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Autore: Frottole    17/04/2020    0 recensioni
James Sirius Potter era sempre stata una persona considerevolmente ragionevole. Chiunque, chiunque fosse passato sotto suo esame aveva un´etichetta. O un nome. O una ragione. Come Sean, Nally, Fred. Abby. Come Harry Potter. Come lui. Draco Malfoy.
Finché non era arrivato il giorno della gita, al suo settimo anno, di metá dicembre... dove James aveva cominciato a vedere e…non era piú riuscito a chiudere gli occhi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo IV






Syrma Malfoy, al contrario di quello che si poteva pensare, non era mai stata una persona che amava ostentare. O esagerare. E anche se tutto ció che indossava era stato scelto e abbinato a regola d´arte, non era mai uscita fuori dai binari. Mai. E anche se qualche volta la tentazione era stata forte, non era mai riuscita ad andare oltre senza sentirsi ridicola.
<< Ma non hai qualcosa di colorato? >>
<< Mi dici chi ti ha invitato? >> Con occhi obliqui guardó Joshua Zabini spaparanzato sul suo letto – posizionato accanto al camino dalle fiamme verdi, mentre gli altri quattro erano disposti a cerchio. << Io da solo. >> sbuffó Josh, facendo spallucce, mentre guardava la sua figura avvolta da un sobrio tubino nero come se indossasse uno straccetto.
<< Beh, puoi anche andartene. Non ho bisogno della balia per vestirmi.
E soprattutto non ti ho ancora perdonato per quello che hai fatto. >> disse, ancora arrabbiata per il tiro basso che le aveva giocato. Alton Cribble rise, uscendo dal bagno sulla sinistra. << A me non dispiace la sua presenza >> cinguettó – valeggiando nel suo metro e ottanta per settanta e passa chili. Quel giorno portava i capelli ricci e vaporosi sciolti sulle spalle e un pantalone nero con camicia verde a completare l´armadio che era.
<< Grazie, almeno qualcuno mi apprezza. >> borbottó Joshua, mentre ad Alton brillavano gli occhi castani anche solo per il fatto che le rivolgesse la parola. Gli mandó un bacio volante prima di focalizzarsi su Syrma.
<< Guarda che il Weasley morto é un altro >> disse, gentile come sempre, ricordando ogni tanto che il gene maligno e stupido in lei esisteva. Anche se in quei casi era preferibile che stesse zitta. << Il tuo black humor non si smentisce mai, devo dire >>
Quello era uno dei tanti motivi per cui Syrma non aveva amici. Di serpi in seno ne aveva fin troppe… non aveva bisogno di aggiungerne altre – specie se si trattava di vecchie conoscenze, e abitudini, che erano dure a morire.
<< Ho trovato qualcosa di veramente fico! Ehi, tu, elfetto, che ne pensi di questo? >> Joshua si era messo a frugare nel suo baule ai piedi del letto e aveva tirato fuori un vestito rosso – cosí acceso che Syrma si chiese come ci fosse finito tra le sue cose. Oltre al bianco e al nero, il suo colore base era il beige, quindi quel capo le era totalmente estraneo.
<< E quello da dove viene fuori? >> mormoró, raggiungendo l´amico e strappandoglielo dalle mani – zittendolo con un gesto stizzito della mano quando quello cercó di protestare.
<< Questa é la cosa meno importante, ora. La festa é iniziata esattamente due ore fa e va bene arrivare in ritardo, ma cosí mi sembra un po´troppo. Sono ancora lucido alle unidici e mezza! >> Josh sbatté i piedi a terra, come un bambino capriccioso, incrociando le braccia al petto nel suo completo nero.
Effettivamente – con quel dolcevita panna e la giacca e i jeans neri, faceva la sua porca figura. << Se riesci a rimanerlo per un altro paio di ore vedrai che stasera riuscirai anche a scopare, elfetto. >> sogghignó, mentre lui la fucilava con lo sguardo.
<< Mettiti questo cazzo di vestito e andiamocene o ti lascio quí >> sbottó, uscendo dalla stanza e sbattendosi pure la porta alle spalle.
Syrma rise. Forse, ma proprio forse, Josh era un po´suscettibile sull´argomento. Forse.
