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Autore: Ghostclimber    20/04/2020    8 recensioni
L'inevitabile è accaduto.
Lui e lei si sono messi assieme.
Ma questo potrebbe aprire la strada per una tregua tra lui e l'altro.
Pairing: HanaHaru, HanaRu
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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September, I'll remember,
a love once new has now grown old.

 

(Settembre, ricorderò,
un amore che una volta era nuovo ed ora è invecchiato.)

 

 

 

 

 

L'orologio da polso di Sakuragi pigolò due volte, in rapida successione.

-Mezzanotte.- disse il rosso, accompagnando la constatazione con un minuscolo sbuffo di risata, -E così, è arrivato settembre, eh? Quest'estate è proprio volata.

-Hanamichi...- tentò Rukawa.

-Sì, lo so. Ho appena detto che dobbiamo parlare e poi mi metto a dire cose da vecchio. Lo sapevi che qui un tempo era tutta campagna?

-Lo sospettavo.- ribatté Rukawa, -Dev'essere perché non ci sono più le mezze stagioni.- le esitazioni di Sakuragi, se da un lato lo indispettivano perché non facevano altro che prolungare la sua attesa, dall'altro lo intenerivano. Una parte di lui, quel lato scorbutico e asociale che a poco a poco Sakuragi stesso aveva limato, l'avrebbe preso per le spalle, l'avrebbe scosso e avrebbe urlato: “Parla! È ora di tirare fuori le palle!”. Ma una sua vena nascosta di tenerezza sembrava invece volersi godere fino in fondo quel momento di sospensione prima del grande balzo, in ogni sfaccettatura, con ogni sfumatura di rossore che le lontane luci del campo sportivo mettevano in risalto sulle guance di Sakuragi, che ora sorrideva guardando il terreno tra i propri piedi e annuiva, come se Rukawa avesse appena proferito un'insindacabile verità.

D'improvviso, Sakuragi diede in una risata tremante: -Sono sempre un imbranato totale, non è vero? Siamo qui, solo io e te, ormai mi è abbastanza chiaro che schifo non ti faccio... eppure non riesco a dire una parola. Sono un disastro.- Sakuragi tirò un filo d'erba con due dita, lentamente, sradicandolo da terra invece di strapparlo, poi lo lisciò, allargando la curva dello stelo che si arricciava su se stessa e ripulendola dal terriccio umido e fragrante. Rukawa lo vide mordersi un labbro mentre con l'unghia del pollice premuta contro l'indice strappava un lungo filamento dal fianco dello stelo; si arricciò su se stesso e cadde lieve a terra quando Sakuragi lo lasciò andare. Capì che con l'ultima frase il rosso stava cercando di inviargli qualcosa, una supplica che mai e poi mai sarebbe riuscito ad esprimere a voce alta: troppo orgoglioso, troppo impostato su canoni psicologici da maschiaccio duro e puro, già era un miracolo che si fosse scoperto disposto ad ammettere almeno con se stesso di essere attratto da un altro uomo. Quindi, Rukawa prese un bel respiro e si accinse a dargli quella rassicurazione che per l'altro sarebbe stato improponibile chiedere: -Ok, allora comincio io.- disse. Sakuragi alzò gli occhi, mentre il filo d'erba scivolava dalle sue dita, e si voltò verso di lui.

