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Autore: katyastark    17/04/2020    3 recensioni
Quando Katsuki lo rivide mentre -come suo solito- era di ronda per le strade della città, rimase un po' di stucco. Non perché Deku avesse un aspetto diverso – ma lo aveva, poco ma sicuro. Neanche perché ora vestiva meglio, o perché sembrasse in salute, in forma e felice. Non era nemmeno dovuto a quella punta di terrore che vide nei suoi occhi quando incrociarono gli sguardi, sebbene la ritenesse ugualmente fuori luogo – anche quando Katsuki era stato meschino, violento e assolutamente spietato con lui, Deku non lo aveva mai guardato in quel modo. No, non era proprio niente di tutto quello. Era per quel bambino avvinghiato al suo fianco, un piccoletto con ginocchia scorticate e il volto coperto di lentiggini, dai ricci capelli biondi e penetranti occhi verdi.
[ KatsuDeku ]
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 5 – Big Bang


Link al quinto capitolo in inglese: https://archiveofourown.org/works/22111321/chapters/52905886




Dopo aver congedato la sua receptionist Deku chiuse mestamente la porta dell'ufficio e Katsuki vide il terrore puro nei suoi occhi. Se quella non era già una conferma, allora non sapeva cos'altro poteva esserlo.


So perché sei qui, ti avrei telefonato,” disse, sperando forse così di calmare la rabbia dentro Katsuki. Deku aveva avuto modo di abituarsi alla sua furia, certo, ma aveva come il presentimento che in quel momento avesse toccato un livello del tutto nuovo. Se avesse potuto imbottigliarla, sarebbe bastata a dare energia a tutto il maledetto paese.


Tu credi,” e il biondo fece una pausa, completamente incredulo. “Che una chiamata sarebbe bastata? Una fottuta conversazione al telefono per spiegarmi che mi hai usato per creare un dannato bambino?”


Doveva essere solo il primo passo. Non volevo che le cose finissero così.” Deku gli sembrò così volubile e sincero in quel momento -ma dopotutto aveva sempre quell'aspetto-, e in ogni caso non importava quanto cercasse di farsi piccolo, niente avrebbe potuto calmare la tempesta che si stava scatenando nel petto di Katsuki.


In che altro modo potrebbe andare? Questo è-” Un respiro mozzato. “Non ho mai-” Un lamento gutturale. Stava cercando di controllarsi, ma si trovava tristemente impreparato ad avere una discussione di quel tipo. Deku aveva preso quella decisione senza di lui. Aveva avuto nove mesi per prepararsi ad essere un papà, e tre anni per fare pratica. A Katsuki sembrava che gli avessero fatto cadere tra le braccia una bomba formato bebè.


Come cazzo hai potuto farmi questo, Deku?” Mai si era permesso di mostrarsi così distrutto, spaventato e tradito come stava facendo in quel momento. Deku ebbe almeno la decenza di apparire afflitto per tutto quanto. Continuava a torcersi le mani nervosamente e, ad ogni movimento di Katsuki, trasaliva indietreggiando. Bene. Era quello che si meritava.


Io... davvero non ho scuse. Mi sentivo solo. Avevo già una mezza idea in testa quando ti ho incontrato per caso, così l'ho fatto e basta. Ho lasciato che accadesse. E non volevo sentirmi male per questo, perché c'era una buona possibilità che tu non lo avresti mai scoperto, e probabilmente anche che non te ne sarebbe importato niente. Non riesco a provare rimorso perché amo mio figlio più di quanto io non abbia mai amato nessun altro.” Vomitò così rapidamente quelle parole che Katsuki ebbe difficoltà a seguirlo. Non si era mai trovato così tanto a corto di parole.


Tu- maledetto-” Katsuki si sentì strozzare da un nodo alla gola, del tutto incapace di comprendere la gravità schiacciante di quello che l'altro aveva fatto. Esterrefatto dallo scoprire che Deku aveva così poca fiducia in lui, da credere davvero che non gli sarebbe importato dell'esistenza di Hisami. Era un cazzo di insulto e faceva male.


Mi dispiace. Farò qualsiasi cosa per tenere la cosa segreta. Lo so che sei incazzato con me, ma ti prego di pensare a come questo potrebbe influenzare Hisami.”


Katsuki si sfogò con un urlo strozzato. Era sua la colpa di tutto quello... e aveva ancora il coraggio di avanzare delle pretese? Sentiva il corpo freddo, intorpidito, e pensò che se ci fosse stato un forte vento, quello sarebbe stato in grado di farlo cadere, se soltanto la sua rabbia non lo avesse tenuti ancorato al suolo, estendendo come delle radici giù nel pavimento.