La Serpeverde guardó il biglietto che era caduto sul letto quando Joshua aveva preso il vestito. Era di suo padre. Era stato lui a metterle quel vestito nel baule.
"Alla mia principessa e all´arcobaleno che porta con sé quando entra in una stanza.
Brilla.
Ti voglio bene, papá
"
Sorrise, addolcita. A volte… a volte non riusciva a capire come potesse suo padre essere lo stesso ragazzino egoista che aveva quasi ucciso il preside della scuola ed Harry Potter e i suoi amici. Quell´uomo… quell´uomo che l´aveva portata sul palmo della mano, non poteva aver commesso alcun crimine. Lui, che l´aveva protetta persino da suo padre stesso e chiunque osasse dirle qualcosa che non gli piaceva.
Lo stesso uomo che avrebbe dato la vita per lei e suo fratello, era andato contro la guerra. Con la guerra. E quel cognome che cercavano di portare in alto, era per sempre macchiato di sangue. E innocenza. Quella che lui non aveva.
Indossó il vestito cercando di non pensarci, cercando di allacciarlo da sola dietro la schiena. Le arrivava appena sopra le ginocchia ed era cosí stretto che se non avesse perso l´appettito negli ultimi tempi, sicuramente avrebbe dovuto trattenere il respiro.
Li conosceva i gusti di suo padre. Fin da piccola aveva sempre cercato di comprarla cosí – con le cose belle e costose – come a volersi comprare un affetto che non meritava. Ma non era vero. Syrma aveva amato Draco Malfoy dal primo giorno in cui era venuta al mondo e lui l´aveva presa tra le braccia, lasciando che i loro occhi si incontrassero, finalmente; era sempre stato cosí, tra loro. Anche se alcuni odiassero che fosse proprio lei la primogenita. Una femmina. Una piccola stella delicata, a seconda di suo padre, che andava protetta. Ed effettivamente lui non sapeva cosa succedeva sotto il suo stesso tetto, da quando aveva undici anni. Ma non amava pensarci. Non voleva pensarci. Perché si sentiva morire al pensiero che suo padre potesse vederla per quello che era.
Una femmina senza valori – senza poteri e voleri – incapace di reagire. Una Malfoy, sottomessa. Impaurita. E non piú una bambina… qualcuno di puro da poter amare. O anche solo voler bene.
<< Pronta? >> Joshua aprí di scatto la porta, pragmatico come sempre, strappandola dalle sue angosce – esprimendo poi il suo apprezzamento con un lungo fischio. << Se non sapessi che mordi, dolcezza, ci avrei provato di brutto stasera >> disse, con una mano sul cuore, mimando un infarto.
Lo scollo a cuore le pronunciava il seno prosperoso e i sandali dal tacco dodici erano la cornice di un quadro a dir poco perfetto. Il suo essere perennemente in iperattivitá dava i suoi frutti con quei vestiti e il rosso le stava a meraviglia su quella pelle di porcellana.
<< Mordo e sono anche velenosa! >> rise Syrma, afferrando la borsetta nera dal baule ai suoi piedi e raggiungendolo a grandi falcate. I capelli biondissimi erano sciolti lungo la schiena, con le punte leggermente arricciate, mentre le labbra piene erano rosse e lucide – tutte da baciare.
<< Non ti ho mai vista con l´eyeliner >> disse, avvicinandosi quel poco per innamorarsi – come sempre – dei suoi occhi.
<< Ti sta bene >> Syrma sorrise, prendendolo per mano.
<< Grazie, ma é carbone >> sussurró, baciandolo di volata sulla guancia.

La Sala Comune dei Serpeverde era semi- vuota, tranne per qualche solitario studente del quinto o qualcuno che cercava di imbucarsi alla festa. Syrma giá sapeva che Vincent e Camélie non si sarebbero mai fatti vedere ad una festa di un Babbinofilo come Weasley e sperava con tutto il cuore che Nott seguisse il loro esempio.
<< Nott, come lo chiami tu, si é giá avviato con lo spagnolo >> disse Joshua, guardandola di striscio, ricordandole perché fino a dieci minuti prima ce l´avesse con lui. << Santissimo Merlino, ma riesci a starmi fuori dalla testa per almeno stasera? >> sbottó, allontanandosi di scatto.
