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Autore: PitViperOfDoom    17/04/2020    1 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note traduttrice: Finalmente, dopo essere stato bistrattato per mesi, YUTS è tornato! Spero perdoniate la nostra assenza, avevamo altri progetti a cui badare - tra cui un'altra one shot proprio di Pit, ve n'eravate accorti? Sicuramente se ci seguite sul nostro Tumblr saprete già tutto! Se vi va seguiteci, giusto recentemente abbiamo fatto un recap di tutte le traduzioni e lavori che abbiamo preso in carico e come le gestiremo. Speriamo che il capitolo vi piaccia, buona lettura! Mi raccomando, state a casa!

 
Capitolo 11



“Ultimo giorno di scuola prima del Festival dello Sport, ragazzo mio.” Disse All Might. “Come ti senti?”

C’erano fin troppe risposte a quella domanda perché Izuku potesse sceglierne solo una. Alla fine, il suo cervello era talmente intasato di aggettivi che la sua bocca si mosse senza pensare; e quello che ne uscì fu: “Affamato, perlopiù.”

Non era colpa sua se All Might aveva deciso di prenderlo da parte per una chiacchierata proprio quando le lezioni si interrompevano per la pausa pranzo, dopotutto.

Prima che Izuku potesse imbarazzarsi, All Might esalò una risata bonaria che lo fece rilassare. “Penso di essermelo meritato.” Disse. “Non ti preoccupare, non ti tratterrò per molto.”

Izuku ci riprovò. “Sono… nervoso, credo? Sto cercando di prepararmi, ma sto anche cercando di non pensarci troppo.”

“Cerca di non evitare troppo di pensarci, ragazzo mio.” Gli disse All Might. “Altrimenti diventa un ottimo modo per farsi sopraffare quando giungerà il momento.”

Stringendo le labbra, Izuku fece un suono vago e cercò di ignorare la sensazione di gelo nelle viscere. Solitamente era facile ignorarla, come la maggior parte delle paure. Ma quando pensava troppo a lungo all’incombente Festival dello Sport, la paura lo attanagliava come gelidi artigli.

“Ti ho visto durante l’allenamento.” Continuò All Might. “Stai diventando più veloce e il tuo tempo di reazione sta migliorando.”

C’era una nota di calore nella voce di All Might mentre lo diceva che sciolse un po’ del ghiaccio che sentiva nelle vene. A dispetto di se stesso, alzò lo sguardo e si illuminò quando vide il sorriso onnipresente del suo insegnante con una punta di approvazione. “Ho fatto pratica.” Disse, prima che avesse il tempo di pensarci meglio.

“Oh?” All Might sembrava interessato e Izuku avrebbe voluto tirarsi un calcio, perché ora avrebbe dovuto spiegarsi. Non molto lontano, la signora Shimura si bloccò mente stava svolazzando lì intorno, facendo da vedetta, per poi girarsi e offrirgli un sorriso incoraggiante e un pollice in su, che fu gentile da parte sua ma non molto d’aiuto.

“Una delle amiche di mia mamma era un’insegnante di yoga.” Disse Izuku. “Conosce persone nel mondo del fitness e mi sto facendo dare consigli per l’auto-difesa.” Lanciò uno sguardo alla signora Shimura con un breve guizzo degli occhi. “Ho pensato di, uhm, essere già abbastanza forte anche senza One For All, quindi se solo io riuscissi… ad applicarlo.” Le bugie erano più facili se ci includeva dentro abbastanza verità.

Il sorriso di All Might si allargò. “Eccellente idea.” Per una frazione di secondo sembrò quasi imbarazzato. “Avrei dovuto pensarci prima- Beh, in ogni caso, sembra che funzioni.”

Lì vicino, il sorriso della signora Shimura scomparve e lei cambiò scomodamente postura. Izuku sbatté gli occhi in sua direzione, sperando di star trasmettendo la sua preoccupazione senza attirare l’attenzione di All Might.”

