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Autore: paige95    19/04/2020    6 recensioni
A volte basta solo fermarsi, guardarsi e specchiarsi negli occhi dell’altro, per vedere molto più dell'infinito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La consapevolezza di noi

 

 

«Ronald Weasley!»
La voce della madre rimbombava attraverso le pareti, Rose aveva la vaga percezione che la pace in quella casa fosse già giunta al termine. Un’ora e venti minuti di armonia per i coniugi Weasley era un nuovo record, giusto il tempo per suo padre di rimettere piede su quel suolo dal Ministero. Nonostante avesse accostato la porta della camera per dedicarsi in un’atmosfera raccolta alla lettura dei suoi manuali di Storia della Magia, il litigio che era appena scoppiato tra i suoi genitori risuonava forte e chiaro nelle sue orecchie. La ragazza alzò infastidita lo sguardo verso il soffitto, cercando di scongiurare una crisi di nervi; continuò a far scorrere le iridi celesti tra quelle righe, con la speranza che un tema impegnativo come quello della Caccia alle Streghe nel Medioevo fosse sufficiente per distrarla, invece nemmeno la descrizione della pena capitale riuscì ad immergerla in quella lezione. Non c’era alcun dubbio che leggere dell’atroce fine che i Babbani fecero fare a quelle povere malcapitate fosse meglio che udire fino allo sfinimento le esasperanti grida dei suoi genitori. Avesse avuto diciassette anni, avrebbe afferrato la bacchetta e, senza il timore della Traccia, avrebbe silenziato le mura della casa per il suo quieto vivere e quello di suo fratello, il quale, sicuramente, non ne era altrettanto entusiasta; ciò che temeva era che sua madre potesse un giorno puntare la bacchetta contro suo padre e lei, oltre ad essere autorizzata ad eseguire magie, era anche molto abile, fino a diventare pericolosa quando era infuriata con quell’uomo. Era ancora viva nella mente della ragazza una frase dello zio Harry a proposito di un ricordo legato alla Seconda Guerra Magica; a Rose sembrava di aver capito che suo padre fosse tornato – ma non ricordava bene da dove o il motivo per il quale se ne fosse andato – e sua madre era talmente infuriata con lui da gettarsi alla ricerca della sua bacchetta per infierire su quell’uomo, suo zio aveva evitato una tragedia sfiorata. Una prospettiva terrificante passò per la mente di Rose, richiuse velocemente il libro senza prendere nota della pagina a cui era arrivata, sciolse le gambe che aveva incrociato e si fiondò scalza verso la porta. Cercò di farsi guidare dalle voci che era certa non provenissero dal piano inferiore, era più propensa a credere che le urla di sua madre interrotte di tanto in tanto dal timbro profondo del padre giungessero dalla loro camera da letto. Più la giovane Weasley si avvicinava, più sperava che la bacchetta di Hermione si trovasse in un qualsiasi punto indefinito della casa, purché non nelle sue mani. Non usò le buone maniere che le erano state insegnate, non era solita spalancare la porta della camera dei suoi genitori senza un minimo di preavviso, ma le urgeva di più constatare che le condizioni psicofisiche di suo padre fossero integre. Non appena ebbe mosso quella violazione alla privacy dei due, vide sua madre sbraitare, sventolando come un’acromantula la Gazzetta del Profeta e suo padre tentare di ignorarla stanco, continuando ad allacciare i bottoni della sua camicia dopo essersi tolto la divisa da Auror. Nessuno sembrava aver fatto caso alla presenza della figlia, almeno fino a che suo padre non ebbe alzato lo sguardo e rivolto un dito verso la porta, per informare la moglie che quella “conversazione” non era più privata. Hermione infuriata inizialmente interpretò il gesto del marito come una provocazione e un invito ad andarsene, ma quando, dopo qualche tentativo di Ron, comprese cosa cercasse di dirle, si zittì senza terminare l’ultima frase.
«Rose. Qualche problema?»
«Dovrei chiederlo io a voi, sto cercando di studiare, ma non riesco a concentrarmi. Scommetto che vi stiano sentendo anche i passanti per strada, state facendo tremare le pareti, ve ne rendete almeno conto?»
L’uomo alzò le mani davanti alla figlia in segno di resa, lui si sentiva del tutto estraneo a quelle accuse. L’unica colpa che poteva essere attribuita a Ron era quella di essere tornato a casa dal lavoro e di essersi ritagliato pochi minuti per leggere le ultime notizie dal mondo del Quidditch, un motivo comunque non sufficiente per inveirgli contro in quel modo.
