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Autore: Exentia_dream2    18/04/2020    2 recensioni
È nato tutto da una scommessa, persa forse volontariamente.
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne... Cosa succederà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Davanti a una tazza di tè. 



Questo capitolo è dedicato

 ad una bimba a cui ho voluto un bene dell'anima, che è cresciuta 

ed è diventata una donna

 a cui voglio ancora più bene.

A te, piccola GiusyDev. 

Blaise, come regalo di Natale per se stesso, aveva deciso di acquistare un appartamento nel quartiere londinese di Mayfair: era passato di lí durante i giorni in cui era stato lontano da Hogwarts poiché Theo e Draco gli avevano commissionato l'acquisto dei loro regali di Natale e lui era entrato in una piccola gioielleria di cui conosceva il proprietario. 

Marcus Flitt, ad un certo punto della sua vita, si era appassionato all'arte dell'oreficeria, inaugurando poi la sua nuova attività un paio di anni dopo aver lasciato la scuola di magia e stregoneria e invitando più volte Blaise, perciò quando lo vide entrare lo salutò con un sorriso e una pacca sulla spalla. -Ben arrivato. 

-Ti sei sistemato bene. 

-Questo posto mi dà belle soddisfazioni. 

Blaise si sentí a casa, perciò subito dopo si incamminò per Mount Street: gli sembrò un segno del destino e l'acquisto di quell'appartamento gli risultò facile e veloce: arredato con gusto, con i toni del grigio e del faggio, tre camere da letto, tre bagni e un immenso open space che terminava con una finestra a mezzo esagono con il davanzale sporgente su cui erano poggiati dei cuscini. Fu quello il particolare che lo colpí maggiormente, perché avere una finestra sul mondo babbano era sempre stato uno dei sogni più grandi. 

Sì, quella sarebbe stata casa sua e ogni volta che tornava lì sentiva di essere in pace con tutto quello che lo circondava, infatti, il giorno dopo Natale era corso tra quelle mura. Guardandosi intorno, però, si era reso conto che mancava qualcosa: una sorta di tocco personale, di calore. Decise che avrebbe appeso alle pareti dei quadri, delle fotografie e magari avrebbe riempito qualche vaso con dei fiori. 

Aveva appena poggiato i piedi sull'asfalto quando gli passarono davanti agli occhi molte persone che si tenevano per mano o che camminavano abbracciandosi e si accorse di sentirsi solo: aveva una casa tutta sua, un bel corpo e un bel viso, ma nessuno che gli riempisse le giornata, così decise di rientrare. 

La sua attenzione fu attirata da una piccola insegna rotonda, contornata da un disegno di fiori nelle varie tonalità del bianco e del rosa al centro di cui faceva bella mostra di sé la scritta 'Flowers tea'. 

Come all'esterno, le pareti interne richiamavano i colori dell'insegna e dal soffitto pendevano numerosi glicini. Il locale era vuoto e su ogni tavolino, circondato da poltroncine chiare, c'era un vassoio rettangolare dentro cui erano stati sistemati vari di tipi di fiori. 

Il suo ingresso fu accompagnato da un tintinnio di qualche campana a vento. 

-Buongiorno, benvenuti al Flowers tea, al momento non siamo aperti al pubblico. 

Si voltò verso quella voce e gli si bloccò il respiro in gola. 

Si guardarono per un tempo che ad entrambi parve infinito. 

-Aria…- fu quasi un sospiro. -ciao. 

Lei abbassò lo sguardo. -Sei sparito. 

Blaise non rispose, si limitò ad annuire. Il silenzio tra loro sembrava pesare più del segreto che lui non aveva potuto confessarle, più del ricordo di quell'unica notte. -Mi dispiace. I-io non… come stai? 

-Me la cavo. 

-Questo posto è bellissimo. 

-Sì, beh, mancano ancora gli ultimi ritocchi, poi finalmente potrò aprire. La settimana prossima farò una piccola inaugurazione. 