“Ottimo.” Continuò All Might, inconsapevole. “A pensarci, ho trascurato di insegnarti il corpo a corpo di base.” La sua fronte si aggrottò mentre pensava. “Hmm. Stavo esitando per la differenza di forza tra di noi, specialmente visto che ti stai ancora rinforzando per usare One For All. Nonostante questo, devo porvi rimedio. Sarò tra il pubblico durante il Festival: vedrò a che punto sei, come puoi migliorare e modificherò le mie strategie di allenamento di conseguenza.”

Izuku spostò il peso da un piede all’altro, facendo una leggera smorfia per la stilettata di sensi di colpa. Avrebbe potuto chiedere aiuto ad All Might prima di quel momento. Ma, invece, era rimasto così preso dall’eccitazione che aveva lasciato il suo vero mentore nell’ombra, puramente per sbaglio. Avrebbe dovuto farsi perdonare ottenendo un buon risultato al Festival dello Sport.

In quel momento, un pensiero gli si affacciò alla mente. “Quanto tempo ti rimane?” chiese. “Hai detto che il tuo limite si era ridotto dopo quello che è successo alla USJ.”

“Non ti preoccupare.” Lo rassicurò All Might. “Ho cercato di rimanere nella sala insegnanti proprio per questo motivo; sono uscito solo per discutere con te del Festival dello Sport un’ultima volta.”

“È ancora cinquanta minuti, vero?” Izuku non riuscì a impedirsi di approfondire. “È diminuito così velocemente-“

La signora Shimura riapparve al suo fianco. “Sta arrivando Todoroki.” Lo avvisò, e la bocca di Izuku si chiuse di scatto istintivamente mentre si girava nella direzione dalla quale era appena venuta.

E infatti, il suo compagno di classe girò l’angolo un secondo dopo, fermandosi improvvisamente quando li vide. I suoi occhi scattarono su e- Izuku era in qualche modo imbarazzato di aver notato solo in quel momento gli occhi di Todoroki. Erano eterocromi: il destro era marrone scuro, quasi nero, e il sinistro era azzurro chiaro. Perché non lo aveva mai notato prima?

… Probabilmente perché Todoroki non gli aveva letteralmente mai parlato prima. Non che fosse una sorpresa: da quanto ne sapeva, Todoroki non parlava con nessuno.

“Buon pomeriggio, giovane Todoroki.” Lo salutò All Might. Izuku, ancora con i nervi a fior di pelle dopo che Todoroki era arrivato a tanto così dal sentirli, abbozzò un sorriso nervoso e un gesto della mano.

L’espressione piatta di Todoroki non cambiò – per quanto guardasse raramente verso di lui, Izuku non lo aveva mai visto con nessun’altra espressione – e offrì un inchino educato in risposta prima di superarli.

“È andato via.” Commentò la signora Shimura. Izuku si lasciò scappare uno dei pensieri che aveva sulla punta della lingua.

“È lui quello da battere, non è così.” Disse. Non era una domanda.

“Non ti concentrare troppo su uno solo dei tuoi compagni di classe, ragazzo mio.” Gli ricordò All Might. “Parteciperà ogni studente del tuo anno, dopotutto. Hai parecchi avversari da battere.”

Quell’affermazione sicuramente non aiutò i suoi nervi. Izuku fece un respiro profondo e sbatté forte gli occhi, sperando di scacciarli.

“Ora non è il momento di essere timidi, giovane Midoriya.” All Might gli diede una pacca sulla spalla. Nonostante il limite di tempo, fu comunque abbastanza per scuoterlo. “A meno che tu non ti senta pronto?”

No, non si sentiva pronto. Non si sarebbe sentito pronto nemmeno se avesse avuto mesi per prepararsi. Aveva un quirk che non poteva controllare e un’armata di compagni di classe pronti a distruggere gli avversari. Eppure…

“Sto facendo tutto quello che posso per prepararmi.” Mormorò, tra sé e sé. “Non penso che ci sia nient’altro che io possa fare, a parte quello che sto già facendo.”

