Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR
Segui la storia  |       
Autore: Justice Gundam    18/04/2020    2 recensioni
Lemina Verusia, una giovanissima nobildonna costretta all'esilio, e il suo fidato amico Slayde, un servitore mezzelfo vittima di soprusi e discriminazione. Due persone che, nella loro ricerca di un luogo a cui appartenere e di una causa a cui dedicare le loro vite, entreranno nel culto di Tiamat, la Regina dei Draghi, diventando dei soldati pronti a diffondere il suo culto anche con la forza. La loro via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni...
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pathfinder: Children of the Dragon Queen

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

----------

 

Capitolo 1 - La Fortezza del Voto dei Draghi

Quello che Lemina e Slayde stavano vedendo in quel momento, era semplicemente quanto di più imponente i due fuggiaschi di Svodia avrebbero potuto immaginare. Dopo diversi giorni di cammino attraverso terre selvagge, passando attraverso piccoli villaggi e insediamenti, cercando di dare nell'occhio il meno posssibile... finalmente la giovane nobildonna dai capelli rosati e il suo attendente mezzelfo erano di fronte a Fort Wyrmpledge, il luogo che stavano cercando, e il luogo dove forse sarebbe cominciata la loro nuova vita.

"Avete mai visto una cosa simile, Lady Lemina?" chiese Slayde, gli occhi incollati alle alte mura della grande fortezza che si stagliava contro il cielo davanti a loro. Le mura erano fatte di solido granito, talmente lucide da sembrare che riflettessero la luce del sole. Finestre semicircolari dalle vetrate colorate, che rappresentavano figure di draghi, grifoni, chimere ed altre creature simili, facevano immaginare quanto grande e meraviglioso fosse l'interno. E la strada che portava verso l'interno del forte... una grande strada spianata, affiancata da file di alberi dalle fronde smeraldine, e che terminava di fronte ad un enorme portale simile ad un arco di trionfo. Ai lati dell'arco si trovavano due grandi statue che rappresentavano due grandi draghi alati - uno dei quali sembrava avere diverse teste. Altri due ingressi più piccoli erano piazzati ai lati della porta principale, e dalla loro posizione, Lemina e Slayde riuscivano a vedere un'ordinata fila di soldati che entravano attraverso essi, con l'ordine e la disciplina che ci si poteva aspettare da uomini ben addestrati.

Anche da quella posizione, Lemina non poteva fare a meno di ammirarli e di pensare a quanto sembrassero risoluti. L'ordine, l'abnegazione di uomini che combattevano per qualcosa di più grande di loro stessi, la consapevolezza che dietro le loro azioni, anche le più insignificanti, ci fosse un fine ultimo che li spronava... Lemina pensò che forse si stava facendo un'idea un po' romanzata della Chiesa di Tiamat, ma quelle erano le sensazioni che le venivano in mente guardando quella processione. Lì, in quel momento, stava osservando quello che avrebbe potuto essere il suo futuro...

"Siamo arrivati..." sussurrò finalmente Lemina. Quasi non osava credere alla sua fortuna. Finalmente, quello in cui lei aveva sperato stava per avverarsi. Se davvero la Chiesa di Tiamat fosse stata disposta ad accoglierli, anche loro due avrebbero potuto essere tra le fila di quei soldati. E se si fosse dimostrata abbastanza abile, avrebbe anche potuto ottenere una promozione, e diventaare lei stessa una comandante. Sarebbe stato perfetto... con il potere che le sarebbe derivato, avrebbe potuto finalmente portare un po' dell'ordine e dell'uguaglianza che Tiamat predicava in un mondo dominato dal caos e dall'egoismo... "Finalmente siamo a Fort Wyrmpledge... la più grande roccaforte della Chiesa di Tiamat su Epiros... Slayde, questo potrebbe essere il momento più importante delle nostre vite. Se riuscissimo ad entrare... non oso pensare alle possibilità che si aprirebbero davanti a noi!"

Slayde sospirò e sistemò una ciocca di capelli biondi dietro una delle sue orecchie leggermente appuntite. Quelle orecchie che erano state sempre motivo di vergogna per lui, adesso per la prima volta dopo tanto tempo poteva mostrarle senza avere paura dei dileggi delle persone. Non poteva biasimare la sua compagna per l'eccitazione che provava all'idea di entrare a far parte della Chiesa di Tiamat... ma per quanto anche lui fosse contento di avere questa possibilità, era abbastanza ancorato alla realtà da rendersi conto che per il momento si trattava soltanto di questo: una possibilità.

