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Autore: ShannaInLuv    18/04/2020    2 recensioni
Son passati sei anni da quando Bakugou Katsuki è partito, improvvisamente. Sei anni che nessuno lo vede, lo sente... si hanno sue notizie solo attraverso le imprese eroiche del telegiornale. Eppure, nonostante tutto, Bakugou è tornato: la notizia dell'incidente mortale di Red Riot è arrivata fino all'America. Ma non è solo per quello: alcuni fantasmi del passato andavano eliminati.
( Dal prologo)
«Come stai?»
Come aveva immaginato, Bakugou sbuffò, ringhiando tra i denti. Voltò il capo, guardando la pigra pioggia che cadeva sui marciapiedi, fuori dal bar.
«Non fare domande del cazzo. Cosa vuoi, Todoroki?»
«Il matrimonio di Midoriya e Uraraka.»
TodoMomo| IzuOcha Kacchako | altre possibili ship.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Momo Yaoyorozu, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So look me in the eyes
Tell me what you see
Perfect paradise
Tearing at the seams
I wish I could escape
I don't wanna fake it
Wish I could erase it
Make your heart believe
But I'm a bad liar, bad liar
-(Bad Liar, Imagine Dragons)

 

2. She's deserve a better one.



Chiamare Deku!” , ma per favore!

 

Katsuki non riusciva a smettere di pensare alle parole del Bastardo a metà; era come se rieccheggiassero continuamente nella testa testa, prepotenti, nonostante lui cercasse di ignorarle. Perciò, sin da quando aveva lasciato quel bar fino ad arrivare casa sua, dall'altra parte della città, Todoroki Shouto – e la sua fastidiossima voce – avevano invaso i suoi pensieri.

Emozioni contrastanti lo stavano assillando in quel momento: era felice di essere  – Tokyo era stata casa sua per vent'anni, dopotutto – però, allo stesso tempo, tutto ciò in quella città gli stringeva il cuore in una morsa. Non che ci avrebbe dato troppo peso, ovviamente, nel nascondere le emozioni era un asso... però...

Prendendo la strada per dirigersi verso quella che era stata casa sua, sei anni prima – sua madre aveva insistito di pulirgli il vecchio appartamento, quello in cui era andato a vivere, una volta diplomatosi – aveva preso la strada dell'Accademia: era passato davanti alla Yuei e fu lì, per la prima volta, che ammise a sé stesso quanto gli era mancato tutto. Quanto gli mancavano i tempi della sezione A.
Tuttavia, decise che fermarsi troppo a pensare – cose sdolcinate, perdipiù! - non era proprio da lui; così tirò dritto, ignorando anche il complesso di dormitori, riconoscendo immediatamente il loro.

 

Chiamare merd-Deku, certo, e cosa gli avrebbe dovuto dire? Che lo odiava ancora, dopotutto. E che, per colpa sua, ancora una volta, si sentiva preso in giro.

E poi, Midoriya non l'aveva mai chiamato da quel giorno – e va bene che durante l'ultima conversazione gli aveva malamente attaccato il telefono in faccia, dopo aver urlato cose orrende, e avergli urlato che loro due non erano mai stati amici. Ma cosa si aspettava, quel nerd di merda, alla fine?

Izuki Midoriya gli aveva rovinato la vita, come poteva chiamarlo lui adesso, quando per sei anni non si erano parlati? 
Assolutamente non l'avrebbe fatto, ripensò ancora tra sé, mentre attraversava un semaforo rosso senza pensarci.

Bakugou era tornato a Tokyo – vero – ma di certo non l'aveva fatto per parlare con lui, né tantomeno bere tè a tavolino con il Bastardo a metà. Lo aveva fatto solo – ed unicamente – per Kirishima.
Non era mai stato bravo a mantenere i rapporti – di nessun tipo – eppure quello che legava lui e quel ragazzo dai capelli di merda, era un tale rapporto sincero di amicizia che erano riusciti a portare avanti, nonostante il tempo, nonostante tutto.
Anche se non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, Kirishima gli aveva salvato il culo un sacco di volte e... adesso non c'era nulla che Bakugou potesse fare per contraccambiare.