“Allora non c’è motivo di essere nervosi, non credi?” Disse All Might. “Prova a credere in te stesso, Midoriya.”

Izuku fece un altro respiro profondo e lo lasciò andare.

“Immagino che dovrò farlo.”
 
-
 

Il giorno del festival arrivò. Izuku si svegliò con la sensazione di Rei che gli solleticava il naso e si precipitò a vestirsi, fare colazione e dare un abbraccio a sua mamma.

“Ti guarderò alla TV.” Gli sussurrò lei all’orecchio. “Buona fortuna, amore mio.”

“Grazie, mamma.” Mormorò in risposta, dopodiché uscì di casa. Fu sorpreso quando Rei non lo seguì immediatamente, ma non preoccupato. Sarebbe arrivato in ritardo se non si fosse dato una mossa; lei lo avrebbe raggiunto. Come sempre.

Si diresse a scuola con la mente annebbiata. La nebbia era meglio che nervi tesi e panico crescente – era solo un ronzio calmo e sussurrato mentre camminava. Non per la prima volta, desiderò che sua madre potesse accompagnarlo, ma la sicurezza era stretta e i posti nell’arena erano più per i talent scout che per i genitori. E poi, sarebbe stata nervosa e terrorizzata proprio come lui; se quel festival andava come Izuku pensava sarebbe andato, allora era probabilmente una buona cosa che fosse restata a casa.

Sarebbe stato carino avere Rei per distrarsi un pochino. Come mai ci stava mettendo così tanto?

Raggiunse lo stadio e il suo sguardo si alzò sempre di più. La struttura era gigantesca e la folla cresceva mentre spettatori e pro hero che si guardavano in giro per scovare qualche studente promettente si radunavano vicino alle entrate. Izuku si tenne a debita distanza e si avviò verso la ben più tranquilla entrata per gli studenti. Si preparò, sperando di non imbattersi in nessuno dei ragazzi della 1-B o in quello studente del dipartimento di Studi Generali. Qual era il suo nome? Shinsou, se non andava errato.

All Might aveva ragione: c’erano molte persone da battere in quella competizione.

Un brivido gli corse per la schiena. Si fermò, sorpreso. Cosa l’aveva causato? Era spaventato? Nervoso?

No. Beh, sì. Lo era, certo che lo era. Era impossibile non esserlo. Eppure...

Era su di giri.

“Ehi, Midoriya!”

“Deku!”

La nebbia nella sua testa iniziò a dissiparsi quando sentì le voci di Kirishima e Uraraka. I suoi compagni di classe si stavano avvicinando da direzioni diverse, agitando le braccia per attirare la sua attenzione, e Izuku fece una corsetta per raggiungerli.

Uraraka stava sorridendo, ma non era il suo solito sorriso allegro. Stava ghignando come se stesse per tirare un pugno sui denti a qualcuno. “Sei pronto per oggi, Deku?” Chiese.

Lui cercò di imitare il suo sorriso, ma non era sicuro che la sua faccia fosse fatta per un’espressione del genere. (Anche se, apparentemente, poteva sorridere come se stesse per mangiare un neonato.) “Pronto come mai lo sarò.”

“Io sono così gasato!” Kirishima alzò un pugno per enfatizzare. “Sono nato pronto. Fatevi sotto!”

Izuku scoppiò a ridere e il nodo di nervi nelle sue viscere si allentò un poco. Era difficile non sentirsi a proprio agio quando c’era Kirishima.
“Quindi siamo rivali per un giorno?”

“E vabbè!” Uraraka diede un pugno a vuoto. “Potete essere rivali e amici allo stesso tempo!”

“Immagino… di sì…” Izuku non era proprio un esperto nell’avere amici, quindi non poteva commentare.

“Cavolo, Uraraka, sei proprio carica!” Rise Kirishima. “Tu come ti senti, Midoriya?”

