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Autore: ChiiCat92    20/04/2020    2 recensioni
[...] "Lan Zhan non aggiunse altro a quell’occhiata, gli volse le spalle e se ne andò.
« Te l’avevo detto, amico. » Troy, trombonista, portò un braccio intorno alle spalle di Wei WuXian. Doveva essersi avvicinato a lui nell’infinito, dilatato momento che aveva passato a fissare il vuoto dopo che Lan Zhan se n’era andato. « Quel tipo ha un palo in culo. Non poteva capitarti di peggio. Fai prima a dire a Jackson che non vuoi suonare con lui, è una perdita di tempo. »
Wei WuXian si scrollò l’amico di dosso, con uno sbuffo infastidito.
« Lo vedremo. » presa la custodia del flauto, si lanciò all’inseguimento dell’arpista." [...]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per ascoltare il brano suonato da Wei WuXian: https://www.youtube.com/watch?v=AKrO7lzx-nk&t=6s
Il brano suonato da Lan Zhan: https://www.youtube.com/watch?v=hts59KMyXKE

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Lan Zhan si alzava presto al mattino, e non solo perché rimanere nella minuscola stanza del campus troppo a lungo scatenava in lui un’insana claustrofobia, ma anche perché doveva approfittare delle prime ore del giorno per studiare. 

Doveva sfruttare l’arpa del conservatorio e non era l’unico studente ad averne bisogno.

Alle otto meno un quarto aveva già fatto colazione, si era lavato e cambiato, e si dirigeva a passo marziale verso l’istituto, che non avrebbe aperto prima delle otto. 

La giornata appena sorta era candida e avvolta dalla luce calda del sole. Era una primavera estremamente piacevole, l’aria era frizzante e tenera come i boccioli dei fiori che, timidi, si schiudevano per la prima volta.

A quell’ora il campus non era congestionato dal via vai di studenti, si sentivano cinguettare sugli alberi gli uccellini.

Lan Zhan prese una profonda boccata d’aria, riempiendo i polmoni fino a farli tracimare.

Poi lo sentì, e più si avvicinava all’ingresso più lo sentiva.  

Inconfondibili, vivaci, saltellanti, cristalline: le note di Mozart avevano un timbro particolare che l’orecchio più attento sapeva riconoscere in mezzo alle altre, così come si riconosce lo stile letterario del proprio scrittore preferito. 

Concerto per flauto nr.2 in Re Maggiore. 

Le piccole note agili, i trilli, gli svolazzi come il frullare d’ali di un uccello, risuonavano nel silenzio riempiendo l’aria tutto intorno.  

Lan Zhan si fermò di colpo, congelato sul posto. 

Wei WuXian era lì, il flauto alle labbra, e la melodia di Mozart saltellava gioiosa fuori dallo strumento come fosse un incantesimo. 

Il ragazzo sollevò gli occhi solo per trovarsi a fissare Lan Zhan. Il sorriso che nacque spontaneo sulle sue labbra quasi gli impedì di terminare la frase musicale, ma non una nota venne maltrattata, fin quando, preso fiato, Wei WuXian smise di suonare. 

« Lan Zhan, buongiorno. » come se non l’avesse visto, il ragazzo aggiunse a quel saluto lo spropositato agitare di una mano. Poi gli andò incontro, il flauto stretto tra le mani come fosse un tesoro, mentre le sue cose (la giacca e lo zaino) rimanevano appoggiate sul muretto. 

« Mozart? » domandò Lan Zhan, ancora stupito, ancora sconvolto, pur conoscendo perfettamente la risposta. Non voleva chiedere se quello fosse Mozart, ma perché lui fosse in grado di suonare Mozart.

Wei WuXian gli rivolse un sorriso, lo stesso, soddisfatto, che aveva lasciato in sospeso mentre suonava. « Hai un buon orecchio, Lan Zhan. Sì, è Mozart. Ti è piaciuta la mia interpretazione? » 

. Ma non potendo rispondere per orgoglio e non essendo abituato a mentire, Lan Zhan tacque. 

Wei WuXian prese il suo silenzio come una vittoria. 