«Io non ho urlato. Anche perché dopo una giornata al Ministero ho tutto tranne voglia di litigare»
Si guadagnò un’occhiataccia da parte della moglie. Secondo Hermione stava cercando di scagionarsi davanti alla figlia e di mettere lei in cattiva luce, suo marito non voleva nel modo più assoluto assumersi la responsabilità di quella discussione.
«Cosa c’è? È vero, eri tu l’unica ad urlare. Rosie, hai per caso sentito la mia voce dalla camera?»
La ragazza era sul punto di rispondergli, ma la madre la anticipò con arroganza, lanciando sul petto del marito il quotidiano che aveva ancora tra le mani.
«Sei tu a farmi urlare, cretino. Quando non lavori, hai sempre il naso su quella Gazzetta, invece di sistemare tutta la confusione che crei in giro per casa. Non faccio mai in tempo a riordinare, perché passi tu come un drago e metti tutto a soqquadro»
Con grande sollievo di Rose, Hermione non aveva a portata di mano la sua bacchetta e non sembrava nemmeno intenzionata ad impugnarla; per quanto fosse arrabbiata, non aveva ancora contemplato la possibilità di infierire su di lui con qualche incantesimo.
«Mamma, non mi interessa di chi sia la colpa. Voi due avete evidenti problemi di coppia. Andate da uno psicologo, fate quello che volete, ma risolveteli. Sono arcistufa di sentirvi gridare, sono sedici anni che non ho pace in questa casa, dall’esatto momento in cui sono nata. Per la miseria, fatevi aiutare e piantatela, voglio un po’ di pace!»
Rose uscì sbattendo la porta senza dare loro alcuna possibilità di replica. Aveva lasciato Hermione particolarmente colpita da quella reazione, non era da lei rimproverare i genitori, e Ron confuso su ogni singola parola pronunciata dalla figlia.
«Perché dovremmo farci aiutare? Quali problemi abbiamo? E poi cos’è un pissicologo
Non aveva parole davanti all’ingenuità del marito, Hermione aveva appena finito di sbraitargli contro e lui non aveva capito nulla, come al solito. La donna dovette passarsi i palmi sul viso per mantenere la calma, non era possibile placare la rabbia se lui continuava in un modo o nell’altro a stuzzicare il suo sistema nervoso.
«Cos’ho detto di sbagliato ora? Ho solo chiesto un chiarimento, ma se ti scoccia darmelo, lo chiederò direttamente a Rose più tardi, adesso non è conveniente, mi sembrava un po’ fuori di sé»
«Nostra figlia ci ha appena invitati a rivolgerci ad uno specialista in problemi matrimoniali»
«E di quali problemi starebbe parlando? Non vedo alcun problema, noi stiamo benissimo»
La moglie lo fissò perplessa, mentre lui raccoglieva la copia della Gazzetta dal pavimento e cercava di sistemare i fogli con cura; Ron dava l’idea di essere particolarmente sicuro su ciò che sosteneva oppure ne era solo indifferente.
«Il mio problema sei solo tu, Ronald, e dubito che uno psicologo possa fare miracoli»
 
~
 
Erano in quello studio privato da meno di dieci minuti e Ron si era già servito di tre cioccolatini, posati sul tavolino davanti al divano su cui lui e sua moglie erano accomodati. Lo psicologo, presso cui Rose aveva caldamente invitato i genitori a prendere un appuntamento, aveva ignorato il comportamento dell’uomo, ma Hermione imbarazzata non riusciva proprio a scollare lo sguardo da lui, sperando che capisse la figura che stava facendo fare ad entrambi; doveva purtroppo ammettere di aver sposato un maleducato, dalle cui azioni si discostava.
«Allora, signor Weasley, mi vuole dire lei cosa vi ha portati da me? Intendo, oltre i cioccolatini, che, concordo, sono molto buoni»
Con un sorriso aveva puntato lo sguardo su Ron, voleva tutt’altro che rimproverarlo, solo rompere il ghiaccio con i suoi nuovi pazienti e iniziare il suo lavoro nel migliore dei modi, dando loro un caloroso benvenuto e mettendoli a proprio agio. Hermione, davanti alla titubanza del marito, si coprì il viso con la mano, cercando di autoconvincersi che l’unico a doversi vergognare fosse lui e non lei; chissà se per una volta si fosse accorto della sua eccessiva disinvoltura ed ora ci stesse seriamente meditando; sua moglie era tutt’altro che spigliata in quel luogo, manteneva una certa compostezza e cercava di prendere distanze fisiche e mentali persino da lui.