-Magari ormai ti sembra ovvio, insomma... mi hai sentito che lo dicevo tra le righe ad Ayako, e qualche indizio te l'ho anche... sì, ecco... Hanamichi-kun, io ti amo.- la voce di Rukawa quasi si perse sull'ultima parte della frase. Di colpo, si era reso conto di ciò che stava facendo, e anche se nella sua memoria era stampato a fuoco quel “Papà, credo di amarlo” scritto nella calligrafia ampia e sgraziata di Sakuragi, adesso che era finalmente in campo si sentiva pieno di dubbi. Un “credo” non è un “so”, e forse Sakuragi aveva cambiato idea, convivendo forzatamente con lui per un mese, forse invece era troppo presto, dopotutto Haruko l'aveva appena lasciato per lettera ammettendo di averlo tradito... di certo sarebbe stato comprensibile se Sakuragi avesse avuto paura di buttarsi già in un'altra storia, visto com'era andata la precedente; per di più, il rosso aveva idealizzato Haruko, e lo stesso processo veniva applicato a Rukawa in virtù della sua fama e del suo sconfinato fanclub. Rukawa, inoltre, non aveva mai fatto nulla per mettere in chiaro di non essere perfetto: temeva, come ogni adolescente innamorato che si rispetti, che il minimo accenno ad un qualsiasi difetto avrebbe fatto scappare Sakuragi a gambe levate. Razionalmente si rendeva conto che non sarebbe valsa la pena di morire dietro ad uno che rimaneva schifato all'idea che tu soffra di reflusso gastrico quando metti troppo aglio nella zuppa, ma era inutile cercare di convincersi: la voce del panico era sempre presente e urlava troppo forte per lasciarsi sovrastare da un pacato processo logico, per quanto inappuntabile.

-Wow... tu ci sei riuscito subito, bastardo!- disse Sakuragi, in un disperato quanto inopportuno tentativo di sciogliere la tensione. Ma Rukawa vide i suoi occhi, lucidi e scintillanti di felicità, e vide il tremore nel dito che lui gli stava puntando addosso, e il suo respiro concitato che sollevava ritmicamente la sua maglietta dei Kiss, e impose a se stesso di non cascarci. Reggendo il gioco, fece spallucce e distolse gli occhi, poi disse: -Nah, è come col basket. È solo che mi esercito da più tempo, tutto qui. Continua a provare e vedrai che ci riesci.- cadde un silenzio fragoroso. Rukawa si sentiva il sangue pulsare nelle orecchie, e temette di aver esagerato con la finta nonchalance. Infatti, Sakuragi chiese: -Se davvero mi... mi ami... com'è che sei così calmo?

-Non sono calmo, cazzo.- rispose Rukawa, -Sarà un anno che non sono calmo. Ma non voglio forzarti. Non posso cavarti una dichiarazione a cazzotti, quando te la sentirai e se te la sentirai sai dove cercarmi per venirmelo a dire.

-Davvero mi potresti aspettare?

-No. Ma se tu ne hai bisogno, allora sì. Ha senso?- Rukawa si azzardò a guardare verso Sakuragi, che era tornato a sedersi composto e guardava il mare.

-Non lo so. So che lo capisco. Io non riesco a dirlo ma voglio farlo perché so che tu ne hai bisogno. È un po' la stessa cosa, credo. Posso prenderti per mano?- Rukawa si guardò le braccia, appoggiate mollemente sulle ginocchia piegate. Girò la mano sinistra a palmo in su e Sakuragi vi intrecciò le dita, poi lo tirò a sé. Rukawa abbandonò il proprio corpo all'invito di movimento, senza aggiungere nulla di propria iniziativa, e si ritrovò sdraiato su un fianco, con la testa appoggiata nell'incavo della spalla di Sakuragi, che si era disteso a sua volta. Si girò per liberare il braccio intrappolato tra sé e il terreno e tirò con sé anche la mano di Sakuragi, poi piegò il gomito: voleva guardare le loro dita intrecciate in una stretta finalmente volontaria e consapevole. Sakuragi gli accarezzò il dorso della mano con il pollice, poi disse: -Allora è questo...

-Cosa?

-Quando è cominciata con Haruko e ci tenevamo per mano sentivo un colpo al cuore quando toccavo le sue dita, poi poco dopo il battito tornava normale. Adesso no, adesso mi sa che potrei esplodere. E non è solo il cuore, è... è tutto quanto. Giuro che potrei correre fino a Kanagawa e arrivare prima del treno, non lo faccio solo perché dovrei lasciarti andare la mano. Cazzo, sto delirando.- Sakuragi ridacchiò. Rukawa tacque, incerto su cosa dire.