Il flauto che usava per suonare non sembrava costoso né speciale, anzi, sembrava un vecchio flauto d’argento di una certa età, eppure il suono che ne usciva era perfetto. 

« Ho qualcosa per te, Lan Zhan. » Wei WuXian non si azzardò a prendere sottobraccio l’arpista, cosa che con una persona normale probabilmente avrebbe fatto. C’era qualcosa che voleva dimostrare a Lan Zhan, qualcosa che andava oltre la sua stessa comprensione. Per prima cosa smontò il flauto per riporlo nella sua custodia, dopo averlo pulito con cura con un panno di velluto, poi frugò nello zaino e, preso un fascio di fogli, lo porse a Lan Zhan, che calamitato da una curiosità inespressa dal suo viso si era avvicinato a lui in silenzio. 

Lan Zhan prese il pacco di fogli. Una rapida occhiata bastò per vedere che si trattava di uno spartito.

« Saint-Saëns. » disse Wei WuXian, picchiettando con un dito sul foglio per indicargli il nome del compositore. Si era fatto così vicino che le loro spalle quasi si toccavano. Lan Zhan provò la dolorosa necessità di allontanarsi ma rimase invece immobile, pietrificato da quel contatto leggero ma indesiderato. « Ho cercato tutta la sera su internet. L’ho ascoltato su Youtube, è una forza. » il flautista sollevò lo sguardo su Lan Zhan.

Non era tanto più alto di lui, forse un paio di centimetri, ma non si era mai avvicinato così tanto a lui. Emanava un leggero quanto penetrante odore di legno di sandalo, la grana della sua pelle candida era sottile e vellutata come una pietra lavorata. Wei WuXian si trovò all’improvviso a deglutire a fatica con la gola secca.

Scosse impercettibilmente la testa e mosse un passo indietro, rivalità ora accesa nel suo sguardo.

« So che non mi ritieni alla tua altezza, ma sono un bravo musicista. » era forse una giustificazione per tutta quella sceneggiata? Il farsi trovare all’alba di fronte alle porte dell’istituto suonando Mozart, l’avere già pronta una partitura per arpa e flauto da proporgli? 

Lan Zhan non ebbe un fremito né cambiò espressione, si limitò a tenere gli occhi nocciola fissi su Wei WuXian.  

« Allora? » chiese il flautista senza perdere il sorriso. Era parte integrante del suo abbigliamento, del suo essere, e spesso diventava irritante. 

« No. » Lan Zhan lo superò in tre decise falcate, lasciandolo a bocca aperta e a mani vuote. 

Ma prima mise con cura gli spartiti della Fantasie di Saint-Saëns nella borsa. Forse tutto sommato Lan Zhan aveva appena abboccato all’amo.


Corone di timo e maggiorana,

gli Elfi giocano danzando sulla pianura. 

 

Dal familiare sentiero dei daini, 

Su un cavallo nero, esce un Cavaliere.  

Il suo sperone dorato brilla nella notte oscura;  

E quando attraversa un raggio di luna, 

Vediamo un elmetto d'argento che brilla,

Con un riflesso mutevole sui suoi capelli.

 

Corone di timo e maggiorana,

gli Elfi giocano danzando sulla pianura. 

 

Sol bemolle, Sol bequadro. Le corde dell’arpa vibrarono spiacevolmente. Lan Zhan si trattenne dall’emettere un verso stordito e infastidito. Lui non sbagliava, non sbagliava mai.

Quella mattina, però, per quanto provasse e riprovasse, le dita non scivolavano con la normale tranquillità di sempre sulle corde, né collaboravano l’un l’altra con la solita intesa.

Dentro l’aula l’aria era viziata, calda come una cappa, e il ragazzo sentiva il sudore appiccicare la camicia sulla schiena.

Quando scostò gli occhi dalla cordiera dell’arpa per controllare l’orario si trovò anchilosato a constatare che era passato mezzogiorno. Suonava senza interruzione da quattro ore. Braccia, collo e schiena cominciavano a risentire della posizione forzata, gli occhi bruciavano per lo sforzo. E lo spartito di “Légende” appariva oscuro e sfocato alla sua comprensione.

