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Autore: Sky_7    17/04/2020    1 recensioni
In questa storia le cose sono andate un po’ diversamente da quelle che ricordiamo dalla serie. Tanto per cominciare le età: ai fini della trama ho dovuto invecchiare un po’ tutti i protagonisti, perciò Zuko e Sokka hanno diciannove anni, Katara diciassette, Aang e Toph quindici.
In secondo luogo, come si spiegherà nel corso del primo capitolo, Katara era ostaggio sulla nave del principe Zuko, apparentemente come merce di scambio che garantisse la salvezza della sua tribù.
La storia vera inizierà a partire da circa metà della seconda stagione, più o meno dall’arrivo in scena di Azula, ma verranno affrontati anche alcuni momenti clou della prima stagione, rivisitati in tema con la storia. Katara ha un carattere ancor più simile a quello di Zuko, complice anche il fatto che abbiano trascorso due anni insieme, è a conoscenza dei sentimenti che Aang prova per lei ma non lo incoraggia.
Se vi ho incuriositi almeno un po’ vi aspetto ai capitoli
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2
Non aveva resistito, sapeva che fosse sbagliato ma questo non le aveva impedito di prendere quella pergamena. Riportava gli stessi disegni che c’erano su quella regalatole da Zuko, ma questa volta era tutto ben leggibile. Aveva iniziato a replicarle con attenzione e con la mente fissa su un unico pensiero: doveva assolutamente migliorare per quando avrebbe rivisto Zuko. Cercava di non pensare a quanto le mancasse quello spocchioso principino della Nazione del Fuoco, anche lei era orgogliosa e la ferita che lui le aveva inferto era ancora troppo fresca per essere ignorata.
Ogni suo piccolo progresso era affiancato però dalla rabbia perché ciò che per lei risultava ancora difficile e faticoso sembrava una passeggiata quando a praticarlo era Aang. Era furiosa e questo, ahimé, influiva sul suo dominio che non era fluido come avrebbe dovuto essere.
Zuko non aveva faticato a trovarli, forse perché infondo sapeva bene dove cercare e una parte di lui fu felice di aver trovato Katara da sola. Era motivata, voleva migliorare e si stava impegnando, ma allo stesso tempo i suoi movimenti erano rigidi e lei era troppo tesa. Lui le aveva insegnato a combattere, Katara era perfettamente in grado di difendersi in un corpo a corpo anche contro un avversario ben più prestante di lei ma i suoi movimenti non erano sicuri come avrebbero dovuto. Era in allerta e Zuko decise di approfittare di questo momento di debolezza, bloccandole le mani nel momento in cui la dominatrice, per fuggire dal pirata, finì direttamente tra le sue braccia.
“Ti salverò io dai pirati”
“Zuko!”
L’aveva fatta legare ad un albero con le mani dietro la schiena, del resto il principe non era uno sprovveduto e sapeva ciò di cui Katara era capace e cosa no.
“Dimmi dov’è e io non farò del male né a te né a tuo fratello”
“Te lo puoi scordare” Zuko strinse i denti e dovette respirare profondamente nel tentativo di mantenere la calma
“Lasciateci soli” i soldati obbedirono immediatamente, lo stesso non si poteva dire dei pirati che invece decisero di muoversi dopo un’occhiataccia del principe. L’ultimo ad andare via fu il generale Iroh che nell’allontanarsi sussurrò “Vedi di non esagerare, o ci andrete a rimettere entrambi” e quanto aveva ragione...