Dovresti essere in una cazzo di prigione tu. Dovresti perdere la licenza, o qualsiasi altra cosa sia quella che ti da il diritto di fare tutto questo.”


Il volto di Deku si contorse in una smorfia, mentre si mordeva il labbro. Non rispose nulla.


Come hai potuto farlo? Come hai osato?” Aveva già fatto quella domanda, lo sapeva, ma era proprio quell'interrogativo che gli continuava a rimbalzare contro.


Ti chiedo scusa per averti usato. Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo.”


Ti dispiace di essere stato scoperto, vorrai dire.”


L'altro scosse le spalle, come se non si trattasse di una situazione grave. Aveva gli occhi lucidi dalle lacrime, ma c'era anche una certa punta di determinazione in quei profondi pozzi verdi. Katsuki era furioso, così tanto che, per la prima volta nella sua vita, non aveva idea di che mossa fare. Un tempo davanti a lui si sarebbe trovato un cammino sicuro, perfettamente spianato, con segnali pronti a dirgli esattamente dove andare e cosa fare per riuscire a diventare l'eroe numero uno. Tutto il resto, le persone, i problemi, le distrazioni di qualsiasi tipo, automaticamente spinto ai lati della strada. Adesso, quel cammino era interrotto e si biforcava, senza alcun segnale che lo aiutasse a capire quale strada prendere. Katsuki scattò in avanti e ora un buco decorava il muro in carta da parati dell'ufficio di Deku. Quest'ultimo saltò, prevedendo certo che il prossimo ad essere colpito dal pugno sarebbe stato il suo viso. Katsuki stava valutando quella opzione.


Tu... che cosa hai intenzione di fare?” sussurrò Deku, con gli occhi pieni di paura. Katsuki sospirò.


Non ne ho una fottuta idea.”


Ci fu una lunga, asfissiante pausa mentre i due cercavano di capire come muoversi, qualcosa da dire. Nessuno nei due riusciva a guardare l'altro, vuoi per il senso di colpa, vuoi per il disgusto. Katsuki sentì la sua rabbia defluire, così. Sgorgò fuori dal suo corpo, goccia per goccia, lasciandolo esausto. Il cellulare di Deku emise un blip nella sua tasca e il ragazzo lo controllò.


Devo andare a prendere Hisami da mia mamma tra poco.”


Lei lo sa?” proruppe Katsuki, poi gli sovvenne un altro dubbio, spontaneo. “I miei genitori lo sanno?”


Per caso tutti tranne Katsuki sapevano che aveva un figlio?


Deku scosse la testa. “Ovviamente no. Non lo sa nessuno.”


Eccetto me,” gli disse, mentre la gravità della situazione lo opprimeva come se fosse stato circondato da una fitta nebbia. Katsuki aveva un cinquanta per cento di interessi nel bambino. Hisami era suo. E improvvisamente, seppe che la strada da prendere era una soltanto, nel breve periodo.


Lo voglio conoscere,” disse Katsuki, cercando di simulare con il tono di voce una calma che non provava davvero. “Voglio che lui mi conosca. Io sono... E' anche mio figlio e tu non sei esattamente nella posizione di dirmi di no.”


L'espressione di Deku era decisamente indescrivibile. Era quella forse incredulità, forse speranza, o forse il terrore più assoluto di dare a Katsuki l'accesso illimitato con un bambino. Prese un profondo, tremulo, respiro.


E' una questione di cui non facciamo in tempo a parlare al momento. Noi... devono esserci delle regole e delle restrizioni. Sei un'eroe, Kacchan. Questo fa di Hisami un bersaglio e... ti prego, non prenderla a male, ma ho il presentimento che tu non abbia alcuna nozione sui bambini.”


E di chi cazzo è la colpa? Non ho mai voluto un figlio.”


Deku indietreggiò come se avesse appena ricevuto uno schiaffo. Era stato lui a dire che non avevano tempo per parlare in quel momento, eppure eccoli li, a discuterne. Katsuki cercò di accantonare la sua rabbia, di placare il magma che gli ribolliva dentro, zampillante sotto la sua pelle. Cercò di fare il razionale, di convincersi che Deku non stesse tentando di tenerlo lontano da suo figlio. Provò lo strano istinto di voler proteggere un bambino che aveva conosciuto in totale due volte, un bimbo che, per quello che aveva appreso, non era poi così tanto affezionato a lui.


Devo davvero andare. Ti chiamo stasera dopo che lo avrò messo a letto e troveremo una soluzione.”