 

La notizia l'aveva letta sul giornale Internazionale degli Eroi ancor prima che Todoroki lo chiamasse. Un suo compagno di agenzia, Skyfall – almeno quello era il suo nome da Eroe – quella mattina era andato nel suo ufficio e aveva gettato il giornale sulla sua scrivania.

Bakugou, annoiato, e con lo sguardo ancora fisso al computer, aveva risposto un seccato: «Che vuoi?»

L'altro si era lasciato sedere sulla sedia davanti a lui, beccandosi un'occhiataccia dal biondo perchè non l'aveva invitato mica a sedersi. Anzi, voleva che smasmasse il prima possibile e lo lasciasse ai suoi casi.

«Di un po', Zero...» e a quel puntò Bakugou grugnì tra i denti. Skyfall si era preso l'abitudine di chiamarlo con quel diminutivo idiota e, anche se sapeva che in America era così, quello lì si stava prendendo troppe confidenze, anche dopo quattro anni di lavoro gomito a gomito. «Tu non andavi alla Yuei?»

 Katsuki sollevò lo sguardo aggrottando le sopracciglia. «Sì, e allora?» sbottò.

Skyfall giocherellò con lo stuzzicadenti che aveva in bocca, per nulla in disappunto per come Ground Zero gli si stava rivolgendo. «Conoscevi questo tipo?» e picchiettò con un dito l'intestazione del giornale. Finalmente, curioso di sapere di chi stesse parlando – già immaginandosi qualche assurda impresa eroica di quel Deku o di Todoroki a piè di pagina – guardò la prima pagina del giornale.

 

Red Riot, ex alunno della Yuei, rimane mortalmente ferito dopo uno scontro con il Villain Dark Tower.

 

Bakugou dovette battere più volte gli occhi, per assicurarsi di essere sveglio. Poi, con le mani leggermente tremanti, afferrò il giornale, leggendo all'infinito le prime due parole riportate: RED RIOT.

 

Merda, Kirishima!

 

«Ehi, amico, stai bene?» domandò Skyfall, che probabilmente era sorpreso dal cambio d'espressione dell'eroe di fronte a sé. Katsuki non rispose, mentre il suo sguardo continuava a leggere il paragrafo dove spiegava che Kirishima – Red Riot – si era lanciato in quell'impresa eroica che gli aveva quasi – e quel quasi un po' lo rese felice. Non era del tutto spacciato, no? - costato la vita. A quanto pareva, l'inseguimento di Dark Tower era durato circa un anno, finchè non erano riusciti a fronteggiarlo di persona. Dopo un anno, Red Riot e il suo gruppo di eroi si ritrovarono davanti il villain e, uno ad uno, caddero. Red Riot fu quello che cadde per ultimo, riuscendo a battere il Villain e a farlo arrestare dalla polizia.

Tipico di Kirishima, la mente di Bakugou era sopraffatta da pensieri: rabbia, paura, rancore... Lui non era lì, adesso, non era con il suo migliore amico.

Subito dopo, la chiamata di Todoroki lo informava che il suo amico era in punto di morte, presso l'ospedale degli eroi a Tokyo. Ovviamente senza pensarci un attimo, Bakugou aveva fatto le valige ed era partito.
A quel ricordo, Katsuki sentì gli occhi pizzargli; se li asciugò con rabbia, mentre infilava la chiave nella toppa del suo vecchio appartamento.

Quando aprì, un'ondata di pulito gli invase le narici; lasciò le scarpe all'entrata e si diresse verso la cucina, poggiando le chiavi sul tavolo, dove un bigliettino, con la vistosa calligrafia di sua madre, era sotto a una confezione di sushi.

Bentornato a casa, stronzetto.”