“Proviamo a capirci Katara. Tu sai cosa io ho passato, io ho bisogno dell’Avatar, solo consegnandolo a mio padre potrò ripristinare il mio onore e tornare a rivestire il ruolo che mi spetta di diritto”
“No Zuko! Tu prova a capire! Aang è l’unico che potrà mettere fine alla tirannia di tuo padre di cui anche tu sei una vittima e una pedina”
“Non azzardarti Katara! Non permetterti”
“Sei talmente orgoglioso da non riuscire a vedere la verità neanche se ti venisse sbattuta in faccia. E mi fai pena per questo”
“BASTA COSÌ!” la sua voce adirata attirò particolarmente l’attenzione del capitano pirata che si avvicinò
“Ne ho abbastanza di queste sciocchezze. Rivoglio la mia pergamena!” se avesse riflettuto un po’ di più probabilmente ci avrebbe pensato su due volte prima di mettersi contro il principe Zuko, soprattutto se avesse guardato Iroh avrebbe capito che non sarebbe mai stata una buona idea interrompere quella loro lite. Il principe infatti ghignò sadicamente nell’estrarre la pergamena e ponendola sopra la fiamma che accese sul palmo dell’altra mano.
“Mi stavo giusto chiedendo quanto potesse valere” disse con tono sarcastico e sorridendo di nuovo nel vedere la preoccupazione sui volti dei pirati che immediatamente provarono, forse scioccamente, a fermarlo con le loro sciabole.
“Sembrerebbe parecchio... Se mi aiuterete a trovare ciò che io voglio la riavrete e andremo tutti a casa felici. Perlustrate i boschi per cercare il ragazzo e tornate qui” questa volta neppure i pirati presero in considerazione l’idea di fargli ripetere l’ordine e, obbedienti, si sparpagliarono tra gli alberi.
“Quanto a te” esordì Zuko voltandosi di nuovo verso la sua prigioniera “Sei ancora in tempo per dirmi dove si trova, magari in cambio di qualcos’altro di altrettanto prezioso per te” la collana con la pietra azzurra, che Katara portava sempre al collo, ora si trovava nelle mani di Zuko che, spostatosi dietro di lei, fece per fargliela indossare nuovamente come aveva fatto tante altre volte nei loro momenti intimi.
“Dimmi dove si trova”
“Mai!”
“Stupida ragazzina” la collana fu di nuovo riposta nella tasca dell’uniforme e Katara venne lasciata da sola con i suoi pensieri. Per quanto volesse, per quanto ci provasse e nonostante tutto il male che le aveva fatto non sarebbe mai stata capace di odiarlo.
Poi la collana le fu restituita dallo stesso Zuko al polo Nord, dopo essere stata sconfitta infatti si era svegliata riversa sul prato dell’oasi e aveva la collana al collo. Non aveva potuto evitare che la paura le attanagliasse lo stomaco quando vide il suo volto ridotto in quelle condizioni, cosa gli era successo? Avevano combattuto e, nonostante i tanti miglioramenti dal loro ultimo scontro, era stata sconfitta di nuovo. La tempesta aveva impedito al principe di andarsene dal Polo Nord e quando li trovarono si sentì divisa: non avrebbe mai potuto lasciarlo lì, ma non avrebbe neanche potuto obbligare i suoi compagni di viaggio a tollerare la presenza del principe. Fortunatamente Aang era del suo stesso parere, fu lui infatti ad insistere per portarlo con loro.
Non si videro più per molto tempo, talmente tanto che iniziò davvero a preoccuparsi che gli fosse successo qualcosa. Zhao era morto durante l’assedio del Nord, sapeva che Zuko aveva provato a salvarlo ma questi aveva rifiutato la sua mano, se per orgoglio o vergogna non aveva più importanza, tutto perde di importanza davanti alla morte. Katara aveva paura, Zuko aveva dovuto incassare un brutto colpo e temeva che avrebbe potuto accadergli qualcosa.