"Non voglio spegnere il suo entusiasmo, Lady Lemina..." esordì. "Ma non siamo ancora stati accettati. Non abbiamo ancora parlato con nessuno. Adesso, dovremmo trovare qualcuno a cui rivolgerci... per chiedere informazioni su cosa dobbiamo fare per farci accettare."

"Lo so, lo so." rispose la giovane nobildonna, ancora eccitata ma un po' più contenuta. "Credo che tutto quello che dobbiamo fare sia... chiedere, no? Ci sarà qualcuno disposto a darci indicazioni, da queste parti. Forza... seguimi, e vediamo di trovare qualcuno."

La ragazza prese un respiro profondo e si incamminò con trepidazione lungo la strada spianata, seguita a breve distanza dal suo fedele compagno. Dapprima lentamente, poi con sempre maggiore decisione, i due adolescenti cominciarono a coprire la distanza che li separava dalla loro meta. Il forte appariva sempre più grande, quasi fosse stato una città murata. Il rumore e le voci dei soldati che si avvicinavano sempre di più facevano eco ai battiti del cuore di Lemina... e finalmente, quando ormai l'arco di ingresso era ad appena qualche decina di metri di distanza, la ragazza vide una coppia di soldati che si dirigeva verso di loro, avendoli notati. Lemina e Slayde si fermarono, in modo da non dare l'impressione di essere troppo baldanzosi o aggressivi, e attesero che i soldati si avvicinassero abbastanza.

"Fermi dove siete. Chi va là?" chiese uno dei due soldati, una lancia di ferro ben stretta nelle mani. Era anche lui un ragazzo, notò Lemina. Doveva avere soltanto un paio di anni più di lei, ma il modo in cui impugnava la sua arma, la cura con cui indossava la cotta di maglia e la sicurezza con cui si portava lo facevano sembrare più grande ed esperto. Sia lui che il suo compagno portavano uno stemma sul torace - una sorta di stella a cinque punte, ognuna delle quali era di colore diverso: bianco, nero, verde, blu e rosso, i colori associati ai draghi cromatici. Quello era il simbolo sacro di Tiamat...

"Siamo... viaggiatori. Non abbiamo cattive intenzioni." Lemina cominciò a parlare, le mani tenute alzate e aperte per far vedere che non nascondeva niente. Slayde fece la stessa cosa, e il secondo soldato si avvicinò per fargli una breve perquisizione. "Se volete controllarci... ma le nostre armi sono legate. Siamo venuti per chiedere di unirci alla Chiesa di Tiamat. Voi siete... iniziati, vero?"

"Siete qui per unirvi a noi, quindi?" chiese il secondo soldato, con tono un po' più accomodante. Slayde percepiva che adesso i soldati si fidavano un po' di più di loro... ma non avevano abbassato del tutto la guardia. "Hm... capisco. Se davvero questa è la vostra intenzione, vi possiamo condurre da uno dei nostri chierici. Loro ascolteranno le vostre richieste, e vi diranno cosa fare. Vi avvertiamo. La nostra Chiesa non è in cerca di tagliagole o briganti da quattro soldi."

"Soltanto chi ha il potenziale per diventare un emissario di Tiamat nel mondo potrà avere accesso alla nostra Chiesa." rispose l'altro soldato. "Detto questo, se pensate di avere le qualità che vi servono... possiamo solo farvi i nostri migliori auguri."

Lemina si sistemò un po' i capelli, cercando di rendersi il più presentabile possibile. In tutti quei giorni di cammino, i suoi pratici abiti da viaggio avevano accumulato polvere e strappi, e i suoi stivali mostravano ormai segni di usura. Nel corso del viaggio, aveva avuto modo di lavarsi soltanto ad alcuni corsi d'acqua, e non era sicura che adesso il suo aspetto fosse quello che si addiceva per presentarsi a qualche esponente di un'istituzione così importante... sperava almeno che ci fosse la possibilità di rimettersi un po' a posto prima di parlare con chi di dovere.

"Siamo qui per aiutare Tiamat nella sua missione di portare ordine nel mondo." rispose Lemina. "Questo luogo è... sia per me che per il mio amico... la nostra migliore possibilità di cominciare una nuova vita. Siamo sicuri di avere le qualità che servono... serviremo Tiamat con la massima dediziione, come fate voi."

Dopo un breve momento di sorpresa davanti alla convinzione di una ragazza così giovane, i due soldati fecero una breve risata, che fece corrugare la fronte a Slayde. Si stavano prendendo gioco di loro? Per fortuna, i due uomini smisero quasi subito e uno di loro mosse la mano davanti a sè per chiedere scusa. "Okay, okay... mi spiace, non era certo mia intenzione prendervi in giro. Il vostro interesse sembra sincero. Ma... spero che gli ostacoli che vi troverete di fronte non vi spaventino. Molti aspiranti si tirano indietro non appena si rendono conto di con che cosa hanno a che fare."

