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Autore: Exentia_dream2    19/04/2020    2 recensioni
È nato tutto da una scommessa, persa forse volontariamente.
Hermione e Draco, Harry e Ginny, Theo e Daphne... Cosa succederà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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Fuochi d artificio: 

Ginny chiese di poter fare una telefonata ed Arthur la accompagnò dove aveva costruito una sorta di cabina telefonica per permettere agli interlocutori di avere una conversazione privata e, cosa più importante, aveva imparato che il termine corretto per spiegare il funzionamento di un qualsiasi oggetto con un filo era elettricità e non ecletticità. 

Lei sorrise mentre suo padre le spiegava come tenere la cornetta e come formulare un numero telefonico. -E mi raccomando, Ginny, non urlare. Abbi un tono di voce normale.- le disse prima di andare via, poi rimase da sola. 

-Pronto?- rispose un uomo. 

-Ehm, casa Granger? 

-Sì, lei chi è? 

-Sono Ginevra Molly Weasley, è possibile parlare con Hermione Jane Granger? 

-Attenda un attimo. 

Passarono giusto un paio di minuti, poi sentí un rumore e la voce dell'amica. -Ginny? 

-Dobbiamo parlare. 

-Tutto bene, grazie, ho passato un bel Natale e ho adorato i vostri regali. 

-Sì, sì, ma adesso abbiamo cose più importanti a cui pensare. 

-E sarebbero? 

-Il gufo. 

-In realtà, Ginny, tu non hai ancora motivo di preoccuparti, dovremmo farlo io e Harry…e Ron. Hanno per caso bisogno di ripetizioni? 

-No, Hermione, non parlo dei G.U.F.O., parlo del gufo. Di Zabini. 

-Oh, quel gufo. 

-Sì, quello. Hai già pensato a come vestirti? 

-No, non credo che andrò a quella festa. 

-Perchè no? Cioè… anche a me è sembrato strano il suo invito, ma… 

-Ci sarà anche lui. 

-Ah, sì, beh… Che t'importa? 

-Ginny… 

-Lo so, lo so, però, ora stai meglio, no? 

-No, per niente. 

-Ma non lo vedi da… 

-Dalla notte prima della vigilia di Natale. 

-Questo particolare evento mi sfugge, perciò ci vediamo fuori casa tua, tra un paio di ore. Ti offrirò un cappuccino e poi compreremo degli abiti bellissimi. 

-Non andrò a quella festa. 

-Credo che la linea sia disturbata, forse non hai sentito quello che ho detto, quindi te lo ripeto: ci vediamo fuori casa tua tra un paio di ore, ti offrirò un cappuccino e compreremo degli abiti bellissimi. 

-E se non volessi un cappuccino? 

-Prenderai qualche altra cosa. 

Sentí l'amica sospirare. -Va bene. E, a proposito, la prossima volta, puoi anche semplicemente dire che sei Ginny.

-E chiedere semplicemente di parlare con Hermione.- risero entrambe. -La prossima volta ti manderò Leotordo. 

Quando tornò in camera sua, guardò Harry che dormiva: avevano discusso a lungo prima che lei lo convincesse ad accompagnarla alla festa organizzata da Blaise, arrivando a minacciarlo dicendogli che sarebbe andata lì con o senza di lui e si ritenne soddisfatta solo quando lui aveva ceduto ed aveva deciso di accontentarla. -Una scelta molto saggia. 

-Mi stai obbligando. 

-Oh, no, niente affatto, Harry.- lui aveva sbuffato e si era steso sul letto. 

Ginny si avvicinò alla finestra, guardando il giardino con l'erba incolta e gli gnomi che saltavano a destra e a sinistra. Ripensò alle parole di Hermione e si rese conto che non sapeva niente di quello che le era successo prima della partenza e nei giorni successivi: avrebbe pensato a recuperare quei silenzi quando si sarebbero viste e si chiedeva se fosse riuscita a convincere anche lei come aveva fatto con Harry. Poi si stese accanto a lui e non si sentì in colpa per Ron, perché sapeva che anche lui aveva ricevuto un invito per quella notte: conosceva Lisa soltanto di nome e di vista, non aveva mai avuto modo di parlarle, ma le piaceva e sperò che potesse essere quella giusta per suo fratello. 