Uscirono dal ritratto senza che lui proferisse parola – cercando di fare meno rumore possibile. Indossarono entrambi un paio di occhiali da sole, proseguendo senza l´aiuto della bacchetta. In realtá, quegli occhiali, erano stati creati proprio dai Tiri Vispi Weasley e permettevano a chi li indossasse di vedere al buio – non dovendo cosí attirare l´attenzione con un Lumos. << Mi dispiace. Non posso farci nulla. Quando ti tocco tu mi entri in testa e io non posso non sentire >> bisbiglió Josh al buio.
Si sentí una merda. Era vero. Non ci poteva fare niente. Era nato cosí. E arrabbiarsi con lui per il meraviglioso dono che aveva era da stupidi; , era una stupida a disprezzare quello che molti altri invece ritenevano una vera e propria raritá.
<< Il Ministero ha piú indagato? >> gli domandó, tossendo appena per schiarirsi la voce.
<< La Mcgranitt é molto brava a farsi valere e finché io saró quí ad Hogwarts non mi succederá nulla >> rispose Joshua – bloccandosi dopo una decina di minuti che avevano camminato a passo svelto.
<< Ora… mi raccomando. Questa sera sará nostra >> disse, togliendosi gli occhiali e guardandola con un paio di iridi bluastre – che come due zaffiri brillavano al buio. << Perché Weasley é il nostro re! >> cinguettó, passando tre volte davanti ad un muro apparentemente vuoto. Syrma lo guardó tra il disgustato e lo strano, scuotendo la testa per tutto quel egocentrismo concentrato in una sola persona con i capelli rossi.
<< A quello se non lo ammazza nessuno, lo uccido io prima o poi >> borbottó, prima che Joshua l´afferrasse per un braccio sottile e la catapultasse nella Stanza delle Necessitá – ora finalmente viva in tutto il suo splendore. Era affollata. E rumorosa. Palloncini rosso e oro erano appesi ad ogni dove e se un paio di scalini scendevano, portando direttamente in una pista da ballo, ai lati della sala erano stati allestiti lunghi banconi con bevande e stuzzichini.
In fondo, su un padio, c´era un privé con le casse sparate dietro che era riservato al festeggiato e i suoi amici. << Devo dire che questa volta i Grifondoro si sono superati >> le urló Joshua all´orecchio, mentre lei annuiva distratta. Riconobbe un gruppetto folto di Corvonero, alcuni dispersi Tassorosso – mentre i suoi compagni Serpeverde, i pochi che avevano deciso di avventurarsi, erano giá sugli alcolici.
<< Mi sa che c´é quasi tutta la casa Grifondoro! >> urló una voce alla loro sinistra e Syrma si allontanó giusto di un paio di centimetri da Samuél, che le era apparso alle spalle con Albert al seguito. Comunque aveva ragione. Syrma aveva visto qualcuno del sesto ballare sulla pista e quello significava che qualcuno non era riuscito a tenersi il Passaparola per sé.
<< Da quello che ho sentito prima, é stato Paciock. Si é scritto la parola d´ordine su un foglietto e l´ha perso nella Sala Comune. Sfigato. >> rise Albert, cercando di intromettersi in quella specie di gruppetto che si era formato a pochi metri dalla pista.
I ragazzi lo guardarono in contemporanea, impietositi, e Syrma ci aggiunse anche un po´di disgusto, che non guastava mai. << Il solito cretino >> sbottó, facendo in modo che la sentisse, dandogli poi le spalle e raggiungendo il tavolo degli alcolci con la sua solita falcata elegante.
<< Ha due gambe… >> sospiró Samuél, con gli occhi a cuoricino, mentre Joshua lo colpiva con una ponderosa manata sulla spalla.
<< Giá. Ma smettila di sbavare, cominci a bagnare il pavimento >> rise, spingendolo poi proprio dietro la Serpeverde.
