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Autore: Tetide    09/08/2009    3 recensioni
Oscar lavora presso una grande compagnia farmaceutica nella Parigi odierna: l'ambientazione è quella dei nostri giorni, ma i personaggi di Versailles no bara ci sono tutti, anche se in una cornice diversa e un pò insolita. E in più c'è una novità: un nuovo personaggio, dal tormentato passato, che entra a far parte della compagnia dei nostri eroi, conoscendoli meglio, e facendo conoscere anche a noi le loro vicende passate personali. Un esperimento se volete, ma ci tengo molto: ditemi se vi piace.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5 CAPITOLO 5



Louis Saint-Just aprì lo sportello “Prego, madame!”, disse, con un ampio gesto del braccio, rivolto a Madeleine.
Da dentro la vettura, la donna gli sorrise: tristemente e distrattamente, com’era sua abitudine; poi scese dalla macchina.
“Louis, razza di caprone, guarda che ci siamo anche noi!”, una voce dal sedile posteriore dell’auto lo riscosse. Era quella di Axel; seduta accanto a lui, Antoinette rideva sommessamente.
“Scusami tanto, signor collega, ma non credi che dovrei pensare per prima alla dama con cui farò coppia stasera?”, gli rispose l’amico.
“Guarda che anche io sto qui con una dama!” bofonchiò lo Svedese scendendo a sua volta e porgendo una mano alla moglie,
“Quello è affar tuo! Ognuno deve fare il cavalier servente alla propria dama!”.
A sentir questo, tutti risero.
Era una afosa sera di fine Luglio; l’intera brigata, ad eccezione di Alain, Rosalie e Bernard, era andata in una sala da ballo rinomata.
Da tempo, ormai, Madeleine era entrata a far parte della brigata; e essendo l’unica donna single, aveva dovuto far coppia di ballo ora con Alain, ora con Louis, vale a dire con gli unici due uomini “liberi” del gruppo; ma era Louis quello con cui aveva fatto coppia più volte.
Lui, infatti, si era offerto di “farle da cavaliere” (come diceva lui) più spesso, ed era evidente che nutriva per lei una forte simpatia; ma la triste ragazza, sebbene fosse molto gentile nei confronti di lui, non gli aveva mai manifestato più di un’amicizia, peraltro la stessa amicizia che nutriva nei confronti degli altri.
Oscar era sempre più pensierosa: la tristezza perenne della sua collega le piaceva sempre meno. Da quel giorno in cui l’aveva trovata in lacrime nel suo ufficio si era ripresa un po’, è vero, ma la situazione permaneva sempre la stessa: Madeleine continuava a non aprirsi, né con lei, la sua collega che tanto stimava, né con Louis, che pure le si era dimostrato così disponibile, né con nessuno degli altri. Rimaneva malinconica e distante, pur trovandosi in mezzo a tutti loro, come se un velo scuro invisibile la separasse dal mondo e dalla vita.
Come, come la posso aiutare, se lei non me ne dà occasione? Non riesce ad aprirsi completamente, a fidarsi di noi, che pure le abbiamo dimostrato tanto affetto! Ma forse, la trovata di Bernard di questa sera servirà a qualcosa…

“O.K.! Attenzione, prego! Debbo fare un annuncio!” André si era alzato in piedi, attirando l’attenzione degli altri.
Tutti si volsero a lui: erano seduti sui divani violacei di quello strano posto dalle luci soffuse e dall’atmosfera ovattata, dove si ascoltava in sottofondo musica soft, e dove le danze vere e proprie sarebbero partite solo intorno alla mezzanotte.
“Dunque… dato che siamo vicini alle ferie d’Agosto, noi tutti abbiamo deciso di fare una vacanza assieme; e Bernard e Rosalie mi hanno incaricato di dirvi che metteranno a disposizione la loro barca per fare  una bella crociera nel Mediterraneo di quindici giorni circa, tutti quanti!”.
La proposta fu accolta da un’ovazione, che fece volgere diversi sguardi di disappunto sul gruppo, da parte del personale di quel luogo snob.
“…E non ho finito!” riprese André “Quest’anno c’è una persona in più, dato che abbiamo un nuovo membro nella nostra compagnia: anche Madeleine è invitata!”.
Seguì una seconda ovazione.
Solo l’interessata era rimasta senza parole, mentre Louis le stringeva la spalla, sorridendo.
“André, ma… siete sicuri? Io sono ancora un’estranea, in fondo…”,
“Non dire sciocchezze!” Oscar si alzò e le andò incontro “Non lo sei più, adesso! Quindi, abbiamo piacere che tu venga con noi! Bada che un rifiuto non sarà tollerato!”.
La ragazza era commossa “Grazie,… io… non so che dire…”,
“Non dire niente: non ce n’è bisogno!” aggiunse Louis, schioccandole un fraterno bacio sulla fronte; lei si asciugò le poche lacrime che le erano scese lungo le guance, e sorrise.
“Ma… siamo sicuri che Bernard e Rosalie siano d’accordo? E Alain?” obiettò,
“Sono stati proprio loro ad insistere affinché tu venissi; e gli è dispiaciuto molto non potertelo dire di persona; ma proprio in vista della partenza, sono partiti prima per andare a fare dei lavori di rimessaggio alla barca, ed Alain è andato con loro per aiutarli”,
“Io non so cosa dire… grazie, ragazzi! Accetto con gioia!”,
“Bene! Qui ci vuole un brindisi!” Nicholas si era alzato “Cameriere! La lista delle bevande, per favore!”.
Il cameriere si sentì sollevato nel portare a quei troppo allegri clienti il  menù: forse, con la bocca piena, avrebbero fatto un po’ di silenzio!