-Come funziona? 

-Vieni con me, ti faccio vedere. 

Lo portò al centro del locale dove una decina di sgabelli chiari circondavano una grande isola, dietro cui lei cominciò a muoversi. 

Blaise aveva dimenticato i quadri e i vasi che voleva comprare per riempire e rendere più calde le mura del suo appartamento, aveva dimenticato la gente che aveva visto e la sensazione di solitudine che lo aveva investito poco prima: gli erano bastati pochi passi per ritrovare quello che aveva amato di più al mondo e che aveva creduto di aver perso.

Poi lei gli mise davanti alle mani una teiera di vetro piena d'acqua a cui aveva aggiunto dei fiori, lo zucchero e il miele, si era appoggiata al bancone di legno, le mani incrociate sotto il mento, in attesa forse che i fiori finissero l'infusione o di qualche parola. 

-Aria, volevo dirti… quella sera… 

-Perchè? 

-Non è come credi, ci sono cose difficili da raccontare e tu… 

-C'è un'altra? 

-No, non c'è un'altra, non c'era nemmeno l'estate scorsa… 

-Che ci fai qui? 

-Ho comprato un appartamento in questa strada. 

-Oh, proprio in questa strada? 

-Proprio di fronte. E ora ne sono più contento che mai.- le sorrise. -Darò una festa a Capodanno, vorrei invitarti. 

Lei non rispose, gli versò il tè in una tazza e lo guardò. -Com'è? 

Era buono, gli si riempí la bocca di un sapore dolce, piacevole, caldo. -Perfetto. 

-È come fare una magia: guardare le persone, provare ad indovinare i loro gusti, vedere la sorpresa sui loro visi… É magico. 

-Sì, lo è. 

Quando si fermò sulla soglia di casa, Blaise capí che quella finestra di cui si era immediatamente innamorato sarebbe stato il suo posto nel mondo: si sarebbe seduto su quei cuscini a guardare la piccola sala da tè sul marciapiedi di fronte, con la speranza di vedere lei. 



Apatica, senza forze per reagire, con la mente sempre ferma sulle sue ultime parole. 

Guardava la collana che teneva tra le mani, combattuta tra la voglia debole di buttarla via e quella prepotente di legarla al collo, per tenere fermo sul cuore quella promessa che era arrivata troppo tardi: si chiese quanto tempo prima Draco le avesse comprato quel regalo e perché. 

Le si riempirono gli occhi di lacrime al pensiero che  lui non sapesse nemmeno il significato di quelle parole che aveva fatto incidere. 

Mia, tuo e forse non si erano mai appartenuti o forse era successo tutto troppo in fretta e ripensò ai baci nel dormitorio, all'obbligo e verità, alle sue mani, alla partita di Quidditch e alle sue spalle, alla sua rabbia. 

Quando sua madre entrò nella camera, le sorrise. -Ti ho portato una tazza di tè… 

Hermione aveva ancora gli occhi sul ciondolo, provava a trattenere il pianto. -Grazie. 

-Ti va di parlarne? 

Scosse il capo: a cosa sarebbe servito? Cosa le avrebbe dovuto raccontare? Non si sentiva pronta a dare voce a quel dolore, a renderlo ancora più vivo. 

Bevve piano, le lacrime che le rigavano le guance. Era stanca, arrabbiata. -Le cose belle finiscono sempre. 

-Non è vero. A volte, hanno solo bisogno di attraversare il buio. Altre volte, invece sì, finiscono. 

-Sì. 

-Lo so come stai, bambina mia: ti senti come se ti avessero strappato il cuore dal petto e fa male… 

-Fa maledettamente male. 

-Ma si vive lo stesso. Ti racconto una storia.- le prese la collana dalle mani e la poggiò sul comodino, poi si stese affianco a lei. 

Le raccontò che da giovane, alla sua età, aveva amato follemente ed era stata felice ed aveva sofferto quando lui era andato via. -Chi era? 

