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Autore: EleAB98    17/04/2020    6 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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OK, lo confesso, non è stato facile redigere (o meglio, revisionare e ampliare) questo capitolo, per cui non so se lo stesso potrà risultarvi emozionante o magari una 'cosa da niente'. Ma ammetto anche, però, che scriverlo ha arrecato in me un misto di sensazioni diverse che forse, in un certo qual modo, possono essere paragonate a quelle che tra poche righe "investiranno" la nostra Jane. Spero davvero che possa regalarvi un sensazione vagamente magica; in caso contrario, vi pregherei di essere onesti/e e dirmi cosa ne pensate, sia in positivo che in negativo! :) Insomma, una parte di me crede che avrebbe potuto fare di meglio, ma molte volte bisogna "trovare il coraggio di lasciar andare il testo così com'è", sperando possa comunque emozionare!

La situazione che leggerete a seguito di questa premessa, l'ho redatta attraverso le note della canzone del film che fa da titolo a questo capitolo. La canzone in questione è interpretata da Sarah McLachlan e si intitola "Angel".

Se nel momento esatto della scena principe di questo capitolo (capirete quale sarà il fatidico momento di cui "parlo" poiché sarà un "famoso personaggio della storia" a rivelarvelo!) vorreste ascoltarla, magari le vostre emozioni in merito alla situazione sottostante risulteranno essere amplificate... o almeno lo spero!). Detto ciò, scusate "il pippone introduttivo" e buona lettura!

Link canzone: 
https://youtu.be/QhKTPC8c6fA



Alle ore ventuno, il dj diede ufficialmente inizio alla celebre festa degli innamorati. Immersa tra gli sfarzi e le risate sguaiate degli altri studenti, Jane non poté che sentirsi a disagio in mezzo a tutto quel caos. Anche quell’anno, la ragazza avrebbe trascorso il 14 Febbraio in perfetta solitudine, meditando sui propri futuri progetti. Entrando nella ‘sala dei dimenticati’, constatò che era vuota. Chissà, magari ciascuno studente della Hollywood U aveva già trovato la propria anima gemella. O magari, tutti i single erano andati semplicemente a farsi un giro.

Colta da un improvviso e irrefrenabile moto di curiosità, la ragazza cominciò a ispezionare in lungo e in largo l’intera università. Era davvero gigantesca, tant’è che fino a quel momento moltissimi dettagli erano sfuggiti alla sua attenzione. Ad esempio, percorrendo le numerose scale a chiocciola del terzo piano, si accorse che queste conducevano in numerosi laboratori di cui lei non conosceva nemmeno l’esistenza.

Salendo ulteriormente le scale, Jane si ritrovò testimone di uno scenario mozzafiato: una panoramica completa della città di Los Angeles si stagliava imponente al centro del corridoio, sottoforma di un dettagliato plastico ricalcato in gesso. Ne lesse l’incisione affissa alla base della creazione: rivisitazione del ‘plastico standard’ realizzato da William Jacob Young per gentile concessione della Engineering Society Of Plastic Materials.

Salendo l’ultima rampa di scale, Jane scoprì finalmente la sala che da sempre era stata oggetto delle sue più fervide fantasie di aspirante regista: il ‘Making Of’, ovvero il dietro le quinte.

Con fare circospetto, la ragazza si guardò intorno. Sembrava non vi fosse nessuno all’orizzonte. Con una delicatezza estrema, quasi agonizzante, Jane aprì la porta ed entrò. Quella sala era esattamente come l’aveva immaginata. Apparecchiature cinematografiche in ogni dove, fogli di brutta accartocciati e gettati a terra, modelli di sceneggiature impilati all'interno di una vetrina interamente dedicata al mondo del cinema. E poi lui... Il professor Hunt.

Jane strabuzzò gli occhi per la sorpresa.

Il professor Hunt?

No, Jane non si trovava affatto al Museo delle Cere. Il suo professore di Cinematografia si trovava proprio lì, a capo chino, seduto di spalle sulla scrivania con una bottiglia di vino al proprio fianco e con la penna in mano, forse in procinto di scrivere il suo prossimo capolavoro. L’uomo era talmente concentrato sul proprio lavoro che nemmeno la musica assordante proveniente dal pianterreno pareva distoglierlo dalla ‘dimensione’ perfetta che si era costruito attorno.