 

Sorrise e decise che, prima di tutto, si sarebbe andato a fare una doccia, e poi l'indomani, sarebbe andato a trovare Kirishima.

 

«Chiama Deku.»

 

Assolutamente no!

***

 

«Ehi Shouto, ci sei?»

 

La voce squillante di Deku non potè che perforargli i timpani, nonostante ci fosse abituato. Alzò lo sguardo verso il suo amico, masticando lentamente il boccone di riso che ormai era diventato una poltiglia informe sotto ai suoi denti.

 

Non sapeva nemmeno perchè avesse accettato quella cosa, proprio quella sera. Aveva un sacco di lavoro arretrato: turni di ronda da sistemare, apprendistati da valutare, scartoffie da compilare... Da quando suo padre si era ritirato dall'azienda di famiglia, tutte le rogne – per così dire – erano toccate a lui; non aveva quindi così tanto tempo – e forse per quello ne era felice.

Però, dopo le richieste estenuanti di Deku e il broncio di Momo, aveva accettato di partecipare a quell'assurda cena loro quattro. A quanto pareva – anche se non aveva sentito granchè dei discorsi di quella sera – Uraraka e Momo stavano discutendo sul tema del matrimonio: colori da impostare, abiti delle damigelle, fiori e pranzo.
Tutte cose che facevano venire un bel mal di testa a Shouto. E, sostanzialmente, aveva paura di essere lì soltanto per sostenere Deku che, imbarazzato, non sapeva cosa dire. Ogni qual volta che Ochaco Uraraka gli chiedeva qualcosa in merito sulle decisioni da prendere, ridacchiava ed esclamava: «Per me va bene qualsiasi cosa! Mi fido di te, Ochaco!»

E, dopo l'ennesima risposta di quel genere, era stata proprio Momo a prendere le difese dell'amica – come testimone di nozze si sentiva in dovere di farlo, probabilmente – commentando piccata: «Ma insomma! Possibile che vuoi uomini non riuscite mai a darvi una mossa a decidere!» e qui, nonostante Todoroki Shouto non fosse molto empatico quando si parlava di quel tipo di cose – anche lui colse l'occhiatina acida che Momo gli aveva rivolto.

 

Quindi, si ritrovava lì, senza sapere esattamente perchè, cercando di gustarsi la sua soba meglio che poteva. Finchè Deku non lo aveva riportato alla realtà.

«Sì, sono solo un po' stanco.» ammise, e forse era vero, ma c'era ovviamente altro, un pensiero che non riusciva a togliersi dalla testa.

Gli occhi di Deku guizzarono su di lui. Mentre Ochaco Uraraka sospirando e affermando che si era fatto un un po' tardi, lo sguardo del suo amico rimasero fissi su di lui. Aveva capito che c'era dell'altro, tuttavia non disse nulla e si alzò anche lui, porgendo il cappotto ad Uraraka.

Todoroki si alzò, dirigendosi verso la cassa per pagare: era il testimone di nozze di Deku, e perdipiù il suo capo, e non avrebbe fatto pagare di certo le ragazze, quindi senza pensarci due volte aveva consegnato la carta di credito al cassiere senza dividere il conto.

In quel momento, Deku gli si avvicinò, quasi di soppiatto, mentre le ragazze erano andate in bagno.

«Shouto,» lo chiamò, soppesando le parole come se fossero dinamite. «Lui... è tornato,alla fine, eh?»

Shouto battè gli occhi, afferrando la carta di credito e voltando le spalle al bancone, dirigendosi immediatamente fuori: odiava quando gli estrani ascoltavano le loro conversazioni. Sopratutto erano due degli eroi più famosi di Tokyo e spesso origliavano le loro conversazioni volutamente.

Quando furono fuori dal ristorante, Todoroki sentì la fresca brezza di Aprile scompigliarsi i capelli bicolore.

«A chi ti riferisci?»