Non farai come ti pare e piace con me, Deku. Rovinarti la vita non mi farebbe né caldo né freddo, perciò non mettermi alla prova.”


Afferrato.” Deku controllò di nuovo l'orologio e sospirò. “Ti accompagno fuori.”


Non ti scomodare,” gli rispose rapido, scontrando Deku nel sorpassarlo per essere il primo ad uscire dalla stanza.


Katsuki vedeva tutto distorto da quanto era sconvolto. Per fortuna aveva preso la macchina, perché non si sentiva mentalmente in grado di salire su un treno insieme a degli estranei. Ground Zero non poteva permettersi di collassare davanti al pubblico, e Katsuki stava davvero per mollare. Fece appena in tempo ad entrare in macchina e accendere il motore prima di crollare come cartapesta bagnata, accartocciandosi su se stesso e singhiozzando per la frustrazione.


Katsuki non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione simile -essere gay e altamente responsabile in un certo senso precludevano la possibilità di una gravidanza non programmata. E ormai non si trattava neanche più di una gravidanza, ma di un essere umano, fatto e completo. Era indietro di tre anni e nessuna corsa disperata per colmare il distacco avrebbe fatto la differenza. Non era sicuro di cosa lo demoralizzasse di più, se l'aver perso tutto fino a quel momento, l'avere un figlio e basta, o avere un figlio e averlo con quel maledetto di Deku.


Katsuki era perso, confuso e si sentiva completamente solo. Per la prima volta in assoluto, la solitudine era soffocante.





Papà, guarda!” disse Hisami, correndo fuori nel giardino non appena Izuku aprì il cancello. Hisami, nel cercare di mostrargli le sue scarpe, accentuò la corsa con dei saltelli dinoccolati. La scarpa sinistra era rossa, quella destra bianca, entrambe con rifiniture blu e il logo di Frostfire. La venerazione per gli eroi era, evidentemente, un tratto di famiglia. Izuku si sentiva fisicamente prosciugato dai fatti recenti, ma gli fu impossibile non rispondere prontamente al sorriso solare di suo figlio. Era così contagioso.


Scarpe nuove?” chiese Izuku mentre Hisami gli saltava in braccio. Lo strinse forte, con qualche difficoltà visto il suo continuo dimenarsi, e gli lasciò un bacio umidiccio sulla guancia cosparsa di lentiggini.


La nonna ha detto che sono stato bravo oggi, perciò potevo prendere una cosa al centro commerciale e ho scelto queste!” Mentre Hisami raccontava delle sue avventure quel pomeriggio e dondolava i piedi avanti e indietro, Izuku percorse il vialetto che conduceva alla porta di casa. Riuscì a scorgere sua mamma osservarli dalla finestra della cucina.


La nonna ti vizia,” disse con dolcezza, attraversando la soglia.


La nonna dice che viziare e amare vogliono dire la stessa cosa,” 'cinguettò' il bimbo, con un sorriso auto compiaciuto sul faccino. Izuku rise. Era davvero troppo ricettivo.


Hey, mamma.”


Ciao, tesoro. Ti fermi a cena?”


Izuku si sentiva male a dirle di no, ma era così stressato e esausto che tutto quello che voleva fare era di andare a nascondersi nel suo appartamento. Sperava che Hisami, quella sera, non avrebbe fatto i capricci al momento del bagno e all'ora di andare a letto.


Non penso. E' stata una giornata lunga.”


Problemi a lavoro?”


No, nulla del genere.” Izuku si domandò quanto potesse rivelarle. Sua madre era piuttosto inarrestabile quando si trattava di spingerlo a parlare dei suoi problemi. “Uh, Kacchan è passato in ufficio oggi. Stiamo... cercando di far funzionare le cose.”


Sua madre e Hisami corrucciarono il volto allo stesso modo, ma fu solo il secondo a parlare.


Signor Spavento. Lo picchio.”


Hisami, no. Cielo, dove impari certe cose?”


Dagli show della nonna,” e gli sorrise. Izuku guardò sua mamma con aria incerta e lei scosse le spalle, cercando di nascondere dietro il palmo una risata appena trattenuta.


Okay, amore, è ora di andare a casa. Spero che tu abbia detto grazie per le scarpe nuove.”


L'ha fatto, almeno un migliaio di volte. E' un bravo bimbo.”


Si salutarono con baci e abbracci, promettendosi di sentirsi per telefono nel weekend.


