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Autore: arashinosora5927    16/04/2020    1 recensioni
Lo stesso momento può essere vissuto in maniera completamente diversa da due persone o forse no
Welcome a tutti, questa è la prima delle mie storie che vedrà una nuova luce direttamente dal 2015 riscritta col mio stile e le mie capacità attuali, spero la apprezzerete.
Voglio dedicarla alla mia amica Marianna perché merita solo cose belle, ma soprattutto perché non sono ancora riuscita a trovarle il regalo che vorrebbe e nel frattempo le dedico questa storia sperando che le piaccia almeno quanto a me è piaciuto esplorarla e riscriverla.
[5927]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si supponeva essere un giorno di festa, cosa c'era di più romantico di un matrimonio? Invece lui era distrutto.

Pronunciò il discorso che aveva scritto in cui parlò davvero di tutto ciò che Tsuna significava per lui, ovviamente omise la parte più importante.

Dopo il tanto atteso bacio degli sposi, pose fine a quella messa in scena smettendo di recitare il ruolo del testimone e decise di non continuare a calpestare i propri sentimenti.

Si allontanò da Tsuna in tutta fretta, dopo aver firmato l'autorizzazione a portarglielo via. Tante volte lo aveva visto baciare un'altra persona, ma in questo caso era definitivo, non si poteva tornare indietro.

Entrò nella stanza che gli era stata assegnata e senza neanche chiudere la porta si avvicinò alla finestra guardando il suo riflesso, il riflesso della sofferenza.

"Non ce la faccio più!" urlò a pieni polmoni.

"Non ne posso più di fare finta di niente, cazzo..." mormorò con un filo di voce cercando supporto nel davanzale della finestra, vi si aggrappò con entrambe le mani perché sentiva che in caso contrario sarebbe caduto.

Scivolando lungo il muro si rese conto di non essere solo quando nella finestra vide il riflesso anche di un'altra persona.

La giovane donna indossava un abito blu notte e aveva i capelli elegantemente legati in un chignon. Era molto bella, appoggiata a quella porta con lo sguardo affranto.

"Scusami... non volevo invadere la tua privacy, ma sono preoccupata per te" la sentì dire.

"Preoccupata per me, Haru?" domandò lasciandosi sfuggire una risatina isterica.

"Sì..." disse la giovane avvicinandosi a lui, lo vide praticamente sprofondare finché non si portò le ginocchia al petto e sospirò profondamente.

"Sai che ti ucciderà tenertelo dentro?" gli domandò Haru sedendosi accanto a lui nella stessa posizione.

"Di che stai parlando?" cercò di dissimulare Gokudera, forse era ancora in tempo per uscire da quella conversazione scomoda.

"Dei tuoi sentimenti per Tsuna."

Gokudera sussultò, gli sembrò di non avere più niente addosso neanche la dignità dal momento che scoppiò in lacrime senza controllo.

"Sei innamorato di lui, si vede. Anche io lo sono stata, ricordi? Solo che a differenza tua a un certo punto sono andata avanti."

Gokudera annuì, cercò di asciugarsi le lacrime, ma lasciò perdere quando si rese conto che le sue mani tremavano.

"Come hai fatto ad andare avanti?" le domandò, non c'era più ragione di fingere tanto valeva scoprire le carte.

"Dopo essere stata rifiutata ho chiuso il capitolo" disse Haru accennando un sorriso. Ricordava benissimo quel giorno, ricordava di aver sperato che Tsuna le desse almeno un'opportunità, ma l'aveva respinta.

"Sono andata avanti perché glielo ho detto, perché mi sono potuta togliere il peso dell'amore non corrisposto, ma tu non lo hai mai fatto..."

Gokudera iniziò a singhiozzare, sentì una stretta al cuore.

"Io non voglio che mi rifiuti!" quasi urlò.

Haru gli accarezzò la schiena e lo avvicinò a sé.

"Lo so, ma non puoi continuare così... preferisci continuare a fare finta di niente piuttosto che affrontare la realtà... però adesso devi aprire gli occhi, devi capire che Tsuna è felice con sua moglie e anche tu puoi essere felice con qualcuno. Perché non ti metti in gioco? Sei un bell'uomo e ai matrimoni si rimorchia un sacco. Vai al piano di sotto e vedi se trovi qualcuno" disse nel tentativo di consolarlo, ma anche di smuoverlo.

"Ma io non voglio qualcuno, io voglio Tsuna..." mormorò con un filo di voce.

Haru sospirò, capiva la situazione, ma Gokudera le sembrava quasi un bambino capriccioso con quel discorso ostinato.

"Quindi vuoi continuare ad accontentarti di fare finta di niente per tutta la vita aggrappandoti a una speranza che non hai che Tsuna si svegli un giorno e si butti tra le tue braccia? Vuoi soffrire per sempre?"

Gokudera avvertì quelle parole come se fossero calci e pugni.

La speranza che non ho... si disse ripetutamente.

"Non hai mai avuto una relazione, non ci hai mai neanche provato. Vuoi salvare ancora a lungo il tuo primo bacio per Tsuna?"

Gokudera sentì il cuore sanguinare, ma soprattutto si domandò se ci fosse modo di essere più vulnerabile di quanto si sentisse.
Come faceva Haru a saperlo? Aveva scritto in faccia anche questo?

"È finita, ma il punto è che non è mai iniziata... ho perso una gara a cui non ho neanche tentato di partecipare, ma ero stato squalificato in partenza. Lo so che dovrei andare avanti, me lo ha detto anche lui, ma non ci riesco, non riesco a lasciarlo andare. Preferisco recitare il mio ruolo e renderlo felice che spiazzarlo completamente dicendogli sono innamorato di te da quattordici anni. Quattordici fottuti anni!"

Haru annuì lo guardò con compassione.

"Sì, forse è forte, ma dovresti dirglielo. Devi farlo per te stesso e per la vostra amicizia. Siete due uomini maturi non succederà niente di grave. Tsuna ti vuole un bene immane, ti capirà e si scuserà per non essersene reso conto e tu andrai avanti e troverai qualcuno che ti renda felice..."

"Solo Tsuna può rendermi felice" ribattè Hayato asciugandosi una lacrima.

"Allora non vuoi essere felice..." sospirò Haru alzandosi dal pavimento.

"Io ho fatto il possibile, ma non possa aiutare chi non vuole risolvere i problemi..."

Lo lasciò solo con la verità, con la sofferenza.
Gokudera riprese a piangere intensamente.

"Ha ragione, non voglio essere felice voglio solo essere suo..."

Non glielo disse, non gli disse niente neanche quando rientrò in sala e Tsuna gli chiese se stesse bene perché aveva proprio una brutta cera.

Non gli disse niente quando nacque il suo primo genito e continuò a non dirgli niente mentre il bambino cresceva.

Accumulava solo il peso di sentimenti ormai così forti da trascinarlo a fondo e rendergli difficile anche solo camminare.
   
 
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