L'invito era un'elegante pergamena ingiallita che, una volta aperta, lasciava uscire delle stelle filanti e le frasi scritte comparivano lentamente: "Hermione Granger sei invitata alla mia festa per inaugurare la mia nuova casa e il nuovo anno che sta per arrivare. Ps: tengo particolarmente alla tua presenza. Blaise Zabini, Serpeverde." 

Hermione lo guardò a lungo: cosa avrebbe significato per lei partecipare a quella festa? 

E perché avrebbe dovuto prenderne parte? E come si sarebbe sentita, cosa avrebbe fatto quando lo avrebbe visto? 

Dopo la telefonata di Ginny, però, si sentì quasi sollevata: se ci fosse andata, almeno, non sarebbe stata sola,avrebbe avuto accanto i suoi migliori amici. 

Decise di riempire la vasca ed immergersi, perché nell'acqua sentiva i nervi e i muscoli rilassarsi, la tensione abbandonarla per un po'. La tristezza, invece, le si arrampicava alle gambe. 

Non poteva fare a meno di ripensare a tutti i momenti che aveva vissuto con Draco, a quanto quell'amore che le era sembrato solo una bugia  si era rivelato essere nient'altro che una verità che lei aveva faticato ad accettare, perché lo sentiva camminare ovunque, sul corpo, dentro la testa. 

Il pensiero, però, che quella storia fosse iniziata solo per finire la fece tremare, nonostante il calore dell'acqua, perciò decise di uscire, di vestirsi e, di fronte allo specchio, prese la collana e la legò al collo: il cuore dorato si fermava proprio all'incrocio dei seni e fu contenta, perché nessuno avrebbe potuto vederla e lei avrebbe potuto indossarla sempre. 

Nonostante tutto, nonostante non sapesse cosa sarebbe successo tra loro, sentì che quella promessa era stata fatta in un momento in cui anche lui aveva creduto che le cose tra loro potessero funzionare. O forse, non l'avrebbe indossata mai più. 

Guardò l'armadio, prese un vestito di lana grigio, si vestì e si sedette sul divano ad aspettare Ginny. 

Nel frattempo, pose l'attenzione sui suoi genitori: li guardava mentre preparavano insieme la cena e ripensava a quello che la mamma le aveva raccontato la sera precedente. Si immaginava cucinare per qualcuno, ma non riusciva a distinguere la persona che avrebbe avuto accanto. 

Poi bussarono alla porta e lei uscí. Ginny le corse incontro con un gran sorriso e un abbraccio pronto a stringerla e, stretta a lei, Hermione riuscì a stento a trattenere il pianto. 

-Sì gela fuori.- disse Ginny sedendosi al tavolo all'interno di un bar a cui poco dopo le raggiunse una cameriera. -Un cappuccino e un tè nero, grazie.

Hermione continuava a sentire addosso lo sguardo dell'amica, perciò decise di tenere gli occhi sul tavolo, muovendo le dita per seguire le striature del legno, fino a che la cameriera non portò loro quello che avevano ordinato. 

Ginny sbuffò. -Allora? 

-Non ci siamo detti molto.

-Cos'è successo? 

-Stavo ballando con Neville e lui è inciampato, ha urtato Pansy Parkinson ed io sono scappata. 

-Perchè? 

-Perchè ho urtato Draco. E lui mi ha seguita fino in biblioteca. 

-E poi? 

-Poi… 

-Poi? 

-Mi ha baciata, credevo che fosse passato tutto, che non pensasse più a quello che si diceva su Dean e, invece, si è allontanato e mi ha mandato via. 

-E tu? 

-Gliel'ho detto. 

-Gli hai detto che non è vero? 

-Gli ho detto che lo amo.- Ginny restò in silenzio, mente lei continuava a mordersi le labbra e, questa volta, non riuscì a trattenere le lacrime. -La mattina di Natale, c'era un regalo sotto l'albero, mamma ha detto che lo ha portato un ragazzo alto, con i capelli scuri. Quando l'ho aperto, ho trovato questa.- tirò fuori la collana, la slacciò e la sistemò sul palmo della mano. 