<< Questa sera voglio divertirmi, quindi… >> urló Zabini, afferrando una bottiglia di Jack Stregato e un paio di bicchieri. Distribuí il tutto, molto generoso quando si trattava di alcool e stupefacenti, e si scoló il suo tutto d´un fiato – senza nemmeno provare a fare un brindisi. << E allora? >> disse poi, versandosi un altro bicchiere. << Cosa state aspettando? >>
Al secondo giro bevuto cosí, Syrma decise di allontanarsi da quella cattivissima compagnia – ridacchiando come una svitata; con le stelline negli occhi si accorse che alla fine di quel lungo tavolo, la stanza era stata disillusa, quindi una grande finestra mostrava un immenso cielo stellato.
Syrma si appoggió contro il muro, sfilando dalla sua borsetta una sigaretta alle rose, la sua preferita. L´accese con la punta della bacchetta, ignorando Fred Weasley, che a due metri di distanza la fissava con il suo sorriso da ebete.
<< Nemmeno a regalartela, Weasley >> disse, quando lui la raggiunse ciondolando. Fred si mise una mano sul cuore – con faccia sofferente – mentre lei scuoteva la testa, divertita.
<< Cosí mi spezzi il cuore, principessa! >> Era sempre stato quello il suo soprannome. Principessa. E a casa, in presenza di suo padre, era cosí. Poi era entrata ad Hogwarts e quel nomignolo che aveva sempre adorato, era diventato il suo marchio. La sua condanna. La principessina Malfoy. Mantenuta di papino. Raccomandata. Falsa. Figlia di Mangiamorte. Codarda. Infame. Malfoy.
<< Cosa vuoi? >> gli disse, aspirando cosí forte dalla sua sigaretta che quasi la consumó – ciccando sul pavimento.
<< Solo dirti che sei uno schianto, oggi >> Syrma sogghignó, accettando di buon grado quando lui le offrí il suo bicchiere.
<< Cercavo Baston >> ora le luci la illuminavano ad intermittenza, mentre la musica diventava sempre piú martellante.
<< Continui a spezzarmi il cuore >> rise Fred, mettendosi le mani in tasca e rubandole la sigaretta dalle labbra carnose. Tiró prima di spegnerla sotto le scarpe da ginnastica, indicandogli poi il privé. << E lí. E sarebbe un´onore averti al mio tavolo, principessa >> disse, facendole il baciamano e strappandole un piccolo sorriso.
<< Auguri, Weasley. E grazie >> Si accorse di non passare inosservata con quel vestito rosso mentre raggiungeva il Privé, ma cercó di restare concentrata sul suo obiettivo. E James Potter alle sue spalle
<< Non posso crederci >>
Abby Finnegann la guardó arrivare con gli occhi infiammati – incredula. Si strinse ancora di piú a James, quasi a marcare il territorio, ma lei si fermó davanti a Carl, intento a scolarsi una bottiglia di Vodka Babbana.
<< Che ci fa lei quí? >> James fece spallucce, senza ribattere.
<< Non ne ho idea >> rispose, rollandosi una delle sue canne. Lunar. Si chiamava cosí, ed era veramente spaziale! Una cosa pazzesca – che rilassava il sistema nervoso senza collassare eccessivamente le terminazioni.
<< Io non la voglio tra i piedi! >> Abby sbatté i piedi per terra come una bambina capricciosa, stringendo i pugni. Era fasciata da un vestitino di seta blu, stretto, con le spalline sottili che le solcavano le spalle sottili.
<< Non posso cacciare la gente dalla festa, Ab! >> sbuffó James, accendendosi la sua tanto sospirata canna senza darle troppa corda. Fece un cenno a Tom Smith, uno dei suoi cercatori, che si sedette sui divanetti proprio insieme a loro. Carl e la Malfoy erano all´inpiedi del tavolino basso, di vetro, sommerso da bicchieri e bottiglie. E se Abby non le toglieva gli occhi di dosso, lei sembrava cosí presa da Baston che non prestava attenzione a nient´altro.
<< Sbaglio o é la prima volta che la Malfoy si fa vedere ad una festa? >> rise Tom, identico e preciso a suo padre – Zacharia Smith – con il suo naso sporgente e la faccia leggermente da topo. << Non sbagli. >> disse Abby, fredda come il ghiaccio, e James roteó gli occhi, cercando di mantenere la calma, fissandosi sulla figura di quei due – intenti a confabulare a bassa voce.