Con estrema cautela, Jane si accinse a uscire dalla stanza ma, ancor prima che potesse chiudere la porta, il suo insegnante si voltò verso di lei.

“Signorina McMiller... Posso chiederle cosa ci fa qui a quest’ora?”

“Beh ecco, io... Mi sono persa! Cercavo la mia amica e non sapendo dove fosse finita...”

“Ha pensato di cercarla per i corridoi dell’università? Avanti, mi faccia il favore... Per quale motivo si trova qui?” domandò Hunt, rimanendo seduto sulla sua scrivania. “Non partecipa alla festa di San Valentino?”

“In realtà, non ci sarebbe proprio nulla da festeggiare...” rispose lei, leggermente imbarazzata “Sa, stando alle ‘regole’, dovrei far parte della ‘sala dei dimenticati’, ma non mi sentivo molto a mio agio, e così...”

“E così ha pensato bene di farsi un giretto per i corridoi dell’università.” concluse Hunt.

“Esattamente.”

Thomas rise fra sé, scuotendo la testa.

“Beh, sembra proprio che anch’io abbia fatto lo stesso.” indicando poi il suo banco di lavoro “Anche noi professori avremmo il ‘sacrosanto’ diritto di far parte di quel gruppo di...”

“Sfortunati?”

“Non li definirei proprio in questo modo.” disse Hunt, alzandosi finalmente dalla sedia e andando incontro alla studentessa. “Io credo che l’indipendenza sia un dono che ben pochi individui hanno il privilegio di sperimentare.”

“E... come ci si sente?” domandò lei, assai curiosa di conoscere il suo punto di vista.

“Devo ammettere quanto sia difficile abituarvisi, all’inizio. Ma una volta stabilite le priorità, il tutto diventa più eccitante. Hai un’intera giornata a disposizione e puoi sfruttarla come meglio credi. Ed è fantastico.”

“E stressante, aggiungerei...”

“Su questo non posso darle torto. Ma le fatiche verrebbero poi ricompensate dal risultato ottenuto.” precisò Thomas. “E se ci si impegna sul serio, tale risultato deve per forza essere buono.”

“Dunque...” sentenziò Jane “Secondo la sua visione della vita, è possibile ottenere dei risultati brillanti a livello professionale soltanto abbandonando le proprie aspirazioni private, soppiantando del tutto i propri sentimenti?”

“Molto spesso funziona così.” annuì Hunt “Pretendere di ottenere entrambe le cose ci renderebbe degli esseri profondamente infelici, forse persino dei grandi egoisti.”

“Non le sembra di esagerare un po’?” replicò la giovane.

“Affatto. La mia esperienza non può essere ovviamente paragonata a quella di altri individui, ma posso comunque assicurarle che il raggiungimento dei propri obiettivi professionali è una condizione necessaria e sufficiente per poter essere felici... Ma ovviamente, ognuno ha le proprie convinzioni. Lei cosa ne pensa?”

“Beh, io... credo sia molto importante concentrarsi sui propri obiettivi accademici, senza però trascurare troppo i propri sentimenti.”

“Lei prova dei sentimenti per qualcuno?” domandò Hunt, per nulla imbarazzato dal suo atteggiamento alquanto indiscreto.

Jane lo guardò dritto negli occhi, cercando di interpretare per l’ennesima volta il suo sguardo a dir poco enigmatico. Per quale assurdo motivo il professore le aveva rivolto una simile domanda?

“Beh, professore...”

“Stia tranquilla, non deve rispondere a me, quanto a se stessa...” la rassicurò il docente. “Soltanto lei può comprendere ciò che in questa vita è veramente importante.” disse poi in tono serio.

“Ha ragione.” convenne lei. “E sono sicura che, in questo momento della mia vita, per me sia fondamentale concentrarmi sugli studi cercando sempre di dare il massimo.”

“Mi piace la sua attitudine, signorina. Ma oggi è San Valentino e, benché io non creda a questa specie di festa, una ragazza come lei non dovrebbe affatto trovarsi in questo posto a discorrere con un professore o a vagare senza meta per l’università. Avanti, vada a divertirsi.” disse lui, esortandola a uscire.

“Gliel’ho già detto...” sorrise lei, scostando lo sguardo da Hunt “Non ho nessun ragazzo con cui condividere questa specie di festa...”