«È stata nostra figlia a trascinarci qui. Dice che abbiamo problemi coniugali. Rose ha solo sedici anni, dottore, sa com’è, è un’adolescente, ha interpretato male»
Ron, che fino a quel momento era stato intento a gustare l’ultimo cioccolatino, iniziò a preoccuparsi, quando vide lo psicologo scrivere su un taccuino e annuire concentrato su ogni parola che pronunciava il suo interlocutore; solo dopo qualche secondo tornò a posare lo sguardo su Ron per incentivarlo a proseguire e a non fermarsi, con un’espressione cortese lo rassicurava di avere la sua completa attenzione.
«No, non so com’è. Mi spieghi, mi parli di sua figlia, o forse dovrei dire vostra figlia»
Quello specialista di coppie sposate non sembrava in verità essere molto esperto, eppure dimostrava a prima vista qualche anno in più di loro e sicuramente anche maggiore esperienza della vita, oltre che del suo lavoro; indicò entrambi i coniugi, lasciando un evidente messaggio subliminale, come se uno sconosciuto dovesse ricordargli di chi Rose fosse figlia. Ron si voltò confuso e a tratti spaventato verso la moglie in cerca d’aiuto, non era pratico di psicologi, ma non gli piacque affatto il modo in cui si impicciava nella sua vita; Hermione non andò in suo soccorso, per lei era tutto regolare, anzi si ostinava a mantenere quell’atteggiamento e quella postura scostanti dal marito, guardandolo di sottecchi, la gamba accavallata per ritagliarsi giusto quell’angolino presso il bracciolo del divano l’aveva sicuramente aiutata a prendere le dovute distanze da lui in quell’occasione che aveva reso più imbarazzante del consueto. Allo psicologo ovviamente non sfuggirono quelle reazioni e attese qualche istante; non pretendeva certo che fossero subito ben disposti a raccontarsi nella loro sfera privata e familiare, un iniziale spaesamento era normale; il fatto poi che chiedesse complicità alla consorte non era un segnale negativo.
«Ha bisogno di un suggerimento da parte di sua moglie? Non conosce sua figlia?»
Ron si sentì punto nell’orgoglio, aveva appena ricevuto uno schiaffo morale, un estraneo del quale sapeva a malapena il nome e il cognome si permetteva di insinuare che non conoscesse abbastanza quella ragazza per potergliene parlare; insomma, era sangue del suo sangue, l’aveva cresciuta e continuava a farlo da ben sedici anni, non c’era nulla che non sapesse di Rose.
«Qualcosa ti sfugge sicuro, Ron, visto che sei sempre al lavoro oppure ti fai i fatti tuoi»
«Certo che conosco mia figlia! E non sono sempre al lavoro, sono abbastanza a casa per svolgere il mio ruolo di padre, non è assolutamente vero che non mi interesso alla mia famiglia»
«Se lo dici tu»
«Sa, ora che ci penso, Rose è tale e quale a sua madre»
Prima ancora che lo psicologo chiedesse la cortesia di un chiarimento, Hermione aveva già assunto una posizione di difesa, non le era affatto piaciuto il tono con il quale l’aveva chiamata in causa, anche se in effetti era stata la prima ad insinuare la sua assenza nella vita della figlia; lei era fermamente convinta delle accuse che gli aveva mosso e non era nemmeno la prima volta che glielo faceva presente, quindi non capiva di cosa suo marito si stesse stupendo.