 
Erano giunti ad Omashu, era assediata dal soldati della Nazione del Fuoco. Chiunque avrebbe concordato che andare via sarebbe stata la cosa migliore da fare, ma Aang non era chiunque e, come i due ragazzi della tribù dell’acqua avevano avuto modo di scoprire, non lasciava mai un amico in difficoltà. Purtroppo la ricerca di Bumi si era rivelata un fallimento e, fortunatamente, alla fine aveva raggiunto i suoi amici per lasciare la città. La sfortuna, però, doveva averli scelti come bersaglio, questo fu ciò che pensò Katara nel vedere il bambino della Nazione del Fuoco che li aveva seguiti. Dovevano riportarlo a casa e quale occasione migliore per richiedere in cambio la liberazione di Bumi, un piano perfetto che non aveva preso in considerazione un piccolo e per niente trascurabile dettaglio: Azumi. Appena la vide, Katara fu certa di sapere chi si trovasse davanti, la somiglianza con Zuko era evidente, almeno ai suoi occhi. Azula si presentava esattamente come Zuko e Iroh l’avevano più volte descritta: tanto bella quanto letale, arrogante e astuta.
Una dominatrice del fulmine, un potere che Zuko aveva rincorso per tutta la sua vita e non ancora raggiunto e che Katara sperimentò sulla sua stessa pelle. Non seppe descrivere il dolore che le attanagliò il braccio quando una saetta attraversò l’acqua che circondava l’arto, quell’acqua stessa che anziché aiutarla le si era ritorta contro. Per qualche secondo perse il controllo del suo dominio, troppo poco perché la principessa, impegnata nell’inseguimento di Aang se ne rendesse conto, se lo avesse notato probabilmente sarebbero stati spacciati. Si riprese il più velocemente possibile e riprese a combattere, le altre due ragazze erano non dominatrici ma non per questo meno letali e fin troppo abili perché Katara da sola riuscisse ad avere la meglio mentre Sokka proteggeva il bambino. Quelle due erano l’una l’opposto dell’altra: la prima, esaltata, saltava da una parte all’altra eseguendo acrobazie, la seconda, invece, lanciava lame senza battere ciglio, incurante che di mezzo a quello scontro ci fosse il suo stesso fratello minore. Per la dominatrice dell’acqua, che ha insito in sé il senso della comunità e della famiglia, mettere in pericolo un innocente per un capriccio era inconcepibile.
Quando l’esaltata le bloccò il dominio con colpi ben assestati, Katara non seppe come reagire, era bloccata e anche quando furono lontani non fece che pensarci. Solo quando quella notte, quando i suoi amici si addormentarono, ebbe finalmente il coraggio di osservare il suo braccio che aveva accuratamente tenuto coperto. Dal dorso della mano sinistra fino a metà dell’avambraccio la sua pelle era attraversata da brucianti venature rosse e la mano tremava dal dolore. Il dominio dell’acqua andava ancora a singhiozzo e ci vollero diversi tentativi prima che riuscisse a curarsi, ma il risultato non aveva nulla a che vedere con la prima volta che aveva medicato un’ustione: la sua pelle olivastra era attraversata da decine di piccole venature chiare che andavano mano a mano sbiadendosi. Come prima cicatrice, poco ma sicuro non si sarebbe fatta dimenticare e con essa anche la lezione legata: la Terra blocca i fulmini, l’Acqua li amplifica. Fu esattamente quello che fece al loro secondo incontro e questa volta non commise errori. Non toccava il raggio d’acqua, lo comandava e basta, ma quando catturò il fulmine la sua potenza era troppa perché riuscisse a mantenerne il controllo. Dovette fare ricorso a tutte le sue forze per scagliare l’onda verso Azula mentre si allontanava per portarla via da Aang, e riuscì solo a sfiorarla, ma anche a ferirla. Vediamo se i fulmini ti piaceranno ancora adesso!
L’unico che notò la cosa fu Iroh, che inarcò le labbra in un sorriso sorpreso.
Con la coda dell’occhio, l’uno accanto all’altra, Katara e Zuko si osservarono. Poche settimane dopo l’ultima volta che si erano incontrati e scontrati, Zuko sembrava un’altra persona che nulla aveva del principe della Nazione del Fuoco. Il suo aspetto era sicuramente ciò che più saltava all’occhio, vestiva abiti umili e aveva tagliato la coda di cavallo che più di tutto era il suo segno di appartenenza alla famiglia reale, una cosa di cui era ancora molto orgoglioso. Si chiese cosa dovesse aver affrontato quel ragazzo dallo sguardo dorato che, seppur imperscrutabile come sempre, trasudava determinazione e desiderio di rivalsa.