“Lei crede? Beh, in tal caso, credo si possa rimediare a questa ‘ingiustizia’.” ribatté l'insegnante, abbandonando del tutto la sua vena di professionalità.

“Faccia conto di trovarsi a una recita scolastica, o se preferisce, a una festa insulsa come questa, e di incarnare il ruolo di una ragazza innamorata del suo ragazzo. Si fidi, anche questo è un esercizio...”

Hunt guardò per un attimo il soffitto, come soleva fare spesso quando era alla ricerca delle parole giuste da dire.

“Direi piuttosto il proseguo della lezione sul primissimo piano che le avevo impartito la volta scorsa.”

Jane continuò a osservarlo, incredula e affascinata al tempo stesso. Il professore stava sorridendo e quella strana spontaneità non sembrava proprio appartenere a lui.

Stava forse sognando?

“Benissimo.” continuò lui. “La scena principe di cui analizzeremo gli aspetti interpretandone a dovere le caratteristiche come due perfetti attori, dovrebbe ‘giungere’ alle nostre orecchie tra pochissimi secondi.”

“Cosa?” replicò Jane, trattenendo un sorriso. “Che cosa intende dire con ‘giungere alle nostre orecchie’?”

“Aspetti e vedrà.” rispose Hunt “Sempre che lei non voglia andarsene prima di assistere al grande spettacolo.” aggiunse poi, con aria di sfida.

“Assolutamente no!” ribatté lei, sempre più curiosa di conoscere le intenzioni del suo professore.

Dopo qualche secondo di silenzio, ecco che l’eco di una bellissima melodia scandita da un pianoforte e da una magnifica voce femminile cominciò a diffondersi nella stanza. Benché provenisse dal piano di sotto, il motivo musicale era perfettamente udibile per via delle casse presenti ai lati dello studio cinematografico.

In quel momento, Hunt sgranò gli occhi, estasiato da quella meravigliosa canzone. Jane, nel frattempo, comprese che la fatidica scena principe doveva ormai essere ‘giunta alle loro orecchie’. Il professore, sempre più coinvolto da quel suono leggiadro e, per certi versi, paradisiaco, si rivolse finalmente alla sua studentessa.

“Avanti... Mi dia la mano.”

“Come scusi?” domandò Jane, sempre più esterrefatta dalla sua attitudine.

“Mi dia la mano.” ripeté Hunt con fare tranquillo. “Si fidi di me.”

“Professor Hunt... È sicuro di sentirsi bene?” domandò lei, scrutandolo con leggero sospetto.

“Mai stato meglio. Avanti! Non si può non approfittare di assaporare al meglio le suadenti note di questa stupenda composizione.”

Per un attimo, Jane esitò, ma alla fine diede ascolto al proprio cuore. Tese la mano a Thomas che, con insolita dolcezza, la sfiorò tra le sue. Nel frattempo, quella fantastica melodia faceva da sfondo a quel momento così irreale.

“Mi concede questo ballo, signorina?”

Jane credeva che l'uomo stesse scherzando.

“Cosa? Qui?”

“Quale posto migliore di un dietro le quinte?” rispose Thomas con fare divertito preservando, comunque, un pizzico di serietà nella sua voce.

La ragazza sorrise.

“D’accordo, professor Hunt. Se proprio insiste...”

Con grande emozione, Jane pose la propria mano sinistra sopra la spalla dell’uomo, che nel frattempo continuò a guardarla dritto negli occhi, stringendole maggiormente la mano destra e ponendo l’altra dietro la sua schiena, avendo cura di posarla con delicatezza sopra il tessuto del suo vestito azzurro, che poco più sopra mostrava la pelle giovane e candida della studentessa. In quel preciso istante, ella percepì un brivido che la pervase dalla testa ai piedi mentre Thomas, con estrema sicurezza, cominciò a condurla a piccoli passi per quella stanza. Jane assecondò i suoi movimenti, ritrovandosi a girovagare in tondo per la stanza assieme al suo professore, che di tanto in tanto cambiava direzione, cercando di seguire il ritmo lento e pacato di quella musica.