-Il fatto è, Kaede... ho detto più volte quella frase, ma... ma mai per davvero. La dicevo perché è così che si fa, perché sono un buffone che non potrebbe mai accontentarsi di dire “mi piaci”, perché non sia mai che faccio una cosa come le persone normali, no, io devo sempre andare all'estremo...

-Fallo adesso.- lo interruppe Rukawa.

-E se prendo di nuovo una cantonata? Non voglio dirti una cosa a precipizio per poi...

-Ti dirò una cosa che non sa nessuno.- disse Rukawa. Nella volta celeste, un asteroide prese fuoco a contatto con l'atmosfera. Il moro lo interpretò malgrado lo scetticismo come un segnale positivo, quindi proseguì: -Non credo nell'amore non corrisposto. O è per sempre oppure svanisce. Ci può volere tempo, anche tanto, ma...

-Ma uno come fa a sapere qual è il caso?

-Credo che sia come il basket. Devi provare e riprovare il movimento, fin quando i tuoi muscoli non se lo ricordano al posto tuo. E sì, anch'io probabilmente sto delirando.- Sakuragi ridacchiò piano. In preda all'imbarazzo di non essersi saputo esprimere, Rukawa aggiunse: -Ti giuro che nella mia testa ce l'aveva, un senso.- Sakuragi scoppiò definitivamente a ridere, arrotolandosi su se stesso come un armadillo, e Rukawa gli mollò una gomitata nello stomaco.

-AHIA!

-Bastardo, io per la prima volta nella vita provo a mettere in piedi un discorso e tu mi prendi in giro!

-Lo scriveranno sui foglietti dei cioccolatini!- ululò Sakuragi, -“L'amore è come il tiro della plebe”!

-Ma vaff... nh!- Rukawa si interruppe, preso alla sprovvista da un abbraccio di Sakuragi, che gli intrappolò le braccia contro i fianchi e se lo trasse sul petto. Rukawa lo guardò male, poi Sakuragi disse: -Vedi, è questo. Con te sono a mio agio, non mi sento in dovere di metterti su un piedistallo e venerarti tutto il santo giorno...

-E vivaddio, già lo fa mezza scuola...

-Voglio dire, che mi piace come sono quando sono con te. E se continuo a girarci intorno è perché ho il panico da palcoscenico.

-Do'aho, siamo solo io e te, di che palcoscenico parli?

-Quando mi allenavo sul tiro della plebe con Haruko ero bello tranquillo. Me la giocavo alla stragrande. Poi arriviamo all'amichevole contro il Ryonan, e rompo le palle per entrare, e finalmente Anzai mi manda in campo e io mi blocco.

-Insomma, devo davvero prenderti a calci nel culo?- chiese Rukawa, scherzando solo a metà e un po' stordito per la scarsità di ossigeno e l'assurdità della sola idea di dovergli cavare una dichiarazione d'amore a pedate nel didietro.

Sakuragi diede un colpo di reni e invertì la posizione. Rukawa giacque nell'erba fresca e fragrante, in attesa di una risposta. Sakuragi appoggiò i gomiti ai lati della sua testa e chiese: -Pensi mai a quando eri bambino?

-Che vuoi dire?

-Sì, insomma... andavi un po' all'asilo, poi al pomeriggio se era brutto tempo guardavi i cartoni animati alla tv, se era bel tempo invece la nonna o il nonno ti portavano al parco e giocavi con gli amici. La sera una bella cenetta preparata con amore, e un po' di tele sul divano con la mamma e il papà. Tutto filava liscio, e tu nemmeno te ne rendevi conto perché eri troppo impegnato a vivere la parte migliore della tua vita, senza neanche sapere che era la parte migliore...

-Stai delirando di nuovo?