Le ventidue pagine del brano erano la sfida che si era posto di affrontare, e vincere, entro la fine dell’anno. Ma non era ancora riuscito ad andare oltre la sesta pagina e per quanto dubitava di non essere in grado di decifrare il complesso fraseggio armonico, ora come ora si sentiva esausto. 

I grappoli di note sullo spartito sembravano insetti pronti a scivolare fuori dal pentagramma per coglierlo in fallo, farlo sbagliare, farlo impazzire. Non si era mai sentito così frustrato suonando.

E tutto per colpa di Wei WuXian.

Per tutta la mattina, invadente, il pensiero del ragazzo e del suono cristallino del suo flauto, aveva messo a dura prova la sua concentrazione altrimenti ferrea. 

Perché il professor Jackson voleva punirlo così? Avrebbe di certo trovato qualcuno per musica da camera. Ma perché proprio lui

Se tutto si limitava ad una questione razziale avrebbe potuto benissimo affiancargli Kaoru, o Xu Feng. Perché tra tutti gli studenti orientali la sua scelta era ricaduta su Wei WuXian? 

Il più rumoroso, il più distratto, il più perditempo di tutti? 

Wei WuXian era ingenuo se pensava che Lan Zhan non si ricordasse di lui e di quella volta che, durante le prove dell’orchestra del conservatorio, era stato buttato fuori perché disturbava tutta la sezione dei legni, o quando alla lezione di Storia della Musica aveva corretto l’insegnante con tanta insolenza che per poco non si era beccato un libro in testa. E i libri di storia della musica erano corposi. 

Frequentava l’istituto solo da un anno, ma la presunzione di Wei WuXian gli era ben nota. Non ci voleva un genio per capire che lavorare con lui sarebbe stata una perdita di tempo. Il suo di tempo, poi, era particolarmente prezioso. 

Sospirò, profondamente, anche se nella stanza non c’era più aria buona da respirare.

Si alzò per aprire la finestra, un piccolo rettangolo incassato nel muro che dava sul cortile interno.

Il chiacchiericcio degli strumenti riempiva tutto lo spazio sonoro disponibile, saturandolo. Dalle aule di fronte provenivano squilli acuti di trombe (di cui una stonata, constatò Lan Zhan); di fianco una soprano gorgheggiava i versi di un’aria di Verdi; nel cortile due chitarristi e un clarinetto tentavano un improbabile trio, forse scritto dall’insegnante di uno di loro. 

Tutto era musica.

Lan Zhan rimase qualche istante di troppo alla finestra, perché da giù arrivò il solito, querulo richiamo.

« Lan Zhan! » 

Quando spostò lo sguardo verso il basso non si stupì di vedere Wei WuXian che, in mezzo al suo gruppetto di fastidiosi amici, si sbracciava per salutarlo. 

Con uno sbuffò, Lan Zhan si ritrasse, quasi sbattendo la finestra per chiuderla. 

« Ti odia. » commentò Troy, masticando una gomma in modo rumoroso.

Wei WuXian rimase a fissare la finestra chiusa per un po’, un broncio sulle labbra. « Tanto alla fine suoneremo insieme. » 

« Perché ci tieni così tanto? » Flinn. Aveva l’abitudine di tenere il laccio del sassofono sempre intorno al collo, come se potesse estrarre lo strumento dalla custodia da un momento all’altro per una jam session (che nessuno gli chiedeva e nessuno gli avrebbe mai chiesto). « Intendo, a suonare con lui. » 

« Se ne va in giro tutto ampolloso come se fosse chissà chi. » sbuffò Wei WuXian, gli occhi scuri ancora fissi alla finestra, certo che Lan Zhan lo stesse guardando da dietro la tenda. Poteva quasi immaginarlo, con il suo sguardo di presupponenza e superiorità. « Non è più bravo di me. Non è più bravo di nessuno di noi. » 

« Quindi lo stai punzecchiando per dimostrare che non è tutto questo genio come si dice in giro? » 

« Una specie. » dopo aver rivolto una linguaccia verso la finestra, Wei WuXian tornò ad abbassare lo sguardo. Gli amici lo guardavano con un misto di biasimo e pietà. « Beh? Che c’è? » 

« Niente. » risposero entrambi, all’unisono. 