A sua volta anche Zuko osservò per un attimo la dominatrice dell’acqua, la sua ragazzina. Aveva un’aria stanca ma allo stesso tempo determinata. Fu su di lei che si posarono i suoi occhi d’ambra quando Azula dichiarò la sua resa, ma pregò con tutto sé stesso che sua sorella non l’avesse notato. L’attacco della principessa fu scagliato contro Iroh e Zuko fu il primo ad accorrere in suo soccorso, ma non permise a nessuno, neppure a Katara, di avvicinarsi a loro.
 
“Una moneta per i tuoi pensieri” esordì Katara sfiorando con la punta delle dita il profilo destro di Zuko, comodamente sdraiato a pancia in su sul letto della sua cabina.
“Che inutile spreco di denaro”
“Non quando senti reale interesse per i pensieri di qualcuno. Dai, sputa il rospo” Zuko si girò appoggiandosi a un gomito per osservarla meglio. Se ne stava a pancia in giù, con la testa poggiata su una mano e l’altra a dargli fastidio. Era bella oltre ogni dire, soprattutto con i capelli ancora arruffati e le labbra rosse per i numerosi baci che si erano scambiati fino a poco prima. Il principe notò con soddisfazione il segno rosso che le aveva lasciato sul collo nel momento in cui raggiunse il picco del piacere.
“Tra qualche giorno attraccheremo e so che dove andremo in quei giorni si tiene una fiera in occasione di una qualche festività della Nazione del Fuoco. Tutti indossano delle maschere e per almeno una notte le identità non significano nulla. Pensavo che potremmo andarci”  ricordava quelle feste. Nella Nazione del Fuoco duravano una settimana intera e ci aveva partecipato diverse volte con sua madre, non vi prese più parte dopo la sua scomparsa.
“Balle”
“Cosa?!” Zuko si alzò su entrambi i gomiti e la guardò stizzito, in tutta risposta Katara ridacchiò senza scomporsi più di tanto.
“Ci vengo volentieri alla festa, ma non era quello a cui pensavi, o non avresti avuto quell’espressione corrucciata. Più del normale intendo” Zuko assottigliò gli occhi ignaro di star cadendo nel gioco della dominatrice dell’acqua che, ridendo sonoramente, si lasciò cadere su un fianco, incurante del lenzuolo che si scostò scoprendo il suo seno nudo.
“Ridi di me, eh? Vedremo chi riderà per ultimo” disse avventandosi di nuovo su di lei con il solito ghigno sulle labbra
“No no Zuko ti prego! Il solletico no” la parole si alternavano alle troppe risate che spesso sfociavano in singhiozzi per la difficoltà di respirare come si deve
“Chiedimi scusa”
“Scusa. Scusami tanto, ti prego”
“Mh non sono soddisfatto. Dimmi che non c’è al mondo un dominatore migliore di me”
“Mai! Arrogante, megalomane, squilibrato e bipolare!” le risate di entrambi riempirono ben presto la camera da letto del principe, facendogli dimenticare anche se per poco chi fossero oltre quella porta che li divideva dal mondo esterno. Ciò che contava davvero in quel momento erano solo loro, Zuko e Katara.
 
Si svegliò di soprassalto con un singhiozzo strozzato in gola e le lacrime che gli rigavano il viso, nonostante la tanta stanchezza non riuscì più a riprendere sonno. A volte i ricordi erano anche peggio dei sogni. Questi erano solo fantasie, i ricordi invece erano reali e servivano a rammentarle continuamente cosa aveva e si era lasciata scivolare tra le dita. In quei momenti c’erano poche cose che Katara poteva fare: sfogare la sua rabbia esercitando il dominio dell’acqua o scrivere. 