Accorciare le distanze fra i loro corpi fu assai naturale ed entrambi si persero nella silente e reciproca contemplazione di quegli occhi che sembravano esprimere molto più di mille parole. Thomas e Jane incarnavano perfettamente il ruolo di due ballerini da sala alle prime armi che si apprestavano, con emozione e sentito entusiasmo, a compiere una danza sconosciuta scandita da un passo sicuro quanto incerto; una danza rappresentata da una melodia che non si rifaceva né a un lento né a un valzer, né a chissà quale altro ballo esistente. Probabilmente, l’originalità associata a quella bizzarra – quanto magica – situazione che stavano vivendo, non poteva che essere rappresentata da quel brano musicale.

Dopo qualche istante, Jane ruppe il silenzio.

“Mi dica una cosa, professor Hunt... Questa canzone... è forse una canzone particolare?”

“Ma come, signorina!” rise sommessamente l'uomo, assai colpito dalla sua domanda. “Un’esperta studentessa come lei non ha mai visto il film “City Of Angels”, la “Città Degli Angeli”?

“Veramente no...” rispose lei, imitando il suo ironico tono di voce.

L’uomo non replicò, ma un leggero sorriso comparì sul suo volto. Jane lo ricambiò all’istante, pensando a quanto fosse straordinario quello che stava accadendo tra loro - qualunque cosa fosse -. Fino a quel momento, non aveva mai avuto il piacere di danzare con nessun ragazzo, e ora... Stava ballando – o meglio, stava tentando di ballare, per la prima volta in vita sua – con il suo professore. Fu quasi impossibile per lei non sentirsi come una sorta di principessa scortata dal principe al suo primo ballo in una sala che però non contemplava la presenza di nessun altro spettatore. E, cosa ancora più incredibile, tra i due sembrava regnare una complicità unica e speciale. Una complicità scandita ad arte da quella musica così meravigliosa e, forse, fin troppo eterea.

“Come si sente in questo momento?” domandò poi la giovane, rompendo nuovamente il silenzio.

“Forse dovrei chiederlo a lei.” ribatté Hunt, continuando a guardarla negli occhi e avvicinandosi ancora di più al suo volto al fine di posare delicatamente la testa contro la fronte della ragazza.

“Caspita, è davvero bravo a rigirare il discorso!” sentenziò Jane con sfacciata ironia, mentre quel contatto provocò in lei il tipico ‘insorgere’ di quelle farfalle nello stomaco che aveva sentito dentro di sé anche durante quei baci.

A Thomas sfuggì una breve risata.

“Chi, io? Signorina Jane credo proprio che, al momento, il nostro unico ‘compito’ sia quello di coltivare il dono del silenzio, per quanto strano possa sembrarle... In fondo, non è forse la musica stessa a parlare per noi?”

“Come posso oppormi a una simile teoria scientificamente comprovata?” rispose Jane, mostrando forte ammirazione per la dialettica del suo insegnante.

Effettivamente, quel dolce brano che risuonava in quella stanza era a dir poco stupendo e le parole di cui era composto sembravano riferirsi alla loro strana 'relazione', per moltissimi aspetti ancora indefinita.
 

 
Spend all your time waiting

(Trascorrere tutto il tuo tempo aspettando)

For that second chance

(per quella seconda opportunità)

For a break that would make it okay

(per una pausa che metterebbe tutto a posto)
 
...
 
So tired of the straight line


(Così stanco di una retta via)


And everywhere you turn


(e dovunque ti giri)


There's vultures and thieves at your back


(ci sono avvoltoi e ladri alle tue spalle)


And the storm keeps on twisting


(e la tempesta continua a imperversare)

 
You keep on building the lies


(Tu continui a costruire bugie)


That you make up for all that you lack


(che inventi per tutto ciò che ti manca)


It don't make no difference


(Non fa nessuna differenza)


Escaping one last time


(fuggire un'ultima volta)
 


It's easier to believe

In this sweet madness

E’ più facile credere a questa dolce pazzia


 
Quelle ultime frasi riecheggiarono più volte nella mente della giovane che, nel frattempo, continuava a guardare Hunt dritto negli occhi, ammirando quella spontaneità che di rado le aveva mostrato negli ultimi tempi. Non riusciva ancora a dare un nome a quanto stava accadendo tra loro, se non considerare il tutto come una dolce pazzia alla quale, però, Jane sentiva di dover credere con tutto il cuore, come decantato dalla canzone.