Il rosso le donava tantissimo. Glielo concedeva. Ed era stata una stronzata la storia che non avrebbe eccitato nemmeno un prigioniero di Azkaban di prigionia; quella… quella era la tipica ragazza della porta accanto, con gli occhioni azzurri e i capelli biondi – e tanto di aureola.
E con quel culo…
<< Balliamo! >> appena cambiarono canzone Abby lo prese per mano, costringendolo ad alzarsi per allacciargli le braccia dietro al collo. Ma i suoi occhi, oltre al culo favoloso della Malfoy, avevano visto anche qualcos´altro.
Aveva preso qualcosa da Carl. Si erano passati qualcosa, mentre lei muoveva i fianchi lentamente – a ritmo di musica – con i capelli che le sfioravano la schiena nuda.
<< Cazzo… >> sibiló, buttandosi Abby contro per non farsi notare, in piena fase rem con quella roba che ancora stava fumando. Syrma si era infilata qualcosa nelle coppette del reggiseno e aveva fatto ciao-ciao con la manina a Carl, che stava praticamente sbavando su tutto il pavimento, mezza brilla.
Cazzo

Dopo mezz´ora, James si ritrovó a girare come un´anima in pena per la festa, cercando di riprendere coscienza di sé – abbastanza almeno da capire ció che stava succedendo. Non era riuscito a scrollarsi Abby da dosso nemmeno quando le aveva quasi vomitato addosso tutta la Vodka che si era scolato, ma dopo l´ennesimo conato gli aveva concesso di andare al bagno senza la sua presenza.
E non era una scusa, stava veramente di schifo, ma c´era ancora una volta una piccola vocina fastidiosa che gli martellava nella testa. E tra il sudore, i corpi accalcati e la musica assordante, James era davvero in trip.
La testa gli girava e a stento si rese conto delle due ragazze che si baciavano alla sua destra – mentre i suoi occhi cercavano di focalizzarsi su una chioma bionda e un vestito rosso. Syrma.
Dove Merlino si era cacciata?
Sentí qualcuno spruzzarlo con dello Champagne Follettiano, ma la sua testa si bloccó davanti a lui, a pochi metri di distanza, dove il corpo di Nott copriva quello piccolo di un´altra persona. Le luci ad intermittenza lo confondevano – cercavano di tirarlo giú insieme alla droga, in pieno circolo.
I capelli si inzupparono sotto il getto dell´alcool, ma non si mosse. Rimase immobile. Le due ragazze cominciarono a toccarsi e Nott appoggió un braccio contro il muro, chiudendosi come un muro umano contro la Malfoy.
Era confuso, il cuore sembrava battergli a rallentatore nel petto, ma non era cosí fatto da dimenticare che lei odiava Albert Nott tanto quanto lui odiava Rosier.
Partí di quarta, accelerato al massimo, e invece di rilassarlo quella droga fece l´esatto contrario: lo eccitó. Vedeva nero e l´unico puntino rosso era quel bastardo di Nott – intento ad approfittarsi di una persona ubriaca. Il suo complesso da "figlio del Salvatore Magico", come adorava definirla Abby, venne alla luce come un vulcano di odio ed euforia – stordendolo fin nelle ossa.
Afferró Nott per la camicia nera che indossava, colpendolo cosí forte alla mascella da sentire l´osso sotto le dita quasi incrinarsi. Lo spinse di lato, lasciando che cadesse a terra, ma non si avventó su di lui. No.
La musica aumentó il suo malessere e James non vomitó per miracolo – ma se avessero potuto, i suoi occhi avrebbero sanguinato. Syrma Malfoy era contro il muro, con la faccia rivolta contro quella finestra finta – mentre il vomito quasi le cambiava il colore del vestito. Le sue pupille erano due spilli quasi invisibili e la faccia cianotica da far paura.
E in un attimo la faccia di Lewis si sovrappose alla sua. Rivide Sammy, terrorizzato, le mani piene di vomito e le braccia piene di morsi – che si era procurato da solo per non urlare quando aveva trovato il Grifondoro riverso con la schiuma alla bocca sulla tazza del cesso.
James rivide gli occhi vuoti di Lewis, la sua pelle nera di un verde innaturale – malsano – e il sangue alla bocca per l´Epilessia che la droga gli aveva causato prima dell´overdose.