-Fammi finire.- Continuò dicendo che lui l'aveva lasciata perché non si sentiva né in grado né pronto ad amarla. -Ho sempre creduto fosse una bugia, forse ho pianto tutte le mie lacrime. Ho giurato a me stessa che non mi sarei più innamorata, che non avrei sofferto e l'ho fatto, ho mantenuto quel giuramento. Però, qualche anno dopo, ci siamo incontrati ad una rimpatriata universitaria e ho capito che non l'avevo mai dimenticato davvero. Non lo aveva fatto nemmeno lui, ma mi sentivo ancora molto ferita. Mi ha corteggiato per mesi interi, ha fatto di tutto per riconquistare la mia fiducia: mille regali e lettere e una dichiarazione d'amore nello studio dentistico in cui ho lavorato tanto tempo. Non si è mai fermato, mai arreso. A volte pensavo che sarebbe stato meglio non averlo incontrato di nuovo: lo trovavo in qualunque posto andassi, ha addirittura corrotto una delle mie migliori amiche per vedermi. Mi infastidiva, ma ne ero pure contenta, perché stava dimostrando di volermi bene davvero. Ho provato a dargli un'altra possibilità. 

-Cos'è successo? 

-Con il senno di poi, avrei sprecato meno tempo a farmi rincorrere e ne avrei dedicato di più a lui… quando gli ho detto che saremmo potuti tornare insieme e l'ho guardato, stava per piangere e poi…

-Poi?

-Vedi questo anello?- le chiese, mettendo in mostra la fede nuziale. -Mi ricorda ogni giorno la sera in cui ci siamo amati di nuovo e mi parla, mi dice che ho fatto bene a dargli di nuovo fiducia. 

-Era papà? 

-Sì. Credevo di non rivederlo mai più e ora, invece, me lo ritrovo sempre davanti ai piedi. 

Hermione sorrise: non aveva il coraggio di immaginare un futuro tanto lontano, ma desiderava far smettere quel dolore che le martellava la testa e il cuore, anche senza lieto fine. Le bastava solo che finisse il dolore. 

Quando rimase da sola, guardò la tazza che teneva ancora tra le mani: il tè si era raffreddato, ne aveva bevuto appena un sorso: aveva la sensazione che lo stomaco si fosse piegato su se stesso, un vuoto che non poteva essere riempito con il cibo, e non le piaceva. 

Posò la tazza sul comodino, accanto alla collana e la guardò un'ultima volta e sentí forte la voglia immediata di andare a cercare Draco e abbracciarlo forte, fortissimo, ma rimase immobile. 

-Vattene via. 

Ripensò alle parole che Silente aveva detto durante l'ultimo pranzo prima delle feste di Natale e desiderò davvero rendersi conto che tutto quello era solo un sogno, invece, quella realtà la stava schiacciando al suolo e la faceva sentire debole, in apnea e, come aveva detto sua mamma, con il cuore fuori dal petto e faceva male. 




-Ciao.- Harry era fermo, appoggiato allo stipite della porta. Ron lo guardò appena, distogliendo subito gli occhi. -È stato proprio un bel Natale, vero? 

-Non sono in vena di parlare, soprattutto con te. 

-Va bene.- se ne andò lasciandolo solo, poi si chiuse la porta alle spalle. 

Ginny lo guardava. -Niente da fare.

-Cosa gli hai detto? 

-Non molto, in realtà, non aveva voglia di parlare. 

-E ti sei arreso subito, Harry Potter? 

-Ho fatto il primo passo. 

-Hai fallito miseramente.- Ginny sorrise. 

-Merito comunque il mio premio. 

-Niente affatto. 

-Oh sì, invece: ho cominciato la mia impresa…

-Senza portarla a termine.

-Non era questo il patto.- e la stese sul letto, facendole il solletico. -Su, adesso dammi il mio premio. 

Così Ginny gli diede un bacio leggero sulle labbra. -Eccolo. 

-Merito davvero così poco? 

-Per adesso sì.- e si alzò dal letto. 