Deku digrignò i denti. «Dannazione, Todoroki!» e si passò una mano tra i capelli indomabili. Lanciò un'occhiata dentro al ristorante, forse per essere sicuro che né Uraraka , né Momo li sentissero. «Kacchan!» esalò, stupendosi poi di averlo chiamato così anche dopo sei anni. «Di Bakugou... lui... è qui, vero?»

Nonostante era stato proprio lui a consigliare al biondo di chiamare Deku, adesso non ne ea più così sicuro. Insomma, sarebbe davvero stata una buona idea?

 

«Sì...» ammise infine, omettendo volutamente che lui l'aveva incontrato, proprio prima della loro cena, per … parlare? Non era sicuro che Deku dovesse saperlo, quel dettaglio.

«Lo sapevo...» mormorò tra i denti. «Sai, ero sicuro che visto il fatto di... Kirishima fosse tornato. E' sempre stato orribile, ma lui a Kirishima voleva davvero bene. Mi domando se avrà voglia... no, non lo so. Pensi che sia una buona idea, Shouto? E poi, conoscendolo lui-»

Midoriya aveva preso a sproloquiare nel suo solito modo e, nonostante solitamente si sforzava di farlo blaterare come e quanto voleva – erano amici e lui poteva sopportarlo - , questa volta decise di interromperlo.

«Non illuderti che vi voglia rivedere.» secco, gelido e... sincero. Forse non era mai stato bravo con le parole eppure era sicuro che servisse la sua gelida verità, adesso.

Midoriya non si meritava di illudersi a quel modo.

E infatti annuì, capendo perfettamente ciò che il futuro testimone di nozze intendeva. Fortunatamente, ad interrompere quel siparietto fu Uraraka che, insieme a Momo, erano uscite dal ristorante. Ochaco si aggrappò al braccio di Deku.

«Andiamo a casa, Deku-kun?» arrossendo poi.

 

 

Aveva sempre avuto un buon odore. Era un odore delicato, di un fiore delicato ma allo stesso tempo inebriante. Anche i suoi capelli, che odoravano di vaniglia, gli avevano sempre provocato sensazioni strane.

Todoroki Shouto, alla sua età – ormai ventisei anni – non aveva ancora capito cosa ci fosse tra loro due.

Tuttavia, non era stupido, era solo codardo; sapeva esattamente ciò che la ragazza accanto a lui gli provocava, sapeva benissimo che non poteva pensare di stare senza di lei... sapeva che il suo corpo nudo, ora a contatto con il suo, gli donava quel calore che poteva sopportare e, perfino, amare.

Anche il suo indice, che adesso disegnava cerchi circolari sulla sua parte sinistra del petto, era qualcosa di cui non avrebbe mai saputo fare a meno.

«Stai bene? Sei un po' pensieroso, Todoroki-kun.» biascicò Yaoyoruzu Momo, combattendo contro uno sbadiglio.

Shouto, nel buio, sorrise al fatto che ancora lei lo chiamasse Todoroki-kun, dopo tre anni di... quello. E dopo che, mentre facevano l'amore, lo chiamasse Shouto.

«Sì...» mormorò, passandole una mano tra i capelli e giocando con alcune ciocche, facendosele girare tra le dita. Per anni, quella ragazza era stata la sua fonte di benessere: fin dai tempi della Yuei avevano stretto un bellissimo rapporto di amicizia, finchè, diplomandosi, si erano persi di vista per circa un anno.

Dopo il primo anno si era buttato nel lavoro dell'azienda, imparando anche le basi di gestione e tutto sommato se la cavava: aveva Midoriya e Bakugou come spalle ed erano diventati l'agenzia più importante di Tokyo.

Dopo che Bakugou era partito, non era stato facile rimpiazzare il suo posto: sia lui che Deku avevano dovuto ricoprire turni extra e spesso, involontariamente, le scartoffie si accumulavano sulla sua scrivania.