 -Credi sia stato Zabini? 

-È l'unico ad essere mancato per qualche giorno. 

-È un bel regalo. 

-Che non ha senso adesso. 

-Cosa farai? 

Hermione scosse la testa. -Non lo so, non voglio più stare male… Forse, chi non hai mai creduto a questa storia aveva ragione. 

-Che t'importa della ragione degli altri? 

-Niente… ma non posso andare avanti così, fa troppo male e non è giusto. 

Poi tornarono in strada e Ginny la trascinò in ogni singolo negozio di abbigliamento. 




-Sei in ritardo, Ronald: l'appuntamento era mezz'ora fa. 

Lui sorrise, guardandosi le scarpe. -Non ero del tutto convinto di voler venire. 

-E perché mai? 

-Beh, lo sai, noi abbiamo un patto e la notte del ballo hai detto che avresti potuto innamorarti di me, perciò… 

-Ma non è ancora successo. 

-No, infatti.- sentí le guance prendere fuoco e capì di essere arrossito. -Però, potrebbe succedere, giusto? 

-Potrebbe, sì. 

-E se io ti dicessi che a me è già successo? 

-Ti direi che stai facendo uno sbaglio. 

-Perchè? 

-Vedi, Ron, la domanda che mi pongo sempre è: cosa succederebbe se io mi innamorassi e l'altra persona no? E se poi si stancasse di me? E se poi mi lasciasse? 

-Io non credo che mi stancherei di te… e non ti lascerei. 

-Lo dici adesso perché è tutto facile. 

-Sì, forse hai ragione.- ed accettò l'invito di Lisa a raggiungerlo nel letto, a spogliarsi. 

Le baciò la fronte, poi gli zigomi e la bocca e il collo, la lasciò giocare con i capelli e infilare le mani nelle mutande. 

Era troppo tardi per tirarsi indietro, così accontentò lei e se stesso: stava bene quando stavano insieme ed anche se lontana, la possibilità che anche per lei fosse così, lo invogliò a continuare. La sistemò su di lui in modo da vedere la sua schiena muoversi, assecondare i suoi movimenti e sentire i suoi gemiti farsi sempre più forte. 

Quella per lui, forse, sarebbe stata la più bella notte di Capodanno. 

Quando Lisa poggiò la testa sul suo petto, Ron sentì il cuore accelerare i suoi battiti e le accarezzò i capelli.

-Ti va una cioccolata calda?- lui annuì e la vide allontanarsi dal letto, mezza nuda, con il lenzuolo avvolto male attorno al corpo. 

Rimase da solo, guardando il soffitto: ripensò a come tra loro fosse iniziato tutto e ringraziò quella notte in cui si era chiuso nel bagno e Mirtilla Malcontenta gli aleggiava intorno e aveva cominciato a parlare, nonostante nessuno l'ascoltasse. -Ah, la morte è uno stato d'animo, io, per esempio, mi sento come se non fossi mai nata: sono sempre stata morta.- e continuò a parlare e parlare, andando a rifugiarsi in uno dei gabinetti solo quando Lisa, entrando, l'aveva mandata via. 

Sentí il materasso cedere sotto il peso del corpo di Lisa e lui si sistemò sul letto, appoggiandosi su un gomito, poi prese le tazza e cominciò a bere. 

-È stato un bel Natale, Ron. 

-Sì. 

-Anche se non ho ricevuto nessun regalo. Però, ho deciso di farmene uno… forse potrebbe piacere anche a te. 

-E sarebbe? 

-È una grossa responsabilità, però credo che porsi tante domande non serva a molto, quindi, vorrei darti il potere di distruggermi perché so che a prescindere da tutto tu non lo farai. 

Lui la guardò, lasciò la tazza sul pavimento e fece aderire il suo corpo a quello di Lisa. 

La sentì mentre lei gli sorrideva sul collo e gli lasciava qualche piccolo bacio, che si faceva sempre più sfacciato, sempre più voglioso. 

Quella, per lui, sarebbe stata la più bella notte di Capodanno, senza alcun dubbio. 




Aveva lasciato Theo e Daphne ad occuparsi dell'allestimento, dando loro giusto qualche idea e consiglio che entrambi avevano prontamente bocciato chiedendogli gentilmente di tacere, perciò aveva deciso di uscire ed attraversare la strada. 