Wei WuXian gli rivolse una smorfia infastidita. « Devo andare. » 

« Dai, rimani a pranzare con noi. » 

« Non è ancora ora di pranzo. » rispose lui, esasperato. Non intendeva sopportare le loro prese in giro. Aveva di meglio da fare. « Ci vediamo più tardi. » 

Raccolse le sue cose e gettatosi lo zaino in spalla corse via, mentre Troy e Flinn lo pregavano di rimanere, ma non con così tanto fervore. 

Wei WuXian salì a due a due i gradini per raggiungere l’aula di arpa. Quando si trovò davanti alla porta bussò, ma non aspettò di ricevere il permesso di entrare per farlo.

« Lan Zhaaan! » l’arpista si voltò con tanto stupore che per una volta Wei WuXian colse sul suo volto un’espressione diversa dallo statico disinteresse. « Hai già letto gli spartiti che ti ho dato? Possiamo fare una prova prima di pranzo! » 

Corredò quei nonsensi con una profusione di sorrisi, e già stava tirando fuori il flauto dalla custodia per montarlo. Non che non avesse visto sul leggio gli spartiti di Légende che Lan Zhan stava di certo studiando, ma fingersi ingenuo e completamente estraneo al mondo gli rendeva più semplice essere fastidioso. 

« Avevo altro da studiare. » commentò infatti Lan Zhan, anche se non era proprio la prima cosa che avrebbe voluto dirgli. Le opzioni “cosa ci fai qui?” e “perché non mi lasci in pace?” erano altrettanto valide. 

« Owwww. » commentò il flautista, spingendo verso il basso le labbra in un’espressione tanto triste quanto artefatta. « Credevo che avremmo potuto già suonare insieme! »

« Non suonerò con te. » come se non fosse già abbastanza chiaro.

Lan Zhan cominciava a sentire un mal di testa furioso montare intorno alle tempie, come se qualcuno gli stesse stringendo intorno un laccio.

« Perché? Non ti piace il brano? Posso trovare qualcos’altro. Preferisci forse qualcosa di Rossini? O Spohr? La scelta è veramente… » 

« Vattene. »

Gli occhi di Lan Zhan emanavano saette, brucianti raggi di disapprovazione, esasperazione, irritazione. Wei WuXian trovò insostenibile il desiderio di farlo arrabbiare di più

Le labbra si sollevarono in un sorriso sornione. « Comincio a pensare che tu non sia poi così bravo. È per questo che non vuoi lavorare con nessuno? Ti nascondi? Sei tutto fumo e niente arrosto, Lan Zhan? Hai paura del confronto? » 

« Io non ho paura di niente. » rispose a denti stretti Lan Zhan dopo qualche istante di collerico silenzio.  

Oh, Wei WuXian aveva trovato il suo punto debole: l’orgoglio. Troppi bravi musicisti soffrivano di quella debolezza, e troppe brave persone avevano perso la pazienza perché Wei WuXian invece ne era privo. Sapere di essere il migliore, nella sua classe e forse nell’istituto, lo rendeva immune a qualsiasi insulto o provocazione, cosa che assurdamente faceva infuriare tutti. Chissà come mai gli artisti avevano l’ego fragile.

« Beh, perché non me lo dimostri allora? » sussurrò Wei WuXian, lascivo. Fece scattare le cerniere della custodia del flauto, lo tirò fuori e, senza staccare gli occhi da Lan Zhan montò ogni sezione dello strumento, sicuro che le mani non l’avrebbero tradito: erano anni che le dita percorrevano la lunghezza del flauto traverso come fosse il corpo del suo amato, conosceva ogni suo anfratto, ogni sua caratteristica. Chiunque dicesse il contrario non l’aveva mai visto fare sul serio. 

Lan Zhan strinse i denti e suo malgrado accettò la sfida. Non si sarebbe tirato indietro quando in gioco c’era il suo buon nome, esattamente come aveva ipotizzato Wei WuXian.

Prese lo spartito di Saint-Saëns e lo portò con cura sul leggio. Non aveva voluto leggerlo prima né considerarne l’esistenza nella sua borsa, e adesso avrebbe dovuto non solo leggerlo ma anche suonarlo a prima vista. E Wei WuXian avrebbe approfittato di ogni errore per conficcare il pugnale più a fondo nella ferita del suo orgoglio.