«Io non conosco sua moglie. Potrebbe essere più preciso, per favore? In cosa sua figlia somiglierebbe alla madre? Le ricordo che qualcosa dovrà aver pur preso anche dal padre, sa, è questione di genetica»
«Dipende da quanto tempo ho a disposizione. Rose è estremamente orgogliosa, difficilmente riesco a farle un appunto senza che lo prenda sul personale, quando invece cerco solo di darle qualche suggerimento, visto che fino a prova contraria sono più grande di lei. Adora i libri, di qualunque genere, di qualsiasi grandezza, ha riempito la casa, esattamente come sua madre. Un altro libro e mi toccherà uscire di casa, non ho più un angolo per me. Però, oltre questo, ha anche dei difetti e se ha tempo glieli elenco»
«Ehi, stai parlando di tua figlia, non di un’adolescente qualsiasi e sottolineo adolescente, è normale che non ammetta puntualizzazioni da parte di suo padre. Ripeto, se trascorressi più tempo a casa, sapresti che Rose sta vivendo un periodo delicato e capiresti come rapportarti a lei nel migliore dei modi»
«Stai cercando di rubare il lavoro al dottore o ti stai solo esibendo per dimostrare di essere un genitore migliore di me? Visto che è tua figlia e sta crescendo, non oso immaginare che donna diventerà. Mi dispiace per lei, ma ha preso tutto il peggio da te»
Hermione rimase a fissarlo per infiniti secondi, incerta se fosse conveniente picchiarlo in quello studio, la voglia non le mancava di certo, oppure a casa per vendicare quell’affronto, magari con qualche punizione a medio-lungo termine. Lo psicologo aveva assistito agli sguardi fiammeggianti dei due coniugi e il suo compito di mediatore gli imponeva di allentare la tensione che era salita, prima che quella coppia scoppiasse; iniziava a comprendere il consiglio che quella ragazza aveva dato ai suoi genitori, era stata molto perspicace e razionale per la sua età, lui, dai racconti che venivano fatti su di lei, non leggeva alcuna crisi adolescenziale, ma non era quella la sede adatta per informare i due coniugi dell’abbaglio che avevano preso sulla figlia.
«Signora Weasley, vuole aggiungere qualcosa alla descrizione di suo marito? Sono rimasto a forte, brillante e sognatrice»
«No, un momento, io non ho usato quei termini per descrivere mia figlia»
«Ma è proprio quello che ha lasciato intendere. Signora Weasley, tocca a lei, ha altro da dire su vostra figlia?»
«Su mia figlia no, ma avrei, se posso, un paio di commenti da fare su mio marito»
«Sono tutt’orecchi»
Ron accolse quella provocazione e si preparò convinto che i prossimi minuti sarebbero stati tutto tranne che semplici per lui, se Hermione si impegnava sapeva essere davvero spietata; aveva accorciato fisicamente le distanze tra loro solo per essere più convincente su ciò che stava per esporre. Lo psicologo non ebbe nulla in contrario, era la sede giusta per alleggerire i loro cuori, purché ciò fosse funzionale al loro rapporto; stava cercando di condurli alla consapevolezza di ciò che turbava la loro relazione attraverso un confronto guidato e controllato.
«Rose ha proprio ragione, io e te abbiamo dei problemi, ma il problema non siamo io e tua figlia, il problema sei tu, la tua ottusità. Questo signore ti ha appena mostrato che ciò che tu consideri difetti in tua figlia, sono invece pregi e non lo hai nemmeno capito. Non comprendi neanche l’evidenza che hai sotto il naso, tanto meno quando te lo si dice chiaramente, non fai altro che mettere in dubbio la verità. E sai perché? Tu pensi che io abbia ereditato a Rose il peggio che vedi in me. Sì, in realtà, avrei da aggiungere qualcosa su quella ragazza. Fisicamente è identica a questo insensibile, ma mi dispiace dirti che non ha il tuo cuore, forse quello della tua famiglia, a te però è nettamente superiore»
Gli aveva dato un colpo più basso di quanto fosse riuscito a prevedere; aveva appoggiato i gomiti alle ginocchia in posizione di ascolto ma soprattutto di difesa. Hermione riusciva puntualmente con il suo orgoglio ad affondargli uno smacco morale. Ron si passò una mano tra i capelli, cercando di mordersi la lingua e mantenere la calma, non aveva alcun bisogno di umiliarlo davanti ad un perfetto sconosciuto, chissà cosa avrebbe pensato di lui al termine di quell’incontro; Ron alzò lo sguardo dal pavimento e si voltò risentito proprio verso quest’ultimo.
«Per me possiamo terminare qui»
«Signor Weasley, non trattenga quello che sta pensando, siamo qui per questo»
Quello psicologo non sapeva nemmeno quanto invece fosse conveniente trattenersi; era apprezzabile che gli desse la possibilità di sfogarsi, ma rischiava di proferire una parola di troppo che magari non pensava e di procurarsi un biglietto di sola andata per il divorzio. Alla fine, cercando di placare l’impatto iniziale, provò a rivolgersi alla moglie con pacatezza.