“Uh, beh, immagino di essere-“

Izuku non riuscì a finire la frase, a causa di un lamento acuto e trillante che lo interruppe prima che riuscisse a esalare un’altra parola. Il suo primo pensiero fu fantasma, il che sarebbe stato imbarazzante, perché dal punto di vista dei suoi amici aveva perso il filo del discorso a metà frase. Ma non era un fantasma, perché Kirishima si stava guardando intorno, confuso, e Uraraka sembrava spaventata. Lei guardò dietro di sé e i suoi occhi si allargarono un pochino. Izuku seguì il suo sguardo e rimase a bocca aperta.

Rei lo aveva finalmente raggiunto. Stava trotterellando vicino all’entrata studenti, i piedi nudi che non toccavano per davvero il pavimento. Alle sue calcagna, la medaglietta che tintinnava, Mika le trotterellava vicino e fece un altro miagolio esuberante per salutarlo. Quando fu abbastanza vicina, decise di schiantarsi sulle caviglie di Izuku.

“Mika, cosa-“ Izuku si piegò e la tirò su da per terra. Lei diede una testata al suo mento e fece rumorosamente le fusa. “Perché?” Diresse la domanda a Rei con un rapido sguardo.

Voleva venire, segnò Rei con un sorriso impertinente.

“Midoriya, è il tuo gatto?” Chiese Kirishima. Sembrava che stesse cercando di trattenere le risate.

Izuku rifilò a entrambi uno sguardo impotente da sopra la gatta che gli faceva le fusa tra le braccia. “Io non- dev’essere uscita e mi ha seguito.”

“È così carina!” esclamò Uraraka. Alzò una mano e Mika allungò la testa per incontrarla a metà strada e farsi grattare dietro le orecchie. “Come hai detto che si chiama?”

“M-Mika.” Non ci voleva. Era già abbastanza nervoso, non aveva bisogno di un imprevisto simile. Doveva competere al festival. Cosa diavolo avrebbe dovuto fare con lei mentre era impegnato? Era troppo tardi per riportarla a casa.

“Ciao, Mika!” Kirishima si avvicinò per accarezzarla. “Ma guardati, sei un amore! Oh- il suo occhio. Hai una piccola cicatrice di guerra, non è vero?”

“Faremmo meglio a entrare.” Disse Uraraka, ancora intenta a girare il dito intorno all’orecchio di Mika.

“Che faccio?” Izuku non stava avendo un vero attacco di panico, ma non sapeva dove sbattere la testa. “Non posso portarla al festival, devo competere e-“

“Sono sicuro che starebbe bene nella sala d’attesa.” Disse Kirishima. “E poi, hai tempo di controllarla tra un evento e l’altro. Sai. Se ci arrivi.”

“Grazie.” Disse seccamente Izuku.

“Intanto entriamo.” Suggerì Uraraka. “Ci inventeremo qualcosa per strada. A meno che tu non voglia chiamare tua mamma, o cercare di riportarla a casa.”

“Non posso.” Sospirò Izuku. “Vivo troppo lontano e mia mamma non ha una macchina.”

“Accidenti.” Disse Kirishima. “Beh, come ha detto Uraraka, entriamo e vediamo che succede. Forse qualcuno la può tenere d’occhio per te. Recovery Girl, forse?”

“Non so se vorrebbe un gatto intorno mentre si occupa dei pazienti.” Si preoccupò Izuku, mentre Mika continuava a fare le fusa senza un problema al mondo.

“Scommetto che se chiedessi a Kouda, le direbbe di stare nella sala d’attesa e fare la brava.” Fece notare Uraraka. “Probabilmente non è così terribile come pensi, Deku.”

“Di solito è peggio, infatti.” Deku li seguì, riluttante, ma non prima di lanciare un’occhiataccia a Rei. Non poteva credere alla sua sfortuna. Aveva passato le precedenti due settimane a evitare il suo muro d’ansia incombente e ora ci avrebbe sbattuto dritto contro grazie alla sua gatta.