Rivide le sue lacrime, risentí le sue urla e la corsa di Fred per chiamare aiuto. Insieme al martellare della musica risentí le sue mani sbattere ripetutamente sullo sterno di Lewis e la bocca di Carl che cercava di infondere vita ad un morto.
James giró appena la testa per guardare alla sua sinistra e c´era cosí tanto odio nei suoi occhi che per la prima volta in vita sua, davanti a quello che era sempre stato il suo migliore amico, indietreggió – spaventato.
Prese la Malfoy in braccio, alzandola da terra senza alcuno sforzo, e quella ciondoló la testa. Era inerme. << Tu! >> urló fuori di sé, rivolgendosi a Nott – ancora stordito dal pugno che gli aveva sferrato.
<< Alza quel cazzo di culo e chiama quello svitato di Zabini, Fred e quella spostata della Parkinson. ORA! >> e non gli diede il tempo di finire di parlare che era giá di spalle, mandando a gambe all´aria chiunque gli si ponesse davanti.
Uscí dalla Stanza delle Necessitá e al silenzio il suo fiato era cosí rumoroso da farlo traballare sulle sue stesse gambe. E cominció a correre cosí forte da sentire a stento la Malfoy sballottargli tra le braccia. << Resta sveglia, mi hai capito? >> sussurró a bassa voce, furioso, raggiungendo il bagno dei Prefetti – il piú vicino a loro.
<< Cerca di ritornare alla realtá >> disse ancora, snocciolando la Parola d´Ordine a quel cazzo di quadro. L´adagió sulle piastrelle gelide ai bordi di quell´immensa vasca, aprendo tutte le fontane il piú veloce possibile. << Non dormire, Malfoy, cazzo! >> urló ancora una volta, raggiungendola e prendendo il suo viso tra le mani. Era cosí piccolo che ci entrava perfettamente e a James sfuggí un singulto.
<< Guardami… guardami! >> Ora era lui che le stava impartendo ordini, duro, e nel mentre la giró su un fianco, per evitare che si strozzasse col suo stesso vomito. << Non farmi questo, maledetta Malfoy! >> sibiló, scuotendola come una bambola.
<< Merda! >> la voce di Grace Parkinson fece scoppiare la bolla di panico e dolore di James, che si giró di scatto verso di loro – furioso. C´era anche Carl.
<< Che cazzo le hai dato? >> urló, con la voce rotta. Sembrava l´ululato di un cane ferito e Baston indietreggió – terreo in volto.
<< Io… >> balbettó, senza riuscire a staccare gli occhi dal corpo rannicchiato ai piedi della vasca.
<< Zitti, zitti! >> sibiló Grace, inginocchiandosi ai piedi della Malfoy sentendole il battito. Scandiva i secondi a voce bassa – avvolta da un abito violaceo, che si sposava con la sua pelle in un modo quasi calcolato.
<< Bisogna andare nella dispensa del professore di Pozioni, il piú velocemente possibile. Lí c´é quella cazzo di pozione che hanno fatto l´anno scorso lui e Madama – proprio nel caso fosse successo un altro episodio simile. Dovete prenderla.
É ancora viva, dobbiamo solo eliminare il mix che si é calata >> disse, frettolosa, togliendole le scarpe e cercando di bagnarle il viso con l´acqua della vasca.
Fred fu il primo a muoversi e afferró Carl per una manica, trascinandolo con sé.
<< Falle aria >> Zabini si arrotoló la camicia sugli avambracci e si caló su Syrma, tappandole il naso e facendole la respirazione bocca a bocca, mentre James le massaggiava lo sterno. << Syrma? Syr, rispondi, cazzo! >> sbottó Joshua, chiamandola con quel nomignolo che lei aveva odiato fin da bambina.
<< Avanti, Syr! Lo so che mi senti, non farmi questo… rispondimi >> mormoró ancora, tra un respiro e un altro – cercando di trattenere le lacrime. << Non puoi farmi questo, hai capito!? Non puoi lasciarmi solo… Tu sei l´unica che mi sia rimasta… >> la esortó, accorato, ma Syrma non rispondeva.