Lan Zhan prese un respiro. Dedicò l’istante in cui sollevò le mani per poggiare candidamente le dita sulle corde per leggere le prime battute dello spartito, mentre il cuore mandava brevi, singhiozzanti colpi contro la cassa dello strumento.

Le note si alzarono morbide dall’arpa, cantando, e Wei WuXian rispose a quel canto con il suo flauto. 

C’era qualcosa che il flautista aveva evitato di dire a Lan Zhan, qualcosa che in un certo senso lo portava in una posizione di vantaggio.

Era vero che aveva passato tutta la sera a spulciare le biblioteche online alla ricerca di spartiti per arpa e flauto, ma era anche vero che, una volta trovato qualcosa che solleticava il suo interesse musicale, aveva cominciato subito a studiarlo.

Conosceva già il brano, mentre Lan Zhan faticava non poco per stargli dietro.

Si era in qualche modo dimenticato di dirglielo, ma d’altronde lui non l’aveva neanche chiesto. 

Wei WuXian suonava con un sorriso a piegare le labbra sull’imboccatura del flauto, dando un timbro cinguettante come una risata alla sua musica, mentre Lan Zhan, meravigliosamente meccanico e puntuale come un orologio, suonava una cascata di note dopo l’altra. 

Wei WuXian aggiunse calore e morbidezza al brano, soffiando piano, con un filo d’aria, costringendo Lan Zhan a pizzicare con altrettanta delicatezza sulle corde dell’arpa per non coprire la sua voce.

Era un gioco di equilibrio e potere che passava ora al flauto ora all’arpa, con uno scampanellio di piccole note pizzicate e gorgheggi intricati.

Per la prima volta in quella mattina Lan Zhan sentì l’oppressione al petto scemare, il peso sulle spalle sparire. Si stava divertendo. 

Fu con orrore che realizzò di non ricordare l’ultima volta in cui aveva sentito tanta leggerezza, sia nel corpo che nella mente, l’ultima volta in cui le dita avevano volato tra le corde senza alcun pensiero se non quello della musica. 

Il dialogo tra i due strumenti era di certo più pacato ed armonioso di quello tra i due ragazzi, ma lasciata vibrare l’ultima nota l’incantesimo sembrò svanire. 

Wei WuXian lo guardò con un moto di soddisfazione che costrinse Lan Zhan ad abbassare lo sguardo, infastidito quanto imbarazzato.

« Ah, allora Lan Zhan è veramente bravo come dicevano. » commentò, dondolando il peso del corpo sulle punte dei piedi come un bambino che ha appena ricevuto una ricompensa del tutto immeritata. 

« Hai mentito. » soffiò Lan Zhan. Le braccia tornarono a tremare per lo sforzo (d’altronde aveva suonato tutta la mattina e Wei WuXian l’aveva costretto a rinunciare alla sua pausa) e la tensione gli fece stringere i pugni in una morsa.

« Mentito? Perché avrei mentito? » 

« Conoscevi già il brano. »

Ah, allora oltre ad essere bravo come dicevano era anche sveglio e intelligente. Forse era stato un po’ ingenuo da parte di Wei WuXian mettersi a suonare senza neanche fingere di leggere lo spartito di un brano che, in teoria, non doveva mai aver visto prima di allora.

« Beh, potrei averci dato un’occhiata ieri sera prima di andare a dormire. » canticchiò fuori Wei WuXian, delicato a mentire quanto a dire la verità. 

Lan Zhan si alzò di scatto dallo sgabello, con tanto fervore che per un attimo il flautista pensò che gli volesse saltare addosso. Invece si limitò a sbattere lo spartito sulla cattedra (avrebbe potuto lanciarlo in aria, gettarlo nella pattumiera, accartocciarlo, ma il rispetto che provava nei confronti della musica era superiore ad ogni cosa), poi con gesti gelidi che riflettevano la sua rabbia bruciante sistemò l’arpa e fece per uscire dall’aula. 