"Beh, vuol dire che loro non avevano quello che serviva loro per essere dei veri soldati di Tiamat." rispose Slayde. I due ragazzi avevano cominciato a farsi guidare verso uno dei due ingressi più piccoli, e adesso Slayde stava dando un'occhiata più da vicino alle statue dei draghi che affiancavano il portale: come avevano immaginato, la statua che sembrava rappresentare un drago con più teste era in effetti una statua di Tiamat, rappresentata con le ali spiegate in tutta la sua terribile gloria. Era un drago imponente e maestoso, con cinque teste ognuna di forma diversa... e ogni testa aveva una configurazione diversa: ciascuna di esse assomigliava a quella di uno dei cinque tipi di draghi cromatici. Il tipico corno nasale dei draghi blu. Le corna ricurve dei draghi neri, e il muso un po' arrotondato dei draghi bianchi... anche soltanto quella rappresentazione statica esprimeva potenza, e al tempo stesso controllo e dignità.

"Heh... molti sono convinti di avere la stoffa, e poi si arrendono al primo ostacolo." ghignò il secondo soldato. "Credetemi, ragazzi, non sareste i primi a farsela sotto. Se credete che servire Tiamat sia un gioco da ragazzi, avete capito male."

"Con tutto il dovuto rispetto..." rispose Lemina, cercando di nascondere l'irritazione. "Siamo appena arrivati, e non abbiamo idea di cosa ci sia da fare. E poi, non ci avete ancora visti all'opera. Come fate ad essere sicuri che molleremo non appena le cose si faranno difficili?"

Resosi conto di essere stato poco diplomatico, il soldato tentò di fare marcia indietro. "Okay, okay, come non detto. Non era certo mia intenzione prendermi gioco di voi, ragazzi. Solo avvertirvi che non sarà una passeggiata, tutto qui."

"E abbiamo visto parecchi aspiranti essere respinti. Non che l'entusiasmo mancasse, anzi." continuò l'altro soldato. Ormai, il gruppo era passato attraverso l'ingresso ed era arrivato in una sorta di grande piazza, dove altri membri della Chiesa di Tiamat stavano passando quel po' di tempo libero che avevano. Lemina si accorse che il piazzale era costeggiato da una lunga fila di sottoportici, nella quale si trovavano degli spacci, degli uffici e altri servizi di questo tipo, rafforzando l'impressione che Fort Wyrmpledge fosse una vera e propria città. Non si sarebbe stupita se da qualche parte ci fosse stato anche un piccolo quartiere residenziale...

Era sorprendente, e al tempo stesso le faceva sorgere spontanee alcune domande. In quel momento erano nella zona di Epiros sotto il controllo della Chiesa di Tiamat, questo era chiaro. Ciò nonostante, era incredibile come Fort Wyrmpledge fosse riuscito a continuare ad esistere e non essere preso di mira dalle forze fedeli a Bahamut, la religione opposta a quella di Tiamat. Sicuramente, un posto così grande doveva costituire un bersaglio prioritario. Che cosa aveva dalla sua la Chiesa di Tiamat per evitare di essere attaccata direttamente?

"Molto bene, adesso siete dentro." affermò il primo soldato. "Continuate in quella direzione... lì, dove vedete quella specie di banco. Troverete uno dei nostri chierici che si occupano di coloro che vogliono fare richiesta di diventare iniziati. Parlate con lui... o con lei, visto che non so esattamente chi sia di turno adesso... e ditegli che siete qui per diventare iniziati. A questo punto, beh, è tutto nelle vostre mani e nella decisione dei nostri superiori. Buona fortuna." Resistette alla tentazione di dire loro che in effetti avrebbero avuto bisogno di un bel po' di fortuna.

E probabilmente, Lemina non si sarebbe scoraggiata nemmeno se lo avesse detto. Con un sorriso che esprimeva decisione e volontà, la ragazza dai capelli rosati si separò dalle loro guide e chinò la testa in segno di ringraziamento. "Bene. Vi ringraziamo comunque per averci condotto fin qui e per averci detto cosa fare." affermò. "Andiamo, Slayde. E' il momento di fare la nostra parte!"

"Certamente." rispose Slayde, e agitò lievemente la mano in direzione dei soldati, che ricambiarono il gesto un po' svogliatamente, e restarono ad osservare i due giovani che si affrettavano in direzione del chierico. C'era un misto di curiosità e incredulità nelle loro espressioni...

