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Autore: Sarah_lilith    18/04/2020    2 recensioni
"Lo sai cosa fa male? Il pensiero che miliardi di persone vivano un'esistenza triste e solitaria solo per morire e finire seppellite in un buco nella terra, completamente dimenticate dal resto del mondo. Questo, bello, mi spaventa da impazzire. Pensaci: il non valere niente ora, significa non valere niente mai"
"Non tutti hanno una visione così pessimistica"
"Risparmiami le tue cazzate, gioia. Il fumo, la droga, i libri, il sesso, l'amore... tutte queste distrazioni, malsane o no, servono a farci dimenticare in che buco orribile ci hanno incastrati"
"Cioè?"
"La vita stessa. É questa, la prigione"
"Anche tu sei intrappolato, allora. Eppure sembri libero di fare ciò che vuoi"
"Sai, mia madre, quella stronza, ha detto una sola cosa giusta, nella sua inutile vita: Uccello in gabbia non canta per amore, ma per rabbia"
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Lan Wangji/Lan Zhan, Lan XiChen/Lan Huan, Wei Ying/Wei WuXian, Wen Ning/Ghost general
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Maybe we’re trying, trying too hard
Maybe we torn apart
Maybe the timing is beating our hearts
We’re empty


(We’re empty - The Click Five)

 

 

 

Wei Ying non era tipo da farsi scrupoli a dormire in classe, ma questa volta avrebbe potuto evitarlo. Il professor Lan, in fondo, aveva già tutti i motivi per odiarlo, meglio non aggiungerne altri.

Quella mattina era arrivato in ritardo alla lezione di storia. Si era poi visto assegnare una punizione pomeridiana più lunga del solito perché si era rifiutato di togliersi il sorriso dalla faccia anche quando veniva rimproverato. 

Se fa ridere, perché non dovrei farlo? Aveva risposto mentre si sorbiva la ramanzina del vecchio professore, che l’aveva guardato come offeso ed aveva ripreso a parlare con ancor più enfasi.

Giocando con le proprie ciocche disordinate, Wei WuXian aveva subito passivamente il discorso dell’uomo, attorcigliandosi i capelli scuri attorno alle dita. Non se li era pettinati, quella mattina.

Anche quello era un altro motivo di odio per lui. Nel suo istituto i maschi avevano si il permesso di portare i capelli lunghi, ma solo se li avessero tenuti legati e pettinati, come anche le femmine, del resto.

Ma l’ordine non era certo una delle prime qualità di Wei Ying, né una delle ultime. In effetti, non rientrava proprio nella lista.

Ho capito, la smetta di blaterare, ho mal di testa, si era lasciato sfuggire esasperato ad un certo punto, venendo cacciato dalla classe un attimo dopo. Ridendo, aveva salutato con la mano Jiang Cheng, che intanto aveva preso a sbattere la testa sul banco, e se n’era andato saltellando.

Non si era scoraggiato per quella punizione, ma un pensiero fugace lo aveva avvertito che le conseguenze sarebbero state ben peggiori, visto che il professor Lan aveva deciso di telefonare a casa.

I tuoi tutori arriveranno tra poco, gli aveva assicurato con severità prima di chiudergli la porta in faccia.

Tutori. Nemmeno per lui erano i suoi genitori, non per davvero. Poteva capirlo molto bene, in effetti.

La Signora Yu non era stata transigente sulle sue bravate. In realtà non ci aveva mai nemmeno provato sul serio, a capire perché a lui piacesse scherzare.

Le buffonerie che si divertiva a compiere non erano colpa dell’infantilismo o del voler dar fastidio, ma nascevano semplicemente da una spensierata leggerezza che gli permetteva di camminare tre metri sopra i suoi brutti ricordi, sorvolandoli dall’alto senza nuotarci dentro rischiando di annegare.

Le battute più inopportune, le marachelle più esilaranti e perfino le risse in cui non era intenzionato a finire facevano parte della sua natura, ma erano proprio quello che la madre adottiva odiava di lui.