-Dove vai? 

-A parlare con Ron.- salì lentamente le scale, richiamando con un Accio una fetta di torta dalla cucina. 

Lo trovò a guardare fuori dalla finestra. -Ehy… 

-È pieno di gnomi là fuori. 

-Durante le feste si danno alla pazza gioia. Ti va?- disse porgendogli il piatto. 

-Grazie.- cominciò a mangiare, lasciando uscire qualche briciola dalla bocca. 

-Ti preferisco in questa versione. 

-Hai mandato tu Harry qui? 

-Sì e no: non mi piace come si sono messe le cose tra di voi. 

-Ha rovinato tutto…

-No, Ron, quello lo hai fatto tu. Perché? 

-Non lo so, forse per gelosia. 

-Sei ancora innamorato di Hermione? 

-No, credo di esserlo stato nemmeno quando ho preso la Polisucco. Non lo so perché l'ho fatto: parlavano tutti di Harry perché ha sconfitto Voldemort e poi di Malfoy… 

-Stare al centro dell'attenzione di tutti non ti rende felice davvero. 

Ron abbassò la testa, teneva gli occhi fissi sul ricamo della coperta e Ginny sapeva che in quel momento suo fratello stava facendo spazio per liberare le parole che non riusciva a dire. 

Era sempre stato così, per entrambi: avevano bisogno di silenzio, di dialogare con il proprio cuore e poi dargli voce per confessarsi. 

Le sembrò di rivivere un giorno di qualche anno prima, quando lei gli aveva detto di essere innamorata di Harry. 

-Credo di essermi messo in un brutto guaio. 

-Che hai combinato? 

-Forse mi sono innamorato. 

-Di chi?

-Lisa Turpin. Quando, alla festa… insomma, nel bagno lei ha detto, no, forse alla torre… 

-Respira, per piacere. 

-Io e lei abbiamo stretto un accordo: niente amore, fuori i sentimenti, poi per me è cambiato qualcosa. Alla festa, però, ha detto che avrebbe potuto innamorarsi di me. Forse mi prendeva in giro. 

-Se così fosse, non sa cosa si perde.- Ginny sorrise e Ron la ricambiò quasi subito, abbracciandola e accarezzandole la schiena e lei fece lo stesso. -Mi sei mancato. 

-Mi sei mancata anche tu. 




Aprí gli occhi un istante dopo aver sentito  il rumore di una smaterializzazione e, senza nemmeno avere il tempo di capire cosa stesse succedendo, si trovò in un appartamento che non conosceva. 

Poi vide Blaise e Theo, vestiti di tutto punto, mentre lui indossava un vecchio maglione e un pantalone nero. 

Si passò una mano sul viso, un filo di barba appena accennato. 

-Ti stai trascurando, Draco. 

-È una riunione di famiglia? 

-Sì, chiamala così. 

-Dove siamo? - chiese Theo.

-Nella mia nuova casa.- poi, con un sorriso appena accennato, portò entrambi alla finestra, indicando loro una piccola sala da tè. -Vi devo parlare. 

Si sedettero sul divano, in attesa. -Allora? 

-Credo di… Dobbiamo organizzare una festa, dopodomani. 

-Devi fare colpo? 

-Sì, beh, più o meno. È una lunga storia… 

-Siamo qui, tanto vale ce la racconti. 

Draco, intanto, si era perso a seguire il disegno sul pavimento di legno: non voleva essere dov'era, non voleva sentire nessuna voce o vedere nessun viso, eppure era lì. 

-Attenzione, prego.- Blaise si alzò e tornò a sedersi solo nel momento in cui tutti gli occhi furono puntati su di lui. -Bene. Io vi ho parlato dell'estate scorsa, ma non vi ho detto tutto quello che è successo… 

-Sì, tutte le notti fuori, sesso ovunque. 

-Sì, però, non è stato proprio così: vedi, ho una reputazione da difendere a Hogwarts, però, penso di dovervi raccontare la verità. 