"Tu che ne dici, Mikhail? C'è qualche possibilità che entrino nella Chiesa di Tiamat?" chiese uno dei due non appena Lemina e Slayde si furono confusi tra la folla. "Mi sembravano entusiasti, ma non esattamente preparati."

Mikhail alzò le spalle con indifferenza. "Che vuoi che ti dica, Dimitri." rispose. "Ne ho visti tanti come loro. Vengono, credono di essere chissà chi, si scontrano con la realtà e poi spariscono. Sono pronto a scommettere una cena che tra una settimana nessuno si ricorderà più di loro."

 

----------

 

Il chierico seduto al banco stava compilando una serie di documenti, quando vide arrivare quei due ragazzi con tutta la decisione e l'entusiasmo tipici della gioventù. Erano passati accanto ad un gruppo di iniziati che non si erano ancora decisi a farsi avanti, e la ragazza con i capelli rosati si era piazzata davanti al banco e aveva cominciato a parlare.

"E' qui... è qui che si fa petizione per entrare nella Chiesa di Tiamat, vero?"

Il chierico, un individuo sulla trentina vestito delle tipiche vesti rosse e nere del culto di Tiamat, alzò lo sguardo con un'espressione di fastidio. Una ragazza umana con i capelli rosati, e il volto che esprimeva una certa arroganza da aristocratica; e un mezzelfo biondo, i cui occhi verdini ed acquosi avevano una strana luce... quella di una persona che aveva già visto il peggio della vita, e che ora era pronto a tutto. Non sembravano tanto diversi da coloro che quasi ogni giorno venivano a chiedere per unirsi alla loro Chiesa, forse spinti dalla prospettiva di soldi facili o di qualche brivido. Era stufo di vedere queste persone che si presentavano lì come niente fosse. Come se quella fosse una compagnia di mercenari o una volgare gilda di avventurieri...

"Voi chi sareste?" chiese il chierico, per nulla impressionato. "Quando ci si rivolge ad uno sconosciuto, sarebbe buona norma presentarsi e dire cosa siete venuti a fare qui."

Lemina si ritirò di un passo, imbarazzata e nervosa. Non era esattamente il modo migliore per fare una prima impressione. Cercò comunque di ricomporsi rapidamente, e si schiarì la voce, cercando di ricordare tutte le norme di galateo che era stata costretta ad imparare. "Chiedo... umilmente scusa per i miei modi ineducati." esordì nel tentativo di appianare almeno un po' la situazione.

"Il mio nome è Lemina... Lemina Verusia... e lui è il mio compagno, Slayde." La giovane ex-nobildonna presentò sè stessa e il suo accompagnatore, nella speranza di fare una buona impressione al potenziale reclutatore. "Noi... veniamo da Svodia... si può dire che siamo fuggiti da lì... ci siamo... lasciati dietro una situazione di cui preferiremmo non parlare, e in questo momento... pensiamo che la vostra chiesa possa darci la possibilità di ricostruire le nostre vite."

"Abbiamo sentito parlare di Tiamat... di quello che state cercando di fare e del nuovo ordine che state costruendo. Noi... pensiamo che sarebbe giusto aiutarvi. Siamo disposti a dedicare le nostre vite a Tiamat e alla sua causa. Se... se voleste accoglierci, noi eseguiremmo la volontà di Tiamat con la massima devozione." continuò Slayde. Le parole uscirono come un fiume in piena dopo un primo istante di esitazione; il mezzelfo stava dando un po' di sfogo a tutta la rabbia, la frustrazione e le speranze disilluse che aveva sperimentato in una vita intera da schiavo. La sensazione di poter parlare liberamente, senza la paura di essere picchiato o preso a cinghiate per aver semplicemente detto quello che pensava, era una sensazione a cui non si era ancora abituato.

Il chierico non cambiò espressione, e si limitò ad osservare attentamente i due giovani senza dire nè sì nè no. Del resto, era ancora troppo presto per formulare un giudizio. Ne aveva visti tanti, di giovanotti impulsivi come loro. Persone che credono di avere quello che serve, ma che alla prova dei fatti si rivelano mancanti. Avventurieri da quattro soldi che avevano scambiato la Chiesa di Tiamat per un luogo dove fare soldi facili. Anche qualche stupido galletto che credeva che unirsi al culto di una "dea malvagia" (come quegli sciocchi della Chiesa di Bahamut liquidavano la loro controparte) li rendesse in qualche modo affascinanti e carismatici. In tutti questi casi, la realtà provvedeva molto presto a far capire a questi stolti come stessero veramente le cose.