« Dai, su. » Wei WuXian riuscì in qualche modo a frapporsi tra Lan Zhan e la porta, così che dovesse spingerlo via per uscire, e sapeva perfettamente che non l’avrebbe toccato. 

« Volevo solo metterti alla prova. E comunque, ad essere onesto, non ho scelto neanche un brano troppo difficile, sapevo che saresti riuscito a suonarlo. »

Wei WuXian avrebbe volentieri dato un braccio per poter avere un udito migliore di quello che aveva e sentire il sibilo irritato del respiro di Lan Zhan bruciargli le narici, sentire lo scrocchiare delle agili dita mentre si stringevano fino a sbiancare.

« Spostati. » sibilò Lan Zhan, offeso, e allibito di essere caduto così nel suo becero tranello. 

Wei WuXian, soddisfatto, si scostò di lato con un inchino e un gesto del braccio, così da lasciare passare Lan Zhan.

Il ragazzo lasciò l’aula come turbine, percorse il corridoio in fretta ma senza fare rumore, come una barca dalla forma affilata che taglia l’acqua velocemente, con eleganza.

Wei WuXian lo guardò, di nuovo, mentre si allontanava, poi ripose con cura il flauto nella custodia e prima di lasciare l’aula prese gli spartiti che Lan Zhan aveva lasciato sulla cattedra. Gli sarebbero serviti ancora, poco ma sicuro. 

 

 

« Basta, basta. Fermati. » 

Lan Zhan sollevò le dita dalla cordiera, sentendo la vergogna riempire ogni fibra del suo essere. Non aveva mai suonato tanto male, né con così poco desiderio.

Il professore lo guardò con espressione confusa, non irritata, non delusa, solo...confusa. 

« Cos’è successo questa settimana? » gli chiese, invece di chiedergli per quale motivo avesse suonato senza amore, senza anima, e senza alcuna concentrazione, portando la sua esibizione ad un mediocre “da capo a fondo”. 

« Niente. » rispose Lan Zhan. 

Non era una bugia, dal momento che lui ci credeva davvero.

Non era successo niente. Wei WuXian non aveva turbato il suo equilibrio, non si era infilato nella trama delle sue giornate come un fischio acuto e fastidioso all’orecchio. 

Non aveva prenotato ogni giorno l’aula di fianco a quella di arpa solo per infastidirlo suonando con la finestra aperta in modo che la precisa voce del suo flauto fosse udibile, non aveva lasciato spartiti, i più svariati, di brani per arpa e flauto ovunque perché lui li trovasse, non lo fermava in giro per il campus urlando il suo nome a pieni polmoni ogni qualvolta lo vedeva passare, non aveva reso la permanenza alla mensa il momento più atroce delle sue giornate. 

Non aveva fatto niente di tutto questo, quindi non era successo niente, quindi il motivo per cui fosse così deconcentrato era da cercarsi altrove. Assolutamente.  

Jackson sospirò, le braccia incrociate al petto. « Di solito sei sempre concentrato. Pensavo che una settimana di riposo sarebbe stata utile per la tua resa, invece hai suonato ancora più freddamente dell’ultima volta. » 

Lan Zhan annuì. Aveva ragione e non poteva negarlo. Aveva cercato di lavorare sul sentimento con tutte le sue forze, ma con il continuo ciarlare del flauto di Wei WuXian era riuscito solo a tagliare fuori ogni emozione, diventando una macchina da musica imperfetta. « Ascolta, tu sei un ottimo musicista, ma non sarai mai grande se non impari a lasciarti andare. Tu ti trattieni, ti tieni tutto dentro, e questo influenza la tua voce. » il professore diede una pacca leggera sulla cassa dell’arpa. « L’arpa è la tua voce. E tu vuoi che sia repressa, fredda e indulgente? Tu vuoi essere represso, freddo e indulgente? » 

Lan Zhan non seppe cosa e come rispondere, se non chiudendosi in un silenzio imbarazzato e abbassare la testa. 

Non era mai stato sgridato, persino quand’era a casa suo zio non usava mai parole severe nei suoi confronti. Non perché non fosse severo, ma perché non gli aveva mai dato ragione di esserlo. 

« Sai perché ho deciso di farti suonare con Wei WuXian? » ah, quindi sapeva tutto, quindi sapeva che dietro quel “niente” si nascondeva qualcosa di più profondo. 