«Perché mi ha sposato, allora, visto che mi ritieni un uomo talmente orribile da non essere in grado di dare un buon esempio ai nostri figli?»
«Vuoi sapere perché ti ho sposato? Me lo stai chiedendo sul serio?»
«Sì, Hermione, io so di amare ogni tuo singolo difetto. E tu? Sei sempre arrabbiata con me, quindi deduco che per te non sia così. So anche io di non essere l’uomo dei tuoi sogni, credevo solo mi avessi accettato per come sono, senza provare a cambiarmi, esattamente come faccio io ogni giorno con te. Pensavo avessimo assodato il fatto che io sia un gran casinista. Forse però è troppo chiedere un po’ di pazienza ad una donna così brillante che in qualunque momento potrebbe avere di meglio, una vita più tranquilla e un uomo più coscienzioso. Vero?»
Lo odiava quando esibiva i suoi complessi di inferiorità, in quei casi riusciva sempre a sfidare la sensibilità di sua moglie, visto che sapeva bene quanto la sua anima fosse sensibile; guarda caso l’unica accortezza che Ron riusciva ad esprimere era quella che mostrava verso se stesso, sempre e solo per riuscire ad impietosirla e spesso ci riusciva pure.
«Quindi secondo te io sarei solo una donna piena di difetti?»
«Io non ho detto questo, non mettermi in bocca parole non mie»
«Fermi. Vi state ascoltando? A me sembra di no. Signora Weasley, suo marito le ha posto una domanda a cui lei, per inciso, non ha ancora dato una risposta e tra le righe ha detto di amarla, mentre lei ha colto solo la parola “difetto” offendendosi. Avanti, signor Weasley, cosa intende lei per “difetto”?»
Quel dottore non aveva la più pallida idea di cosa stesse vagando nella mente di suo marito e se solo lo frequentasse almeno tanto quanto lei, non avrebbe colto solo amore nelle parole di Ron.
«Cosa intendo per “difetto”? Non so, una sua caratteristica che mi infastidisce, penso»
«Ha detto di amare i suoi difetti, come possono quindi infastidirla?»
«Già, l’ho detto. Forse perché amo lei e passato il fastidio mi rendo conto di non poter fare a meno nemmeno di quelli, da quando avevo undici anni»
Ron si perse nei ricordi che ritrovava vividi negli occhi nocciola della consorte concentrati sulle parole che uscivano dalla sua bocca. Ogni volta che la fissava così intensamente, Hermione ricordava ad un tratto perché dopo tutto quel tempo non era mai riuscita ad allontanarsi da lui, nonostante i mille quotidiani dissapori, il suo cuore apparteneva a quell’uomo; Rose forse non sapeva quanto odiasse litigare con suo padre e nemmeno quanto stesse male dopo ogni discussione, se a sua figlia dolevano i timpani, a lei fremeva il cuore.
«Credo di averti sposato per lo stesso motivo»
La donna discostò lo sguardo dal marito nello stesso istante in cui si rese conto del luogo in cui si trovassero, come se si fosse risvegliata dal più dolce incantesimo; non era certo il caso di ostentare davanti ad estranei la loro attrazione fisica, così si limitò a deglutire il vuoto e a schiarirsi la gola per dissimulare il suo disagio. Il loro psicologo gradì particolarmente quella ritrovata armonia, non aveva affatto nulla da rimproverare a quella coppia di sposi.
«Vi conoscete da quando avevate undici anni? Vi va di raccontarmi dove vi siete incontrati?»
Non avevano la più pallida idea da dove iniziare, cercando di escludere il fatto che fossero maghi; di certo non avrebbero potuto narrare le sfide affrontate in adolescenza che avevano reso il loro legame indissolubile. Ron gradì quando fu Hermione ad iniziare, con il suo tatto avrebbe senz’altro evitato qualche parola di troppo.
«A scuola. Io mi sono diploma, mentre Ron ha lasciato gli studi»
«Quindi vi conoscete da circa una trentina d’anni, anno più anno meno, non vi siete mai persi e volete farmi credere che non vi sopportate?»
«Oh, ci siamo persi eccome»
Lo sguardo di Hermione diventò malinconico, come se qualche ricordo non proprio piacevole fosse riemerso ed ora fosse nitido nella sua mente. Lo psicologo cercò di approfondire con delicatezza, aveva capito di aver toccato un nervo ancora scoperto, che avrebbe quasi inevitabilmente causato dolore.
