La bambina inizia a diminuire l’intensità dei suoi lamenti fino a soffocarli del tutto. In pochissimi minuti è tornata un piccolo angelo, in altrettanti pochi minuti è tornata persino a dormire. La vedo alzarsi, mettere la bambina nella culla con cura per poi tornare a letto. Trascina i piedi. Deve essere ancora in uno stato di dormi veglia.
“Stai ancora dormendo?” sono divertito.
“Probabilmente. Mi sono svegliata di soprassalto, temevo stesse di nuovo male”
“Sta bene, solo non le piacciono i temporali, a quanto sembra”
Allargo le braccia invitandola a prendere posto tra di esse, come fossero un rifugio dove sarebbe potuta tornare a dormire, cullata dal mio amore. Accetta subito l’invito e mi ritrovo a stringerla. Il suo respiro è ancora un po’ irregolare, lo sento posarsi sulla pelle del collo.  E’ inquieta, tanto che dopo qualche sbuffo si gira dall’altro lato, dandomi le spalle. Mi sistemo avvicinandomi a lei, plasmando la posizione del suo corpo in modo da formare un incastro perfetto. Le poggio un braccio sulla vita e tocco il ventre con il palmo della mano. Sento una dolce curva che non posso fare a meno di accarezzare. E’ una sensazione appagante. Non vedo l’ora che inizi a scalciare, fino a quel momento ho sempre la sensazione di essere tagliato fuori. Quando scalciano, solo in quel momento, inizio a sentire davvero quel piccolo esserino, posso toccarlo con mano. Le porgo un bacio sulla nuca, nel bel mezzo della sua folta chioma color cenere, è il mio modo per dirle che va tutto bene e che sono davvero felice, che non vedo l’ora che questo bambino venga al mondo, per conoscerlo. Lei mi capisce, come sempre, e mette la sua mano sulla mia. Insieme portiamo le nostre mani su e giù per quel tratto di corpo coperto dalla sottana.
“Sarà un maschio oppure una femmina?”
La sua voce è un bisbiglio, probabilmente si sta avviando verso Morfeo ma tenta di resistere, ancora un pochino.
“Non lo so. Però spero in una femminuccia, almeno anche Maddalena avrà qualcuno con cui giocare, con cui parlare”
“Sarebbe bello, si” a malapena riesco a capire ciò che ha detto. E’ caduta nel sonno e io sono qui a contemplarla, anche perché ho capito che di dormire questa notte non se ne parla.
 

E’ tutto il giorno che mi accompagna una strana sensazione. Alla fine non ho passato l’ennesima notte in bianco come avevo immaginato, mi sono addormentato, senza fare nulla in particolare, mi sono solamente fatto coccolare da quella quiete e, di punto in bianco, la tempesta non era poi così fastidiosa.
Stanotte però ho sognato anche Giuliano, mio fratello. Ha iniziato a parlare dell’amore, un sacco di discorsi filosofici che non appartenevano molto a lui, probabilmente ho proiettato i miei pensieri nella sua figura, o almeno credo. Non sono molto pratico nella lettura dei sogni, lascio queste pratiche a quei farlocchi dei maghi e degli indovini.
Esco da Palazzo Vecchio per accertarmi che i lavori per la nuova casa dell’arte procedano bene, ma nella piazza sento alcuni occhi guardarmi con sospetto. Decido di non farci troppo caso proseguendo la mia camminata.
“Lorenzo”
Qualcuno mi chiama. Una voce famigliare. Una voce che riconoscerei ovunque, anche tra un milione di anni. La mia mente fa un salto indietro, torna al passato per qualche istante e mi sento tremendamente in colpa nei confronti della mia famiglia, dei miei figli.
“Lucrezia” accenno un piccolo inchino, in segno di riverenza e lei sorride. Com’è bello il suo sorriso. Anche dopo tanti anni, anche dopo tutto il male che gli ho arrecato al cuore lei sceglie di essere sempre gentile con me. Il suo sorriso mi rincuora.
“Dove ti stai dirigendo in gran fretta?” mi chiede, genuinamente curiosa.
“Ho bisogno di entrare in contatto con un po’ di arte. Di questi giorni non ho avuto tempo per vedere come procedono i lavori nella nuova scuola”
Non riesco ad essere freddo e di poche parole con lei, la sua sola presenza mi permette di essere loquace. E la cosa mi spaventa non poco. Dopo tutti questi anni, Lucrezia ha ancora un particolare ascendente su di me.
“Allora non ti trattengo. Porta i miei saluti a Clarice”
La guardo sorpassarmi e sento il suo profumo penetrarmi le narici. Clarice, ha detto, e la mia mente torna alla realtà, torna al presente e sento il bisogno urgente di tornare a casa.
   
 
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