                                                 **********

8 Agosto 2008.
Siamo arrivati a Marsiglia; da qui, proseguiremo in aereo fino alla Corsica, dove si trova la barca di Bernard e Rosalie. Prima però, i miei nuovi amici hanno insistito per conoscere la mia famiglia, che vive ancora in questa città.

“Questa città è davvero bella: così colorata e luminosa!” André era entusiasta delle strade attorno al porto,
“E’ la prima volta che vieni qui, vero?”, gli chiese Madeleine, seduta sul sedile anteriore accanto al tassista,
“Sì, esatto”,
“Io invece c’ero già venuta da bambina” si intromise Oscar, seduta accanto al marito sul sedile posteriore “Questa città mi è sempre piaciuta; ma è molto diversa da come la ricordavo!”,
Madeleine sorrise, poi si girò sul sedile, tornando a guardare la strada.
Era una bella giornata di sole, erano arrivati con un volo diretto da Parigi; ed ora, con due taxi, si stavano dirigendo a casa dei genitori di Madeleine.
Sull’altra macchina, Axel ed Antoinette non smettevano un attimo di scambiarsi effusioni, sotto il fuoco incrociato dei motteggi di Jeanne e Nicholas.
“Ma guardali, quei due! Credono di stare in luna di miele!”, faceva lui,
“Lasciali stare, dài! Quando saremo arrivati a casa dei genitori di Mad dovranno smettere per forza!”.
L’unico a tacere era Louis Saint-Just, seduto in fondo alla vettura.
Se ne stava seduto con lo sguardo perso nel panorama che scorreva fuori dal finestrino della macchina, un braccio appoggiato sul vetro abbassato, i lunghi capelli scompigliati dalla brezza marina.
L’autoradio trasmetteva Attimo (1), di Gianna Nannini.

La casa dei Noissant era un po’ fuori città, su di una strada panoramica costruita su scogliere a picco sul mare.
“Quanto invidio Madeleine! Vorrei essere anch’io nata e cresciuta qui!”, faceva Jeanne,
“Sì, bel posto”, rispondeva Axel, “ma d’inverno deve essere piuttosto isolato”.
Infatti, le due auto presero ad inerpicarsi su per una strada alquanto scoscesa; il percorso durò ancora una mezz’ora, quindi arrivarono.
La villa dei Noissant era arroccata su di un promontorio roccioso, con una vista superba sulla baia e su Chateau d’If; la madre di Madeleine venne loro incontro, sorridente.
“Tesoro! Finalmente!”,
“Ciao, mamma!” la ragazza la abbracciò,
“Mi presenti i tuoi amici?”.
Nello stesso momento, André stava pagando i due taxi, mentre gli altri si guardavano attorno nel giardino, appena scesi dalle auto.
“Bene arrivati! Io sono Roxanne Noissant, la madre di Madeleine”,
“Molto piacere, signora!” Oscar fu la prima a presentarsi.