Lui scosse la testa, diligente, perché gli avevano insegnato a rispondere con educazione anche se non conosceva la risposta. 

« Immagino che tu abbia pensato che sia perché anche lui è cinese. » colto in fallo, Lan Zhan dovette annuire, anche se timidamente. « Beh, non è così. Ci sarai arrivato da solo che ci sono molti altri orientali in istituto che avrebbero fatto al caso tuo. La ragione è che Wei WuXian è senza controllo, mentre tu ne hai fin troppo. Siete entrambi tra i migliori, ma nonostante questo nessuno dei due riesce a lavorare in gruppo. Wei WuXian non ha passato l’esame di musica da camera perché nessuno ha voluto suonare con lui. » 

Lan Zhan sollevò la testa di scatto. Questo non era quello che lui gli aveva detto. Non aveva forse parlato di “fargli un favore” suonando con lui? E non era forse circondato sempre da colleghi, amici, musicisti? Com’era possibile che non avesse trovato un compagno?

Il professore non sapeva decifrare l’espressione muta di Lan Zhan, ma capì di avergli dato qualcosa su cui pensare, quantomeno. 

« Se non impari a lavorare con gli altri non avrai una carriera in questo mondo. » continuò quindi, spietato ma gentile, esattamente come ogni musicista deve essere. « Troverai sempre un Wei WuXian che ti indispettisce con cui sarai costretto a lavorare, troverai sempre un direttore d’orchestra che non ti sopporta, un collega che non studia abbastanza, un concerto per cui prepararsi con poco preavviso. » 

Il ragazzo rimase in silenzio. All’improvviso vedeva l’insistenza di Wei WuXian sotto un’altra luce. Era ancora arrabbiato, e pensava ancora che fosse un idiota nullafacente, ma forse, per la prima volta in quella settimana, aveva un’arma contro di lui. Avevano le stesse carte in mano da giocare adesso. 

« Capisci che cosa voglio dirti? » chiese l’insegnante.

Lan Zhan annuì, di nuovo, ma stavolta con più convinzione. Sì, sì che aveva capito. 

« Puoi andare, su. Abbiamo finito. »

« Saint-Saëns. » disse il ragazzo, mentre sistemava la borsa. « La Fantaisie opera centoventiquattro, per arpa e flauto. Va bene? » 

Jackson non riuscì a nascondere un sorriso a quella domanda. Era evidente che le sue parole avevano colpito il segno. « Sì, va benissimo. Vuoi che la guardiamo insieme? » 

« No, no. Posso farlo da solo. Arrivederci. » con urgenza, Lan Zhan raggiunse la porta. Rivolse un cenno di saluto all’insegnante con il capo e uscì. 

Era una giornata frenetica. Il concerto dell’orchestra fiati sarebbe stato nel fine settimana seguente e gli studenti cercavano di destreggiarsi tra lezioni, prove, e vita reale, che andava lentamente cadendo verso l’oblio. Qualcuno si ricordava come fosse respirare senza avere alla bocca un’ancia? 

Lan Zhan sapeva perfettamente dove trovare Wei WuXian. Percorse i corridoi svelto e solerte, evitando i gruppetti di ragazzi che correvano tra un’aula e l’altra con gli strumenti ancora in braccio.

Salì al terzo piano e si fermò di fronte all’aula di flauto. Rimase in ascolto per qualche secondo, accertandosi di sentire o la voce del ragazzo o quella del suo strumento, e quando fu certo di non sbagliare bussò.

Attese che qualcuno gli urlasse un “avanti!” ed entrò in aula. 

Il gruppetto di flautisti sistemati in semicerchio avevano tutti la stessa espressione: totale disorientamento e disperazione.  

Al centro, Wei WuXian, con il suo flauto e i capelli neri tirati indietro con una fascia. 

Solo a vedere Lan Zhan il sorriso tornò a colorargli il volto. Scattò subito in piedi, quasi facendo cadere a terra il leggio, e si lanciò verso di lui.