E finora, questi due non gli avevano dato motivo di credere che sarebbe andata diversamente. Ma il suo dovere gli imponeva di dare a tutti la possibilità di dare prova di sè, a prescindere dalle sue impressioni iniziali. Con un gesto distratto, prese una penna riposta accuratamente vicino a sè, la intinse nell'inchiostro e scrisse su un foglio i nomi dei due ragazzi.

"Slayde, hai detto? Nessun cognome?" chiese con indifferenza rivolto al mezzelfo biondo.

Quest'ultimo sorrise amaramente. "Sono stato uno schiavo fino a poco tempo fa. Non ho un cognome... so a malapena chi fosse mio padre." rispose.

L'esaminatore accolse questa rivelazione con completa indifferenza.  "D'accordo. E va bene, intanto accomodatevi. Vi faccio strada, e vado a riferire al Gran Sacerdote Cadrak Dragonsworn della vostra richiesta. Parlerete con lui direttamente... non appena vi sarete dati una ripulita. Non penserete certo che vi riceverà nelle vostre condizioni attuali, vero?"

"In effetti..." rispose Lemina imbarazzata. Un'occhiata ai suoi abiti da viaggio era sufficiente a far capire che non avrebbe avuto molto successo in interazioni sociali con persone di una certa levatura...

"Bene. Allora seguitemi, e non fate storie. Sappiate che questa è un'occasione che molto probabilmente non vi capiterà più. Quindi, giocatevela bene." continuò l'uomo. Si alzò dal suo banco, e con un cenno un po' brusco della mano, ingiunse ai due ragazzi di seguirlo verso un corridoio che, a partire da un'apertura poco lontana dal suo "ufficio", si addentrava in uno degli edifici principali del complesso. Il gruppetto che era arrivato prima cominciò a borbottare, seccati con loro stessi per non aver colto la possibilità che avevano ed essersi lasciati prevenire da Lemina e Slayde.

Si stava avvicinando il momento fatidico.  Dopo essersi guardati per un breve momento, i due fuggiaschi seguirono il sacerdote, incamminandosi lungo una serie di corridoi illuminati da qualche lanterna appesa alle pareti. I suoni provenienti dall'esterno vennero smorzati sempre di più, e ben presto, tutto quello che Lemina riuscì a sentire fu l'eco dei suoi passi e di quelli dei suoi accompagnatori mentre si addentravano nel complesso.

Il corridoio si allargò ben presto, e i tre passarono accanto a diverse stanze - anche se non c'era il tempo di fermarsi ed ammirare, Lemina fu in grado di gettare un'occhiata, e ammirare lo stile rigoroso e al tempo stesso elegante con cui tutto si presentava. I mobili disposti ordinatamente, i pavimenti in legno levigato o pietra ben lavorata, anche le decorazioni e le rappresentazioni della loro divinità patrona... la giovane nobildonna aveva l'impressione che tutto esprimesse forza e al tempo stesso controllo. Una forza che avrebbe potuto travolgere chiunque osasse ostacolarla, ma che era tenuta imbrigliata e contenuta, per essere liberata soltanto quando ce n'era davvero bisogno. Una sensazione di grandiosità, di un luogo in cui finalmente aveva trovato ciò che cercava...

Finalmente, la loro camminata terminò davanti ad una grande doppia porta di legno scuro, artisticamente decorata con le immagini di draghi rampanti che apparivano in procinto di scagliarsi l'uno sull'altro. Con una piccola spinta, il chierico aprì le porte, che si spalancarono con un cigolio e diedero accesso a quella che Lemina ipotizzò essere una sorta di sala d'attesa. Ad aggiungersi alla sua meraviglia fu il fatto che anche se era una stanza di dimensioni modeste, aveva anch'essa lo stesso fascino di quelle che Lemina aveva intravisto durante l'arrivo. Il pavimento era di marmo, di un colore ambrato scuro appariscente, ma allo stesso tempo sobrio, e le due finestre che guardavano verso l'esterno erano affiancate da tende di raso rosso, e in mezzo ad esse si trovava una strana lanterna che emanava una luce non troppo prorompente, ma sufficiente a rendere ben visibile ogni angolo della stanzina. Un tavolo in legno scuro finemente intagliato era stato posto al centro della stanza, assieme a quattro sedie della stessa fattura e materiale, e ad una delle pareti era appeso un drappo decorativo di color porpora, sul quale era stato intessuto il simbolo sacro di Tiamat con tessuti di vari colori, tutti ben visibili sulla superficie.

"Siete arrivati." disse il chierico con tono brusco. "Mettetevi comodi e aspettate. Quanto prima vi manderemo degli attendenti, per fare sì che siate presentabili per un incontro con il Reverendo."