«Signora Weasley, le va di parlarne?»
«Non è mai stato semplice tra noi. Non le so dire se per colpa del nostro carattere oppure per altro. Però mi sono sentita diverse volte in passato abbandonata da lui, forse quando avevo più bisogno, non …»
«No, un momento, frena. Cosa??»
Lo psicologo intervenne prontamente per evitare che le mettesse pressione, quella donna aveva ragione, suo marito non era per nulla sensibile e tanto meno empatico.
«Signor Weasley, lasci terminare sua moglie, avrà il diritto di replica dopo»
«Senta, non capisco perché ora mia moglie debba ritornare sul passato, come se questo possa c’entrare in qualche modo con il presente, è acqua passata ormai»
«Forse per lei, ma non per sua moglie»
Si voltò diffidente e perplesso verso la donna seduta al suo fianco, notando la sua demoralizzazione; Ron cercò di mantenere i toni pacati, se avesse rischiato di alterarla non avrebbe ricevuto alcuna risposta.
«Hermione, mi spieghi a cosa ti stai riferendo?»
«A niente, Ron, tranquillo, continua a credere che vada tutto bene»
L’unica cosa a cui iniziava a credere era di non conoscerla più così tanto bene, forse non si era mai soffermato così tanto a parlare in quei termini con lei, per mancanza di tempo o di voglia, e qualcosa negli anni doveva per forza essergli sfuggito. Si voltò per chiedere aiuto allo psicologo, non credeva di averne bisogno, ma negli ultimi minuti molte cose grazia alla sua presenza stavano affiorando. Hermione aveva rivolto sconsolata lo sguardo al pavimento, Ron non sapeva come attirare la sua attenzione.
«Signora Weasley, ha tutto il tempo che desidera, non abbiamo fretta, quando si sente»
Ron iniziava quasi ad invidiare il tatto di quell’uomo, se l’avesse avuto anche lui, non si sarebbero trovati su quel divano cercando di capire quali fossero le cause del loro disaccordo.
«Ci sono stati alcuni momenti in passato in cui ti ho sentito distante»
Puntò solo in quel momento le iridi sul marito. Lo psicologo incentivò l’uomo a domandare e ad interessarsi; anche se temeva a chiedere, era consapevole delle sue mancanze, ammetterle però era sempre più difficile.
«H-Hermione a cosa ti stai riferendo in particolare?»
«A tutti quei momenti in cui la tua presenza avrebbe colmato più di una ferita. Ma supplicarti di non andare perché avevo bisogno di te non è stato sufficiente. Non è mai stato sufficiente»
Aveva finalmente capito a quale episodio del loro passato si stesse riferendo e non gradì affatto ritoccare quell’argomento, non ne andava per nulla fiero ed era certo di averglielo più volte fatto notare.
«Oh, andiamo, Hermione, saranno passati più di vent’anni. È così indispensabile tornare a parlarne?»
L’atteggiamento infastidito del marito la zittì, ma non la sorprese più di tanto, un dialogo con lui era pressoché impossibile; era tutto tranne che comprensivo, i sentimenti di Hermione, qualsiasi evento riguardassero, non erano mai affar suo, di questo aveva avuto prova in diverse occasioni.
«Sì, signor Weasley, se sua moglie sente la necessità di farlo»
«Credevo solo fosse una questione superata»
«Come secondo te lo è anche Lavanda»
«Hermione, ho scelto te!»
«No, Ronald, io ho scelto»
Su quel punto lei non transigeva, non ammetteva menzogne a riguardo e a volte, anzi più spesso di quanto avrebbe voluto, si domandava cosa ne sarebbe stato di loro se lei non avesse avuto il coraggio di muovere il primo passo. Lo fissava con occhi malinconici, sperava che per una volta, almeno al cospetto di testimoni, si degnasse di dire la frase giusta, quella che l’avrebbe fatta sentire meglio; non aveva perso la sua naturale determinazione, ma la sofferenza che lui le causava da troppo tempo per quel motivo aveva rischiato di assopirla.
«Hermione, come potevo sapere di piacerti se tu non me lo hai mai detto? Almeno non esplicitamente»
«Quindi hai pensato di metterti con la prima ragazza, e consentimi, di pessimo gusto che ti è saltata in braccio davanti a tutti? Una valeva l’altra?»