« Lan Zhan! Che sorpresa! » 

« Possiamo parlare? » Lan Zhan evitò di soffermarsi sulle occhiatine degli altri strumentisti, e così fece Wei WuXian, che senza pensarci due volte lo prese sottobraccio e lo spinse fuori dall’aula, chiudendosi la porta alle spalle.

Quel contatto, ancora una volta, di nuovo, indesiderato fecero gelare l’arpista, che si sentì immediatamente meglio quando lui lo lasciò andare.

« Okay, di che vuoi parlarmi? » 

« Non voglio suonare con te. » a giudicare dall’espressione delusa di Wei WuXian non era quello che voleva sentirsi dire, ma prima che lui potesse rispondere, Lan Zhan lo zittì con un gesto secco della mano. « Ma ho bisogno di suonare con te. E così anche tu. Non hai superato l’esame, hai mentito. Di nuovo. » 

Wei WuXian si sentì all’improvviso piccolo sotto quello sguardo chiaro e limpido. Non solo perché Lan Zhan aveva scoperto la sua menzogna in così poco tempo, ma anche perché ne aveva approfittato e l’aveva colto alla sprovvista. Non era pronto a doversi difendere, non da lui, non quando per tutta la settimana aveva condotto l’attacco.

Fu rapido però a riprendersi, con una risatina, le mani ai fianchi, l’aria di chi non vedeva l’ora di essere scoperto. 

« Beh, Lan Zhan, non ti si può nascondere niente troppo a lungo. Sei un gran detective. È vero, potrei aver circa mentito sull’esame, e potrei aver circa bisogno di qualcuno con cui farlo. »

Lan Zhan lo guardò a lungo, in un silenzio pensieroso. « Domani mattina. » si costrinse a dire, per quanto non volesse, per quanto desiderasse essere lontano un miglio da quel ragazzo che lo irritava solo nel modo di respirare. « Alle otto. Proveremo per due ore. » 

Wei WuXian non avrebbe potuto dirgli di no neanche se avesse voluto. Era ovvio che quello fosse un ultimatum più che un appuntamento di studio, e che non gli importava se lui aveva le prove dell’orchestra fiati per il concerto o le lezioni, doveva dimostrargli di volere quella collaborazione e di impegnarsi per farla funzionare. L’avrebbe perso se non avesse accettato, e onestamente tutta la situazione era troppo ghiotta per rinunciarci.

« D’accordo, domani mattina allora. »

« Non tardare. » 

Fu l’ultima cosa che disse, già voltandosi sui tacchi per andarsene. Riteneva quella discussione una piccola vittoria. 

Non avrebbe permesso a qualcuno come Wei WuXian di bloccargli la scalata verso il successo. In più...forse il suo insegnante aveva ragione. Essere musicista richiedeva scendere a compromessi, alcuni sopportabili, altri…

« Lan Zhaaaaaan! » 

Altri meno. 

Si volse, Wei WuXian gli corse incontro con il flauto ancora in mano.

« Porto la colazione domani mattina. Ti piace il cappuccino? » 

« No. Caffè, lungo. Senza zucchero. Non tardare. » 

Ci precisò a ribadirlo, nel caso avesse scambiato quell’appuntamento per qualcosa di diverso da quello che era.  

« Sta’ tranquillo! » gli strillò dietro Wei WuXian. Più di una persona si voltò a guardare la scena. 

Solo per l’esame di musica da camera, dopo di che Lan Zhan avrebbe chiuso quel capitolo per sempre. 

Preso un profondo respiro, camminò oltre la soglia dell’imbarazzo, giù per le scale, verso la biblioteca. Lontano da Wei WuXian.


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3 “Légende d'après les Elfes de Leconte de Lisle” è una composizione per arpa scritta da Henriette Renié nel 1904. Sulla prima pagina riporta una sorta di componimento poetico, scritto da Leconte de Lisle, che accompagna una storia alla melodia. Il componimento originale è in francese.

Esistono diversi tipi di orchestra, l’orchestra fiati è, per definizione, composta solo da strumenti a fiato come ottoni (tromba, trombone, corno ecc), legni (flauti, clarinetti, oboi ecco) e percussioni. Gli strumenti ad arco (violino, viola ecc) non sono previsti in questo genere di orchestra. 

 
   
 
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