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Autore: DolcemaraC_    18/04/2020    2 recensioni
Roger ha il viso corrucciato in una smorfia adorabile, le braccia conserte mentre lo guarda un pò imbarazzato e un pò furente.
Non ha il pigiama.
No, indossa una delle tutine che Freddie ha indossato al concerto del Rainbow Theatre l'anno precedente, una tutina di ciniglia gialla a maniche lunghe che lui si ricorda bene. E' vergognosamente aderente ma non avendo scollature profonde la si potrebbe definire quasi sobria per gli standard di Freddie. Quasi.
Brian si piega in due dalle risate nel giro di pochi secondi, l'immagine di Roger in giro per i corridoi con quella tutina è sublime e a giudicare dall'odore, quella tuta non è più stata toccata dal post concerto.
(Maylor)
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!
Chiedo scusa per la mia lunga assenza. Questa storia mi è mancata molto, per questo motivo il presente capitolo non è quello finale (come avevo promesso sarebbe stato..chiedo perdono) bensì il penultimo. L'ispirazione sembra essere tornata a bussare alla mia porta.
Non è un capitolo piacevole. È una vicenda dolorosa, qualcosa che può accadere quando capita di..perdersi.
Avviso che il linguaggio in questo capitolo è leggermente più colorito del solito. Il corsivo, come sempre, indica qualcosa accaduto nel passato.
Vi mando un abbraccio in questi tempi difficili e ringrazio chi ancora mi segue.

Dolcemara 
















Roger si trascina lentamente sul viottolo erboso del campo, scalciando malamente qualche pietra. Il suo sguardo ha lo stesso colore del cielo terso sopra di lui, appena sporcato da qualche nuvola. Il sole sta per tramontare, tinge di rosa la cima delle verdi colline in lontananza.
La fattoria è alle sue spalle, può solo intravedere il contorno del grande fienile. Si è spinto più in là dei confini della proprietà di Ridge Farm.

Pochi giorni prima Roger aveva camminato per lo stesso sentiero, varcando, senza saperlo, il territorio del proprietario della fattoria adiacente alla loro. 
Aveva osservato le grandi macchine agricole falciare il fieno e i braccianti raccoglierlo in grandi covoni. Quel panorama non poteva che risvegliare la nostalgia per la propria terra, per la sua gente così attaccata alle tradizioni della verde campagna. Quel giorno sembrava tranquillo, ogni macchina a riposo dal lavoro. Per questo Roger si era avvicinato a quei campi di grano, camminando tra i filari e saggiando la punta delle spighe con le mani. Per un attimo si era rituffato nella propria infanzia. 


Roger pensa che non ci sia miglior modo per provare a sgravare un pò del dolore che porta sulle proprie spalle. 
Perdersi. Immergersi nella natura, nei ricordi felici di quando era solo un bambino, un cherubino dagli occhi blu. 
Decide così di ritornare nuovamente in quel luogo. Raggiunge il campo, ormai a lui familiare, ammirando di nuovo il frutto del duro lavoro fatto dagli uomini sotto il sole.
Dopo qualche minuto, percepisce una presenza silenziosa alle sue spalle.
Girandosi, incrocia lo sguardo di un giovane uomo- uno dei braccianti, intuisce dal suo abbigliamento.
L'uomo dimostra all'incirca la sua età, forse qualche anno di più. La sua carnagione, i tratti e i capelli d'ebano tradiscono le sue origini mediorientali. È alto, più di Roger, con una muscolatura evidente sotto la divisa ormai madida di sudore. Lo sguardo severo che rivolge a Roger si fonde perfettamente con i suoi tratti duri e la mascella serrata nervosamente.
È di una bellezza molto diversa da quella di Roger, dai suoi tratti appena accennati, dal suo corpo magro da ragazzino. Una bellezza che è però altrettanto ammaliante.

R: Mi dispiace, non sapevo che oggi ci fosse qualcuno a lavoro. Vivo, o meglio..sto nella fattoria qui di fianco.

L'uomo tace, diffidente. Qualche passo lo fa avvicinare a Roger, senza smettere di incatenarlo con quello sguardo d'ebano.
Roger capisce che l'uomo non si fida di lui. 

R: Mi chiamo Roger, comunque. Sono un musicista..un batterista! Sono qui con la mia band per registrare un album.

L'uomo si rilassa, allentando visibilmente la tensione del proprio corpo. Abbozza un sorriso, osservando divertito lo sguardo allarmato di Roger.

Z: Meglio per te allora. Pensavo fossi uno degli idioti che da qualche giorno viene a disfare i covoni. Aspettano la sera per venire a metterci nei guai. Figli di puttana! Io mi chiamo Zayd, comunque. Il capo ci ha detto di voi e ci ha avvisati che probabilmente vi avremmo trovati qui intorno a ficcare il naso.

Roger sorride. 
Freddie non avrebbe mai messo piede fuori dalla porta della fattoria. Le sue scarpe in pelle di daino non sono certo destinate a lunghe passeggiate nel verde. Deaky è davvero troppo pigro per dedicarsi alle scampagnate e Brian..Brian si immerge nella natura solo di notte, per poter ammirare la luce delle sue amate stelle.

R: Ehi, aspetta. Chi diavolo verrebbe qui solo per rovinare il vostro lavoro?

Zayd sputa per terra. Roger lo osserva torturarsi quelle labbra carnose prima di iniziare a imprecare. 

Z: Stronzi conservatori qui in città, non vogliono stranieri qui e cercano di intimidirci guastandoci la festa. Però hanno anche bisogno di braccianti, giusto? E allora molti di loro ci chiamano qui in zona a lavorare nei loro campi. Sarai mica uno stronzo conservatore anche tu?