"La... ringraziamo per la considerazione." rispose Lemina. Era ancora un po' in difficoltà per il distacco che quell'uomo mostrava nei loro confronti e per l'ambiente in cui si era trovata all'improvviso, e ci mise qualche secondo prima di riaversi abbastanza da dirigersi al tavolo e prendere il suo posto, subito imitata da Slayde. La loro guida si fermò appena il tempo di fare loro un cenno di assenso, poi voltò loro le spalle e si allontanò chiudendo lentamente la porta dietro di sè. I due giovani vennero lasciati da soli, l'uno con l'altra e con i loro pensieri."

Slayde si sedette, spostando appena un po' la sedia di legno raro. Poi, per diversi momenti, i due restarono in silenzio, guardandosi a vicenda come se volessero prendere sicurezza nella reciproca presenza - avevano fatto un passo dal quale non si poteva più tornare indietro, e adesso avevano soltanto sè stessi come punto di riferimento. Avevano fatto la loro scelta, erano arrivati fino a questo punto, e adesso era il momento di attendere, vendersi alla meglio, e sperare in bene.

"Ci siamo..." disse finalmente Lemina, la schiena appoggiata e le gambe allungate sotto il tavolo. Slayde appoggiò i gomiti sul tavolo e si rilassò, guardando intensamente la sua compagna di viaggio. "Siamo arrivati fin qui... e adesso stiamo per parlare con il Reverendo Cadrak Dragonsworn... te la senti? Pensi davvero che abbiamo qualche possibilità di distinguerci? Di fare qualcosa di noi stessi?"

Il biondino mezzelfo restò fermo per un attimo, a raccogliere i suoi pensieri per cercare una risposta che fosse onesta e al tempo stesso non desse a Lemina idea dei suoi dubbi. "Penso... che abbiamo le nostre possibilità." affermò infine. "Certo... sinceramente non mi aspettavo che fosse così... sono anch'io un po' spaesato. Ma se siamo arrivati fin qui, non possiamo fermarci proprio adesso, giusto?"

"Soprattutto se pensiamo che non abbiamo davvero un altro posto dove andare..." rispose Lemina con un sorriso cinico. "Qui almeno le autorità di Svodia non possono raggiungerci tanto facilmente. Ma... ora che ci penso, questo non impedisce loro di mandare qualcun altro. Qualche agente indipendente che non è ristretto nelle sue azioni. Almeno qui non dovremmo temere che vengano a cercarci, anche se dovessero scoprire dove siamo... ma se non dovesse funzionare?"

Slayde scosse la testa. "Non... non dobbiamo pensare a queste cose adesso, Lady Lemina." affermò, a sua volta tentando di mettere da parte le sue paure. "Pensiamo... a fare del nostro meglio per presentarci bene con il Reverendo... in fondo, le nostre intenzioni sono sincere. Credo che sia questa la cosa fondamentale, per il momento."

Lemina fece un cenno della testa, e la sala ripiombò in quel silenzio teso e carico di attesa che regnava fino a poco prima. I due giovani potevano solo aspettare, alzandosi di tanto in tanto per sgranchirsi le gambe, troppo tesi e carichi di speranze ed ansie per scambiare più di qualche parola alla volta. L'attesa si stava prolungando... prima dieci minuti... poi venti... poi mezz'ora...

Finalmente, l'attesa giunse alla fine. I due giovani si voltarono di scatto quando la doppia porta in legno si aprì di nuovo, e il sacerdote che li aveva guidati fin lì riapparve assieme a  quattro iniziati vestiti di anonime vesti grigie, ognuno dei quali portava al collo un piccolo medaglione colorato che, prevedibilmente, rappresentava il simbolo sacro della dea dei draghi. Lemina e Slayde si alzarono immediatamente e si misero sull'attenti in segno di rispetto, e i quattro chierici di rango inferiore si disposero su una fila ordinata lungo il muro della sala d'attesa. Il loro superiore, nel frattempo, si era piazzato davanti a tutti e guardava severamente i due ragazzi.

"Molto bene, aspiranti. Il Reverendo Cadrak Dragonsworn vi riceverà quanto prima. Nel frattempo, credo che sia il caso di rendervi presentabili." affermò dopo qualche istante di silenzio - senza dubbio, pensò Slayde, una studiata tecnica per far loro capire che avrebbero dovuto stare al loro posto. Senza attendere risposta dai due fuggitivi, si voltò verso gli iniziati in grigio e battè le mani per richiamarli all'ordine - un gesto superfluo, dal momento che i chierici di rango inferiore erano rimasti anche loro sull'attenti e con espressioni pronte, quasi tese, come soldati che attendevano ordini. "Iniziati. Questi due ragazzi dovranno presto incontrare Sua Eminenza, che deciderà se potranno unirsi alla nostra causa. Che siano resi adatti a presentarsi al colloquio. Siano lavati, ristorati e sia loro dato un cambio di vestiti, quanto prima possibile."