Katara aveva cominciato a tenere un diario su cui annotava ogni pensiero da quando avevano lasciato il Polo Nord, sentiva il bisogno di sfogarsi e sapeva di non poterlo fare con i suoi compagni di viaggio.
Il pensiero e la preoccupazione per Zuko erano l’unica ombra nel suo cuore, un’ombra che non le faceva dormire sonni tranquilli. Quelle pagine parlavano solo di lui, scritte nella lingua della Nazione del Fuoco in modo che se Aang o Sokka lo avessero aperto non avrebbero compreso.
Era troppo buio per scrivere il suo diario e le lacrime le avrebbero offuscato la vista. Per queste e mille altre ragioni si alzò dal suo sacco a pelo e seguì il suo istinto che la portò direttamente in una radura. Si inginocchiò a terra e sentì nitidamente un fiume sotterraneo scorrere proprio lì sotto i suoi piedi. Un ghigno le sollevò gli angoli delle labbra mentre girò le mani e volse i palmi al cielo, poi con uno scatto le sollevò verso l’alto. Un’eruzione d’acqua al posto della lava, che spaccò la terra e salì al cielo.
“Stupido! Sei solo uno stupido illuso!” ogni parola era scandita con un pugno o un calcio in aria che a sua volta provocava uno spostamento di acqua o lance di ghiaccio che si scagliavano ovunque ordinasse. L’acqua continuava a scorrere verso l’alto spinta dalla stessa rabbia della dominatrice dell’acqua, una rabbia che Zuko le aveva insegnato a dominare.
“Perché...” distratta dalle lacrime che le offuscavano la vista, Katara non riuscì a evitare il suo stesso getto d’acqua che le era tornato addosso. Scivolò finendo facci a terra sul terreno fangoso “Perché Zuko?” disse ancora singhiozzando “Perché non sono stata abbastanza importante per te?! Forse è colpa mia. Forse sarebbe stato diverso se avessi capito prima che ti amo” 
 
Zuko e Iroh erano seduti l’uno davanti all’altro in quel vecchio edificio mezzo distrutto, una teiera di thé sul fuoco tra di loro
“Il fulmine è un’espressione pura del dominio del fuoco, priva di aggressività. Non è alimentata dalla rabbia o dall’emozione come gli altri domini del fuoco, per questo molti chiamano il fulmine il fuoco del sangue freddo” spiegò il vecchio generale servendo il thé, questa volta fatto come si deve. Nel sentirne l’aroma diffondersi nell’aria, Zuko ricordò le lezioni teoriche che tenevano sulla nave insieme a Katara, ascoltava quei discorsi con sguardo sognante.
“È preciso e mortale, proprio come Azula. Eseguire questa tecnica richiede pace mentale”
“Capisco, quindi stiamo bevendo il thé per calmare la mente”
“Proprio così, bravo ragazzo... Ehm volevo dire, esatto” anche l’anziano in quel momento pensò a Katara di appena quattordici anni che sedeva accanto al principe ascoltando come oro colato quelle lezioni di cui non avrebbe mai potuto godere se fosse rimasta nella sua tribù.
“C’è molta energia intorno a noi. Energia che è sia Yin che Yan, energia positiva ed energia negativa. Pochi dominatori del fuoco riescono a scindere queste due energie e questo crea un forte squilibrio perché l’energia vuole ristabilire l’equilibro e, nel momento in cui si tornano insieme scontrandosi, tu gli fornisci una via d’uscita creando così il fulmine” ed eseguì ciò che aveva spiegato con movimenti che poco avevano del dominio del fuoco.
“Sono pronto a provarci!”
“Ricorda che una volta che avrai separato l’energia non riesci più a controllarla, diventi la sua umile guida. Respira prima di tutto” sfortunatamente nessuno dei numerosi tentativi eseguiti ebbe risultati soddisfacenti, il fulmine infatti non si manifestava ma esplodeva non appena lasciava il suo corpo.