Come sempre, il suo ingresso fu annunciato dal tintinnio delle campane a vento sulla porta. 

Aria era dietro il bancone, con la testa china su un quaderno. -Cosa scrivi? 

-Una nuova ricetta.- lui si chinò verso di lei per leggere quello che stava scrivendo. -Vuoi assaggiare? Ho la sensazione che manchi qualcosa. 

Blaise prese la tazza e assaggiò il tè. -Vaniglia. 

-Dici? 

-Prova.- e la vide mentre con un piccolo coltello tagliava un baccello scuro e lo inseriva nel preparato. -Allora… Verrai stasera? 

-Non lo so. 

-Perchè? Cioè… Hai qualche altro impegno? 

Lei scosse la testa. -No. 

-E allora…

-Dipende da questo tè.- la guardò con aria interrogativa. -Se avrà il sapore che vorrei avesse, allora verrò… 

Blaise sorrise e la guardò bere, mentre i suoi occhi si riempivano di stupore e di gioia -Com'è? 

-È perfetto. 

-Quindi, stasera? 

-Mh, sì… mi dispiace di aver pensato male di te. 

-E a me dispiace di non averti detto la verità. 

-Ci sono stata davvero male.- nel frattempo si era seduta sullo sgabello di fronte a lui. 

-Non ho fatto altro che pensare a te in questi mesi, però io credo nel destino e questa casa… 

-E se ti dicessi che io non ci credo?

-E se ti dicessi che non ricordo i tuoi baci?- si avvicinò alla sua bocca tanto da sentire il suo respiro addosso. 

-Se fossi io a non ricordare i tuoi? 

-Ne dubito. 

Aria sorrise. -Invece è proprio così… 

-Potrei rinfrescarti la memoria. 

-Potresti, sì.- si spostò leggermente all'indietro e, quando Blaise perse l'equilibrio, scoppiò a ridere. Poco dopo lo guardò, prendendogli  il viso tra le mani e lo baciò. 

Quando staccò le labbra dalle sue, si chiese come aveva fatto a vivere tanti anni senza di lei mentre, da quando l'aveva incontrata di nuovo, si sentiva morire se non la vedeva per più di un'ora: era stata una fortuna per lui trovare casa proprio lì e aveva deciso che avrebbe chiesto un permesso speciale per andare via da Hogwarts durante i fine settimana. 

Ora che Aria conosceva il suo segreto e, dopo aver capito che non lo avrebbe guardato con occhi diversi, Blaise si rese conto del tempo che aveva negato a loro due e le promise che in qualche modo avrebbe recuperato ogni secondo perso, ogni bacio non dato. -Ci sarà un po' di gente come me stasera. 

-Cosa intendi per gente come te? 

-Maghi… e streghe: magia dovunque. 

-Blaise non siete i soli ad avere dei poteri magici: voi avrete anche le vostre bacchette, ma io ho i fiori e sono sicura che nessuno di voi sappia prepare un tè buono quanto il mio. 

Lui sorrise e si voltò verso il bancone, prese la tazza da cui aveva bevuto Aria e cominciò a bere il tè che ormai era tiepido. -Mmmh, è davvero buono. 

-Sì, è vero. 



Aveva passato tutto il pomeriggio a maledire uno dei suoi migliori amici: non aveva alcuna voglia di partecipare ad una festa durante la quale sarebbe sicuramente stato solo a guardare tutti gli altri amoreggiare. E poi che festa era, quella? Organizzata in un paio di giorni, cinque, sei invitati forse…

No, no e no, non ci sarebbe andato. E, invece, qualche ora dopo stava indossando un jeans chiaro strappato poco sopra le ginocchia, un maglione a girocollo e un paio di Adidas bianche che Blaise gli aveva regalato per Natale a cui aveva allegato un biglietto che lo aveva fatto sorridere: "Vanno di moda, sei giovane e bello e devi smettarla di vestirti come tuo padre. Buon Natale."

Si guardò allo specchio: quel filo di barba di qualche giorno prima era ancora lì, il viso leggermente più magro.

