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Autore: finnicksahero    19/04/2020    1 recensioni
I colori non possono esistere, non più almeno ma se qualcuno li riportasse alla luce?
Dal testo:
'Feci per aprire bocca ma il mio maglione parlò per me, i loro occhi vacui si impigliarono come ami nei miei, non seppi più cosa fare, ero in una gabbia che diventava minuto per minuto sempre più grigia e vuota.'
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo cinque


I giorni passavano, debolmente. Tutte le mattine partivano con un allarme, un cambio di vestiti e occhi indiscreti, l’unica nota positiva era Jordan, quando tornavo dalle torture, mi parlava, mi raccontava storie di arcobaleni e giornate di pioggia. Ma quando toccava a lui il silenzio diventava pesante e quando faceva ritorno dovevo essere io a parlare. Il problema era che non avevo storie così belle da raccontare, quindi parlavo, di casa, delle mie sorelle. Sentivo il cuore strapparsi in mille pezzi  parlando di loro.

-Jules- chiamò una voce amica, un giorno non troppo lontano dalla prima tortura, era  un suono dolce e armonioso. Sdraiata nel mio letto, in quel luogo affollato e puzzolente, quella voce era quasi come sentire un l’odore di primavera nell’aria. Non mi voltai però, sapevo che se mi fossi voltata avrei visto il volto tumefatto di Jordan.
-Dimmi – sussurrai, sperando che potesse udire il suono fioco della mia voce, ma ci riuscii, ascoltai il suo strisciare piano verso di me, non potei fare a meno di voltarmi. Jordan con il viso ancora illeso sorrideva, riuscivo a scorgere il sudore sulla sua fronte, lo imperlava come una cornice. Mi concessi di pensare a lui come a un bel ragazzo. Ricambiai il sorriso, scesi dal letto piano e mi sedetti di fronte a Jordan.

Allungò una mano e mi toccò una guancia livida, facendomi sobbalzare per il dolore, la ritrasse immediatamente e senza ogni preavviso, rise, lo fece come se avessi detto la cosa più divertente del mondo. Sorprendentemente mi ritrovai a ridere, con le costole che mi dolevano e il viso contuso. Non avevo il coraggio di guardarmi allo specchio, perché vedermi così brutta mi faceva male.

-Parliamo- mormorò, appoggiando la sua fronte alle sbarre, riuscivo a leggere le sue emozioni: aveva paura di perdere la vita e la propria identità, era arrabbiato ma soprattutto sembrava disperato. Forse stava funzionando la terapia su di lui. Io non vedevo differenza.

Iniziammo a chiacchierare e ogni tanto scappava anche una risata, che riecheggiava in quell’ambiente cupo, dandogli un’aria ancora più spettrale.  Quando me ne accorsi, c’era un gran silenzio, tutti pendevano dalle nostre labbra, come se potessimo addolcirgli la pena, le nostri voci rauche erano le cose più belle che sentissero da mesi o forse da anni; erano come il canto di una madre, dolce e pieno di calore.

Continuai a parlare con un certo imbarazzo, essere ascoltati da chissà quante persone, non mi piaceva, soprattutto perché la conversazione stava prendendo una piega piuttosto personale, mi stava raccontando con estrema fiducia di casa sua, delle occhiatacce che mandavano vedendolo sorridente per strada, di come suo padre, scoprendo i suoi vestiti, l’aveva denunciato. Con questo particolare la sua voce si incrinò il sorriso prima acceso si spense piano, i suoi occhi si persero in un pensiero più profondo del mare.
Allungai una mano e toccai la sua guancia, il tocco di un altro essere umano dopo settimane mi fece sobbalzare, il calore di un uomo mi riempii di una felicità insana, sorrisi lasciando che le lacrime mi riempissero gli occhi. Quando lui afferrò la mia mano, mi venne da ridere, lui sorrideva vedendomi  così ingenua e felice.

Quando ritirai la mano la strinsi al petto, Jordan sembrava felice quanto me, d’un tratto si fece serio, vedendo quel suo cambiamento d’umore feci uno sguardo confuso, che lo fece sorridere in mezzo all’ira. Prese con entrambi le mani il mio viso e piantò i suoi occhi nei miei. Le lacrime raggiunsero anche i suoi occhi. Creando una patina tra lui e il mondo reale. Sorrise per poi bagnarsi le labbra con la lingua e pronunciò una frase che mi fece rizzare tutti i peli del corpo, risi come una matta per la follia di quello che mi aveva detto, scossi la testa. Disse nuovamente quella frase:

-Ti farò uscire da qui.
  
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