-Tutto questo solo per una festa? 

Blaise guardò Theo, fulminandolo con lo sguardo. - Ho conosciuto una persona. 

-Quindi hai fatto sesso con una sola persona per tutta l'estate? 

-La smetti?- Draco si intromise con voce bassa e stanca, senza rabbia. -Lascialo parlare. 

-No, Theo. Ho fatto l'amore con quella persona solo la notte prima di tornare a Hogwarts. E non è stato come quando qualcuna ti apre la gambe davanti alla faccia, penso che tu possa capirmi, cioè, con Daphne non è come è stato con, non so dimmi un nome…Beh, io credevo fosse uguale a sempre e, invece, mi é sembrato di aprire gli occhi per la prima volta e poi ho realizzato di non essere come lei, perché lei non sa niente di quello che siamo o di cosa ci è successo. Per lei la magia sta in una tazza di tè e, oh, quanto è buono il suo tè. 

-Lo hai assaggiato quest'estate? 

-No, stamattina. Quella che avete visto prima è la sua sala da tè, non l'ha ancora inaugurata, ci sono capitato per caso. Ero uscito per comprare qualcosa per riempire questa casa e poi sono entrato lì, come se fossi stato incantato, e l'ho vista e le ho chiesto di venire a questa festa, che non ho organizzato e sono innamorato di lei. 

Theo cominciò a stilare una lista di quello che sarebbe potuto servire, scrivendo per primi tutti gli alcolici che conosceva e mettendo in secondo piano le decorazioni, poi, andò via, dicendo che solo lui sapeva dove trovare tutto, che non c'era bisogno che loro lo accompagnassero, perché sarebbe andato insieme a Daphne, le avrebbe parlato della festa, magari le avrebbe comprato anche un bel vestito. 

Quando rimasero soli, Draco si avvicinò alla finestra: aveva gli occhi incollati alla sala da tè, l'insegna rotonda, i fiori alle pareti. -Da quanto tempo?- gli chiese, senza nemmeno guardarlo. 

-Dal primo giorno.- Blaise si avvicinò a lui, sedendosi sul davanzale. -Le ho portato il tuo regalo. 

-Grazie. 

-Come stai?

-Da schifo. Ubriaco, forse, e non mangio da giorni. 

-Vuoi che ti prepari qualcosa?

Fece segno di no con la testa. -Eravamo in biblioteca. 

-Mh? 

-Sul treno mi hai chiesto dov'ero stato la notte prima di partire. In biblioteca. 

-E cos'hai fatto? 

-L'ho fatta andare via. I-io non volevo… ero sul punto di dirglielo, poi ho sentito nella testa tutte quelle voci, l'ho immaginata mentre, quel bacio, io non… Avevi ragione. Hai avuto ragione dal primo momento. 

-Innamorato, eh? 

Draco annuí. -Perdo l'equilibrio solo a pronunciare il suo nome. 

-Una tazza di tè?- lo seguí fuori dalla porta, scendendo piano le scale e sentì un trillo quando entrarono nel locale. Blaise gli fece segno di seguirlo, arrossendo, quando una ragazza cominciò ad avvicinarsi a loro. -È lei. 

-Blaise, lo sai…

-Oh sì, volevo solo presentarti un mio amico: ci sarà anche lui alla festa di Capodanno. 

-Aria.- lei tese la mano verso quella di Draco, che ricambiò accennando un sorriso: aveva la pelle e i capelli scuri, come quelli di Blaise, e gli occhi verdi, un sorriso dolce. -Seguitemi. 

Si accomodarono ad un tavolino al centro della sala e Aria servì subito loro un buon tè. 

-Grazie. 

-Quindi, ci sarai anche tu? -Draco annuì. -Bene, perché non ho proprio intenzione di dare confidenza al tuo amico, sai, mi ha fatto vivere un'estate bellissima, poi è sparito e mi ha spezzato il cuore. 

-Sì, è nel suo stile.- sorrisero tutti e tre. 