Fortunatamente, l’entrata studenti era molto più tranquilla di quella principale, quindi non incontrarono molte persone mentre camminavano. Persone vive, ovviamente. C’erano svariati fantasmi che Izuku poteva vedere mentre avanzavano per i corridoi.

… Più di quelli che si sarebbe aspettato, a essere onesto.

Ce n’erano dozzine, di tutte le forme e grandezze e età, uomini e donne e anche bambini, che si muovevano costantemente, parlando fra di loro a bassa voce. Qualche paio di occhi vitrei e bianchi si girava a guardarlo mentre passava, guardandoli. Alcuni di loro gli svolazzarono vicino, solo per poi allontanarsi quando Rei ringhiava.

Gli ci vollero un paio di minuti mentre camminava e guardava per capire cos’era che non andava. Non solo ce n’erano molti, ma erano anche agitati. Guizzavano costantemente, girovagando nei corridoi, tutti tesi. Li faceva sembrare più numerosi di quanti erano veramente.

Erano quasi arrivati alla classe 1-A quando scorse una faccia familiare. La signorina Kitayama lo vide da in fondo al corridoio e riapparì al suo fianco. “Oh, Midoriya, ti stavamo cercando.”

“Stavamo?” Chiese piano Izuku.

Uraraka lo guardò con la coda dell’occhio. “Hai detto qualcosa, Deku?”

“No, parlavo con me stesso.”

“Narita e io.” Disse la signorina Kitayama. “Volevamo darti un veloce avvertimento.” Stavolta Izuku annuì semplicemente con la testa invece di rispondere a voce. “Siamo qui da un po’, a causa di Eraserhead, e la situazione non era così prima. Ma è successo qualcosa. Potrebbe essere un’altra anima arrivata qui, anche se non sono sicura di chi. O dove, se è per questo.” Si interruppe, guardandosi in giro. “Chiunque sia, ha un bel caratterino. Sufficiente da renderci nervosi.”

Le sopracciglia di Izuku si alzarono. Non era raro; strettamente parlando, l’unica cosa che poteva ferire un fantasma era un altro fantasma. E quando perdevano la pazienza, tendevano a sfogarsi su chiunque o qualsiasi cosa fosse nel loro raggio d’azione. Era abbastanza perché gli altri fantasmi li evitassero.

In un posto di quella grandezza, però… O l’anima iraconda era vicina, oppure era solo davvero, davvero arrabbiata.

Fantastico, pensò, mentre Rei ringhiava a mezza voce di fianco a lui. Un’altra cosa di cui preoccuparmi.

Entrò nella sala d’attesa con la sua gatta da un occhio solo che gli trotterellava felicemente alle calcagna e scoprì che la maggior parte della sua classe era già lì…

… assieme a Aizawa.

Izuku si congelò sul posto, lasciando che la porta si chiudesse con un botto dietro di lui. Il suo insegnante lo guardò di striscio, ebbe una reazione a scoppio ritardato e abbassò la sua attenzione sulla gatta che attualmente si stava acciambellando intorno ai piedi di Izuku, il tutto senza dire una parola.

Izuku si chiese disperatamente perché il pavimento non si fosse ancora aperto per inghiottirlo.

“Posso spiegare.” Disse.

“È il tuo gatto, Midoriya?” Chiese Aizawa, avvicinandosi per vedere meglio. La sua faccia era ancora avvolta dalle bende a causa dell’incidente della USJ, ma questo non lo rendeva meno intimidatorio.

Izuku fu improvvisamente cosciente di ogni paia di occhi nella stanza, perché stavano puntando tutti dritti a lui. “Uh, s-sì, ma giuro che non l’ho portata apposta. Dev’essere riuscita a uscire e mi ha seguito fino a qui e, quando l’ho scoperto, ero già qui fuori ed era troppo tardi per riportarla indietro… quindi…” La sua voce venne meno.