"Sarà fatto, signore." rispose uno degli iniziati, che sembrava essere il maggiore come età. "Prego, aspiranti... se voleste essere così gentili da seguirci, vi porteremo ai vostri alloggi momentanei, in attesa del vostro colloquio con Sua Eminenza il Reverendo Cadrak Dragonsworn."

"Grazie..." rispose Lemina, messa un po' a disagio dal comportamento del ragazzo in grigio e dei suoi colleghi. Non riusciva a capire se la sua cortesia fosse autentica, o se fosse semplicemente un'affettazione dettata dal bisogno di apparire efficiente e obbediente davanti al suo superiore. Decise comunque di non pensarci su più di tanto, mentre lei e Slayde iniziavano a seguire gli adepti lungo altri corridoi, e poi lungo una piccola rampa di scale scolpite nella nuda pietra, abbastanza strette da impedire di passare in più di due alla volta. Gli iniziati non erano interessati a parlare più di tanto, e si limitavano agettare ogni tanto qualche occhiata a Lemina e Slayde; al massimo, offrivano loro qualche sorriso incoraggiante mentre il gruppo si inoltrava tra le stanze e i passaggi di Fort Wyrmpledge.

Anche considerando quanto dubbia fosse la loro posizione, Lemina non poteva negare che in quel momento, un bagno caldo le appariva una tentazione irresistibile... e un piacere che dubitava avrebbe mai più potuto provare dopo essere fuggita dalla gabbia dorata che era il palazzo della famiglia Verusia. L'idea di un pasto come si deve era altrettanto attraente, qualcosa che fosse un po' più appetitoso delle razioni composte di gallette, frutta secca e carne salata che lei e Slayde avevano mangiato durante il lungo viaggio fin lì.

"Siamo arrivati, gentili ospiti." disse uno degli adepti all'improvviso, e Lemina si fermò di colpo con un'espressione sorpresa quando vide il giovane che mostrava loro due porte di legno scuro che quasi si perdevano nelle file di porte simili che punteggiavano la parete di quel corridoio. "Se vi fa piacere, queste sono le stanze che vi sono state assegnate, almeno temporaneamente."

"Ah... okay, credo che non ci saranno problemi..." rispose Lemina. "Va bene, Slayde... tanto vale accomodarci, a questo punto. Approfittiamo per ripulirci e rilassarci un po' prima che il Reverendo ci riceva..."

"Va bene... entro quanto tempo dovremmo... essere pronti?" chiese il biondo mezzelfo, con la comprensibile esitazione di qualcuno che fino a quel momento non aveva mai avuto la possibilità di dire liberamente quello che pensava.

Un altro accolito lo rassicurò con un cenno gentile della testa. "Non abbiate fretta. Sua Eminenza Cadrak Dragonsworn è una persona che deve sempre gestire molte responsabilità. Prendetevi pure un paio di ore di tempo per rilassarvi un po'. Nel frattempo, provvederemo anche affinchè vi venga servito un buon pasto, e vi siano dati dei vestiti adeguati." affermò. "Nel frattempo, se voleste dare un'occhiata e darci il vostro parere..."

Non si poteva negare che le stanze fossero accoglienti, anche per degli accomodamenti temporanei. Certo, erano piccole, e Lemina non poteva certo paragonarle alla grande camera che aveva per sè nel palazzo della sua famiglia. Però quanto meno era funzionale, pulita, e con tutto di cui lei avrebbe potuto avere bisogno. Ogni stanza aveva due piccole finestre dalle quali si vedeva una sezione della grande città-fortezza e che consentivano una buona illuminazione, e l'arredamento consisteva di un letto, un tavolo con una sedia, un armadio e un baule nel quale custodire tutto ciò che apparteneva loro. Sul tavolo era stata appoggiata una lanterna di vetro contenente una candela già un po' consumata, la cui cera bianca era sparsa sul fondo del contenitore, e un passaggio un po' angusto portava in una stanza da bagno, dove era già stata preparata dell'acqua calda in una vasca di pietra intagliata, un po' rozza ma perfettamente adatta allo scopo.

Per due fuggitivi come Lemina e Slayde, in quel momento non poteva sembrare una sistemazione migliore.

"Direi che è una stanza più che adeguata, grazie mille." affermò Lemina con un sorriso di sincera riconoscenza. "Io e il mio compagno provvederemo subito a prepararci e a renderci presentabili per il colloquio con Sua Eminenza."