«Sì, Hermione, una valeva l’altra, perché comunque non eri tu! Contenta ora?»
No, non era contenta, non lo era affatto, le stava attribuendo una colpa che non aveva, che non aveva mai avuto. Quale colpa poteva avere lei, se Ron non era mai riuscito a cogliere i suoi sentimenti, anche quando a lei e agli occhi di tutti sembravano piuttosto evidenti? L’insensibilità era sua, ma per questo suo difetto ci aveva rimesso svariate volte lei. Ora, in aggiunta al tutto, le aveva urlato contro per sovrastarla e provare ad uscire vincitore da quel battibecco, totalmente negazionista delle sofferenze che le provocava ancora quel lato oscuro del suo carattere.
«Non è una giustificazione per avermi fatto passare un anno d’inferno. E poi l’anno successivo hai pensato bene di dimostrarmi tutto il tuo amore, lasciandomi per mesi, giusto? Mi fidavo di te, Ronald, ti stavo dando il mio amore, ti avevo dato il mio cuore e tu lo hai spezzato. Non cercare di farmi credere che non avevi capito che ti amassi, perché sapevamo entrambi ciò che provavamo prima che tu mi lasciassi. Per questo mi stavo fidando di te, ti sentivo sempre più vicino e non eravamo più solo amici»
«Sei tornata a fidarti di me però. Mi hai sposato e insieme siamo diventati genitori. Cos’altro vuoi da me? Credevo mi avessi perdonato anni fa. Vuoi che ti dica per l’ennesima volta quanto sia mortificato? Così forse ti metterai il cuore in pace. Hermione, te l’ho già detto, non è una notizia dell’ultima ora, tuo marito non rasenta nemmeno la perfezione. Quando mi hai sposato, lo sapevi, non ti ho mentito, eppure hai scelto di passare il resto della tua vita con un uomo così, quindi non ricordarmi ogni santo giorno quanto vorresti altro da me, altrimenti inizio a pentirmi di aver detto quel maledetto “sì”!»
Ron era impulsivo, lei lo sapeva, ma uno scatto d’ira simile era esagerato persino per lui; ricordava finalmente il motivo per il quale cercava di evitare un qualsiasi confronto con suo marito, lui ne sarebbe uscito identico a prima e lei con l’anima devastata. Hermione dedusse che si stesse vergognando per aver alzato la voce davanti a quello sconosciuto e in quel luogo, teneva infatti lo sguardo basso e non lo rialzò finché sua moglie riprese a parlare. Stavolta era più calmo, anche se il respiro era ancora affannato per lo sfogo.
«Il passato non provoca risentimento solo a me, vero, Ron?»
«Non so a cosa tu ti stia riferendo»
Lo psicologo aveva assistito in silenzio alla loro discussione, quell’uomo era diventato verbalmente un po’ aggressivo, forse avrebbe dovuto fermarlo, ma quello sfogo per lui sembrava essere terapeutico e sua moglie dava l’idea di sapere come placarlo; Ron aveva dato allo specialista la possibilità di comprenderlo, benché cercasse di mantenere riservato il suo essere più intimo, e si era dato lui stesso la possibilità di liberare il suo cuore da qualche peso, doveva essere solo aiutato ad esprimersi ed Hermione, con la sua perspicacia, sembrava essere molto brava in questo. Non era difficile credere che fossero distanti caratterialmente, alcuni lati cozzavano talmente tanto da far credere che non avrebbero resistito un giorno in più insieme, per poi invece scoprire inconsciamente che solo insieme loro erano la perfezione.
«Signor Weasley, cosa si porta dietro del vostro passato?»
«Non appartiene solo al passato quello che mi porto dietro, Hermione, e tu lo sai bene»
«Se ti riferisci a Krum»
«Mi riferisco proprio al tuo Victor, sì. Merlino solo sa cosa avete sempre di così importante da comunicarvi. Ma non mi riguarda, giusto? Cerchi per caso in lui la perfezione che non trovi in me? Ma certo che sì, Krum è il candidato ideale per compensare le mie mancanze»
La provocò risentito; era innegabile la gelosia che provava nei confronti di quell’uomo, ma, siccome non aveva mai avuto dubbi sulla fedeltà di quella donna – non avrebbe di certo iniziato in quel momento –, la sua era più paragonabile all’invidia; invidia per ciò che Victor era e per il modo del tutto estraneo a Ron con cui si rapportava ad Hermione; quell’uomo da amico riusciva ad essere molto più dolce, affettuoso e comprensivo di lui che invece era il compagno di vita. Ron però non sapeva che Victor non aveva alcuna influenza sul cuore di sua moglie, non riusciva a capirlo, l’astio verso quell’uomo era più forte, ma la verità era che l’amore di Hermione era sempre appartenuto a lui, anche quando aveva seri dubbi a riguardo.