“Ma che bella che sei.” La voce di Hagakure lo fece sobbalzare; non l’aveva nemmeno notata avvicinarsi. Ora si stava accucciando davanti a Mika e… la stava accarezzando, immaginò Izuku. Era un po’ difficile da capire quando poteva solo vedere la posizione dei suoi vestiti. “Midoriya, qual è il suo nome?”

“Uh, Mika, ma-“

“Ciao, piccola Mika.” Hagakure era completamente rapita e altri ragazzi si stavano avvicinando.

Ashido si intrufolò, mettendo una mano sulla spalla di Hagakure. “Ooh, oooh, dopo tocca a me accarezzarla!”

Lo sguardo che Aizawa gli indirizzò era di pura sofferenza. Izuku voleva abbastanza morire, solo un pochino. Rei, Uraraka e Kirishima non stavano certamente aiutando, da come ridevano.

“Oh, povera piccola!” Esclamò di nuovo Ashido, facendo dei versetti a Mika mentre la grattava sotto al mento. “Midoriya, che è successo al suo occhio?”

“Non lo so.” Izuku gesticolò. “Era già così quando l’abbiamo trovata? Ed era al rifugio da un po’ e nessuno la adottava, quindi…”

Quell’affermazione fece partire un coro di “aaawww” dalle ragazze, più qualche ragazzo.

“Ecco perché ti vuole così bene!” Aggiunse Uraraka, e Izuku si coprì la faccia con entrambe le mani.

Un sospiro pesante e stanco della vita lo costrinse ad alzare di nuovo lo sguardo, giusto in tempo per vedere Aizawa accucciarsi, passare una mano sotto alla sua gatta e tirarsela addosso sollevandola morbidamente con un braccio. Lei si innamorò immediatamente della sua sciarpa, colpendola con le zampe e cercando di infilarsi nelle pieghe. Aizawa la mosse e, con facilità data dall’esperienza, la sistemò più comodamente contro il petto. Si ficcò una mano nella tasca, frugò un poco, tirò fuori uno snack per gatti e glielo offrì.

In quel momento, a Izuku tornò alla mente la memoria di una conversazione con All Might. Aizawa fa da stallo ai gatti dei rifugi.

“Il primo evento inizia tra venti minuti.” Disse piattamente Aizawa. “Non ci sarà una vera e propria pausa prima del secondo evento, ma tra-“ Mika lo interruppe con il miagolio più musicale e imbevuto di fusa che Izuku le avesse mai sentito fare. Prima che Aizawa avesse la possibilità di continuare, Mika si alzò e, di fronte all’intera classe, gli diede un buffetto sul naso con la zampa.

Izuku realizzò in quel momento che la sua gatta era una gigantesca ruffiana.

“-tra il secondo e il terzo.” Concluse Aizawa, come se non fosse successo nulla. “Che è anche quando potrai venire a prendere la tua gatta.”

In qualche modo, Izuku ritrovò la voce. “Come faccio con lei per il terzo evento?” Chiese cautamente.

Aizawa gli lanciò uno sguardo indifferente. “Dovresti prima preoccuparti di arrivarci, Midoriya.”

“Giusto.” Il pavimento attirò nuovamente gli occhi di Izuku e, prima che potesse riprendersi, Aizawa era già uscito dalla porta con Mika comoda e vibrante tra le sue braccia.

Risate rimbalzarono tra il resto della classe. Izuku barcollò un pochino e si chiese quanto costasse un coma farmacologico di quei tempi.

“Visto?” Uraraka gli diede una calorosa pacca sulla spalla. Stava ancora ridacchiando, giusto un pochino. “Te l’avevo detto che si sarebbe sistemato tutto!”

“Uraraka.” Disse debolmente Izuku.

“Sì, Deku?”

“Per favore, lanciami nel sole.”

Uraraka si limitò a ridere più forte.