I capelli, invece, non volevano saperne di stare in ordine, perciò aveva deciso di lasciarli spettinati, qualche ciocca davanti agli occhi. 

Quando arrivò a casa di Blaise, nonostante i suoi dubbi, si meravigliò: l'open space era stato ingrandito e sulle pareti c'erano delle tele su cui comparivano delle stelle filanti colorate che formavano la scritta: "Buon 2001!"

Il soffitto era diventato un lenzuolo trasparente da cui poter ammirare il cielo e alla parete di fronte alla porta d'ingresso era stato sistemato un enorme tavolo pieno di cibo ed alcolici. Si sentì ubriaco solo a guardarli, pensando che, prima di uscire, aveva già avuto un bel confronto ravvicinato con un'altra bottiglia di whisky. La finestra di cui Blaise era innamorato, invece, non era stata modificata in nessun modo e mentre lo notava, sentì la voce dell'amico. -Ma che onore. Pensavo non venissi più. 

-L'idea era quella. 

-Sarebbe stato un peccato: avresti perso tutta questa meraviglia.- disse, indicando la sala e solo allora Draco si rese conto che, no, non c'erano solo cinque o sei invitati: riconobbe qualche Corvonero e Grifondoro del settimo anno, un paio di Tassorosso del quinto. 

-Sì, beh…

-Ho anche insonorizzato le pareti delle camere da letto… - gli urtò il braccio con il gomito, facendogli l'occhiolino. 

-A cosa dovrebbe servir… 

-Oh, eccoli.- Blaise si allontanò e Draco si voltò a guardarlo. 

Fino a quel momento non aveva pensato nemmeno lontanamente che l'amico avesse potuto invitare anche loro e, invece, poco lontano da lui c'erano Harry Potter e Ginny Weasley. E Hermione.

La vide mentre salutava Blaise e si presentava ad Aria con un sorriso imbarazzato e dolce che gli fece venire il mal di stomaco, così si avvicinò al tavolo degli alcolici. 

Si era seduto sul divano, in disparte, mentre tutti festeggiavano e, forse, erano passate ore da quando l'aveva vista arrivare con quel vestito bianco e dorato che le lasciava scoperte le gambe. Non riusciva a pensare, a fare luce nella sua mente: vedeva solo le sue mani, la sua bocca, i suoi occhi e li voleva addosso, mentre lei sembrava non essersi accorta minimamente della sua presenza.

La vedeva mentre beveva un drink azzurro e rideva con Blaise e Theo, con Aria e i suoi amici, con altre persone e non con lui. Sentì le mani che cominciavano a tremare, continuava a guardarla e si avvicinò a lei e le strinse il polso.

-Cos…?- le sentì dire mentre lei lasciava cadere il bicchiere e lui l'allontanava dagli altri e richiudeva la porta di una camera da letto dietro di sé. 

La mise spalle al muro, le mani all'altezza del suo viso incollate alla parete. Respirò un ciao impacciato. 

La guardava, ma non riusciva a parlare. Forse era l'alcol o il suo profumo o i suoi occhi che lo guardavano e lo guardavano in quel modo, come nella biblioteca. 

La baciò con fretta, l'accarezzò e gli sembrò che fosse la prima volta, che solo in quel momento la sentisse davvero e capì di essere innamorato di lei oltre ogni limite: era stato difficile capirlo, capirsi lo era stato ancora di più, ma avrebbero potuto superare tutto, ce l'avrebbero fatta.

Aveva cominciato a spogliarla e lei non lo fermava, anzi: gli aveva già tolto il maglione, mentre provava ad aprire i bottoni del jeans. Sentiva il suo respiro e la sua smania e, mentre lui continuava a baciarla e ad accarezzarla, Hermione faceva lo stesso e più lo sfiorava più lui s'innamorava. 

Si fermò per un istante solo quando vide che aveva indossato la collana che le aveva regalato. Mia, tuo. 

Poi la baciò più forte, la spinse sul letto. 

Stava facendo l'amore con lei, non riusciva a crederci: continuava a toccarla e a farsi toccare come se quel contatto gli facesse capire che tutto quello che stava succedendo era vero. 

E bello e inaspettato. Importante. 