Aveva gli occhi aperti e la mente persa chissá dove – mentre le mani subivano piccoli scatti. << E tu devi farla ancora pagare a quel fottuto figlio di puttana che ti ha torturata per anni, Syr! A lui e quell´altro vecchio bastardo! Ce l´avevi quasi fatta, mancavano pochi giorni… non puoi mollare ora >> la sua voce erano tanti piccoli pezzi di vetro che si sfrantumavano sul pavimento, graffiando le orecchie.
<< Avanti, Malfoy! Che razza di Malfoy si fa mettere k.o. da qualcosa? Reagisci! >> sibiló James, dandogli man forte, spingendo ancora sul suo cuore. Ma proprio quando smise di pronunciare quelle parole, la ragazza ebbe una piccola crisi.
<< Mettile qualcosa in bocca, stupido di un Potter o rischia di spezzarsi i denti! >> urló Grace, cercando di mantenerla ferma, spaventata quanto loro.
La situazione stava sfuggendo dalle mani e loro erano solo un branco di stupidi diciassettenni impauriti. Non erano Medimaghi o infermieri e lei stava morendo sotto i loro occhi.
James si tolse la maglia, infilandogliela tra i denti e cercando di non farle battere la testa sul pavimento. Aveva la pelle d´oca e la voglia di fuggire da lí, per dimenticare. Per lasciarsi tutto quello alle spalle.
<< Quanto ci vuole? >> sbottó Grace e proprio in quel momento, Fred si catapultó nella stanza con una boccettina trasparente tra le mani – bloccandosi alla vista della crisi della Serpeverde. Carl cominció di nuovo a tremare, pallido come un lenzuolo, mentre Joshua urlava contro Fred, anche lui sudaticcio.
Tutto si silenzió – e l´aria divenne pietra nei suoi polmoni. Era stato lui. Era colpa sua. Per la seconda volta. E l´ultima volta non era venuto nessun Dio a salvarli. James strappó la fialetta dalle mani di Fred, anche lui immobilizzato, e mormoró qualcosa a bassa voce – una formula – facendosi comparire una garza e una siringa tra le mani.
<< Che fai? >> la voce di Joshua tremava appena, ma il Grifondoro sembrava non sentire niente. Era un´automa. E con la stessa immobilitá negli occhi, con l´ago trasferí il contenuto nella siringa, spruzzando l´aria verso l´esterno.
<< Spostati >> disse verso Grace, inginocchiandosi nuovamente ai piedi della Malfoy. Senza nemmeno immaginare che non sarebbe stata l´ultima volta, e con un gesto secco le infiló l´ago nel collo – mentre Fred vomitava alle sue spalle.
Joshua si coprí la faccia con le braccia e Carl perse definitivamente l´equilibrio, cadendo in ginocchio. Forse sarebbe stato piú facile reagire dinnanzi ad un Avada Kedavra o un Crucio. Ma non quello. Non in quel modo. Non con lei.
<< Sí, avanti cosí >> mormoró James e sotto le mani, Joshua, sentí un piccolo spasmo. Il Grifondoro le sfiló la siringa e le crisi cominciarono a scemare, lasciando solo piccoli scatti dietro di sé.
<< Respira >>
I minuti trascorrevano cosí lenti che a James sembró morire… per poi rinascere, come fece Syrma Malfoy proprio in quel momento. Tornó alla vita. E tutti sentirono quando prese un lungo respiro, tornando a muovere le palle degli occhi.
<< Siamo nel bagno dei Prefetti… quí c´é il tuo amico Zabini con te… >>
Cercava di accompagnarla con la voce, per riportare la sua luciditá su binari giusti, accarezzandole la mascella con un pollice – delicatamente – come fosse di vetro e lei si visualizzó su di lui.
<< Ti sei sentita male. E stai ancora male. Abbiamo preso una pozione dalla dispensa del Prof. di Pozioni per farti stare meglio >> bisbiglió, avvicinandosi di piú al suo viso per renderle chiaro quello che le diceva.
I suoi capelli biondi erano fradici di sudore e le incollavano la fronte. Aveva le labbra leggermente meno violacee, ma cominció a tremare dal freddo; era cosí piccola lí, stesa su quelle piastrelle di marmo chiaro, come una bambina a cui avevano spezzato i sogni e le ali… costretta a restare piantonata sul terreno.