Miracolosamente, i suoi compagni di classe tornarono a parlare tra di loro e a fare le ultime preparazioni per il festival. Si stavano vestendo con la tuta; visto che tutti i dipartimenti avrebbero partecipando, e non solo il dipartimento Eroi, i costumi e i gadget erano proibiti. Gradualmente, i minuti passarono e piano piano arrivò anche il resto della classe 1-A. Izuku si spostò ai lati della stanza per scambiare un’ultima parola con Rei.

Ricorda, limitati a guardare dalle panchine, gli disse, sperando che il suo segnare sembrasse un nervoso torturarsi le mani agli occhi di un osservatore casuale.

Rei mise il broncio. Perché?

Non è una vera lotta, disse Izuku. È come l’esame di ammissione. È una gara. Non devi proteggermi.

E se il bullo ti prende?

Andrà tutto bene, insistette, corrucciandosi mentre segnava. Se finirò per combatterci sarà un incontro amichevole. Non sono in pericolo, quindi non devi farmi la guardia.

Rei lo guardò male. Se il bullo cerca di farti del male, lo spavento e lo faccio andare via.

Andrà tutto bene, disse lui. Limitati a guardare e fai il tifo per me.

Va bene. Disse lei, controvoglia. Ma se vedo qualcosa che non mi piace, la fermerò, non importa cosa mi dici. Probabilmente era il massimo che sarebbe riuscito a cavarle.

“Midoriya.”

Izuku non riconobbe la voce che lo aveva chiamato fino a quando non si girò e si ritrovò a fissare un familiare viso sfregiato e due occhi spaiati. Da qualche parte nel suo cervello, il suo istinto di attacco o fuga gli diedero un’educata spintarella mentale. “Uh, cosa c’è Todoroki?” Era un po’ difficile parlare mentre la sua gola si stringeva istintivamente, quindi dovette sforzarsi di fare uscire le parole. Non era colpa sua; la Yūei era infinitamente migliore della scuola precedente; ed era fantastico avere degli amici, ma quando compagni di classe con quirk spaventosamente potenti notavano la sua esistenza, solitamente non finiva bene per lui.

La prima cosa in assoluto che gli disse Todoroki, a parte il suo nome, fu: “Oggettivamente, penso di essere superiore a te in termini di forza pratica.”

Per un momento, Izuku poté solamente fissarlo in modo assente, come se Todoroki gli avesse appena parlato in gallese o qualcosa del genere. Quando ritrovò la voce, riuscì solamente a balbettare, sulla difensiva. “Beh, non lo so, voglio dire, penso di essere stato… Sì. Sì, probabilmente hai ragione.”

“Sei riuscito ad attirare l’attenzione di All Might, vero?” Disse Todoroki.

Izuku si strozzò con la sua stessa saliva e cercò di camuffarlo schiarendosi la gola. Poteva sentire Rei aggrappata al bordo della maglia della tuta da ginnastica.

“Non voglio impicciarmi.” Continuò Todoroki. I suoi occhi non lasciarono mai quelli di Izuku, ma per quanto si sforzò Izuku non riuscì a capire quello che stava pensando. Niente rabbia, niente ostilità, nemmeno più di tanta determinazione. Era solo… freddo. Tutto di lui era freddo, dai suoi occhi alla sua faccia alla sua voce mentre finiva quello che aveva da dire. “Ma ti batterò.”

Izuku sentì una voragine nello stomaco.

“Wowow!” Esclamò Kaminari da uno dei tavoli. “Il ragazzo più forte della classe ha appena lanciato il guanto della sfida!”

Izuku voleva nuovamente sprofondare nel fondale oceanico. Anche mentre Kirishima accorreva in sua difesa, non poté evitare sentire l’ansia che gli rivoltava lo stomaco.

“Che problemi hai, amico?” Disse Kirishima, spintonando non troppo gentilmente la spalla di Todoroki. “Non puoi sparargli addosso una cosa del genere prima di scendere in campo. Non va bene.”