«È un mio caro amico, nulla di più. Certo che non ti riguarda o hai anche intenzione di controllarmi?»
«Sei seria? Quando mai ti avrei controllata?»
«Ron, ti basti sapere che anche io ho scelto te e che mi fido ciecamente di mio marito, quindi gradirei fosse reciproco»
Avevano placato in autonomia la loro discussione, non si rese necessario l’intervento del mediatore. Hermione non aveva affatto colmato i dubbi di Ron e lui aveva ancora paura a reggere il confronto con Krum; si fece così bastare quelle poche rassicurazioni, che infondo per tenere in piedi il loro amore e con esso il loro matrimonio erano più che sufficienti.
«Mi pare di aver capito che Rose non sia figlia unica»
«Grazie al cielo no, sarei impazzito solo con loro due, per fortuna abbiamo anche un figlio»
Indicò la moglie tirando un sospiro di sollievo e rivolgendo uno sguardo verso il soffitto. Entrambi i coniugi avevano gradito quel chiarimento, non era facile scavare nei meandri più profondi della loro anima, chi per un motivo chi per l’altro, in circostanze normali li avrebbe destabilizzati ancora di più. Ron, per una volta, aveva avuto ragione, si erano accettati nel bene e nel male, nonostante le innumerevoli differenze, e si amavano, anzi non potevano stare senza quelle piccole gioie e quei piccoli dolori che si davano quotidianamente.
«Hai ragione, Ron, ma le tue giornate senza di noi sarebbero noiose»
«Purtroppo non mi resta che confermare»
Ron alzò rassegnato gli occhi sullo psicologo, ma quest’ultimo lesse molto più della semplice rassegnazione, le sue iridi celesti brillavano, diventando l’assoluta proiezione della sua anima più profonda, velata da un pizzico di timore.
«Dottore, è grave? Intendo il nostro rapporto, non voglio perdere Hermione, non voglio perdere la mia famiglia, per questo ho seguito il consiglio di mia figlia e ho accettato di venire qui»
Lo specialista fece fatica a trattenere un sorriso; iniziava a sentirsi inutile, da quello che aveva potuto sentire non c’era problema che quella coppia non sapesse ricucire in autonomia, erano perfettamente in grado di fare un passo indietro per evitare di oscurare l’altro; sicuramente nel momento del bisogno ci sarebbero stati l'uno per l'altra e insieme per la loro famiglia. Era necessario troppo tempo per spiegare tutti quei momenti in cui erano riusciti a sopravvivere sia nell'anima che nel corpo solo grazie al loro amore. Erano coscienti di quanto la loro convivenza sarebbe stata complicata, ma loro non avevano mai temuto le sfide, soprattutto quando sarebbe stato il cuore a vincerle.
«Gravissimo, sì. La vostra famiglia trabocca d’amore e una cura non c’è, mi dispiace, dovrete conviverci»
Ron non seppe come reagire, era perplesso, non riusciva a capire se fosse serio o stesse scherzando. I suoi dubbi vennero colmati, quando si sentì sfiorare dalle piccole dita della moglie all’angolo della bocca per pulirla dal cioccolato residuo che vi era rimasto sopra. Hermione gli aveva rivolto un sorriso sereno e spensierato; era stata lei a colmare i suoi dubbi, era lei con la sua espressione rilassata a comunicargli quanto fosse felice al suo fianco.
 
 
Ciao a tutti, cari lettori e care lettrici!
 
Ho voluto semplicemente lasciare che Ron ed Hermione riflettessero su loro stessi e la loro storia, giungendo alla constatazione che proprio la diversità sia il punto di forza di questa coppia che si ama, la completa e arricchisce entrambi.
Non so se sono riuscita a renderlo, ma la figura dello psicologo è più fittizia che reale, rappresenta il narratore e inserirlo mi ha aiutata ad approfondire il genere introspettivo.

Grazie mille per essere giunti fino alla fine! <3
Un abbraccio
-Vale
   
 
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