Con la testa rivolta all’indietro e le mani strette in pugni il principe si lasciò andare in un grido di frustrazione.
“Perché?! Perché non ci riesco? Perché invece di emetterlo il fulmine continua a esplodermi in faccia? Come succede sempre con tutto quanto!” Iroh rivolse al nipote uno sguardo di rammarico e dispiacere. Da solo Zuko non avrebbe mai potuto capire, ma non era certo che la sua risposta gli sarebbe piaciuta.
“Temevo che questo potesse succedere. Non sarai in grado di controllare il fulmine finché non avrai affrontato il tumulto che c’è dentro di te”
“Quale tumulto?!” esattamente come ci si aspettava, Zuko avrebbe sempre negato di avere un problema, era il suo metodo di autodifesa e non se ne sarebbe mai staccato.
“Zuko devi lasciare andare i tuoi sentimenti di vergogna se vuoi che la tua rabbia se ne vada”
“Io non sento nessuna vergogna. Sono più orgoglioso che mai”
“L’orgoglio non è l’opposto della vergogna, ma la sua origine. La vera umiltà è l’unico antidoto per la vergogna”
“Beh a dire il vero ultimamente la mia vita è stata soltanto umiliante” il generale abbassò lo sguardo.
“Partiamo allora della delusione”
“Non c’è nessuna delusione. Per chi dovrei provarla poi?!”
“Che ne dici di Katara?” il principe si irrigidì nel sentire il nome della ragazza che aveva trattato così male l’ultima volta che si erano visti “Non hai mai accettato che lei ti avesse abbandonato per partire con l’Avatar e senza neanche accorgertene tutte le volte che vi siete incontrati le hai dato una via di uscita, le hai dato la possibilità di tornare dalla tua parte o di fuggire. Non hai mai voluto ferirla davvero”
“Tu vaneggi zio” fu la secca risposta di Zuko che si allontanò di qualche passo, più che altro per non far accorgere il maestro del tumulto che avevano scatenato in lui quelle parole.
“Se non sei in grado di ammettere neppure con te stesso ciò che ti turba allora non puoi affrontarlo. Fortunatamente però ho un’altra idea” catturata di nuovo l’attenzione del ragazzo, il vecchio generale si affrettò a continuare “Ti insegerò una tecnica che neanche Azula conosce, perché l’ho inventata io stesso”
 
“Il fuoco è l’elemento del potere. Le persone della Nazione del Fuoco hanno l’energia, la volontà e le motivazioni per raggiungere quello che vogliono. La terra è l’elemento della sostanza. Le persone del Regno della Terra sono diverse e forti, sono ostinate e molto resistenti.  L’aria è l’elemento della libertà. I Nomadi dell’Aria si sono staccati dalle preoccupazioni terrene e così hanno trovato pace e libertà. L’acqua è l’elemento del cambiamento. Le persone della Tribù dell’Acqua sono capaci di adattarsi facilmente a molte cose, hanno un profondo senso della comunità e dell’amore che li fa sempre restare uniti” per ogni affermazione il generale aveva disegnato il simbolo dell’elemento e li aveva poi uniti con un cerchio. Zuko rimase in silenzio, assimilando ogni nuova informazione e riflettendo su quanta verità trasudasse da quelle parole. Oltre a ciò che riguardava il dominio del fuoco, aveva avuto modo di analizzare le caratteristiche del dominio dell’acqua in quegli anni con Katara e si era accorto di come la ragazza fosse sempre stata molto apprensiva nei suoi confronti, si era adattata a lui e insieme erano diventati un uno. Ma si trattenne dal dirlo ad alta voce. 
 “È importante saper trarre la saggezza da molte fonti diverse, se la prendiamo sempre da un’unica fonte diventa rigida e si spegne. Bisogna capire gli altri, gli altri elementi e le altre Nazioni, questo rende completi.