-E voi due, cosa fate nella vita?

Guardò l'amico che gli fece segno di proseguire e capí che avrebbe dovuto raccontare lui qual era il loro mondo perché, di fronte a quegli occhi, Blaise perdeva il coraggio di essere se stesso per il terrore di deluderà, di spaventarla.

Draco prese la bacchetta e, senza pronunciare parola, fece apparire dal nulla una sfera d'acqua che danzava libera, assumendo prima le sembianze di una donna e poi di due persone strette in un abbraccio. Guardò Aria che nel frattempo aveva spalancato gli occhi e si copriva la bocca con le mani. -Ci credi alla magia?- le chiese. 

E Blaise lo seguí nell'incantesimo, riempiendo il locale di farfalle. 

Lei si voltò a cercare il suo sguardo. -Era questo?- gli chiese e Blaise annuí, guardandolo ancora una volta.

Perciò Draco riprese a parlare. -Non solo.- scoprí ad entrambi le braccia, rendendole visibile il Marchio Nero. -Ma cominciamo dall'inizio. 

Le raccontò di Hogwarts, delle lezioni e degli incantesimi, del peso dei loro cognomi nel Mondo Magico, delle decisioni che non erano stati liberi di prendere, della Guerra, della paura, del loro voltarsi dalla parte dei buoni. 

-Mi sembra un sogno.- disse Aria, alla fine. 

Blaise, mentre Draco parlava, le aveva preso la mano e lei aveva ricambiato la stretta. 

-Non sono stati bei momenti. Ci siamo sentiti come sospesi in una bolla, come se non facessimo parte di tutto quello che stava succedendo. 

-È… Mi sembra così irreale. 

-Sì, è normale, sei una babbana… 

-Una cosa, scusa? 

-I babbani sono coloro che non hanno poteri magici e non sanno dell'esistenza del nostro mondo. 

-Quindi i maghi possono nascere solo dai maghi? 

-No, anzi, ci sono maghi e streghe figli di babbani, come Her… - sentí le parole tornare in fondo alla gola. -come alcuni studenti che frequentano Hogwarts.- sentì gli occhi dell'amico addosso. 

Poi la voce di Aria gli riempí le orecchie e attirò la sua attenzione. -Qual è l'incantesimo più bello? 

-L' Incanto Patronus.- risposero in coro, poi entrambi evocarono il proprio: Blaise liberò un delfino, mentre Draco vide il proprio fascio di luce sfumare e non assumere nessuna forma. 

-Tu non hai un animale?- si incuriosì. 

Le rispose Blaise. -È un incantesimo molto difficile: dobbiamo concentrarsi su un ricordo felice. 

-E lui non ne ha? 

-Sì, ha lei. -poi fissò gli occhi in quelli di Draco, lo invitò. -Provaci. 

Pensò a Hermione e gli sembrò di non avere ricordi felici: la vedeva mentre si allontanava e lo allontanava, nella Stanza delle Necessità, quando lo evitava nei corridoi, mentre studiava insieme a lui e non lo degnava di uno sguardo, mentre facevano colazione nella Sala Grande e nel dormitorio ed era persa nei suoi pensieri. Sorrise solo ripensando alle sue ultime parole.-Io ti amo. Il suo regalo di Natale prima di lasciarlo da solo, poi il suo Patronus prese la forma di un gatto. 




Angolo Autrice:

Caro lettore, benvenuto alla fine di questo capitolo: ho amato scriverlo, nonostante non volesse venire giù o, forse, è proprio questo il motivo per cui lo amo. 

È incentrato per la maggior parte sulla storia di Blaise che, a mio parere, merita di essere raccontata: Blaise è un personaggio che non conosciamo bene all'interno della saga di Harry Potter, ma sono convinta che non sia mai stato un Serpeverde nell'anima e, dopo il Draco di questa fic, resta uno dei miei personaggi preferiti.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi. 

A presto, Exentia_dream2






   
 
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