<< Va tutto bene… >> continuó James, afferrando la giacca che Grace gli stava passando con mano malferma. Ora Syrma respirava affannosamente, ma non staccava gli occhi dai suoi – persa. Intrappolata dalla sua testa, dai suoi ricordi, che si prendevano gioco di lei. << Ora rimaniamo quí finché non andrá meglio… ma devi rilassarti… >>
Una sola lacrima, una sola, le solcó la guancia e James, velocemente, la nascose – strofinandole con la mano il viso scarno. E la guardó veramemente – ancora una volta – chiedendosi quante personalitá, sfaccettature, angolazioni, potesse avere una singola persona. Per la seconda volta vedeva una nuova versione di lei – fragile, vuota, calpestata da un mondo molto piú grande, che la vedeva Leader e Padrone. Un mondo che comprendeva anche la sua famiglia, alla perenne ricerca di un erede… un´erede, non una persona.
<< Andrá tutto bene… >>
Syrma annuí prima di chiudere gli occhi, avvolta in un bozzolo di buio e aculei affilati. Per una sola volta, una sola, decise di lasciarsi cullare da quella voce rassicurante – calda – sicura. Lasció che James l´abbracciasse un pó, con le mani di Joshua ad accarezzarle le gambe, rimanendo in silenzio. Non disse nulla, ascoltando i respiri degli altri, ora meno affannosi, ora piú rassicurati.
<< Andrá tutto bene… >>
E fu con quella mantra che si addormentó. Come non le era mai successo nemmeno da bambina. Abbassó la guardia, le sue difese, le sue paure, i limiti… affidandosi alle braccia di James Potter – intento a ciondolare, simile ad una mamma che culla i suoi piccini.
Si addormentó con la falsa illusione che sí… forse sarebbe andato tutto bene.


Quando James si alzó finalmente dal pavimento era l´alba e lasció che Joshua prendesse la Malfoy tra le braccia per poterla portare nel suo dormitorio e tenerla d´occhio almeno per le prime ventiquattro ore.
Grace si era addormentata in un angolino, con le ginocchie portate al petto e la testa appoggiata contro il muro – le palpebre abbassate e la bocca socchiusa, quasi come una Madonna in preghiera. Fred si era accoccolato al suo fianco e le loro teste quasi cozzavano, in netto contrasto l´una con l´altra.
Albert Nott, con una mascella violastra, era sdraiato ai lati estremi della vasca e muoveva appena l´acqua con le dita – increspandone la superfice. James guardó l´ultima persona rimasta nella stanza.
Era pallido e sembrava essere invecchiato di dieci anni all´improvviso.
Per la prima volta, anche dopo la morte di Lewis, lo vide come un estraneo. Non era piú lo stesso ragazzino che aveva conosciuto a undici anni, grande e grosso con la battuta sempre pronta e super orgoglioso di suo padre.
Non era il dodicenne che appena entrato in squadra aveva fatto dieci giri della morte sulla sua scopa – urlando vittoria come un forsennato. James fece un passo avanti, accorciando la distanza.
No.. Carl non era piú quel ragazzino di tredici anni, che negli spogliatori, durante ai mondiali – dove suo padre giocava come titolare – era scoppiato a piangere perché quest´ultimo lo aveva umiliato davanti tutta la squadra.
<< Tu per me sei morto >> sussurró, con gli occhi lucidi, le braccia inermi lungo i fianchi – senza espressione, sentimento, pietá.
Carl non era piú il quattordicenne che durante la sua prima cotta aveva appeso un grosso striscione che urlava "Vieni al Ballo con me, Chang!" beccandosi prese in giro per settimane. O il quindicenne dal cuore distrutto da quello stesso striscione – da dove tutto era iniziato.
No. Carl era un estraneo.
E lo era da quel momento in poi, dove lo sorpassó senza piú dire una parola, lasciandolo solo e con le lacrime agli occhi tremuli. Si lasció scappare un singulto, ma James uscí dal Bagno dei Prefetti con quella parola ancora ad echeggiare tra le mura di pietra.
Tu per me sei morto.
   
 
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