Se la immaginava già, seduta sulla poltrona dell’ufficio del preside, le gambe accavallate e le braccia incrociate sotto il seno, l’espressione di chi non ha mai perso una battaglia ed è pronto ad ingaggiarne un’altra. 

Come sempre, sei una vergogna per questa famiglia, avrebbe detto. 

Quella era la sua frase preferita dopo Se solo non fossi venuto a vivere qui, anche se questa amava lasciarla incompleta e a libera interpretazione di chi ascoltava, in modo da non essere rimproverabile di nulla se il marito tentava di intervenire.

Il ragazzo è indisciplinato, ripeteva almeno una volta al giorno la donna con tono disgustato, evitando perfino di guardarlo negli occhi per non lasciar trapelare direttamente il suo disprezzo.

É giovane, era la solita risposta dello Zio, che per qualche motivo lo difendeva sempre a spada tratta, nonostante questo creasse conflitto con la moglie.

Era Wei Ying, il problema della famiglia Jiang. 

Lo era sempre stato, fin da quando sua madre era morta insieme al marito in un incidente e aveva lasciato la responsabilità di crescere quel bimbo orfano a Fengmian. La stretta amicizia tra i due, in effetti, non era mai andata giù alla Signora Yu.

Wei WuXian si rendeva conto di non essere un individuo facile, ma la convinzione di essere lui la colpa dei costanti litigi dei suoi genitori adottivi lo rattristava molto, conscio che questo rendeva infelici anche i suoi fratelli.

Era sempre colpa sua.

Ripensandoci, si era trovato a prendere a pugni la parete ruvida del corridoio per calmare la propria frustrazione.

Al diavolo, pensava con le lacrime che gli pungevano al limitare degli occhi, pronte per fuoriuscire, al diavolo tutto.

Si era morso la lingua fino a sentire l’amaro sapore ferroso a cui ormai aveva fatto l’abitudine e aveva preso a camminare avanti e indietro per il corridoio, fremente. I piedi gli prudevano dalla voglia di prendere a calci qualcosa, ma avrebbe dovuto aspettare.

Non poteva di certo farsi beccare a danneggiare l’edificio scolastico un attimo dopo essere stato spedito in presidenza. Avrebbe giovato poco alla sua causa, ecco.

Erano passati lunghi minuti pieni di furia malcelata e frustrazione quando Wei WuXian aveva sentito chiamare il proprio nome dall’altra parte dell’atrio. Voltandosi, aveva visto Wen Rouhan che gli faceva cenno di raggiungerlo. Il famoso preside che aveva l’aria di chi è troppo giovane ed arrogante per il suo ruolo.

Dato che però gli stava venendo incontro con passo deciso seguito da Jiang Cheng e YanLi, confusi al suo pari, Wei Ying aveva assecondato la sua richiesta, accodandosi alla comitiva.

In silenzio, l’uomo li aveva accompagnati nel suo ufficio. 

Tutti sapevano che Wen Rouhan era il padre di Wen Chao, il peggior bullo della scuola che le passava tutte lisce solo perché era figlio del direttore scolastico.

Abbandonando per un’attimo la sua solita espressione da megalomane o, come la definiva sempre Jiang Cheng, da stronzo pieno di sè, si era seduto sulla sua poltrona e aveva intrecciato le dita sotto il mento. Li aveva osservati per un po’ in silenzio, piantandogli addosso le strane iridi rossicce.

Poi aveva parlato. Venendo qui, i vostri genitori hanno avuto un incidente, aveva detto atono.

E a Wei Ying era crollato il mondo addosso.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Quindi… come va la vita?
Che ve lo chiedo a fare, ho appena sganciato una bomba a mano in una scatola di coniglietti. Non finirà bene :)
Ma dato che è un’AU scolastica, tutto è lecito, giusto? Posso essere cattiva quanto voglio e voi non avete il diritto di far altro che piangere *ride malefica* ok scusate, mi spiace *porge dei fazzoletti*
Il prossimo capitolo sarà intenso e ci sarà violenza, quindi attenti. Io vi avevo avvertito ;3

Baci a tutti, Sarah_lilith

   
 
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