Thomas, dal canto suo, non smise nemmeno per un istante di sorriderle, ammirando con scrupolosa attenzione i suoi occhi azzurri. Dopo qualche istante, però, l’uomo si ritrovò a rispondere – quasi senza accorgersene – alla domanda che la studentessa gli aveva posto soltanto pochi attimi prima, rompendo quel silenzio che albergava tra loro.

“So benissimo che questa... situazione è del tutto inappropriata. Ma mi creda se le dico che, in questo preciso momento, il mio unico pensiero è quello di ballare con lei nel posto più improbabile del mondo al fine di mostrarle la bellezza di questa straordinaria canzone afferente al meraviglioso soundtrack del film di Brad Silverling. Una bellezza che può essere assaporata soltanto in questo modo.”

“Con un ballo?” replicò lei, sorridendogli.

“Esattamente.”

“Dunque... ammette di star bene con me, Mr. Hunt?” scherzò lei, stemperando ormai del tutto la strana tensione creatasi in quella circostanza nella quale erano entrambi 'immersi' da alcuni minuti.

“Non travisi le mie affermazioni, Miss McMiller!”

Risero entrambi. Per la prima volta da quando si erano conosciuti, quella formalità apparì loro decisamente divertente.

“Mi sorge spontanea un'altra domanda, professore...” continuò poi la studentessa, mantenendo lo sguardo fisso su di lui.

“Perché ho la vaga impressione che la sua domanda non mi piacerà?” replicò l'uomo, alzando un sopracciglio.

Jane lo ignorò.

“Dato che io starei, in base alle sue affermazioni iniziali, interpretando il ruolo di una ragazza innamorata del proprio ragazzo... Mi chiedevo se anche il suddetto ragazzo ricambi il sentimento della giovane pulzella.”

“Beh, si suppone di sì. Se la ragazza in questione è innamorata di lui... Non vedo perché il suo 'prode cavaliere' non debba provare lo stesso per lei, in una circostanza come questa.”

A quelle parole, il cuore di Jane prese a battere più forte. Dal canto suo, Thomas si avvicinò ulteriormente al suo viso e la giovane si sentì così attratta da lui che le fu impossibile non ricambiare quell'avvicinamento. Proprio in quell'istante, però, la canzone terminò e, con essa, anche l'alchimia e la magia di quel particolare momento. Dopo qualche istante, Thomas lasciò andare la mano della giovane, che si distaccò a malincuore da lui.

“È stato un onore ballare con lei, signorina Jane.” le disse, facendole un piccolo inchino.

“L’onore è stato mio, professor Hunt.” rispose lei, mostrando un leggero sorriso e ricambiando il suo gesto.

“La ringrazio per avermi fatto dimenticare, anche se solo per un istante, il mio intransigente ruolo di insegnante.”

“E io la ringrazio perché, per un effimero istante, non mi sono affatto sentita la sua stud... Una semplice studentessa in balia della propria solitudine.” si corresse la giovane, nascondendo un lieve imbarazzo e ridendo sommessamente per essersi riferita a se stessa con quei termini.

“Beh, siamo stati entrambi molto bravi a recitare un ruolo diverso da quello cui siamo abituati... Il club di lettura è stato senz’altro una buona palestra.” ribatté lui, sorridendo impercettibilmente.

“Esattamente. Forse - anzi, di sicuro  - non abbiamo ballato un reel, ma dovrebbe ritenersi fortunato che io non abbia rifiutato il suo invito come ha invece osato fare la signorina Elizabeth con il suo 'adorato' Darcy, caro professore!”

Thomas scosse la testa, alquanto sorpreso dall'ardita affermazione di Jane.

“Vorrà dire che cercherò di santificare ogni giorno questa 'speciale fortuna' che da lei, cara signorina, mi è stata gentilmente concessa.” ribatté poi, regalandole un'ultima occhiata prima di tornare a sedersi sulla sua scrivania.

“Mi sembra giusto. Beh, adesso è meglio che vada... La lascio al suo lavoro e la ringrazio di nuovo per... Questa ‘lezione’ assai particolare.”

“Sono io a doverla ringraziare...” insisté lui, ormai alle spalle della studentessa “E buon San Valentino, signorina McMiller.”

Senza più voltarsi, Jane aprì la porta del ‘Making Of’ e si accinse a uscire dalla stanza, rispondendogli sommessamente:

“Buon San Valentino anche a lei, professor Hunt.”
   
 
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