-Voglio dire.- Sakuragi lanciò un'occhiataccia a Rukawa, -Che sarebbe stato bello accorgermi di quanto ero felice allora. Con il papà e la nonna ancora vivi, la mamma non così stanca, nessun problema al mondo se non cercare di vincere a morra cinese per decidere chi sarebbe stato il capo dei pirati quel giorno al parco. Ecco...- Rukawa, istintivamente, alzò le mani e le pose sui fianchi di Sakuragi. La consistenza solida dei suoi muscoli lo colpì all'improvviso, e seppe cosa stava per dire il rosso. Vide il suo sorriso distendersi in una curva che mai era stata così fluida e lo udì dire: -Mi sembra, quando sono con te, di avere avuto una seconda occasione. Sono felice e sono grande abbastanza per rendermene conto. Ti amo, Kaede.

 

Gli occhi di Rukawa si offuscarono, il suo cuore fece un balzo così doloroso che lo avvertì premere contro lo sterno. Le sue mani tremarono, sui fianchi di Sakuragi, mentre il suo viso si avvicinava lentamente. Il suo respiro si mescolò a quello del rosso, accelerando in un crescendo di aspettativa, poi Sakuragi si arrestò a pochi millimetri dalle sue labbra e sussurrò: -Il nostro primo bacio...

-Io ti ho già baciato.- ribatté Rukawa a sproposito, un tentativo di vanteria che cadde nel vuoto.

-Ah, tu quello lo chiami bacio?

-No, lo chiamo ciabatta. Certo che lo chiamo bacio, per...

-...no, no, niente.- lo interruppe Sakuragi, poi girò il viso e si mise a guardare nel nulla.

-Ehi!- protestò Rukawa.

-Va bene. Vediamo chi ha ragione.- sentenziò Sakuragi, poi si voltò di nuovo verso Rukawa. Si puntellò sul gomito sinistro, mentre spostava l'altra mano. Gli pose un indice sul mento e tirò appena, dischiudendogli le labbra, poi finalmente si chinò su di lui.

Le labbra semiaperte di Sakuragi si posarono su quelle di Rukawa, che ebbe il fugace pensiero che l'altro aveva fatto esperienza con Haruko. Lo mise in fuga, non voleva che nulla si frapponesse tra lui e le promesse di felicità di cui quella bocca morbida sembrava ricolma.

Le labbra abili di Sakuragi si mossero su quelle di Rukawa, guidandole in movimenti ipnotici e languidi che sapevano di carne e di saliva, di vita e di morte. Poi, la sua lingua si sporse, o meglio si gonfiò, sfiorando prima i denti e poi la lingua di Rukawa, che timidamente la contrasse in cerca di un contatto maggiore. Sakuragi si mosse sulla soglia della sua bocca a ondate, come il placido e incessante movimento della risacca notturna, irrefrenabile e ineluttabile quanto la marea e altrettanto potente, e Rukawa si abbandonò completamente a lui, lasciandosi lambire dalla sua carne umida. Le sue mani si spostarono dai fianchi di Sakuragi, gli percorsero il petto e gli cinsero il collo, poi Sakuragi invertì di nuovo le posizioni. Il bacio non si interruppe neanche per un istante, inanellandosi invece nella connessione dei loro respiri concitati e caldi, soffi di aria pieni di loro che si mescolavano l'uno all'altro come se intendessero unire anche ciò che era all'interno dei loro corpi, e non solo un'estremità.

Le braccia di Sakuragi si strinsero intorno al corpo di Rukawa, una sulla schiena a percorrerla con una carezza lieve e quasi impalpabile, l'altra intrecciata ai suoi capelli, a premergli la testa contro la propria per impedirgli di interrompere il contatto. Non che Rukawa l'avrebbe fatto, anzi: fosse stato per lui, avrebbero potuto continuare a baciarsi fino alla fine del mondo, ma quella stretta possessiva serviva a dargli il peso del sentimento di Sakuragi.