Roger, che nel frattempo si era acceso una sigaretta e aveva iniziato a tirare, inizia a tossire convulsamente.

R: Non scherzare amico! Certo che no. Il mio migliore amico è nato a Zanzibar ed è di origini Parsi. E comunque, con tutta questa merda razzista io non voglio averci niente a che fare. 

Z: Come si chiama il tuo amico?

R: Freddie. In realtà lui si chiama..beh, non so se posso dirlo. Freddie non ama essere chiamato con il proprio nome. E' il cantante della mia band.

Zayd risponde con una smorfia.

Z: Allora se ne vergogna. Si vergogna delle proprie origini. E senza offesa amico ma non ho idea di chi diavolo siate tu e la tua band..so solo che suonate e fate bei soldi. 

Roger non riesce a trattenersi dal ridere. 

R: Freddie ha solo scelto..un nome che sentiva più suo. Che rappresenti ciò che sente di essere. Ed è anche il suo nome d'arte.

Z: Tu cambieresti il tuo nome, sapendo che così tradiresti le tue origini? 

R: Questo non te lo so dire. So solo che rispetto la sua scelta, fino in fondo. 

Zayd sembra farsi pensieroso. Un'ombra incupisce il suo sguardo.

Z: Ti ricordo il tuo amico, Roger?

Roger si riscuote dai propri pensieri e osserva confuso l'uomo.

R: Beh..no, direi proprio di no. Perchè me lo chiedi?

Z: Mi stavi guardando fisso. Non hai mai smesso di farlo. 

Roger non comprende le sue parole. Lo sguardo penetrante dell'uomo inizia a metterlo a disagio. Si schiarisce la gola, inalando un'altra tirata della sua sigaretta.

Z: Tu sei uno che non ha mai fatto lavori manuali in vita sua, vero? Le tue mani sembrano così..delicate.

Roger guarda di nuovo quella bocca, storpiata in un ghigno. 

R: Solo perchè non prendo a pugni qualcuno da tempo. Vuoi farmi un favore e farmi ricominciare?

Zayd sembra compiaciuto. Cammina lentamente fino ad arrivare di fronte a Roger, piantando il proprio sguardo in quell'oceano blu.

Z: Mi piace come parli. Me la dai una sigaretta?

R: Sei veloce a cambiare opinione, eh. 

Un sorriso sghembo si fa strada sul viso di Zayd. Roger si sente costretto ad abbassare il viso, l'intensità dello sguardo dell'uomo è qualcosa di stupefacente. 
Mentre Roger gli gira una sigaretta, l'uomo si appoggia ad uno dei covoni e inizia ad osservare ogni dettaglio di Roger.
Quando lo aveva intravisto da lontano, Zayd aveva pensato si trattasse di una donna. I capelli biondi, lunghi fino alle spalle. Quel corpo sottile e sinuoso, quel sedere così piccolo e sodo. Quelle gambe perfette. 

Glielo dice. Roger lo guarda, non è arrabbiato. Non è di certo la prima volta che viene scambiato per una donna.

R: Mi sento quasi in colpa. Potevo essere una bella bionda, forse adesso ci staremmo dando dentro nel tuo pick-up.

Roger allunga la sigaretta verso di lui, tornando a fissare quel viso così spigoloso e misterioso.

In una frazione di secondo, Zayd si avventa sulla bocca di Roger. Non è un bacio ma un vero e proprio morso. La prma cosa che Roger sente è il dolore lancinante al labbro inferiore, prima che la lingua ruvida dell'altro ripulisca il sangue dal taglio ed entri prepotente nella sua bocca.
Quando Roger riesce a staccare la bocca da quella dell'uomo lo colpisce con forza sul naso. Sente le falangi della propria mano destra scricchiolare sul naso di Zayd mentre questo cade a terra tra la polvere. 

R: Cosa diavolo stai facendo stronzo?!

Zayd inizia a ridere, cercando di rimettersi in piedi. Un rivolo di sangue cola sulla sua bocca ghignante. Roger lo osserva, furioso e ansante per lo sforzo. 

Z: Potrei spezzarti con una sola delle mie mani. Ma non è questo che voglio. Sei..forte

Roger può percepire il desiderio nelle parole dell'uomo. 

R: Tu sei fuori di testa! 

Z: Non ti farò del male. Te lo prometto. Voglio solo toccarti di nuovo. 

R: Toccami un'altra volta e ti ammazzo!

Zayd continua a ridere, lo osserva con la bocca dischiusa e una scintilla folle negli occhi. Roger vorrebbe smettere di tremare ma osserva il corpo dell'altro, così forte rispetto al proprio. Non crede di avere nemmeno una chance per potersi proteggere di nuovo. E non c'è nessuno a cui poter chiedere aiuto.

Z: Ho visto come mi guardi, principessa. Non sei meglio di me. Vieni a prendermi, o lo farò io.

Di cosa diavolo sta parlando? Roger non capisce. Stringe nuovamente i pugni. 
Pensa a Brian. Pensa alla sua di bocca, a come quelle labbra non lo avrebbero mai morso. Non gli avrebbero mai fatto del male in quel modo.
Sente gli occhi inumidirsi. Cosa diavolo ha fatto per meritarsi tutto questo?

R: Lasciami andare. Non voglio farlo.

L'altro, seppur ancora instabile sulle proprie gambe, avanza sinuoso come un gatto verso la sua preda. Appoggia la mano calda sul petto tremante di Roger. Sta per chinarsi nuovamente sulle labbra del biondo quando un fruscio al limitare del campo attira l'attenzione dei due uomini.

B: ROGER!
   
 
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