La loro cena consistette in dell'economico cibo take away e Hisami era ancora abbastanza piccolo per vederlo come un “piatto da occasione speciale”. Andò in visibilio quando ricevette un pacchetto di figurine di Frostfire con il suo happy meal e Izuku comprese già che avrebbe grattato stickers via dai muri nei giorni a seguire.


Il momento doccia non fu, grazie al cielo, un problema dopo che ebbe tirato fuori la sua arma segreta: il bagnoschiuma con bolle. Hisami stava sguazzando con una perfetta barba da Babbo Natale sul volto quando Izuku decise di parlare di Kacchan.


Hey, tesoro. Devi comportarti bene con Kacchan quando verrà a casa, okay? Verrà a farci visita di tanto in tanto. Papà vorrebbe che fossimo tutti amici.”


Il cambiamento fu immediato. Anche con il volto coperto da bolle di sapone, quel broncio era inconfondibile.


Non voglio.”


Perché no?”


Quello ti fa spavento!”


Conosco Kacchan da quando avevamo la tua età. Lo sapevi questo?”


No,” sussurrò il bambino, cacciando via un po' di bolle dal viso. Izuku capì che suo figlio non era più in vena per quella conversazione quando velocizzò i tempi della doccia, decidendo di insaponarsi i capelli senza alcun incitamento.


Eravamo davvero buoni amici, vorrei che tornassimo ad esserlo di nuovo. E indovina un po'?”


Huh?”


Conosce Frostfire,” gli bisbigliò. Nemmeno Izuku si salvava dall'assecondare le voglie di suo figlio e corromperlo con le stesse. Era, sinceramente, la linfa vitale nella vita di un genitore. Hisami sussultò a bocca aperta, bloccandosi con le manine tra i ricci insaponati, guardandolo con gli occhi spalancati. Ce lo aveva in pugno -abboccato all'amo, pescato e messo nel sacco.


Cosa?” Sembrava quasi che Izuku gli avesse appena svelato il segreto dell'universo. Prima che potesse dire qualcosa, Hisami lanciò in aria le mani con fare drammatico -stava diventando sempre di più una sua posa tipica- e fece finta di svenire di nuovo. L'acqua schizzò oltre i bordi della vasca con il suo agitarsi, finendo con il bagnare i pantaloni buoni di Izuku che non riusciva a fermare le risate, intanto che tirava di nuovo su suo figlio per finire il bagno.


All'avvicinarsi dell'ora di andare a letto Hisami si fu stancato a dovere, e si addormentò piuttosto velocemente. Sembrava che l'universo sapesse che doveva avere una conversazione importante con Kacchan. Riuscì finalmente a trovare il coraggio di far partire la chiamata che avrebbe dovuto fare settimane prima -anni prima, in verità. Kacchan gli rispose dopo il primo squillo, come se avesse tenuto il telefono incollato alla mano tutta la notte in trepidante attesa.


Hey, Deku,” Katsuki parlò con tono greve e spossato. Il senso di colpa gli riempì di nuovo il petto. Izuku non aveva mai desiderato questo.


Hisami è completamente KO. Sono... sono tentato di scusarmi di nuovo, ma credo che se andiamo avanti così, non risolveremo mai niente.”


Gli rispose il silenzio dall'altro capo del telefono, ma sforzandosi abbastanza Izuku riusciva a sentire un respiro irregolare. Aspettò che Kacchan parlasse. Non aveva intenzione di litigare, sarebbe anzi stato il più accomodante possibile, tenendo comunque a mente ciò che era meglio in assoluto per Hisami.


Già.” Lo sentì così abbattuto, più afflitto di quanto Izuku avesse mai immaginato che l'eroe potesse essere.


Pensavo che forse la cosa migliore da fare sarebbe di introdurti a Hisami poco per volta. Qual è il tuo orario di lavoro?”


Non voglio discutere di questo per telefono, Deku,” gli rispose, schiarendosi la gola, come se avesse altro da dire. Izuku aspettò.


Mi puoi semplicemente... dire qualcosa su di lui?”


La domanda mandò il cuore di Izuku in minuscoli pezzettini. Non riusciva a credere di avere anche solo osato pensare che a Kacchan non sarebbe importato nulla del suo stesso figlio. Realizzò che quella era stata, probabilmente, una bugia detta a se stesso per giustificare le sue stesse decisioni egoiste. Si sentì un macigno in gola quando parlò.


S-sì, Kacchan. Ovviamente. Che cosa vorresti sapere?”





Note della Traduttrice:


E infine... Kaboom! Il capitolo si chiama Big Bang per un motivo ^^”

Grazie come sempre alle care persone che recensiscono.

Un abbraccio grande grande.

   
 
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