CAPITOLO 8

Hermione ebbe reazioni molto confuse alla vista del suo uomo; aprì la bocca, poi la richiuse e la riaprì di nuovo, mettendosi le mani fra i capelli e arrossendo violentemente. Gazza, di canto suo, alla vista di Hermione emise un grugnito. Rimasero a fissarsi per un minuto intenso, dopodiché Hermione parlò: “Andiamo?”.
“Dove?” Gazza non sapeva cosa la ragazza avesse in mente per lui.
“V-vedrai”.
Iniziarono a camminare e si allontanarono dal castello. Faceva molto caldo, o almeno, per Hermione era così. Dopo cinque minuti cominciò a sudare e una volta arrivati abbastanza lontano si rivolse a Gazza.
“F-fidati di me. Afferra il mio braccio”
“Oh, no… vuoi farmi quella cosa lì…”
“Ti fidi di me?”
Si guardarono negli occhi e Hermione notò che anche Gazza grondava di sudore. Lui era molto a disagio e Hermione lo capiva. Nonostante ciò, le afferrò il braccio e Hermione si ricordò delle tre D, imponendosi di non fare brutta figura proprio al suo primo appuntamento. Eppure, qualche secondo dopo, si Smaterializzarono per apparire davanti alla porta d’ingresso del Paiolo Magico: non ci furono intoppi. Hermione era abbastanza soddisfatta e compiaciuta, anche se le era sembrato di sentire una mano in più che la afferrava, ma evidentemente Gazza l’aveva presa con entrambe. L’anziano signore era molto stordito, non si era mai Smaterializzato prima d’ora. Hermione lo guardò e disse con un timido sorriso: “Beh… c’è sempre una prima volta, no?”.                          Gazza si limitò a guardarla.
“Ehm, prego, dopo di te, Argus” Hermione gli aprì la porta del pub.
Gazza entrò e quando Hermione lo seguì non poté fare a meno di notare l’espressione da pesce fuor d’acqua del suo uomo, il che stonava con la capigliatura e lo smoking che gli conferivano tanto l’aria di una persona molto sicura. Ordinarono due zuppe di piselli (in realtà lo fece Hermione per entrambi) e si presero un tavolo appostato in angolo del pub, lontano da tutti. Hermione era stata molte volte al Paiolo Magico e sapeva anche che poteva ospitare maghi che cercano un posto per dormire. Quando le zuppe di piselli arrivarono, Gazza rimase a fissare il piatto per un bel po’.
“Non ti mangia mica, goditi il piatto!”lo esortò Hermione.
Gazza emise un grugnito. I due mangiarono silenziosamente.
Ma a un certo punto uno dei due ruppe questo silenzio.
“Perché mi hai invitato a uscire?”domandò Gazza sospettoso.
Hermione era in difficoltà. “Io… pensavo solo… che ti avrebbe fatto piacere allontanarti dalla scuola…”
Gazza la guardò confuso, con aria interrogativa. Tornò a guardare la zuppa di piselli e continuò a mangiarla finché non ebbe svuotato il piatto.
“Ho finito” dichiarò alzandosi.
Hermione si alzò di scatto anche lei.
“Spero ti sia piaciu…”
“Sì, ora me ne vado”disse voltandole le spalle e incamminandosi verso la porta d’uscita.
Hermione tornò ad agitarsi, lo raggiunse e gli prese la mano rugosa.
“Argus, ti prego…”improvvisò.
“Che cosa?”
“Non andare via…”
“Sono stanco, voglio dormire.”
“Ma non andare via da me”
“Sono vecchio, se devo dormire, dormo e basta”
“Possiamo provvedere!”Hermione ebbe un’idea geniale.
Gazza la guardò, non capiva. Ma Hermione aveva un mezzo sorriso sul volto. Gli disse di aspettare e si allontanò per andare al bancone e rivolgersi al barista. Dopo qualche minuto, tornò da Gazza con in mano una chiave. Gli disse di seguirla e lo condusse alla rampa di scale per salire al piano di sopra. Salendo, trovarono un corridoio pieno di porte chiuse. Hermione lo guidò alla camera 69 e infilò la chiave nella serratura per aprire la porta. Gazza rimase stupito nel vedere che la ragazza aveva prenotato una camera da notte con un letto per due persone. Si tolse le scarpe e i calzini e, sperando che Hermione non notasse i suoi piedi storti, si buttò sul letto: era arrivata l’ora del riposino. La ragazza non poté che essere felice per lui: si tolse la maglietta e rimanendo in canottiera si mise affianco a lui. I due si guardarono di nuovo scambiandosi emozioni con lo sguardo. Il profumo di Gazza si sentiva ancora. La sua presenza non poté che sottomettere Hermione.
“Mi dispiace che per tutto questo tempo nessuno ti abbia notato...” sussurò lei.
Senza rendersene conto, il sole era calato. Come poteva essere passato così velocemente il tempo?
Si stavano avvicinando sempre di più e Hermione stava sperimentando la magia più potente della sua vita. Chiusero gli occhi e si lasciarono andare. Entrarono in un vortice di emozioni e sensazioni. Il tempo passava, le stelle spuntarono in cielo, la notte li avvolgeva e prima dell’alba caddero in un sonno profondo…
Si svegliarono e Hermione controllò l’orario: erano le otto del mattino. Guardò il suo uomo e gli sorrise.
“Mi sa che devo andare in bagno” disse lui. Hermione lo guardò allontanarsi mentre raggiungeva la porta. Entrò in bagno ed Hermione rimase sola sul letto. Che bella notte che aveva appena passato… era sicura che Ron non sarebbe mai stato in grado di farle vivere tutte quelle emozioni. Né tantomeno altre persone. Era forse Gazza quello giusto per lei? Solo il tempo le avrebbe dato una risposta.
Ma dopo cinque minuti si sentì un rumore dal bagno e Hermione si alzò dal letto preoccupata: il rumore tipico qualcuno che sbatte contro un muro. Aprì la porta e rimase scioccata dinanzi alla scena che le si presentò davanti. Hermione cacciò un urlo.
Argus Gazza era svenuto per terra.