Finalmente, il rosso sporse la lingua, e con la punta esplorò la parte più esterna della bocca di Rukawa, che gemette e sporse la propria. Duellarono lì, proprio come si erano battuti in passato per la minima provocazione, ognuno con la voglia di prevalere sull'altro e ognuno con la voglia di non finire mai, di proseguire fino alla notte dei tempi.

La mano di Sakuragi percorse la schiena di Rukawa verso il basso, poi premette il suo bacino contro il proprio con tanta forza che Rukawa sbatté un ginocchio contro il suolo; nello stesso istante, la coscia di Sakuragi premette contro i suoi testicoli, tanto da strappargli una lieve fitta di un dolore sordo che era per lo più eccitazione: la sola consistenza del suo quadricipite era sufficiente a strappargli ogni parvenza di autocontrollo.

Rukawa chiuse piano i denti sul labbro inferiore di Sakuragi, aggirando la sua lingua, e l'altro gemette. Ribatté sporgendo la punta della lingua per leccargli la parte interna del labbro superiore, e Rukawa fu costretto a cedere. Schiuse la bocca ed emise un gemito che fu prontamente soffocato dalla lingua di Sakuragi, che stavolta lo penetrò arrogante, gonfia e aggressiva, salvo poi abbandonarlo di colpo con uno schiocco quasi ridicolo. Rukawa ci mise un istante a realizzare di essere stato spinto via; quando capì il senso di quelle mani sulle spalle, abbassò lo sguardo. Sakuragi giaceva sulla schiena, rosso in viso e ansimante, le labbra tumide e lucide di saliva e i capelli scompigliati. Con voce flebile si scusò: -Se non mi fermavo adesso non mi fermavo più.- Rukawa lesse il desiderio nei suoi occhi e ne ebbe conferma quando, muovendosi per stare più comodo, percepì il membro di Sakuragi farsi ancora più duro e premere contro una delle sue creste iliache. -Scusa, ti dispiace?- ribatté, poi spostò il bacino di qualche centimetro a lato. Si tolse le mani di Sakuragi dalle spalle e si abbassò di nuovo a baciarlo, tenendolo per i polsi per mantenere la pressione sul basso ventre. Lo baciò languidamente, solo accarezzandolo con la propria lingua, e Sakuragi rispose con altrettanta passione. Poi, Rukawa spinse il bacino in avanti, creando un'intensa frizione a cui Sakuragi reagì con un'improvvisa contrazione del pene e uno sbuffo soffocato. I suoi polsi si contrassero nella stretta di Rukawa, e con una rapida mossa le loro dita si intrecciarono; Rukawa si arrestò, di colpo timoroso di essersi spinto troppo avanti. Chiese: -Sto andando troppo in fretta?- Sakuragi scosse la testa, gli occhi serrati.

-Kaede, se posso essere un po'...

-Puoi.

-Ti scoperei qui e ora.- il cuore di Rukawa ripeté il numero di poco prima, e con l'impressione che il suo pulsare si sarebbe sentito nella voce il moro replicò: -Non abbiamo lubrificante. Ti dovrai accontentare.- detto ciò, diede un altro colpo con il bacino, più lento e prolungato, fin quando non sentì i testicoli di Sakuragi posarsi sui propri e premervi contro. Cercò di trattenere un orgasmo prematuro abbassandosi di nuovo a baciarlo, poi le mani di Sakuragi lasciarono le sue e gli ghermirono le natiche, approfondendo la frizione tanto da farla sembrare quasi dolorosa.

-Toglili. Togli quei cazzo di pantaloni.- soffiò Rukawa sulle labbra di Sakuragi, che rispose: -Oh sì-. Con uno strappo brusco, provvide per prima cosa ad abbassare i calzoni di Rukawa. Il suo membro messo a nudo impattò contro quello di Sakuragi, e la sua pelle sensibile avvertì chiaramente il tocco duro e umido del suo glande, evidentemente sfuggito alla costrizione dei vestiti.