"Ottimo. Nel frattempo, vi serviremo un po' di cibo, e vi forniremo degli abiti adatti." rispose l'accolito, chinando leggermente il capo con un sorriso. "Credete che avrete terminato di ripulirvi nel giro di mezz'ora?"

"Sì, ritengo che sia un tempo più che sufficiente." rispose prontamente Slayde. "Va bene... ci rivediamo tra poco. Grazie dell'assistenza."

Gli accoliti fecero tutti assieme un inchino e se ne andarono, lasciando i due aspiranti da soli davanti alle loro camere...

 

----------

 

Incredibile come un bagno in acqua calda con una buona sferzata di sapone, un pasto caldo a base di carne e patate, e un vestito pulito potessero far sentire una persona completamente rinnovata. Era da tempo che Lemina non si sentiva così soddisfatta, mentre dava un'occhiata al pratico ma grazioso vestito verde che le era stato preparato, con pantaloni grigi ben attillati e un paio di stivali alti fino a metà polpaccio. Sopra il vestito, portava un corpetto colorato di raso rosso senza maniche, e i suoi capelli erano ora tenuti fermi da un cerchietto nero che risaltava e la faceva sembrare più graziosa ed elegante. La ex-nobildonna non potè fare a meno di concedere un po' alla sua vanità, e ammirarsi per qualche istante, prima di dare un'occhiata fuori dalla finestra e vedere le ombre che cominciavano ad allungarsi.

Era quasi giunto il momento di presentarsi al Reverendo Cadrak Dragonsworn, e Lemina si schiarì la voce - non era il caso di lasciare che qualche esitazione o qualche tremore nella voce la tradissero proprio in un momento così importante della sua vita. Se voleva fare una buona impressione al Gran Sacerdote, avrebbe dovuto presentarsi con sicurezza, ma senza dare l'impressione di essere arrogante. Era il momento di vendersi bene. Tutto dipendeva dal suo modo di porsi, e da un po' di parlantina sciolta.

La giiovane donna passeggiò nel breve tratto che la sua stanza le permetteva, in modo da far sfogare un po' il nervosismo, e poi si sedette sul letto e prese una serie di rapidi respiri. Mormorò a sè stessa qualche parola di incoraggiamento, poi si alzò di nuovo e si passò una mano tra i capelli. Si sentiva pronta... almeno, tanto pronta quanto i suoi nervi le permettessero.

Finalmente, la snervante attesa si concluse. Alcuni leggeri colpi sulla porta annunciarono l'arrivo degli attendenti, e con entusiasmo trattenuto, Lemina andò ad aprire. Come immaginava, erano proprio quei ragazzi che li avevano condotti fin lì... e Slayde era già fuori dalla sua stanza, anche lui vestito per l'occasione. Il ragazzo mezzelfo era vestito di una camicia bianca con sopra una giacchetta scura, un paio di pantaloni lunghi di colore beige e un paio di stivali neri ben tirati a lucido, e stava armeggiando nervosamente con il colletto, nel tentativo di mettere a posto tutte le imperfezioni.

"Sono arrivata... e sono pronta ad incontrare Sua Eminenza." affermò Lemina. Diede un'occhiata al suo compagno e gli strizzò un occhio in segno di intesa. "Ti sta molto bene quel vestito, Slayde. Ti si addice molto."

"Ah... grazie, Lady Lemina. Anche... anche lei sta molto bene." rispose il ragazzo con evidente imbarazzo. "Allora... possiamo andare?"

"Certamente." rispose uno degli accoliti venuti ad accompagnarli. "Prego, seguiteci. Vi faremo strada fino a Sua Eminenza."

Lemina e Slayde fecero come era stato detto loro, riprendendo a seguire gli adepti vestiti di grigio attraverso il dedalo di corridoi e stanze, entrambi preparandosi mentalmente al momento dell'incontro. Dopo qualche minuto di cammino, dopo aver salito un'alta scalinata ed essere passati per un corridoio elegantemente decorato, sotto un grande lampadario di cristalli intagliati in modo da sembrare una pioggia di punte di ghiaccio, Lemina e Slayde si trovarono di fronte ad una grande porta di legno scuro, decorata con un vessillo che portava i colori di Tiamat e il suo simbolo sacro. Non c'era davvero modo di confondersi... e uno degli accoliti fece un cenno con la testa e confermò quello che i due ragazzi stavano pensando.

"Prego, accomodatevi. Sua Eminenza è qui, e vi sta aspettando."

----------

 

CONTINUA...       

              

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Pathfinder GDR / Vai alla pagina dell'autore: Justice Gundam