“Non sono qui per essere simpatico o farmi amici, ma ok.” Disse piattamente Todoroki.

“È perché ti ho dato una gomitata per sbaglio quella volta?” Si fece scappare Izuku. “Perché ti avevo già chiesto scusa.”

Todoroki gli lanciò un’occhiata raggelante. “No.”

“Oh. Ok. Uh. Bene.” Per una frazione di secondo, Izuku ebbe la lingua annodata. Tutte le sue ansie si stavano schiantando su di lui come una marea – dopo due settimane che le stava tenendo a bada, un ragazzo che non gli aveva mai parlato e a malapena guardato dall’inizio del liceo era riuscito a mandarlo a sbatterci addosso di muso. Non era per niente giusto. Che aveva Todoroki contro di lui?

In quel momento, Rei si spinse in avanti. Ancora tenendo il bordo della maglietta di Izuku, fece una smorfia a Todoroki, tirò fuori la lingua e rilasciò la pernacchia più rumorosa e liquida che Izuku avesse mai avuto il piacere di sentire.

Izuku sbatté gli occhi; e improvvisamente non dovette più preoccuparsi della possibilità che Todoroki gli spaccasse i denti perché era troppo impegnato a non ridere o a non sembrare come se stesse per ridere. Si morse il labbro per impedirsi di sorridere mentre Rei – la sua invisibile cheerleader personale -  indirizzava smorfie raccapriccianti e gesti offensivi a Todoroki.

Sentì, almeno per un momento, di avere la mente frastornata ma in un posto migliore. Era ancora nervoso, ancora preoccupato, ma… più calmo.

“Non so cosa ti ha spinto a dirlo.” Disse dopo un po’, spostando gli occhi da Rei a Todoroki. “Non ti conosco bene e non so che problema hai con me, ma immagino che non sia molto importante, perché non posso farci niente. Tutto quello che posso fare è affrontarti. Forse.”

“Un po’ troppo pessimista, Midoriya.” Mormorò Kirishima.

Izuku scrollò le spalle. “Era quello che avrei fatto in ogni caso. Quindi se mi verrai incontro con tutte le tue forze, allora spero che tu sia pronto per la stessa cosa.” E poi Izuku provò a fare una cosa. Rilasciò il suo labbro inferiore dalla stretta dei denti, affondo a piene mani in tutte le sue preoccupazioni, i suoi dubbi e la sua costante paura latente, inclinò un po’ la testa e gli sorrise. “Quindi immagino che vedremo chi è il più forte, non credi?”

Ci fu un coro di “oooohhhh” da qualcuno degli altri, tra cui Kirishima, Uraraka, Sero e Kaminari. Per una frazione di secondo, la faccia di
Todoroki sembrò cedere.

“Ora sì che lo vedo.” Izuku sentì mormorare Uraraka a Tsuyu. “Il sorriso divora-neonati. È abbastanza figo.”

Tsuyu sorrise. “Vero?”

Dopodiché, non ci fu più tempo per parlare. Arrivò il segnale per dirigersi fuori e Izuku finì vicino all’inizio della fila assieme a Iida mentre uscivano tra i raggi del sole di uno stadio strapieno. Il cuore gli batteva nel petto, ma non per la paura e i nervi.

Per la prima volta in vita sua, era circondato da persone che non stavano solo aspettando con gioia un suo fallimento. Volevano batterlo, sì. Volevano tutti vincere e questo significava batterlo, tra le altre cose. Ma non lo stavano sottovalutando, non lo deridevano come se fosse il più debole – erano allo stesso livello; in lui vedevano un rivale e una minaccia. Lo vedevano non come qualcuno da picchiare, ma come qualcuno da battere.

Sua madre stava guardando da casa, il suo maestro – il suo idolo – lo stava guardando dagli spalti e la sua migliore amica avrebbe guardato da bordocampo.

Non si era mai sentito così.

Era decisamente qualcosa a cui si sarebbe potuto abituare.
   
 
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