“Sembra tanto un discorso da Avatar”
“E lo è. La combinazione dei quattro elementi in una sola persona che rende l’Avatar così potente, ma può rendere più potente chiunque” poi lo invitò ad alzarsi e insieme iniziarono ad eseguire dei precisi movimenti con tutto il corpo, armonici come solo l’acqua sapeva essere
“Ricorda quando Katara provava a imparare il suo dominio dalle pergamene. Un dominatore dell’Acqua affronta il flusso di energia, lascia che la sua difesa diventi la sua offesa rivoltando l’energia dei suoi avversari contro di lui. Io ho imparato a farlo con un fulmine... Se lasci fluire l’energia all’interno del tuo corpo il fulmine la seguirà. Devi creare un percorso che parta dalle tue dita, passi dal tuo braccio e poi dalla spalla fino ad arrivare allo stomaco, è lui l’origine dell’energia del tuo corpo. È chiamato il mare del Chi. Solo nel mio caso si può chiamare di vasto oceano” aggiunse scoppiando a ridere per la sua stessa battuta, Zuko al contrario non batté ciglio ma si trattenne con tutto sé stesso dal colpirsi in fronte
“Mh dunque. Dallo stomaco poi lo lasci uscire dall’altro braccio. La deviazione dallo stomaco è critica: non devi lasciare che il fulmine passi attraverso il tuo cuore o il danno potrebbe essere mortale”
Si allenarono fino al tramonto, ma non poté provare con il fulmine vero. Iroh non avrebbe mai scagliato un fulmine contro suo nipote.
Quella notte, approfittando della solitudine e della pioggia, per la prima volta lacrime di frustrazione sgorgarono dagli occhi del principe Zuko. Stremato si lasciò cadere sulle ginocchia con la testa bassa.
“Cosa ti ruba? Finirai solo per farti del male se continui così. Parlami zuccone che non sei altro!” il principe strinse gli occhi provando ad ignorare quella voce così simile a quella di una persona di sua conoscenza, con scarsi risultati
“Non mi turba nulla!”
“Ah sì? Che strano, il principe Zuko che conosco io non si sarebbe mai messo a piangere. Questo nulla deve essere davvero importante se ti fa questo effetto” una palla di fuoco lanciata con stizza si dissolse nello schiantarsi su una roccia.
“Molto maturo, i miei complimenti molto maturo da parte tua” 
“Sta zitta!”
“Obbligami” altre sfere di fuoco lanciate alla cieca perché Zuko continuava a tenere gli occhi chiusi
“Agli gli occhi Zuko. Cosa ti blocca?”
“Tu” fu solo un sussurro mentre i suoi occhi d’ambra si posarono sulla figura di cui vedeva solo i contorni a causa della pioggia battente
“Io? Io non sono neanche qui, Zuko. Questa è solo una proiezione della tua mente” esordì Katara avvicinandosi a lui e sollevando la mano per carezzargli una guancia, chiudendo gli occhi il principe poteva quasi immaginare la sensazione di fresco sulla pelle.
“È questo che mi blocca. Tu che non sei qui e non sai che ti amo” ma quando aprì gli occhi era solo su quella montagna desolata.

 

SPAZIO AUTRICE
Non che poi abbia molto da dire oltre il capitolo che si svolge tra la fine della prima stagione e i primi episodi della seconda.
E così, giusto perché mi va, vi allego una fanart dei nostri beniamini che mi ha ispirato la parte finale del capitolo
https://i.pinimg.com/236x/3c/cd/cc/3ccdcc623abfe656a4fed57c953313c6--fan-fiction-fiction-stories.jpg

PS
A partire dal prossimo capitolo si entrerà nel clou della storia e inizierò a distaccarmi dalla serie originale. Che ci crediate o no, non è per niente facile scrivere una storia che funziona bene nella testa facendola però andare d'accordo con gli eventi della serie (che sto vedendo man mano ora per la prima volta). Non vi nego che gli più una volta mi sono trovata in disaccordo con gli eventi degli episodi perché non andavano come nella mia storia (non fateci caso, ogni tanto mi capita)
A presto
   
 
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