Fu abbastanza, per Rukawa, che eiaculò senza potersi trattenere. Sakuragi ebbe il tempo di gemere: -Oh, com'è caldo!- prima di venire a sua volta, tirando a sé il viso di Rukawa per baciarlo di nuovo.

 

Giacquero l'uno sopra all'altro, con i vestiti ridotti in condizioni vergognose, a respirare a grandi boccate un'aria che sembrava essersi rarefatta e che solo ora pareva riacquistare una vaga parvenza di ossigeno. Le mani di Sakuragi, premurose, sollevarono il bordo dei pantaloni di Rukawa e gli coprirono le natiche; per buona misura aggiunse una lieve carezza che si arrestò nell'incavo lombare della spina dorsale, una curva che si raddrizzava poco a poco mentre il rilassamento coglieva il corpo di Rukawa spingendolo a stendersi sul petto di Sakuragi.

-Ehi, Kaede... non ti starai addormentando?

-Nh.

-Dai, sveglia. Dobbiamo tornare in camera.- lo esortò Sakuragi.

-Nh... no...- Rukawa si accoccolò e nascose la testa sotto al braccio di Sakuragi, che insistette: -E se ti dico che questo possiamo farlo anche a letto, in pigiama?

-Nh...

-Il mio pigiama è striminzito.- puntualizzò Sakuragi, e Rukawa lo riportò alla mente: il famoso “pigiamino” per cui Sakuragi era stato tanto in ansia un mese e mezzo prima era un completo, canottiera e calzoncini, che il rosso continuava a tenere come un tesoro nonostante fosse molto infantile e gli andasse ormai piccolo, per il semplice motivo che era stato l'ultimo regalo di compleanno che gli aveva fatto suo padre. Per nessun altra ragione al mondo avrebbe indossato un pigiama con le volpi, aveva dichiarato facendo i grattini sul naso a uno dei piccoli animaletti disegnati sui calzoncini, mentre Rukawa fissava ipnotizzato il musetto di quella, più grande, che gli ornava la canotta, e che si tendeva sui suoi muscoli ad ogni respiro.

Era un pigiama infantile, forse, ma era anche dannatamente porno.

-Andiamo.- sentenziò, alzandosi.

-È quello che... oh, al diavolo.- Sakuragi si trasse in piedi, scuotendo la testa esasperato, poi prese per mano Rukawa. Si stavano avviando, quando Rukawa disse: -Aspetta.

-Cosa?- chiese Sakuragi, voltandosi per seguire il suo brusco movimento. Rukawa si chinò, raccolse il quaderno di Sakuragi e glielo porse: -Dimenticavi questo.

-Kaede, ti amo.- dichiarò Sakuragi con voce tremante.

-Ti amo anch'io, Hanamichi.- bisbigliò Rukawa, poi prese la mano che l'altro gli tendeva.

 

Dopo una cinquantina di metri, Sakuragi chiese: -E allora. Il tuo bacio dell'otto agosto come lo chiami?- Rukawa tacque, restio a cedere quella piccola punta di orgoglio. Meditò di ribattere che comunque lui aveva avuto il coraggio di farlo per primo, di puntualizzare che non aveva neanche avuto bisogno di delirare per mezz'ora prima di provarci e di sottolineare che se non gli aveva messo la lingua in bocca era semplicemente perché gli sembrava scortese farlo senza sapere di avere il suo totale consenso, poi Sakuragi gli mollò un pizzicotto sul fianco, uno solo. Ma potente. Rukawa capì che non avrebbe smesso prima di aver ottenuto la vittoria e cedette: -Ciabatta. Lo chiamo ciabatta.

 

 

 

 

 

Ciaossu a tutti,

finalmente le cose si sono mosse... che ne dite, avete gradito?

/Mitsui dalla regia: -Piantala di far finta di essere vivace e vai a mangiare un po' di cioccolato, santoddio/

Scusatemi, è da ieri che sono poco brillante e giù di tono. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie a tutti voi che continuate a commentare... mi siete davvero di conforto.

XOXO

 
   
 
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