Le gambe intrecciate alle sue, la bocca sulla sua, la lingua sulla lingua. 

E lui dentro di lei. Stava succedendo, non era un sogno: lei era lì, era davvero lì con lui, su quel letto. 

Era scattata la mezzanotte, i fuochi d'artificio avevano cominciato a riempire il cielo con la loro luce che lui vedeva riflettessa sul suo viso e sulle lenzuola sulle quali lei era stesa, illuminava le pareti e le colorava. 

Pensò di augurarle buon anno, di dirle che quello sarebbe stato un nuovo inizio anche per loro, ma sentí i suoi gemiti farsi più forti, più profondi. 

Perchè l'aveva mandata via? Perché non l'aveva fermata? E perché Hermione lo stava allontanando?

L'aveva vista alzarsi, coprirsi come meglio poteva. L'aveva seguita: la guardava mentre lei fissava il soffitto trasparente, con gli occhi lucidi. 

Provò ad avvicinarsi, ma lei allontanò le mani. -Sei troppo vicino. Non toccarmi. 

Draco sentì qualcosa rompersi all'altezza del petto, provò ad avvicinarsi di nuovo per baciarla ancora, ma lei lo respinse e non capiva: era la prima volta che non si faceva toccare, che non si lasciava baciare. 

Abbassò lo sguardo, mentre la rabbia di quelle settimane si stava trasformando in un dolore che non riusciva a sopportare. -Tu sei qui,- le disse portandosi le mani alle tempie. -Sei sempre qui, non riesco a farti uscire. 

-Mi hai già mandato via… Non stiamo più insieme da un mese. 

Lui sospirò. -Un mese… Cazzo, sembra un'eternità. Io non… Non riesco a gestirlo, a capire… Non mi basta… 

-Stai dicendo che quello che c'è tra noi non è abbastanza per te? 

-Sto dicendo che è troppo per me.- ed era vero: era troppo forte, troppo reale, troppo doloroso, troppo bello. 

-Sì, forse è vero…- gli aveva dato le spalle. La testa bassa mentre si rivestiva veloce. 

-Vorrei avere più tem…

-È meglio fermarci adesso, prima di arrivare ad un punto di non ritorno. 

La guardava, gli occhi fissi nei suoi, si sentì annegare. -Sono già al punto di non ritorno. 

-Devo andare. 

-Dove? 

-Lontano da qui.- gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, a quella sera nella Stanza delle Necessità, quando lei era andata via e lui l'aveva rincorsa. -Non arriverei mai al punto di desiderarti. E, invece la voleva più di ogni altra cosa al mondo. 

E lei era ferma, a pochi passi dalla porta e lui a pochi passi da lei. -Non te ne andare, 'Miò…- era una supplica, un desiderio che si stava frantumando davanti ai suoi occhi. 

-Credi che tutto ti sia dovuto, eh? 

-Non mi è dovuto niente, neanche tu. 

-Non ho mai baciato Dean, non avrei mai voluto farlo. Ho pianto per notti intere e ora sto ridendo. Tu mi fai ridere, adesso: hai davvero pensato che avessi voluto qualcun altro al posto tuo? Davvero ti è bastato così poco per lasciarmi? Per odiarmi? 

-Io non… sì, però… 

-Una volta ti ho detto che non mi avevi mai ferita, che non lo avresti mai fatto… E non è vero, perciò, da questo momento in poi, non ti lascerò fare, non mi spezzerai il cuore, non mi spezzerai in due, Malfoy.- lo aveva guardato negli occhi, aveva slacciato la collana che le aveva regalato e gliel'aveva restituita. Poi, si era smaterializzata, per andare chissà dove, l'aveva lasciato da solo a guardare quel letto sfatto, a sentire il profumo che gli aveva lasciato addosso. 

-Malfoy. Lo aveva ucciso e non se n'era nemmeno accorta. 




Angolo Autrice:

Caro lettore, eccolo, il mio capitolo preferito: sono innamorata, credo sia abbastanza chiaro. 

Vorrei dire tante cose a riguardo, ma preferirei che lo facessi tu: spero che sia piaciuto anche a te leggerlo quanto a me è piaciuto scriverlo. 

A presto, Exentia_dream2













   
 
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