Più tardi, tutto il gruppo era seduto a tavola in veranda, con i signori Noissant ai due posti d’onore.
“Come ti trovi nel tuo nuovo incarico, a Parigi?”,
“Molto bene, papà. E molto lo devo ad Oscar”.
L’interpellata ingoiò un sorso di vino e posò il bicchiere sulla tavola “Troppo buona: io non ho fatto quasi nulla, a parte presentarti ai nuovi colleghi; hai fatto tutto da sola”,
“Non è vero, Oscar: senza di te avrei fatto un casino, soprattutto nei primi tempi!”,
“Ha una bellissima casa, signora”, stava dicendo Antoinette,
“Grazie. Noi ci teniamo molto, e la curiamo parecchio; ma la cosa più problematica è il giardino”,
“Per quale ragione?”, chiese Nicholas,
“Bé, innanzitutto perché è molto grande, e necessiterebbe di un giardiniere, ma mio marito non vuole sentire storie, e vuole curarselo tutto da solo; poi, perché vorremmo riempire la vecchia piscina per ingrandirlo: tanto oramai non serve più, dato che siamo soli!”,
“A proposito, com’è che Philippe non è qui?”, chiese Madeleine,
“E’ in Giappone fino a Settembre: questi ingegneri aeronavali non hanno mai le ferie!”,
“Scusa Mad, ma chi è Philippe?”, le chiese André,
“Mio fratello minore. Avrei voluto farvelo conoscere, ma non c’è, purtroppo!”.
“Signor Noissant, mi dica” la voce di Axel “da queste parti si fa buona pesca subacquea? Sa, sono un estimatore!”,
“No, da queste parti no: il fondale è sporco, data la quantità di navi che vi passano sopra; ma a qualche chilometro c’è una caletta che farebbe al caso suo, credo”,
“Scusate, vado a sparecchiare!”, la signora Noissant si alzò.
“Ti aiuto, mamma”, si alzò anche la figlia; entrambe sparirono dentro la casa.
“Scusi, sa, signor Noissant… avrei bisogno di andare in bagno… Potrebbe dirmi dov’è, per favore?” chiese Oscar,
“Certo: è la terza porta a sinistra, entrando in soggiorno”,
“Grazie mille”. Anche Oscar si alzò da tavola.
Entrò in casa: il soggiorno era un grande salone sui toni dell’azzurro, arredato in stile prettamente mediterraneo, con divani dello stesso colore delle pareti, tavolini bianchi e lumi schermati; in un angolo, stava il televisore.
Oscar si avviò verso la porta indicatale, ma nel fare ciò passò davanti ad una porta aperta, da cui fuoriuscivano delle voci: quelle di Madeleine e di sua madre: doveva essere la cucina.
Oscar si avvicinò per sentire meglio.
“Sono così contenta di vederti finalmente sollevata, figlia mia! L’anno scorso di questi tempi…”,
“Mamma, ti prego! Non parliamone più!”,
“Come hai detto che si chiama quel bel ragazzo che ti sedeva accanto prima?”,
“Louis. Louis Saint-Just”,
“Sembra davvero un bravo ragazzo, e deve volerti un gran bene: ti auguro di essere felice adesso, te lo meriti!”.
Oscar rifletté che per tutto il tempo, a tavola, Louis non aveva smesso di fare affettuosità a Madeleine, tipo riempirle il bicchiere, parlarle gentilmente o farle addirittura gli occhi dolci: quel ragazzo, in effetti, si comportava assai più che da amico, con lei.
Oscar sentì dei passi avvicinarsi, e d’istinto si allontanò dalla porta, aprendo quella del bagno ed entrandovi.

Un paio d’ore più tardi, salutata la famiglia di Madeleine, l’intero gruppo era all’aeroporto, in attesa del volo che li avrebbe condotti ad Ajaccio.
“Simpatici, i tuoi!”, diceva Oscar alla collega,
“Grazie; sono contenta che vi siano piaciuti; anche voi siete piaciuti a loro”,
“Già! Specialmente Louis!” Oscar sbuffò fuori una nuvoletta di fumo.
Madeleine si voltò, presa in contropiede “Sicché, lo ha detto anche a te, eh? Ma che vuoi farci, a quell’età si convincono di ciò che gli piace di più…”,
“In che senso?”;
la ragazza dai capelli rossastri abbozzò un sorriso “Mia madre si è convinta che Louis sia il mio ragazzo, ed io glielo lascio credere: sai, non era molto contenta che io mi trovassi a Parigi tutta sola!”,
“Beh, chiunque, vedendovi oggi a tavola, lo avrebbe pensato…”.
Madeleine guardò l’amica con uno sguardo paziente “Oscar… lo sai che non è così!”.
Accidenti se lo so, che non è così! Ma quanto vorrei che lo fosse, invece! Vorrei vederti felice, amica mia, vorrei che tu ti confidassi con qualcuno! Ma non ti sei accorta di quanto piaci a Louis?
Decise di chiederglielo apertamente.
“Senti, Mad… ma a te Louis piace? Lo trovi attraente?”.
Lei non si scompose dalla sua solita tristezza, illuminata appena dal solito sorriso “E’ molto bello, devo ammetterlo: non passa inosservato! Ma io non lo amo, se è questo che mi stai chiedendo Oscar!”.
Io non amo la vita e tutto ciò che la riguarda, dovrei dire! Questa è la verità!
“Allora, vi muovete, pigrone? Hanno chiamato il nostro volo!”, Jeanne era venuta a cercarle.
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(1) No, non è un' imprecisione: lo so che la canzone è di quest'anno, non dell'anno scorso, però mi sembrava adatta a questo momento, non trovate? ; )
  
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