Poi suo padre aveva allentato le redini dell'azienda, lasciando tutto a lui,e a quel punto aveva deciso che aveva bisogno di un'assistente personale.

Con estrema coincidenza, in quel periodo ci fu una riunione degli ex membri della classe A – ad eccezione di Bakugou, ovviamente – e fu lì che apprese che Momo voleva cambiare agenzia di lavoro.

Da quel giorno diventò la sua assistente personale e tutto il tempo che avevano passato insieme, non aveva certo aiutato di non sviluppare quella situazione che si era creata.

A Todoroki non dispiaceva, ma Momo si meritava di più; sapeva benissimo che era infelice... dopotutto non erano nemmeno una coppia e forse non lo sarebbero stati mai... tuttavia continuava a tenerla strettà a sé.

Ma sì, Momo meritava decisamente di più.

 

«Shouto!» sbuffò Momo, alzandosi da quella posizione. Nonostante il cipiglio arrabbiato, non potè prenderla sul serio visto che era mezza nuda di fronte a lui.

«Lo stai facendoi di nuovo.» Momo arricciò il labbro. «Ti sai isolando di nuovo...»

Gli occhi nerissimi di Momo si rattristirono: c'era sempre stata lei ed era sempre ben disposta ad ascoltare i suoi piagnistei sul suo passato, su suo padre...

«Ho incontrato Bakugou oggi...»

Momo battè le palpebre. «Davvero? E... come sta?»

«Il solito Bakugou.» affermò. Incrociò le mani sotto la testa, fissando un punto a caso nel soffitto della camera della Yaoyoruzu. «Sono un po' in pensiero per quello che succederà...»

Lo sguardo di Momo si addolcì. «Lo sai che non è colpa tua-»

«Ma anche, Momo.» tagliò corto, decidendo di mettere fine a quella serata. Si alzò a sedere sul letto, afferrando i pantaloni per terra e infilandoseli velocemente.

«Stai andando via?»

 

Todoroki s'infilò le scarpe, afferrando anche la camicia nera, abbonandosela più lentamente. «Sì.»

Momo arricciò il labbro e un sorrisetto malizioso le comparve sulle labbra carnose. «Potresti rimanere qui, stanotte.»

Shouto scosse la testa e il sorriso di Momo morì subito. «Ho del lavoro da fare in ufficio.» la liquidò, abbottonando l'ultimo bottone e afferrando la giacchia.

Intravide nello sguardo di Momo diverse emozioni: tristezza, rabbia e forse... pentimento? 
Un po' titubante, lasciò un leggero bacio sui capelli della ragazza, sperando che quello bastasse a scacciare via la sua tristezza. Ovviamente non bastò.

«Ci vediamo domani.» la salutò senza ricevere risposta.

E, quando si chiuse alle spalle la porta e sentì i singhiozzi di Momo, non riuscì a non pensare che Momo si meritava di più.

AngolinoAutrice(?)
Eccoci qua...
Allora innanzitutto RINGRAZIO chi ha letto, recensito, preferito e seguisto questa storia! Wow, dopo anni non mi aspettavo un caloroso benvenuto, sopratutto su un fandom nuovo!
Vorrei scusarmi con i fan della TodoMomo - da fan numero uno quale sono... - perchè , , questa "relazione" sembra parecchio contorta ma avrà dei risvolti positivi.. - più o meno...
Pian piano scopriremo tutto ciò che ha portato i personaggi - in particolar modo Bakugou e Todoroki - a questo punto, e premetto che questa era nata come One Shot, ma poi ho deciso che sarebbe stato troppo superficiale cercare di fare raccogliere tutto in un solo capitolo. Da qui, la decisione di una mini-long,

Spero vi piaccia!
-Bakugou chiamera deku?
- Todoroki riuscira a fare entrare in quel cervellino a metà che è innamorato di Momo? (sigh)

Alla prossima, PLUS ULTRA!
E un bacio, Shanna!

   
 
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